Argomenti -- Topics

In questa sezione ciò che viene pubblicato nel sito è organizzato in nuclei di aggregazione tematica. Le pagine degli Argomenti (come già i Percorsi) sono degli itinerari di lettura. in English
This section provides a thematic guide to the contents of the site. The Topics' pages (like the old Threads) delineate itineraries for investigation.
 Gennaio - Febbraio 2003 
(pagina 7)
Sotto questo riquadro trovi elencati i contenuti.
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l'  INDICE 

Contenuti
[Gennaio - Febbraio 2003]

 
La scala del DNA
Responsabilità sociale dell'imprenditore
Scienza, politica e società - Biotecnologie e opinione pubblica
Tecnoscienza e Responsabilità
Post Human
La società del rischio
Segnalazioni

 

Responsabilità sociale dell'imprenditore
[18 gennaio - 28 febbraio 2003]

The Living Strategybusta.gif (111 byte)Da Giacomo Correale e Carlo Penco: "Che cos'è Livingstrat"
Estratto:
«(...) Livingstrat è uno strumento di dialogo tra imprenditori, come creatori di valori positivi non solo economici, e di aggiornamento sullo stato dell’arte della gestione strategica delle imprese.
Parliamo di "Strategia viva" perché la strategia non riguarda solo il capo azienda, ma tutti i membri di una azienda che voglia sopravvivere e svilupparsi. La strategia, per funzionare, deve essere condivisa e partecipata. Per questo affermiamo che "non c’è strategia senza apprendimento, così come non c’è apprendimento senza strategia".
A questo punto,
come la nostra strada potrebbe incrociare quella della FGB?
FGB si occupa di innovazione responsabile, e in questo ambito di responsabilità sociale dell’impresa.
Si tratta di due aspetti fondamentali del nostro modo di intendere l’imprenditorialità. Per noi, infatti, innovazione responsabile e responsabilità sociale dell’impresa sono impliciti nella nostra concezione dell’imprenditorialità come creatrice di valore o ricchezza attraverso l’innovazione.»

v.gif (842 byte)_____Una visione superata dell'imprenditore e dell'impresa? (Forum)_____
Giacomo Correale, consulente di direzione aziendale, che insieme al collega  Carlo Penco lo scorso dicembre ha dato l'incipit alla discussione on-line di cui al titolo, risponderà alle opinioni dei lettori.
Con moto semplificatorio, adattando il vecchio detto lombardo "l'offeliere faccia il suo mestiere" si potrebbe affermare:

"il politico faccia il politico e l'imprenditore faccia l'imprenditore".
Correale e Penco contestano la visione delle cose sottintesa da questa frase.
Siete d'accordo con loro ?

(agg : 28 febbraio 2003 : v. a riguardo Borrello in intervento del 3 febbraio)

Ci interessa conoscere la vostra opinione.
Il Forum è stato chiuso il 5 febbraio, ma potete comunque scriverci un commento .

v-grigia.gif (82 byte) Gli interventi pervenuti

[28 febbraio 2003]
v-grigia.gif (82 byte) L'intervento conclusivo di Correale e Penco

Quale nesso può essere individuato tra le considerazioni svolte da Correale e Penco e il tema della responsabilità nell'innovazione?
Qualche idea a riguardo può venire dalla lettura dell'intervento di Bassetti al seminario ISVOR, qui oltre pubblicato, che potrebbe intitolarsi "Di chi è la responsabilità dell'innovazione?"

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v.gif (842 byte)_____Di chi è la responsabilità dell'innovazione?_____
Nell'ambito di un ciclo di seminari organizzato nel 2002 da Isvor Knowledge System in collaborazione con CBI Network Italy di Cap Gemini Ernst & Young, Luigi Luca Cavalli Sforza (una delle massime autorità mondiali nel campo della genetica umana) ha parlato dell'utilizzo creativo della ricerca genetica applicata all'evoluzione e alla storia della nostra specie.
Piero Bassetti, intervenendo come discussant al seminario, ha tracciato un proprio itinerario di ragionamento dal quale emerge una personale visione del problema della responsabilità nell'innovazione.

v-grigia.gif (82 byte) L'intervento di Piero Bassetti e la replica di Luigi Luca Cavalli Sforza.

right.gif (841 byte)Presentation by Piero Bassetti and reply by Luigi Luca Cavalli Sforza [in English] 

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Scienza, politica e società - Biotecnologie e opinione pubblica
[18 gennaio - 31 gennaio 2003]

right.gif (841 byte) Per l'esposizione dell'argomento, si veda la pagina precedente

v.gif (842 byte)_____Forum dedicato a "Esperimenti & Democrazia: il riso transgenico di Casalino"_____
--Il rapporto fra scienziati ed opinione pubblica e il ruolo delle pubbliche amministrazioni nel porsi come tramite fra le esigenze della ricerca innovativa e le aspettative, in termini di informazione e di sicurezza, dei cittadini--

v-grigia.gif (82 byte) Gli interventi al Forum, condotto da Vittorio Bertolini, che si è chiuso il 27 gennaio.
Chi desidera intervenire può inviarcibusta.gif (111 byte) il suo intervento.
Agg : 31 gennaio 2003 con il contributo in argomento del Prof. Giuseppe O. Longo

