Governance dell'innovazione scientifica e tecnologica: il coinvolgimento degli esperti scientifici nelle decisioni politiche - Rassegne stampa [seguito dell'articolo precedente]

( 23 Agosto 2005 )

( scritto da Gian Maria Borrello Cliccare sul link per scrivere all'autore )

[Continua dal post precedente]

  1. Rassegna Marzo-Aprile 2001: vedere "Tra 'precauzione' e 'certezza': a chi spetta il ruolo decisionale?"
    [ - Governo della ricerca scientifica - Lobby tecnico-scientifiche - Sedi autorevoli e indipendenti - ]
    --- Spigolature ---
    Prospettare il problema del governo della ricerca in termini di lobby è non solo inconsistente ma anche fuorviante, nel senso che sposta l'attenzione dal vero problema, che è quello del rapporto fra consenso democratico e autonomia della ricerca.
    [...] [Occorre] porre la querelle politica-scienza al di fuori di ogni integralismo, sia esso verde o religioso, ma all'interno di un sistema di regole entro cui riconoscerci.
    [...] In estrema sintesi, partendo dal presupposto che l'impresa scientifica sia condizionata dal sistema economico, attraverso il "principio di precauzione" si vorrebbe spostare il controllo sulla ricerca dalle agenzie economiche a quello delle agenzie politiche - normalmente identificate però, più che nelle strutture del sistema democratico, in indefiniti movimenti spontaneistici.
    E se con la brutalità che pare contraddistinguere la verbalità di una certa classe politica, il ministro Bordon dichiara [Il Giornale del 12 aprile]: «La scienza? Non può mica tirare le conclusioni. Deve solo mettere a disposizione i dati raccolti, poi spetta al potere politico decidere», il politologo Guido Enrico Rusconi intervenendo su La Stampa del 13 febbraio coglie nella manifestazione degli scienziati il prodromo di un nuovo equilibrio da costruire fra ruolo della scienza e ruolo della politica.
    Un'analoga posizione viene ripresa da Luigi Manconi su il Manifesto del 20 febbraio. Manconi respinge l'autoreferenzialità degli scienziati - la scienza giudica e giustifica se stessa - per rivendicare l'importanza della decisione pubblica. «Si tratta, pertanto, di individuare sedi autorevoli e indipendenti - comitati etici e organismi di garanzia - capaci di tutelare i cittadini».
    Le difficoltà, conosciute da chiunque abbia avuto a che fare con il sistema decisionale pubblico, consistono nell'individuare appunto le sedi autorevoli e indipendenti. Illuminante è al riguardo l'articolo di Riccardo Viale, Il Sole dell'11 febbraio 2001, che prendendo spunto dalla legislazione italiana sull'elettrosmog e dalla diversa posizione assunta al riguardo da due agenzie pubbliche, l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dall'Istituto Superiore sulla Prevenzione e Sicurezza del Lavoro (Ispesl), analizza in modo approfondito le ragioni del "principio di certezza" rispetto al "principio di precauzione", evidenziando come sedi autorevoli e indipendenti possano agire in modo difforme.
    [...] Le applicazioni pratiche della ricerca scientifica e la sua interazione con soggetti economici multinazionali, stanno modificando profondamente i modi delle decisioni pubbliche che a loro volta risultano sempre più condizionate dalla crescita di organi sovranazionali.
    Non si tratta della fine della politica e dell'affermazione di una tecnocrazia, ma bensì di un nuovo modo di essere della politica che prima di tutto deve essere compreso e governato. In questo contesto può essere utile soffermarsi sulla recensione di Edgardo Bartoli (Il Giornale del 1 febbraio) al libro di Adolfo Battaglia "Fra crisi e trasformazione, il partito politico nell'età globale".
  2. Il conflitto di interesse nella scienza (Maggio - Giugno 2001)
    --- Spigolature ---
    Poiché la tecnoscienza ha assunto, anche nell'ambito della vita quotidiana, una rilevante importanza, è altrettanto importante avere verso i risultati dell'impresa scientifica un atteggiamento consapevole e responsabile, che sappia andare al di là dello schema "apocalittici o integrati", per cogliere, con spirito critico, in ogni singola innovazione pericoli e vantaggi, costi e benefici.
    Ma se una volta, almeno per le persone dotate di una buona cultura di base, era abbastanza semplice comprendere e far comprendere che la relatività einsteiniana non era la versione scientifica di "ogni scarrafone è bello a mamma sua", per addentrarsi oggi nei meandri della meccanica quantistica e delle biologia molecolare occorre la guida di quei moderni mentori che sono gli "esperti".
    [Da qui al porre in rilievo l'esistenza del problema del conflitto d'interesse il passo può essere abbastanza breve:]
    [...] non possiamo non chiederci quanto nella distinzione pubblico-privato vi sia di manicheismo ideologico e se veramente il problema del conflitto d'interesse possa essere risolto demandando la ricerca scientifica all'iniziativa pubblica.
    [...] Il rapporto fra scienza e politica viene esaminato da Pietro Greco su L'Unità del 9 giugno nell'articolo "Se il politico fa lo scaricabarile", in cui viene approfondito il tema della strumentalizzazione da parte della classe politica delle conoscenze scientifiche in funzione di interessi estranei alla ricerca. Il punto nodale delle considerazioni di Greco è il tentativo dei politici di cercare nella scienza un avallo a posteriori di decisioni prese prima per tutt'altri interessi. Visto che, come scrivono Bobbio e Viroli in "Dialogo intorno alla repubblica" (Laterza 2001) (confronta L'Unità del 1° giugno) il successo politico negli Usa (ma solo negli Usa?) dipende dalla capacità di finanziamento delle campagne elettorali, chi ci garantisce che dietro alla ritrosia di Bush nei confronti di Kyoto non ci sia l'intenzione di ripagare un favore alla lobby petrolifera texana?
    [...] se in molti casi il problema del conflitto d'interesse consiste nel trasmettere una informazione distorta, anche il sensazionalismo si pone come un elemento di discredito dell'attività scientifica favorendo un clima di incomprensione fra opinione pubblica e ricerca scientifica. Clima distorto su cui allignano gli interessi, senza nessun conflitto, di guru e ciarlatani.
  3. Dell'uso improprio del sondaggio, della sua carica deresponsabilizzante e dei possibili correttivi (Luglio 2002)
    --- Spigolature ---
    Dell'uso improprio del sondaggio, della sua carica deresponsabilizzante e dei possibili correttivi, si è discusso il 3 giugno 2002 a Palazzo San Macuto a Roma nel corso di un forum organizzato dalla rivista "Reset" sul tema: "Nuovi esperimenti di democrazia: l'antisondaggio", e cui hanno partecipato politici come Giuliano Amato, Carlo Rognoni, Enrico Letta, Claudio Petruccioli, costituzionalisti come Massimo Luciani e Antonio Baldassarre e sondaggisti come Renato Mannheimer.
    [...] Al centro del convegno è stata la proposta dell'americano James Fishkin, docente all'Università del Texas e ideatore di un progetto di "assemblee deliberative" (deliberative polling).
    Le "assemblee deliberative" derivate dal marketing aziendale sono strumenti sul tipo dei "focus group" e delle "consensus conference" all'interno delle quali si formano i cittadini: seminari, scambio di opinioni, confronto diretto. «Proviamo ad immaginare - spiega Bosetti - che si selezionino, secondo i noti criteri di rappresentatività statistica 500 persone e le si convochi come per un congresso. Si sceglie un tema, per esempio le politiche sulla criminalità e si faccia confrontare i convocati prima con gli esperti, poi fra di loro e, infine con i politici per quattro giorni. E alla fine si verifichino i cambiamenti di opinione».
  4. SpoletoScienza 2002: "Il governo della scienza" (Luglio 2002)
    --- Spigolature ---
    [...] il tema di cui si è dibattuto a SpoletoScienza 2002 è "Il governo della scienza", in particolare dedicando le due giornate inaugurali di sabato 29 e domenica 30 ai temi "Priorità, politiche e Governance" e "Il caso delle Cellule Staminali".
    Scrive Greco: «l'interpenetrazione tra saperi scientifici e dinamiche sociali è ormai tale che (...) i ricercatori non hanno più la possibilità di rinchiudersi in una torre d'avorio e sottrarsi al dibattito politico»
  5. Quale futuro per il pianeta? A chi credere? (Agosto 2002)
    --- Spigolature ---
    In "Ambiente, a chi credere?" (Avvenire, 11 luglio 2002) Giuseppe Longo afferma: "Quando gli scienziati devono affrontare i problemi reali, vengono fuori i loro pregiudizi, la loro ideologia, le loro emozioni, insomma tutta la loro irrazionalità. Non esistono dati certi, esistono solo dati interpretati (o addirittura manipolati) per dimostrare tesi preconcette. Da una parte e dall'altra, beninteso. Di chi fidarci allora? Non solo noi profani, ma di chi si devono fidare i politici?"
  6. Concezioni etico-culturali e rapidità dello sviluppo tecnico-scientifico (Ottobre 2002)
    --- Spigolature ---
    Richard Feynman, nel libro "Il piacere di scoprire" scrive: «Lo scienziato convive quotidianamente con l'ignoranza, il dubbio e l'incertezza... Noi scienziati ci siamo abituati e diamo per scontato che sia perfettamente coerente non essere sicuri, che si possa vivere e non sapere. Ma non so se tutti se ne rendono conto. La nostra libertà di dubitare è nata da una lotta contro l'autorità, agli albori della scienza. Una lotta dura e difficile per conquistarsi il diritto di metter le cose in discussione, di non accettare certezze, di dubitare. Non dovremmo dimenticarcene o rischieremo di perdere quello che abbiamo conquistato. La nostra responsabilità nella società consiste in questo».
