Rassegna stampa
commentata da Vittorio Bertolini [ * ]

Agosto 2002

   _____Quale futuro per il pianeta? A chi credere?_____

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Da Il Corriere della Sera, 11 luglio 2002, "Anno 2050, un po' di fantasia ci salverà":

«Così come stanno le cose la nostra Terra non potrà sostenerci che pochi decenni. Nel 2050 non ce la farà più e dovremo cercarci un altro pianeta, o un altro paio di pianeti, dove andare a vivere.»
«Questo è in sintesi il messaggio che gli scienziati del Wwf ci trasmettono oggi; un messaggio letteralmente agghiacciante.»

A Edoardo Boncinelli, che è l’autore dell’articolo citato, la previsione degli scienziati del Wwf serve per richiamare la responsabilità dei decisori politici di fronte al problema dell’ambiente, anche se in presenza di un debole scetticismo:

«Personalmente credo che le cifre che girano siano un po' esagerate ed è ormai chiaro che le previsioni di molte istituzioni come il famoso Club di Roma erano un po' pessimistiche, ma certo lo sfruttamento del pianeta sta procedendo a ritmo accelerato.».
«Abbiamo dalla nostra la ragione, un sistema politico mondiale che, con tutti i suoi difetti, ci permette un minimo di organizzazione e di programmazione, abbiamo la scienza e la tecnologia, le più potenti che siano mai esistite.»

Ma le problematiche ambientali investono anche un livello di responsabilità inferiore, che riguarda il grande pubblico. Come scrive Boncinelli:

«Dobbiamo, tutti, coscienziosamente consumare e inquinare di meno».

Se Boncinelli esprime un debole scetticismo, Bjorn Lomborg su Il Sole 24 Ore del 21 luglio "I costi della litania ambientale" esprime uno scetticismo decisamente radicale nei riguardi del "catastrofismo ambientalista":

«Per le misure ecologiche spesso si impiegano ingenti risorse finanziarie per risultati scarsi, trascurando altre priorità sociali.
La percezione di un costante peggioramento delle condizioni del pianeta è sbagliata»

Riferimento

right.gif (841 byte)"SpoletoScienza 2002: "Il governo della scienza"" (Rassegna stampa, luglio 2002)

La posizione di Lomborg è stata illustrata, tra l'altro, anche a SpoletoScienza e segna il discrimine fra una responsabilità politica condizionata agli interessi di breve periodo e la responsabilità degli scienziati legata alle incertezze di lungo periodo.
Sylvie Coyaud, sempre su Il Sole 24 Ore del 21 luglio, in "La Terra è una sola ce lo ricorda l'«Economist»", ha sottolineato che:

busta.gif (111 byte) Da Corrado Del Bò:
«[dal passo citato] si potrebbe dedurre che la Coyaud e' simpatetica con le tesi di Lomborg. in realta', pero', il suo articolo mi sembra decisamente critico, principalmente in ragione del disinvolto uso delle statistiche che (a suo dire) avrebbe fatto Lomborg. ad esempio, il succitato passo continua cosi':
"Ma il problema è più generale: riguarda anche le statistiche fornite dalla maggioranza dei governi agli enti internazionali, che Lomborg e altri usano per valutare costi e benefici delle iniziative a favore dell'ambiente".
E poi seguono degli esempi di questo. Io sarei pertanto per dare maggior risalto alle critiche della Coyaud a Lomborg.»
[19 agosto 2002]

«The Skeptical Environmentalist di Bjorn Lomborg, in traduzione per Mondadori, è stato accolto con favore da alcuni ambienti della politica e dell'economia, e contestato da molti scienziati, abituati all'incertezza intrinseca dei propri dati e stupiti dal modo in cui l'autore li maneggiava.» [ndr: v. commento a fianco]

Riguardo alla tesi di Lomborg è opportuno ricordare anche i seguenti articoli:

"Mai così buono lo stato di salute della terra: lo sostiene un "ambientalista scettico", e sulla stampa scientifica è guerra aperta" di Paolo Passarini, La Stampa del 2 febbraio;

"Cinquecento pagine di cifre contro i luoghi comuni" di Andrea Mancia, Il Giornale del 13 marzo;

"La terra non sta così male. Parola di ecologista" di Carlo Stagnaro, Il Giornale del 13 marzo;

"Lo scienziato biopolitico" di Pietro Greco, L’Unità del 30 giugno;

"Ambiente, a chi credere?" di Giuseppe Longo, Avvenire del 11 luglio.

Di questo ultimo articolo è importante sottolineare due passi:

«Di per sé il libro di Lomborg è attendibile? A prima vista si presenta come un'opera imponente (oltre 500 pagine e quasi 3000 note). Ma la "Union of Concerned Scientists", un'organizzazione indipendente cui aderiscono scienziati solleciti dei problemi dell'umanità, ha chiesto ad alcuni specialisti di commentare il volume per scoprire se lo scetticismo si accompagnasse a rigore e obiettività. Il risultato è stato disastroso: secondo gli esperti lo scettico danese distorce i ragionamenti e fa un uso disinvolto dei dati per accreditare le sue tesi e screditare le tesi contrarie. Critiche analoghe sono state mosse da un gruppo di scienziati che hanno studiato il volume per conto di "Scientific American".»

«Perché quando gli scienziati devono affrontare i problemi reali vengono fuori i loro pregiudizi, la loro ideologia, le loro emozioni, insomma tutta la loro irrazionalità. Non esistono dati certi, esistono solo dati interpretati (o addirittura manipolati) per dimostrare tesi preconcette. Da una parte e dall'altra, beninteso. Di chi fidarci allora? Non solo noi profani, ma di chi si devono fidare i politici?»

(9 agosto 2002)

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[*]Vittorio Bertolini (right-sfondochiaro.gif (838 byte)Scheda biografica) collabora con la Fondazione Giannino Bassetti
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