Rassegna stampa del sito della Fondazione Bassetti  

ovvero: il blog di Vittorio Bertolini (pagina personale dell'autore)

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 Se la politica invade la scienza

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Nella dialettica "scienza e politica", mentre i momenti della tesi (autoreferenzialità degli scienziati) e dell'antitesi (invadenza dei politici nella ricerca) sono molto forti, risulta molto debole il momento della sintesi.
Nell'articolo "Dr. Butler, il nuovo «caso Baltimore»",apparso su Il Riformista del 12 settembre, Anna Meldolesi attraverso tre casi esemplari, illustra come la politica, per i più svariati motivi (lotta al bioterrorismo, esigenze della sicurezza nazionale, moralizzazione del sistema scienza), non solo cerca di condizionare la libertà di ricerca, ma tenta anche di conculcare i diritti civili degli scienziati.
Da Galileo ad Oppenheimer, due casi che, per la loro esemplarità, hanno meritato l'attenzione della moderna drammaturgia (vedi "Galileo" di Brecht e "L'America contro Julius Robert Oppenheimer" di Heinar Kippardt) la storia - secondo Anna Meldolesi - ci insegna che:
«La voglia della politica di entrare nei laboratori può prendere strade inconsuete, anche quella della caccia alle streghe».

L'articolo della Meldolesi trae spunto dal caso del dr. Butler:
«accusato di aver portato campioni di peste dalla Tanzania senza rispettare alla lettera le normative Usa e di non aver saputo rendere conto della sorte di alcune provette, si trova intrappolato anche in una rete di accuse minori come la tempistica della sua denuncia dei redditi».

Su come, poi, la sindrome del bioterrorismo, dopo l'11 settembre, abbia inciso sul dibattito sulla libertà di ricerca, si veda l'articolo di Pietro Greco "La paura del terrorismo ucciderà la libera scienza?" apparso su l'Unità del 16 settembre 2002.
Non si tratta, però, solo di una conseguenza dell'11 settembre; scrive infatti la Meldolesi:
«Liquidare la vicenda come se fosse soltanto il frutto avvelenato di un'America repubblicana che dopo lo shock ha perso il senso della misura sarebbe un errore».

Ed infatti nell'articolo de Il Riformista si cita poi il caso Wen Ho Lee e quello del premio Nobel David Baltimore. Se la vicenda del fisico di origine formosana può essere inquadrata nel timore che importanti segreti militari possano essere trasmessi a un paese non amico (si può definire come la sindrome Bruno Pontecorvo), la lunga traversia di David Baltimore, accusato di frode per un articolo sulla rivista Cell, rientra più propriamente nella casistica di quando i "politici" si pongono di fronte alla ricerca scientifica non per esercitare una legittima azione di governance, bensì - come si legge nell'articolo della Meldolesi- piuttosto per:
«la smania [...] di vestirsi da fraud busters per dimostrare una tesi [...], quella secondo cui soltanto un giro di vite nei rapporti tra scienza e politica poteva ripulire la comunità scientifica dai troppi ricercatori imbroglioni che agivano indisturbati».


Per quanto riguarda le accuse a Butler si veda:

Per la vicenda Wen Ho Lee rimando al sito wenholeeorg .

Per David Baltimore si veda sul sito Encyclopædia Britannica Baltimore, David



sabato, settembre 27, 2003  

 Tecnologie per la democrazia : intervista ad Alberto Oliverio

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Alberto Oliverio, docente di Psicobiologia della Facoltà di Scienze dell'Università di Roma, "La Sapienza", è uno scienziato che ha dimostrato di essere molto attento alle conseguenze dell'innovazione tecnologica nella nostra società e il cui pensiero è stato ripreso più volte nel sito della FGB (cliccare sul link seguente per lanciare una ricerca all'interno del sito FGB).
Sul quotidiano ticinese Il Giornale del Popolo del 28 luglio è apparsa, con il titolo "Democrazia e tecnologia", una breve intervista ad Oliverio, dove il tema di fondo è la diversa velocità dei tempi della scienza e della tecnologia rispetto a quelli delle norme, etiche o giuridiche.
Di fronte all'innovazione tecnologica, specialmente nel campo delle scienze della vita, per Oliverio è fondamentale la presenza di Authority che operino al di sopra delle barriere ideologiche e l'attuazione di una poltica dell'informazione chiara e precisa.
«Riflettendo sui significati piuttosto che sui tecnicismi. Inquadrando un problema dal punto di vista epistemologico, del suo contesto storico, delle posizioni del passato. Non eccedendo con notizie essenzialmente positive - una serie ininterrotta di scoperte - ma valutandone criticamente la disponibilità reale e le conseguenze. Un eccesso di "scoperte" annunciate dai media, generano assuefazione: ad esempio, stando alle notizie il cancro dovrebbe essere scomparso da tempo».

E' da sottolineare l'affermazione di Oliverio che, in alcuni contesti storico sociali, le innovazioni rappresentano un veicolo di crescita della democrazia:
«C'è una differenza sostanziale tra paesi ad alta tecnologia e paesi in via di sviluppo. [...] Un piccolo impianto di distribuzione dell'acqua può liberare dalla dipendenza da un pozzo lontano, semplici tecnologie per refrigerare le derrate alimentari liberano i contadini dalla schiavitù della vendita immediata e sottocosto, permettono ai bambini di recarsi a scuola invece che al mercato per trasportare quotidianamente i pochi prodotti della fattoria. Ma indubbiamente, anche nei paesi industrializzati, le tecnologie della comunicazione, con tutti i loro difetti, hanno anche enormi pregi, ad esempio consentono al formazione di reti, di gruppi ecc., il che vuole dire partecipare alla democrazia in forme nuove».



mercoledì, settembre 03, 2003  
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