    Gilberto Corbellini vede come illuminanti le pagine del libro di Feynman, che «a partire da una prospettiva filosofica tutt'altro che ingenua, difendono con forza la tesi che solo nell'ambito di un approccio scientifico si possono dare le condizioni di libertà in grado di consentire una verifica della validità delle nuove conoscenze e delle nuove tecniche biogenetiche».
    [...] Carlo Albero Redi parla della responsabilità dello scienziato, ma prima ancora della capacità della ricerca scientifica di superare le proprie incertezze e la necessità di «mettere in campo una chiara informazione scientifica, per permettere ai cittadini di esprimersi liberamente sui vincoli, sulle limitazioni o sulle possibilità applicative ritenute lecite».
  7. Chi deve controllare l'informazione scientifica (21 marzo 2003)
    --- Spigolature ---
    Bill Joy: "Gli scienziati dovrebbero essere tenuti ad assumersi la responsabilità delle conseguenze che le ricerche possono provocare: intendo anche la possibilità che si verifichino incidenti o che certe cose vadano in mano a persone pericolose. Se non si può bloccare la ricerca sulle biotecnologie, si può cercare di limitare l'accesso a certe informazioni. Ma devono essere i biologi a decidere quali aree debbano essere sorvegliate"
  8. Piero Bassetti, servono regole per gestire il rischio (20 maggio 2003)
    --- Spigolature ---
    «(Ansa) - Londra, 15 Maggio 2003 - La società moderna è priva di regole per la gestione del rischio: serve una struttura che consenta l'individuazione dei diversi ruoli di responsabilità. E' il messaggio lanciato ieri sera dal presidente della Fondazione Giannino Bassetti, Piero Bassetti, intervenuto a Londra su questo tema con una lezione alla London School of Economics (LSE) dal titolo "Innovazione, Rischio Sociale e Responsabilità Politica".
    «La nostra civiltà è costruita sul rischio. - ha osservato Bassetti - Dobbiamo prendere consapevolezza di come si gestisce il rischio sociale». I rischi sociali possono essere molteplici: dal terrorismo alla nanotecnologia, al cibo transgenico (Ogm).
    Ma il problema, ha sottolineato, «non è come ridurre il rischio. Il problema è come gestirlo». Per il presidente della fondazione, infatti, «c'è una mancanza del controllo del rischio perché le predisposizioni per rendere la responsabilità chiara non ci sono. Il problema - ha aggiunto - è creare una struttura che consenta l'individuazione dei diversi ruoli di responsabilità.»
  9. Una "Camera Alta" per la responsabilità della scienza. La proposta di Veronesi e le osservazioni di Bassetti (23 maggio 2003)
    [ - La proposta di Veronesi e le considerazioni critiche di Bassetti attorno al ruolo degli esperti scientifici nelle decisioni politiche e al rilievo politico da dare alle loro indicazioni - ]
  10. Democrazia e sondaggi. Il "metodo Fishkin" (29 maggio 2003)
    [ - Su James Fishkin e la democrazia deliberativa: i sondaggi deliberativi e le conferenze di cittadini - ]
  11. Scienza e politica: controllo o collaborazione? (24 giugno 2003)
    --- Spigolature ---
    Di fronte al rischio che i poteri dell'economia e della scienza possano influire negativamente sulla ricerca tecnico-scientifica occorre, per Falciasecca, un intervento dei pubblici poteri. Un intervento, però, basato non tanto sul controllo, quanto sulla collaborazione: «Ma solo se comprendono [i politici] a fondo i reali meccanismi di formazione del consenso scientifico. Nel dibattito tra i ricercatori, ci sono momenti di discussione quando vecchie teorie mostrano le loro falle o si aprono orizzonti inattesi. Sono gli stessi esperti del settore che, attraverso prove ripetute, confronti, giungono piano piano a un assestamento della conoscenza. E' alla comunità scientifica che occorre perciò fare riferimento per poter prendere decisioni
  12. Democrazia e OGM: un'intervista alla biologa Mae-Wan Ho (9 luglio 2003)
    [ - Il punto di vista di Mae-Wan Ho, biologa e attivista, sul rapporto fra l'innovazione tecnico-scientifica e la democrazia in due esperienze di coinvolgimento dei cittadini: una del governo britannico (GM Nation) e un'altra del governo dello Zambia - ]
  13. A chi giova la scienza inutile? (11 luglio 2003)
    [ - Un caso di "scienza inutile", citato da Boncinelli, ci obbliga a riflettere su a chi spetti la responsabilità di individuare la direzione della ricerca - ]
  14. Coinvolgere i non esperti? (17 luglio 2003)
    [ - Anna Meldolesi è critica sull'esperienza di coinvolgimento dei cittadini da parte del governo britannico (GM Nation). Ma da un punto di vista molto diverso da quello di Mae-Wan Ho (v. sopra) - ]
    --- Spigolature ---
    «D'accordo, la gente deve avere voce in capitolo. Ma tanto per cominciare siamo sicuri che abbia davvero voglia di dire qualcosa?»; «un classico del genere "scienza e democrazia" [è che] si finge di discutere dei dubbi della gente comune, mentre in realtà si parla delle tesi dei gruppi di pressione [...] E poi siamo davvero sicuri che questo genere di consultazioni siano il sale della democrazia? In questo caso le persone coinvolte hanno dimostrato di avere le idee confuse al punto da non distinguere scienza e fiction».
    D'altra parte, alla fine del proprio articolo la Meldolesi deve ammettere che in assenza di appropriati metodi di consultazione dell'opinione pubblica, il decisore politico opera sotto l'influenza dei gruppi di pressione, siano essi di derivazione ideologica o facciano riferimento ad interessi economici.
    Citazione da un intervento apparso nel forum recentemente promosso dalla trasmissione radiofonica di scienza "Il volo delle oche" dedicata al coinvolgimento dell'opinione pubblica su questioni abbastanza complesse dal punto di vista tecnico scientifico: «Ma, ora mi chiedo, che senso ha voler conoscere l'opinione di un ignorante? Ovvero: perché stare ad ascoltare la voce di un non addetto ai lavori? Per l'amor d'iddìo, non è che voglia riservare agli happy few il diritto a manifestare opinioni, solo che preferisco di gran lunga stare ad ascoltare chi ha scienza e validi argomenti, e a mia volta eventualmente parlare delle cose di cui mi occupo e che conosco».
  15. Democrazia deliberativa: Bosetti, Amato, Enzensberger, Lehmann (29 luglio 2003)
    [- Sulla rivista Reset di Luglio 2003 c'è un dossier che ha come tema la democrazia deliberativa. Repubblica del 19 luglio riporta un ampio stralcio dell'articolo del direttore di Reset Giancarlo Bosetti, "Tutti insieme per ragionare appassionatamente" - ]
  16. Per una maggior democrazia della scienza ? (26 agosto 2003)
    [ - Enrico Negrotti, in un articolo su Avvenire del 29 luglio 2003 recensisce il libro di Sheila Jasanoff "La scienza davanti ai giudici" e fa un riferimento al Libro Bianco sulla Governance della Commissione dell'Unione europea. In quest'ultimo si trova scritto che «L'opacità del sistema dei comitati di esperti dell'Unione e l'assenza di informazione sulle modalità dei loro lavori non giovano alla percezione che il pubblico ha di queste politiche. Spesso non è chiaro chi decida effettivamente, l'esperto o chi detiene autorità politica. Al tempo stesso, un pubblico meglio informato tende a mettere sempre più in questione la fondatezza della decisione e l'indipendenza dei pareri degli esperti».
    Sheila Jasanoff (che insegna Science and Public Policy alla Kennedy School of Government della Harvard University), nel suo libro "La scienza davanti ai giudici" sulla questione "scienza e democrazia" scrive: «Siamo forse tutti d'accordo che i progressi scientifici vadano realizzati in un quadro di democrazia e che il potere di condurre indagini scientifiche è una libertà fondamentale. Tuttavia la scienza negli ultimi due secoli ha avuto così successo in senso ideologico nel proporre il proprio modello, da avere perso un'interfaccia istituzionale. E l'istituzione - puntualizza la giurista - è un modo strutturato per risolvere problemi a livello sociale» - ]
  17. Come (non) si parlano scienza e politica (30 agosto 2003)
    [ - Il tema della "scientific governance" ovvero del ruolo degli esperti scientifici nella formazione delle decisioni pubbliche in varie materie, dalla salute all'ambiente, alla sicurezza tecnologica - ]
  18. Tecnologie per la democrazia : intervista ad Alberto Oliverio (3 settembre 2003)
    --- Spigolature ---
    Di fronte all'innovazione tecnologica, specialmente nel campo delle scienze della vita, per Oliverio è fondamentale la presenza di Authority che operino al di sopra delle barriere ideologiche e l'attuazione di una poltica dell'informazione chiara e precisa. Inoltre egli ritiene che «[...] nei paesi industrializzati, le tecnologie della comunicazione, con tutti i loro difetti, hanno anche enormi pregi, ad esempio consentono al formazione di reti, di gruppi ecc., il che vuole dire partecipare alla democrazia in forme nuove»
  19. Se la politica invade la scienza (27 settembre 2003)
    [ - La scienza sotto assedio: da parte della Politica. Ne parla Anna Meldolesi - ]
    --- Spigolature ---

    Nell'articolo "Dr. Butler, il nuovo «caso Baltimore»", apparso su Il Riformista del 12 settembre, Anna Meldolesi attraverso tre casi esemplari, illustra come la politica, per i più svariati motivi (lotta al bioterrorismo, esigenze della sicurezza nazionale, moralizzazione del sistema scienza), non solo cerca di condizionare la libertà di ricerca, ma tenta anche di conculcare i diritti civili degli scienziati.
  20. Comunicazione scientifica e attivismo politico (1 ottobre 2003)
    --- Spigolature ---
    Se la "scientific governance" riguarda il ruolo degli scienziati in tema di decisioni pubbliche, non possiamo non prendere in considerazione il modo in cui un ricercatore comunica i risultati del proprio lavoro. Infatti ogni volta che uno scienziato si esprime attraverso una rivista specializzata non solo fa opinione verso il grande pubblico, ma, probabilmente proprio perchè fa opinione, influenza le decisioni politiche in tutti quei settori della vita pubblica che sono toccati dalle sue ricerche.
  21. Quando la politica vuol fare scienza (21 ottobre 2003)
    --- Spigolature ---
    Anna Meldolesi, nell'articolo "Lo zar della bioetica che comanda a Bruxelles" (Il Riformista del 10 ottobre 2003): «Queste intrusioni dell'Europarlamento in questioni puramente scientifiche, per di più con toni tanto perentori, spingono l'eurodeputato Ds Massimo Carraro a dire che "siamo di fronte a un precedente pericoloso e che a forza di seguire Liese si rischia di tornare a Lysenko"».
    [...] Se per un verso è legittimo che i politici si interroghino sui risvolti etici delle loro decisioni, è per lo meno discutibile che queste si possano giustificare riferendosi ad una oggettività scientifica che molte volte non esiste.»
    [...] la ragione scientifica, con tutti i suoi distinguo e le sue incertezze, viene strumentalizzata in funzione della ragione politica.
  22. Dalla democrazia di Pericle ai "sondaggi deliberativi" (4 dicembre 2003)
    [ - Democrazia diretta e democrazia deliberativa - Considerazioni, anche critiche, sui sondaggi deliberativi - ]
    --- Spigolature ---
    Il quesito che l'articolo di Hansen pone è se, attraverso le nuove tecnologie dell'informazione, sia in qualche modo possibile introdurre in contesti sociali completamente diversi da quelli dell'Atene di Pericle efficienti modelli di democrazia diretta.
  23. Che cos'e' la "democrazia deliberativa" (9 dicembre 2003)
    [ - Piero Bassetti sulla democrazia deliberativa - ]
    --- Spigolature ---
    «Si prendano ad esempio i sempre più numerosi temi di rilievo pubblico emergenti in materia di ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Su questi temi, per varie ragioni, i cittadini ormai non si sentono sufficientemente rappresentati dai tradizionali processi che legano esperti scientifici e decisori politici. [...] Per intercettare questa domanda di coinvolgimento, sono nate in vari Paesi numerose iniziative che discendono più o meno direttamente dal modello danese della 'consensus conference': un gruppo di cittadini, sentiti una serie di esperti tali da rappresentare diverse posizioni, formula le proprie raccomandazioni in vista di una decisione politica. In vari Paesi questi modelli hanno consentito di superare o prevenire conflitti in materia di innovazione che avrebbero altrimenti rischiato di paralizzare l'agenda pubblica.
    [...] il problema a cui [i sondaggi deliberativi] tentano di rispondere [è] l'esigenza, soprattutto sui nuovi e profondi dilemmi posti dalla scienza, di trovare nuove procedure di decisione politiche che possano essere riconosciute dai cittadini come adeguate, accettabili e trasparenti.»
  24. Rassegna stampa sulla conferenza che Bruno Latour ha tenuto a Milano il 17 novembre 2003 (11 dicembre 2003)
    --- Spigolature ---
    «L'innovazione tecnologica non è asettica, proprio perché aiuta a modellare con decisione il mondo in cui viviamo: l'attribuzione di responsabilità quindi non può prescindere dal controllo democratico.»
    «Per evitare di subire mestamente un percorso già segnato da un'élite, secondo Latour lo slogan oggi deve essere attualizzato: "nessuna innovazione senza rappresentanza
    «Forse è il procedere senza dogmi ma alla ricerca di una verità non preconcetta, la regola che la politica può mutuare dalla scienza, fa capire Latour. Ricordando che il principio di precauzione adottato dai Paesi europei può essere proprio il nuovo modo di essere all'interno dell'Europa.»
    «E' possibile applicare i dettami del glocal (decentramento, reti, pari opportunità), che indicano in una governance decentralizzata il superamento di politiche (anche scientifiche) centralistiche e "senza volto" o senza responsabilità, a quel delicatissimo contesto in cui gli attori della scienza incontrano quelli della politica?»
  25. Perché l'opinione pubblica diffida degli OGM (9 agosto 2004)
    --- Spigolature ---
    Di fronte all'emergere di nuovi temi ad elevata complessità come le biotecnologie, i tradizionali meccanismi di rappresentanza democratica e di decisione politica appaiono ai cittadini inadeguati, poco trasparenti e soprattutto incapaci di gestire una scienza che ai loro occhi ha perso le caratteristiche di indipendenza, imparzialità e coesione interna.
  26. Governance della ricerca scientifica: "inserire nella procedura le preoccupazioni del pubblico" (14 settembre 2004)
    [ - Connecting science with people: il Festival della Scienza britannico - ]
    --- Spigolature ---
    Professor Dame Julia Higgins, presidente della "British association for the advancement of science: «Non possiamo lanciare un referendum per ogni nuovo progetto di ricerca da finanziare, [ma] mi sembra che dobbiamo comunque trovare nuove strade per inserire nella procedura le preoccupazioni del pubblico e incoraggiare dibattiti seri su problemi scientifici seri, in modo che il suo punto di vista possa essere tenuto in conto nelle decisioni - sia politiche che commerciali - approvate in suo nome».
  27. Chi decide? e per chi? (18 ottobre 2004)
    --- Spigolature ---
    Ernesto Galli Della Loggia: «come scegliere? In base a quale criterio? In altre parole, e in generale: è lecita o no una discussione pubblica sulla scienza e sui suoi effetti sociali? E si può parlare della scienza a prescindere dal suo proprio punto di vista o di quello di coloro che, per essere addetti ai lavori, pretendono che la propria opinione abbia un valore superiore a quella dei profani?»
  28. Conoscere (e coinvolgere) per deliberare (6 dicembre 2004)
    --- Spigolature ---
    «Di fronte a problematiche che, per la loro complessità e natura, come quelle legate all'innovazione biotecnologica, investono trasversalmente il sistema di credenze dei singoli cittadini emerge la difficoltà dei metodi della democrazia rappresentativa ad elaborare decisioni sufficientemente condivise.»
    Di qui l'importanza di progetti, come "Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione", che riescono a coinvolgere «varie categorie di soggetti, imprenditori, scienziati, policy makers, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste e cittadini, interessati a vario titolo al tema dell'innovazione.»
  29. I responsabili della ricerca scientifica: scienziati o politici? (30 marzo 2005)
    --- Spigolature ---
    Lewis Wolpert (Anatomy ad Development Biology Department dell'University College di Londra): «A tutti coloro che nutrono dubbi nella capacità dei politici e dell'opinione pubblica di prendere decisioni giuste riguardo alla scienza e alle sue applicazioni, raccomando vivamente di fare riferimento a Thomas Jefferson: "Non conosco nessun miglior depositario dei poteri supremi di una società all'infuori del popolo stesso, e se non lo giudichiamo sufficientemente illuminato da esercitare questo controllo con rettitudine, il rimedio non sta nel negarglielo, ma nell'orientarlo nella giusta direzione"»
  30. Basta un giuramento per la scienza? (16 aprile 2005)
    [ - Ha senso trasfondere in una sorta di giuramento ippocratico la responsabilità morale dello scienziato? - ]
    --- Spigolature ---
    «La governance della scienza si gioca sull'equilibrio, non sempre pacifico e lineare, fra diversi soggetti: gli scienziati, l'opinione pubblica e i decisori politici. Rompere questo equilibrio non credo che giovi né alla scienza né alla società. D'altra parte, lo stesso giuramento di Ippocrate non fa del medico l'unico decisore del bene del paziente, ma solo un interlocutore privilegiato, come dimostrano le affermazioni della bioetica relative al principio di autonomia e alla prassi del consenso informato.»
  31. Il mercato di fronte all'innovazione. Intervista a Piero Bassetti (27 aprile 2005)
    [ - Fino a che punto il mercato può essere un buon giudice dell'innovazione? - ]
  32. Principio di precauzione. Strumento della scienza o del diritto? (7 giugno 2005)
    [ - Il Principio di precauzione nel mirino - ]
    --- Spigolature ---
    «Si tratta di un principio che legittima l'arbitrarietà nelle scelte politiche su materie controverse»; «Chi controllerà il controllore nel gioco infinito del rilancio di un principio di precauzione divenuto muro di gomma di interessi non abitati in comune?»
    «Il libro di Luca Marini "Il principio di precauzione nel diritto internazionale e comunitario. Disciplina del commercio di organismi geneticamente modificati e profili di sicurezza alimentare" ricostruisce del Principio di Precauzione opportunamente ed esaustivamente le origini e il modo di funzionare, sviscerando le complesse interazioni tra scienza, etica, politica e comunicazione che alimentano le controverse interpretazioni di un principio che troppo spesso veicola solo irrazionalismo antiscientifico o il paternalismo etico-politico
  33. Scienziati come testimonial politici (7 giugno 2005)
    --- Spigolature ---
    Galli Della Loggia: «Attribuire [...] uno spazio esorbitante all'opinione degli "esperti", significherà semplicemente [...] contribuire a una deresponsabilizzazione etica-politica dei cittadini dalla quale la democrazia non ha nulla da guadagnare.»

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Governance dell'innovazione scientifica e tecnologica: decisioni politiche [24/09/05]

( 23 Agosto 2005 )

( scritto da Gian Maria Borrello Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Aggiornamento del 6 settembre 2005: Vai
Aggiornamento del 24 settembre 2005: Vai

Nel blog di Daniele Navarra, "Innovation, Risk and Governance", è stato affrontato di recente il tema del rapporto fra Politica e Scienza. Con i tre articoli intitolati...
- The democratic responsibility of scientific power
- On the governance of scientific innovation (part 1)
- On the governance of scientific innovation (part 2)
... Navarra accompagna il lettore in una riflessione che segue la prospettiva della gestione democratica del potere intercorrente fra tre poli ideal-tipici: quello della Politica, quello della Scienza e quello della Tecnologia.

Sui contenuti dei tre articoli, nel blog "Tout se tient" si trovano alcune mie annotazioni che preludono a un dialogo con Navarra.

Aggiornamento del 6 settembre 2005:

Aggiornamento del 24 settembre 2005:

L'argomento della governance dell'innovazione scientifica e tecnologica, con particolare riferimento alle decisioni politiche, al coinvolgimento in esse degli esperti scientifici e alla partecipazione del pubblico, trattato da Navarra appunto nei tre articoli, fa da sfondo a molti documenti pubblicati nel sito della Fondazione Bassetti. Inoltre, ci sono alcuni punti del sito che possono essere considerati come snodi dai quali raggiungere i testi sul tema. Suggerisco di vedere le seguenti voci degli Indici degli argomenti:

[*] In indice Agosto 2003 - Agosto 2004
[**] In indice Agosto 2002 - Agosto 2003

... nonché...

[*] Si raggiunge dall'indice Agosto 2002 - Agosto 2003 cliccando su "Innovazione, rischio sociale e responsabilità politica"
[**] Si raggiunge dall'indice Luglio 2000 - Agosto 2002 cliccando su "Scienza, politica e società (nel Percorso 'Authority e libertà della ricerca')"
[***] Si raggiunge dall'indice Luglio 2000 - Agosto 2002 cliccando su "Scienza, politica e società (nel Percorso 'Jacques Testart e il Principio di precauzione')"

I testi indicati qui di seguito sono un'utile integrazione alla lettura dei tre articoli di Navarra e delle mie annotazioni.

Numerose Rassegne stampa pubblicate in questo sito, a cura di Vittorio Bertolini, forniscono molteplici spunti critici sul tema della governance dell'innovazione scientifica e tecnologica, con particolare riferimento all'aspetto della partecipazione degli esperti scientifici alle decisioni politiche. Le indico nel post seguente.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Scienza e Società: la Fondazione Bassetti ha partecipato al Forum della Commissione Europea 23/5/05

Science and society: the Bassetti Foundation was present at the UE's Forum

( 30 Aprile 2005 )

( scritto da Cristina Grasseni Cliccare sul link per scrivere all'autore )
23 maggio 2005: vai all'aggiornamento








 
   
(clicca sulle immagini per vederle più in grande)

Il Programma Science and society dell'Unione Europea comprende progetti finanziati dalla Commissione europea orientati a definire un comune terreno di azione rispetto alla percezione della scienza nel dominio pubblico. Il forum tenutosi a Bruxelles dal 9 all'11 marzo 2005 si è proposto di fare il punto della situazione, cinque anni dopo l'Agenda di Lisbona, sugli obiettivi di promuovere migliori connessioni tra la comunità scientifica e il pubblico, migliorando la comunicazione scientifica e la governance pubblica della ricerca e dell'innovazione.
Il forum è consistito di quattro sessioni parallele di presentazione e discussione: "Science, society and the Lisbon strategy" (vedi il paper di Massimiano Bucchi Can citizen participation enrich research policy?); "Science, technology and democracy", "Towards a culture of science communication" e "Fostering diversity, inclusiveness and equality in science". Come si vede, i temi delle sessioni riflettono i principali obiettivi sul tavolo: l'efficacia della divulgazione scientifica, l'equità dell'accesso alle carriere scientifiche e le problematiche della governance e della partecipazione pubblica alle strategie di ricerca e innovazione tecnologica.
In sessione plenaria, sono stati presentati i risultati di diversi "mirror sites" che avevano precedentemente sviluppato progetti-pilota su queste tematiche, tra cui il primo progetto italiano di Forum "Scienza e Società", realizzato dall'Associazione Observa e presentato da Federico Neresini e Valeria Arzenton, che ha coinvolto associazioni di imprese, ONG, cittadini e associazioni di pazienti in un dialogo con esperti scientifici sulla base di agende stabilite dai cittadini.
Oltre che per le sessioni di discussione, il Forum si è caratterizzato per una folta presenza di stand in una vera e propria Fiera della Scienza e della Società. Gli stand, suddivisi per temi (divulgazione scientifica, dibattiti e processi di partecipazione, accesso ai diversi gruppi della società), sono stati aperti per l'intera durata del forum e hanno presentato diversi progetti e agenzie legati ai temi del forum. Inoltre erano presenti degli stand sponsorizzati direttamente dall'Unione Europea, per informare sul Piano di Azione Scienza e Società, il Portale di Mobilità dei Ricercatori, SINAPSE (Scientific Information for Policy Support in Europe), e CORDIS, il servizio on line di ricerca e informazione sull'innovazione.
In questo ambito, tra i cinque stand ammessi a partecipare per ogni paese europeo figurava anche la Fondazione Giannino Bassetti, che ha presentato i risultati del progetto Public Participation and Governance of Innovation, (vedi l'articolo a cura del responsabile del progetto, Giuseppe Pellegrini) condotto con i partner Regione Lombardia e IRER. L'obiettivo del progetto, condotto dal luglio 2003 al settembre 2004, era quello di testare per la prima volta in Italia nuovi metodi di partecipazione dei cittadini ai processi di policy relativi a complessi problemi tecno-scientifici (come le sperimentazioni di organismi geneticamente modificati in campo aperto). La presenza di un'iniziativa "spontanea" di ricerca e sperimentazione sulla governance dell'innovazione ha suscitato molto interesse anche tra agenzie internazionali appositamente sponsorizzate per monitorare e gestire progetti analoghi in diversi paesi europei. Dal confronto con iniziative analoghe è venuta la conferma della necessità di rendere noto anche a livello europeo la particolarità di questa esperienza e di curare il coordinamento con agenzie e amministrazioni interessate a muoversi verso una direzione comune di governance dell'innovazione.


The European Union action portfolio Science and society includes projects funded by the European Commission that aim at finding a common ground of action with reference to the perception of science in the public domain. The public forum held at Bruxelles from 9th to 11th March 2005 aimed at assessing, five years after the Lisbon agenda, the results and objectives of promoting better links between the scientific community and the public, bettering scientific communication and the public governance of research and innovation.
The forum included four parallel sessions presenting and discussing papers on: "Science, society and the Lisbon strategy" (see the link to Massimiano Bucchi's paper Can citizen participation enrich research policy?); "Science, technology and democracy", "Towards a culture of science communication" and "Fostering diversity, inclusiveness and equality in science". The topics of the sessions reflect the main objectives of the agenda: fostering a culture of science communication, fostering diversity, inclusiveness and equality in science and facing the problems of science, technology and democracy by means of innovative governance and public participation.
In a plenary session, results from several "Mirror sites" were presented, each developing a pilot project on the above topics. Amongst them, the first Italian Science and Society Forum was presented by Federico Neresini and Valeria Arzenton of Observa Association (Vicenza). This project involved business associations, NGOs, citizens and patients associations in dialogue with scientific experts on the basis of an agenda set by the citizens themselves.
The Forum also hosted several showcases which accompanied the parallel sessions as a veritable Fair of Science and Society. The showcases were clustered by themes (popularisation of science, debates and participation processes, equitable access for diverse groups of society). They were open during the entire forum and presented projects and enterprises linked to the agenda of the Forum. There were also stands directly sponsored by the European Union, providing information on the Science and Society Action Plan, the Gateway for Mobility of Researchers, SINAPSE (Scientific Information for Policy Support in Europe), and CORDIS, EU's on-line service on research and innovation information on.
The Foundation Giannino Bassetti was present at the Forum with its own showcase, presenting the results of the project Public Participation and Governance of Innovation, which was led in partnership with the Region Lombardy and IRER. The objective was that of testing, for the very first time in Italy, new methods of citizen participation to the policy processes regarding complex, techno-scientific projects (such as open field GMO trials). The description of the project, which took place between July 2003 and September 2004, can be found in the abstract by Giuseppe Pellegrini, the co-ordinator of the research. This "bottom-up" initiative on the governance of innovation has attracted a lot of interest, also from international agencies that are sponsored to monitor and manage analogous projects in the European countries. From a comparison with similar initiatives the need has emerged to make known at the European level the specificity of this approach, and to foster the co-ordination with agencies and local administrations that are interested in a common approach to the governance of innovation.

La pagina di questo sito che raggruppa tutti i link relativi al Progetto "Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione".

The page in this site that collects all the links concerning the Project "Public Participation and the Governance of Innovation: evaluation of a procedure for citizens' involvement".


Aggiornamento del 23 maggio 2005
Per saperne di più sul Programma Science and Society si può partire dalla pagina introduttiva pubblicata nel sito della Commissione Europea, dove il menu di navigazione è indicativo sul taglio e gli obbiettivi:
Introduction
Science & governance
Ethics
Scientific awareness
Youth & science
Women & science
Action plan

Nel sito di Observa, invece, si può trovare il "rapporto completo", con i dettagli e le conclusioni, del Primo Forum Italiano Scienza e Società, oltre ad ulteriori contributi sul Forum della UE.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

La partecipazione dei cittadini può arricchire le politiche della ricerca?
(Intervento nella sessione "Scienza, società e la strategia di Lisbona" - Forum "Science in Society" - Bruxelles, 10 marzo 2005)

Can Citizen Participation Enrich Research Policy?
(Session: "Science, Society and the Lisbon Strategy" - "Science in Society" Forum, Brussels, 10th March 2005)

( 30 Aprile 2005 )

( scritto da Massimiano Bucchi Cliccare sul link per scrivere all'autore )
Energia nucleare, OGM, cellule staminali: quanto più la scienza avanza, tanto più sembra trovare resistenza da parte della società. Si dice e si sente spesso ripetere che questa visione è stata superata da sempre più sofisticate analisi delle relazioni esistenti tra ricerca e cittadini.
Da un certo punto di vista, in effetti, si potrebbe tracciare la storia delle definizioni di policy in quest'area analizzando le trasformazioni linguistiche nei documenti dell'EU e nei relativi programmi di finanziamento: da "consapevolezza pubblica della scienza" a "dialogo", da "scienza e società" a "scienza nella società".
Tuttavia, per citare le recenti conclusioni di un influente gruppo di scienziati europei: "Un lezione che emerge dopo decenni di controversie (ogm, cellule staminali, tecnologie per la riproduzione) è che ricerca, sviluppo e innovazione non possono prosperare bene di fronte ad una opposizione sociale nei confronti della scienza" (Conclusione del Gruppo Europeo per le Scienze della Vita, dicembre 2004).
Più o meno esplicitamente, i rapporti sulle relazioni tra scienza e società tendono a dare l'impressione che la partecipazione e la mobilitazione dei cittadini siano percepite per lo più come un potenziale ostacolo per ricerca e innovazione, un ostacolo che deve essere rimosso o preventivato attraverso iniziative appropriate.
Crescono tuttavia esempi di cittadini che sostengono attivamente la ricerca. Basti pensare al contributo, sia in termini di sovvenzioni che di coinvolgimento personale, dato alla ricerca per il cancro o l'AIDS, oppure, più recentemente, ad associazioni di grande successo come Telethon o l'Associazione per la Distrofia Muscolare in Francia (AMF), che hanno ottenuto straordinari risultati nel promuovere la ricerca su patologie particolari che non sarebbe stata altrimenti intrapresa né dalla ricerca pubblica, né da quella privata.
La società è quindi ottusa, ma solo in determinati casi? E che dire allora delle organizzazioni di pazienti e omosessuali che hanno fortemente influenzato la sperimentazione di medicinali anti AIDS, ottenendo per esempio procedure abbreviate di autorizzazione ai farmaci oppure rifiutando il placebo? Sebbene alcuni possano classificare questi casi come "scienza impura", sono proprio le medesime condizioni che rendono oggi possibile un ampio dibattito pubblico sulle biotecnologie, ad aver reso possibile il supporto e il finanziamento per la ricerca sul cancro e l'AIDS su una scala mai raggiunta in precedenza nella storia della ricerca biomedica. La partecipazione dei cittadini può essere oggi - e probabilmente lo sarà sempre di più in futuro - una risorsa importante per promuovere e rafforzare la ricerca in un'Europa democratica.
Dobbiamo però capire che la partecipazione dei cittadini non è un semplice pulsante da premere, un processo che può essere attivato o disattivato facilmente sulla base dei bisogni di una politica della ricerca definita altrove: il punto di vista dei cittadini non è un problema di cui preoccuparsi "a decisione avvenuta", la società non entra in gioco una volta che la scienza è definita.
Una delle ragioni per cui ciò non ha senso è che la partecipazione dei cittadini in ambito scientifico sta già avvenendo - che questo ci piaccia o meno, che noi lo incoraggiamo o meno. Le politiche della ricerca in un'Europa democratica devono prendere in considerazione il punto di vista dei cittadinigià nelle loro fasi iniziali, a monte del processo decisionale politico.
Una società della conoscenza, oggi, è non solo "compatibile" con una società democratica. Una società della conoscenza, oggi, non può esistere senza una società davvero democratica in tutti i suoi meccanismi, inclusa la governance della conoscenza.

Nuclear power, GMOs, stem cells: the more science advances, the more society seems to make resistance. We often say and hear that this vision has been surpassed by increasingly sophisticated analyses of the relationships between research and the citizens. Indeed, one could trace the history of the policy framing of such relationships by analysing the linguistic shifts in EU documents and funding schemes: from "public awareness of science", to "dialogue", from "science and society" to "science in society".
Still, to quote the recent conclusion by an influential group of European Scientists "One lesson to emerge after a decade of controversies (GM food, stem cells, reproductive technologies...) is that research, development and innovation can hardly prosper in the face of social opposition to science" (Conclusions of the European Group of Life Sciences, dec. 2004).
More or less explicitly, accounts of science and society relationships often convey an impression that citizen participation and mobilization are largely perceived as a potential obstacle for research and innovation, to be as far as possible prevented or removed by virtue of appropriate initiatives.
However, examples are growing of citizens actively supporting research. Think about the contribution given, in terms of fund raising or personal involvement, to cancer or aids research, or, more recently, to the success of associations like Telethon or the Association for Muscular Dystrophy in France (AMF) in promoting research on particular pathologies that both public and private research would have otherwise never undertaken.
So is society dumb, but only in certain cases? What about the patient and homosexual organizations that, in the US, massively influenced the agenda of anti-aids drug trial tests, obtaining for instance abbreviated drug authorization procedures or rejecting placebos. Although some may disregard this as 'impure science' the very same conditions that today make possible a wide public debate on biotechnologies did make possible to support and fund cancer or aids research on an unprecedented scale in the history of medical research.
Citizen participation can be today - and is likely to be even more so in the future - an important resource to promote and strengthen research in a democratic Europe. However, we have to understand that citizen participation, however, is not an easy button to push, something which can be easily activated or deactivated according to the needs of a research policy that is defined elsewhere, Citizens' point of view is not a problem to worry about 'after the fact': society does not come into play once science is made. One of the reasons why this does not make sense is that citizen participation is already happening - whether we like it or not, whether we encourage it or not.
Policy research in a democratic Europe has to take into account citizens' point of view since its early stages, upstream the policy process.
A knowledge society, today, is not only compatible with a democratic society. A knowledge society, today, cannot exist without a society which is truly democratic in all of its processes, including the governance of knowledge.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Innovazione tecnoscientifica e cittadini: il dibattito in Giappone

( 17 Novembre 2004 )

( scritto da Massimiano Bucchi Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Anche in Giappone si sta ormai da alcuni anni sviluppando un dibattito sui temi dell'innovazione e delle sue implicazioni sociali che presenta numerosi aspetti di interesse. I cospicui investimenti pubblici - e soprattutto privati - in ricerca e in innovazione, l'importanza strategica che istituzioni e imprese attribuiscono a settori quali le biotecnologie agroalimentari per ridurre la dipendenza alimentare del Paese dall'estero, il crescente disinteresse delle nuove generazioni per le carriere scientifiche contribuiscono ad alimentare un interesse per i temi legati al dialogo e al coinvolgimento dei cittadini.
Alla fine del mese di ottobre, ho avuto l'opportunità di discutere questi aspetti nel corso di una serie di seminari e incontri a Tokyo.

Nel corso di un seminario al NISTEP - National Institute for Science and Technology Policy - ho presentato i dati dell'ultima indagine della Fondazione Bassetti su "Biotecnologie: Democrazia e Governance dell'Innovazione" al Direttore e a un gruppo di ricercatori attivi nel campo della percezione pubblica della scienza.

"Biotecnologie fra Innovazione e Responsabilità" ;

"Biotecnologie: Democrazia e Governo dell'Innovazione"

Sono i titoli delle due Relazioni finali appartenenti alle indagini su Biotecnologie e opinione pubblica in Italia svolte nel 2002 e nel 2003 nell'ambito della collaborazione tra Observa (www.observanet.it) e la Fondazione Bassetti (www.fondazionebassetti.org)

Cliccando su uno qualunque dei due link qui sopra si raggiunge una pagina di questo sito dalla quale è possibile leggerle e inquadrarle adeguatamente.

Nella stessa occasione, il dr. Watanabe ha illustrato una ricerca dell'Ufficio del Primo Ministro sull'interesse (apparentemente in declino) dei giovani giapponesi per la scienza e la tecnologia.
Il secondo incontro è stato con Staff, un'associazione costituita dalle principali aziende del settore biotecnologico per fare studi, iniziative di comunicazione e più in generale lobbying sul tema delle biotecnologie agroalimentari. Erano presenti numerosi esponenti di aziende quali Dow Agrosciences. Al termine, i temi della conferenza sono stati sviluppati anche in un'intervista al mensile Nikkei Biotechnology.
Alcuni studiosi interessati ai temi della scienza e della tecnologia sono attivi anche presso l'Università di Tokyo, la più antica e prestigiosa istituzione universitaria giapponese; tra questi anche il prof. Satura, che ha organizzato un seminario con i suoi dottorandi e alcuni ospiti esterni (l'addetta alle pubbliche relazioni dell'agenzia spaziale giapponese, studiosi dell'Università di Kyoto). Al Politecnico della Tokyo Denki University afferisce invece il prof. Wakamatsu, particolarmente attivo sul piano del coinvolgimento dei cittadini in materia di innovazione tecnologica. Ha già organizzato una consensus conference sul tema delle biotecnologie agroalimentari e ne sta preparando una sul tema della morte cerebrale.

"Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione: i risultati del progetto di ricerca promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l'Irer, la Fondazione Bassetti e Observa"

«(...) Si è trattato di sperimentare a livello regionale, per la prima volta in Italia e sulla scorta di analoghe esperienze straniere - consensus conferences, analisi dell'impatto della regolazione (AIR), scenario workshop - un modello di decisione partecipativa, utilizzando il caso paradigmatico delle biotecnologie e in particolare il tema degli OGM per quanto riguarda le sperimentazioni in campo aperto (...)»

L'esperienza della consensus organizzata dalla FGB è stata oggetto di un seminario tenuto presso lo Science Policy Intitute, una think tank a cui afferiscono studiosi e policy makers di diverse istituzioni, riscuotendo notevole interesse.
Infine, merita una segnalazione l'incontro con la Citizens' Science Iniziative in Japan, un'associazione sostenuta dalle iscrizioni degli stessi cittadini che pubblica una newsletter, organizza seminari e realizza ricerche su temi di interesse pubblico (ad esempio, l'inquinamento elettromagnetico, l'energia nucleare)
Nel complesso, ritengo che la situazione giapponese offra numerosi elementi di possibile interesse - in chiave di collaborazione e comparazione internazionale - per le attività della Fondazione Bassetti e più in generale per la discussione sull'innovazione e le sue implicazioni in termini di conseguenze e responsabilità.

Massimiano Bucchi
Fondazione Giannino Bassetti


Si vedano anche:

nel sito di Observa:

Processi partecipativi nell'ambito delle innovazioni tecno-scientifiche
(di Giuseppe Pellegrini)

nel sito della Fondazione Bassetti:

Gestione dell'innovazione e partecipazione pubblica - Governance of innovation and public participation
(di Giuseppe Pellegrini)

Call for Comments svoltosi nell'autunno del 2003.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Processi decisionali e democrazia: modalità di coinvolgimento degli attori sociali e dei cittadini (Seminario del 2 novembre 2004)

( 12 Novembre 2004 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

La Fondazione Giannino Bassetti ha realizzato nei mesi scorsi un Progetto di partecipazione pubblica che ha coinvolto varie categorie di soggetti: cittadini, imprenditori, scienziati, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste interessate ai temi dell'innovazione tecno-scientifica, promosso dalla Regione Lombardia e dall'IRER.

I risultati ottenuti e i contatti avuti con alcuni funzionari regionali hanno permesso di cogliere l'importanza di attivare una riflessione in merito alle forme di coinvolgimento e dialogo riguardanti particolari tematiche di alto impatto sociale nel momento in cui si intendono prendere adeguate decisioni politiche.

E' possibile utilizzare metodi di dialogo fra cittadini, esperti e portatori di interesse affinché funzionari e amministratori conducano efficacemente l'azione di policy?

Nella formazione e nella implementazione di politiche pubbliche, come si configura il ruolo dei funzionari e degli amministratori con riferimento alle istanze provenienti dagli stakeholder e dal pubblico?

Per affrontare questi interrogativi e discuterli a fondo, il 2 novembre 2004 si è svolto a Milano un...

SEMINARIO...
(clic per leggere la Presentazione e vedere le fotografie)

presso la sede della Fondazione Bassetti, in via Barozzi, 4.

          

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Public Participation and the Governance of Innovation: main Results of the research project promoted by Lombardia Region, Irer, Bassetti Foundation and Observa.

( 5 Novembre 2004 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Public Participation and the Governance of Innovation:
evaluation of procedures for citizens involvement

Main Results from of the research project promoted by Lombardia Region, Irer, Bassetti Foundation and Observa.

Public Participation to the scientific decisions - Click on the image to see it in a bigger format

Public Participation to the scientific decisions

--Click on the image to see it in a bigger format--

Techno-scientific innovations with an impact on the lives of citizens are increasingly at the centre of strong debates. Issues like medical and agricultural biotechnologies and emergencies related to food such as BSE, have triggered wide public discussion in several European countries, raising concerns in terms of safety, ethical, political economic implications.
More in general, one of the main challenges at all policy levels - local, national and European - seems to be finding innovative ways to couple the increasing need to take decisions on complex, techno-scientific issues with democratic representation and citizens involvement.
The aim of the PPGI Project, promoted by the Lombardia Region together with the Bassetti Foundation (www. fondazionebassetti.org ), has been to test out - for the very first time in Italy - new methods of citizen participation to policy processes regarding complex technoscientific issues. As a test case study, the topic of GMO research was selected as the main focus of panel discussions.

See also:

in the Observa Web Site:

- Participation processes within the techno-scientific innovation framework
(by Giuseppe Pellegrini)

in the Bassetti Foundation Web Site:

- Gestione dell'innovazione e partecipazione pubblica - Governance of innovation and public participation
(by Giuseppe Pellegrini)

- Call for Comments developed in Autumn 2003. [in Italian]

The activities
Two participatory meetings with citizens were held within the framework of the PPGI Project. The purpose of the two meetings was to test out methods for a direct and interactive involvement of different stakeholders (such as interests group, consumers associations and member of the general public alongside professional experts, representatives of the business sectors and scientists) on the issue of agricultural biotechnologies.
After a preliminary research phase dedicated to the main participatory methods used at the international level (e.g citizen panels, consensus conference) and their adaptability to the Italian context, two parallel procedures were designed and implemented in March 2004 involving scientists, farmers' associations, consumers, environmental organisations and two citizen panels selected by age, gender, educational level and geographic area. Members of the first panel were offered brief presentations by selected experts and stakeholders, with an aim to start the discussion on a balanced representation of different points of view. Members of the second panel could, instead, choose from a list of experts and stakeholders those they wanted to consult.

Both citizen panels produced a final consensus report, summarising their indications with regard to decision-making processes about GMOs. All discussions were videotaped upon explicit consent from the participants.

The whole project whose carried out under the supervision of a scientific committee with national and international members. Specific social research tools were used (ex-ante and ex post questionnaires, telephone follow up, discourse analysis) to thoroughly evaluate the activity results.
Relevant effects were observed with respect to learning, participation and effectiveness of decision-making models.

Although the focus of the discussion was strictly defined - should GMOs fields trials in the Lombardia region be allowed? - the discussion touched several more general issues which we summarise below.

Results
A first issue discussed was that of research and its social role. Most of the citizens involved expressed trust and constructive considerations with regard to scientists and their activities. Positive opinions and attitudes emerged, considering research as a value in self and - in particular in this area - as an useful medium to improve safety and control over food circulation.

Particular emphasis was placed also on the information issue. Citizens have underlined the need to be well informed about goals and results of the open field trials. The local authorities, the Region in this case, must design an effective and transparent information campaign focused on transgenic agriculture and field trials sites selected.

During the debates, the risk issue emerged with particular relevance both in terms of human and environment safety. All citizens expressed the need to have sufficient guarantees, firstly by the scientific community, to predict costs and drawbacks of innovation. The definition of these guarantees must be tied up to a careful selection of the experimental sites.

A significant deal of the meeting discussion was dedicated to analyze the decision process connected to the matter of GMOs open field trials. In the opinion of the participants the Region, not the State, must be the main political level at which stage the research activities should be directed. Decision makers should adequately consult the various stakeholders, experts, local politicians and citizens. Particular attention should be devoted to local communities where open field trials will situated. Regional policy level must be strongly connected to the State level, being monitored by competent Scientific Authorities such as ISS (Health National Institute).

Main Findings and Conclusions
The process and content evaluation of the meetings indicated in the first place a high motivation on the part of citizens to be actively involved in the debates on techno-scientific innovations, which confirms the result of recent national and transnational surveys (Eurobarometer, 2003; Bucchi and Neresini, 2004). Specific participatory procedures involving citizens, experts and stakeholders seem capable also in a country like Italy - with scarce tradition of involvement of citizens in policy procedures comparable to other institutional contexts - to promote an open and balance debate, facilitating a more articulate and constructive emergence of positions than traditional consultation methods such as polls.


On the basis of this experimentation, it is possible to formulate some reflections on democratic processes for public participation in policy processes.

Consultations and dialogue among citizens, experts and stakeholders assume particular effectiveness during the first stage of public policy definition. Nevertheless, also in other phases of development (i.e. improvement and evaluation) citizens and diverse social actors suggestions can be usefully taken into account in the policy process.

Using methods of dialogue and participation could also improve decision makers legitimation in the face of citizens, especially in the case of complex subject with a significant impact on local communities.

Of course participatory methods cannot straightforwardly replace traditional democratic decision processes such as those taking place in regional or national Goverments/Parliaments. Rather, they can be seen as complementing instruments which can be used in some cases and with regard to specific issues. However, participatory methods should not be seen as manipulative medium to obtain citizen consensus on already defined policy strategies but rather as open arenas for constructive debates. In this sense, it should be noticed that one of the indications emerging from the project was the need for an independent body or agency to perform and organize such participatory assessment procedures. Citizens, in fact, seem to be quite sceptical when such initiatives are organized by those same institutions which are set to take policy decisions, i.e. regional or national governments.
In this light, it seems plausible to devise the development and institutionalisation of the PPGI project into an independent - yet related to the regional council - agency which can provide advice on the basis of participatory procedures involving citizens, in a way not dissimilar to other similar agencies like the Swiss Centre for Technology Assessment.


References

- M. Bucchi, F. Neresini "Why are People Hostile to Biotechnologies?", Science, 18 june 2004, 1749.
- Eurobarometer 58.0 (2003), Europeans and Biotechnology in 2002.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione: i risultati del progetto di ricerca promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l'Irer, la Fondazione Bassetti e Observa

( 29 Ottobre 2004 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione:
valutazione di procedure per il coinvolgimento dei cittadini.

I risultati del progetto di ricerca promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l'Irer, la Fondazione Bassetti e Observa

La Scienza partecipata (la partecipazione del pubblico alle decisioni di tipo scientifico) - cliccare per vedere l'immagine ingrandita

La Scienza partecipata

(la partecipazione del pubblico alle decisioni di tipo scientifico)
--Fare clic sull'immagine per vederla ingrandita--

Il tema del coinvolgimento dei cittadini nel dialogo con esperti, stakeholders e istituzioni rappresenta uno dei fronti di maggiore novità per quanto riguarda il rapporto scienza società.Il governo di decisioni complesse, come le sperimentazioni in campo aperto di piante transgeniche, è stato uno dei temi studiati nell'ambito del progetto di ricerca promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l'Irer, la Fondazione Bassetti e Observa il cui obiettivo generale è stato quello di realizzare un'esperienza altamente innovativa di policy, che ha coinvolto concretamente varie categorie di soggetti (imprenditori, scienziati, policy makers, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste e cittadini) interessati a vario titolo al tema dell'innovazione in campo biotecnologico.
Si è trattato di sperimentare a livello regionale, per la prima volta in Italia e sulla scorta di analoghe esperienze straniere - consensus conferences, analisi dell'impatto della regolazione (AIR), scenario workshop - un modello di decisione partecipativa, utilizzando il caso paradigmatico delle biotecnologie e in particolare il tema degli OGM per quanto riguarda le sperimentazioni in campo aperto.

Si vedano anche:

nel sito di Observa:

- Processi partecipativi nell'ambito delle innovazioni tecno-scientifiche
(di Giuseppe Pellegrini)

nel sito della Fondazione Bassetti:

- Gestione dell'innovazione e partecipazione pubblica - Governance of innovation and public participation
(di Giuseppe Pellegrini)

- Call for Comments svoltosi nell'autunno del 2003.

L'insieme delle attività svolte ha prodotto un contributo al lavoro procedurale e di contenuto nell'elaborazione di policy da parte della Regione in quanto soggetto autorizzato alla governance. Allo stesso tempo ha permesso la sperimentazione di un modello di coinvolgimento che rappresenta uno stimolo per i vari livelli di responsabilità istituzionale su un problema che non investe solo il tema delle biotecnologie, ma più in generale la governance dei processi di innovazione e la mediazione di potenziali conflitti che sono destinati a presentarsi con sempre maggiore frequenza attorno a questi processi.
L'attività centrale del progetto è stata la realizzazione di due incontri, di una giornata ciascuno, con gruppi di cittadini ed esperti sul tema delle sperimentazioni in campo aperto di OGM nella Regione Lombardia, effettuati secondo due procedure diverse dal punto di vista del coinvolgimento di: scienziati, rappresentanti degli agricoltori, ambientalisti, associazioni di consumatori, giornalisti.
Al termine degli incontri, opportunamente condotti da un facilitatore, il panel di cittadini ha prodotto un documento deliberativo finale.

L'analisi degli interventi dei partecipanti, in entrambi gli incontri, restituisce in pieno la complessità della tematica ogm nell'ambito agroalimentare. Sebbene il compito assegnato per la discussione fosse molto circoscritto - la sperimentazione di ogm nel suolo lombardo - in più momenti i cittadini intervenuti - sia nelle sessioni in cui discutevano separatamente, sia con gli esperti - hanno affrontato e proposto quesiti riguardanti tematiche di tipo generale che descriviamo brevemente.

Un primo argomento trattato in profondità riguarda la libertà di ricerca. La totalità dei cittadini presenti agli incontri ha espresso una considerazione positiva sulle attività di ricerca. Tale atteggiamento favorevole è stato motivato dalla considerazione della ricerca come valore in sé e dalla necessità di continuare gli studi per garantire una maggiore sicurezza, controllando eventuali importazioni di ogm.
Accanto alla discussione sulla ricerca in campo agroalimentare è emerso con forza il tema dell'informazione. I cittadini coinvolti hanno sottolineato la necessità di conoscere obiettivi e finalità dell'attività sperimentale, oltre ai soggetti che promuovono e finanziano la ricerca. L'attività di informazione dovrebbe essere esercitata dalla Regione con l'impiego di materiale divulgativo che descriva l'agricoltura transgenica e i luoghi in cui si intende condurre le sperimentazioni.
Nel corso degli incontri ha assunto particolare rilevanza il tema del rischio, riguardante la salute umana e l'ambiente. In modo pressoché unanime è stato espresso il bisogno di avere sufficienti garanzie, specialmente dal mondo scientifico, che permettano di prevedere i costi e i possibili danni per l'uomo e l'ambiente.

Buona parte della discussione per la stesura del documento finale, soprattutto nel secondo incontro, è stata dedicata al tema dei processi decisionali. I cittadini, a larga maggioranza, considerano il livello regionale come più adatto per formulare gli indirizzi politici e operativi riguardanti le sperimentazioni. Gli organismi deputati a queste funzioni dovranno attivare forme di consultazione che permettano il coinvolgimento di vari stakeholder (amministratori locali, associazioni di agricoltori, ambientalisti, associazioni di consumatori) e i cittadini, con opportune modalità. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alle popolazioni locali interessate dalle attività sperimentali.
Il livello regionale dovrà comunque raccordarsi con organismi nazionali (ad esempio l'Istituto Superiore di Sanità) e gli enti locali coinvolti. L'indicazione emersa nel corso dei gruppi di discussione assegna alla Regione un ruolo di regia per quanto riguarda gli aspetti politici, scientifici e informativi, con la possibilità di aprire il dibattito a più soggetti coinvolti nelle innovazioni tecno-scientifiche. La richiesta evidente, emersa nel corso degli incontri, è stata quella di rendere operativo un organismo super-partes che non abbia interessi economici sulle sperimentazioni, di qui la fiducia accordata a istituzioni pubbliche.
Non sono mancate alcune considerazioni riguardanti il potere di veto delle comunità locali. Alcuni cittadini, infatti, hanno manifestato parere favorevole alla realizzazione di referendum locali di tipo consuntivo o abrogativo, per stabilire se condurre o meno attività sperimentali nel territorio.

Nell'ambito delle due giornate è stato discussa con forza l'influenza degli aspetti economici connessi alle sperimentazioni di ogm. L'argomento è stato trattato da due angolature: da un lato la presunta convenienza per l'utente e dall'altro gli interessi delle imprese coinvolte nelle attività di agricoltura transgenica. Nonostante siano state espresse varie domande agli esperti e agli stakeholder intervenuti, nei documenti finali dei due gruppi non sono state esposte particolari posizioni al riguardo, se non una considerazione marginale riguardante la necessità di valutare i costi e i benefici delle sperimentazioni transgeniche.

Il lavoro di ricerca e un'attenta verifica delle attività ha permesso di individuare tre dimensioni a cui fare riferimento per valutare i risultati raggiunti:

Tempi della procedura:
la consultazione e il dialogo fra cittadini, esperti e stakeholder assume particolare efficacia a seconda del momento in cui è realizzata. La maggiore efficacia, sotto il profilo dell'ascolto e del processo decisionale, si ottiene nella fase di formazione di una politica pubblica, laddove le indicazione ottenute dai panel di cittadini e i vari attori sociali coinvolti potranno avere un peso considerevole sul processo decisionale in sede politica. Non è da sottovalutare, comunque, il valore e l'influenza che i risultati delle consultazioni potranno avere per migliorare ed eventualmente modificare le normative oggetto di discussione.

Definizione del problema:
l'utilizzo di momenti di ascolto e dialogo può aumentare la legittimazione dei decisori pubblici nella gestione di decisioni complesse che hanno un forte impatto sulle comunità locali. Un'efficace conduzione di tali momenti, infatti, permette di raccogliere suggerimenti, preoccupazioni, considerazioni a volte impreviste, che permettono di allargare gli orizzonti tematici per comprendere gli interessi e i motivi di conflitto degli attori coinvolti. Dal punto di vista tematico si possono individuare, attraverso il confronto tra i partecipanti, elementi non negoziabili e aspetti per cui sono possibili mediazioni, specialmente per quanto riguarda argomenti che hanno costi sociali elevati. Grazie all'insieme di queste indicazioni i processi decisionali possono essere arricchiti e migliorati tenendo presenti le esigenze ma anche le responsabilità dei soggetti che più direttamente saranno coinvolti nelle politiche pubbliche.

Procedure partecipative-deliberative e processi democratici:
è bene sottolineare che le pratiche di partecipazione non si sostituiscono ai consueti processi decisionali che coinvolgono i decisori pubblici. Esse sono semmai da considerare come strumenti complementari, utilizzabili in determinati momenti e per specifiche questioni. Tali pratiche non possono essere gestite come strumenti manipolativi di gestione del consenso, ma piuttosto come momenti aperti di ascolto e dibattito costruttivo per ottenere informazioni e considerazioni difficilmente ottenibili con altri strumenti. A questo proposito la forza delle pratiche partecipative risiede nella opportunità di evitare facili riduzioni di problematiche complesse a polarizzazioni di tipo: vero-falso, giusto-sbagliato, in luogo di più articolate argomentazioni che presentano le condizioni a cui si deve sottostare per avviare decisioni politiche adeguate.


Accanto alle dimensioni appena presentate si devono esaminare con attenzione alcuni aspetti critici. Dato che le pratiche partecipative descritte coinvolgono piccoli gruppi di cittadini, esperti e stakeholder, non si possono considerare i risultati emersi come rappresentativi dell'intera popolazione, anche se i panel sono selezionati in modo corretto sotto vari profili. Di qui la necessità di assegnare agli esiti ottenuti il giusto peso e un carattere di relatività.
Trattandosi di meccanismi partecipativi promossi dalle istituzioni, uno dei rischi in cui ci si può imbattere è quello di indurre nei partecipanti l'idea di essere loro stessi dei decisori politici seguendo una pericolosa deriva del tipo "tutti decidono tutto". A questo proposito si deve chiarire sin dall'inizio il carattere consultivo e la funzione di quanto espresso con le deliberazioni del gruppo, pena un'errata considerazione della procedura che aumenterebbe il grado di sfiducia nei confronti dell'istituzione promotrice.

Negli ultimi anni la linea di confine tra questioni tecno-scientifiche e tematiche socio-economiche si è andata dissolvendo, lasciando spazio a numerose controversie che pongono pesanti interrogativi ai decisori pubblici. La gestione dell'incertezza collegata a tali controversie riguarda cittadini, esperti e portatori di interesse come attori sociali potenzialmente coinvolgibili in procedure di ascolto e discussione che possono arricchire la formazione delle politiche pubbliche. La promozione di forme partecipative di dibattito rappresenta uno degli strumenti per migliorare i processi decisionali e una sfida per gestire l'avvento delle innovazioni con nuove forme di democrazia.

Backright-up.gif (913 byte)

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Argomento:
Governance dell'innovazione scientifica e tecnologica: decisioni politiche, coinvolgimento degli esperti scientifici e partecipazione del pubblico
(Indice da Settembre 2004 ad Agosto 2005)