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Tecnoscienza e Responsabilità
[18 gennaio - 30 gennaio 2003]

v.gif (842 byte)_____Umberto Galimberti: l'imperativo della tecnica è "Si deve fare tutto ciò che si può fare"_____

right.gif (841 byte)Rassegna stampa sulla Tecnoscienza (Dicembre 2002)

right.gif (841 byte)Rassegna stampa sull'annuncio di clonazione umana dato in dicembre da Brigitte Boisselier, direttore scientifico di Clonaid (società di ricerca collegata con la setta dei Raeliani) (Gennaio 2003) [agg : 21 gennaio 2003]

busta.gif (111 byte)da Margherita Fronte: "I possibili (seppur limitatissimi) campi di applicazione della clonazione umana a scopi riproduttivi"
«C'è la tendenza generale ad affermare che la clonazione umana a scopi riproduttivi sarebbe assolutamete inutile. Se ciò è in gran parte vero, non vanno però dimenticati i sia pur limitatissimi possibili campi di applicazione. Non citarli mi sembra un po' come truccare il dibattito.
E' vero che la tecnica è gravemente imperfetta. Per ottenere un clone, infatti, occorrono ancora troppi tentativi. Inoltre, anche quando l'esperimento riesce, i cloni presentano spesso anomalie e deformità a carico di diversi organi, tali da comprometterne la sopravvivenza. (...) Ammesso e non concesso che però una soluzione si trovi, il dibattito sull'opportunità di clonare gli uomini non potrebbe più avvalersi di questi argomenti (come invece accade in questi giorni). Resterebbero le opposizioni forti, di natura etica. Ma qualsiasi opposizione diventa debole se dà l'impressione di "non dirla tutta". [...]»
... continua

busta.gif (111 byte)Da Paolo Micheli: "Clonazione terapeutica e stampa" (27 gennaio 2003)
«Gentile redazione, sono interessato a sapere se avete pubblicato, o se siete a conoscenza che può essere disponibile in internet qualche articolo o altro sul rapporto tra clonazione terapeutica (o problematica delle cellule staminali) e la stampa (o mass media in genere).
Grazie e buon lavoro!»

busta.gif (111 byte)Risponde Margherita Fronte:
«Non mi vengono in mente lavori specifici su clonazione terapeutica e media.
Tuttavia, su come la stampa ha trattato il tema della clonazione c'è un libro: "
La clonazione e il suo doppio", di Roberto Satolli e Fabio Terragni (Garzanti). Questo libro esamina soprattutto la vicenda di Dolly, comunque ci sono anche alcune sservazioni interessanti su come la stampa ha tratttato (in quel frangente) le possibili applicazioni mediche della tecnica.
Sul dibattito bioetico invece c'è: "
Bioetica in laboratorio", di Demetrio Neri (Laterza). Parla soprattutto di bioetica, ma con qualche aggancio alla questione dei media e della percezione pubblica.
Infine, il libro di Giovanni Sabato: "
L'officina della vita" (Garzanti) tratta gli aspetti scientifici, con qualche concessione al dibattito bioetico.
Esistono alcune riviste che si occupano in modo specifico di comunicazione della scienza. La piu' nota è "
Public understanding of science" (http://psci-com.org.uk)»

right.gif (841 byte) Si veda anche il Percorso sulla Commissione Dulbecco (la ricerca scientifica sulle cellule staminali e l'uso degli embrioni umani)


right.gif (841 byte) Si veda anche il Percorso "Clonazione umana"

busta.gif (111 byte)Dall'Ufficio Stampa di Observa: «L’attuale dibattito sulla clonazione invita a riprendere i dati della più recente indagine italiana di riferimento sulla percezione pubblica sulle biotecnologie, realizzata da Observa --il centro di ricerca specializzato nell’analisi dei rapporti fra scienza e società-- e la Fondazione Bassetti nella primavera 2002.» (si vedano le News nel sito di Observa e la nota (*) qui sotto)
right.gif (841 byte) La Sintesi e il Report finale dell'indagine sono raggiungibili, in questo, sito all'interno del Percorso sulle Biotecnologie. A primavera - inizio estate 2003 avremo i risultati della nuova indagine Observa - Fondazione Bassetti.
(*) Observa è un centro studi indipendente, nato nell'ambito di Poster, per tale motivo in questo sito la precedente indagine è denominata come "indagine Fondazione Bassetti - Poster".

right.gif (841 byte) Un dialogo tra Galimberti e Boncinelli, che tocca anche il tema della clonazione, si trova in: Giovanni Maria Pace, "La scienza fra angoscia e progresso", La Repubblica, 28 gennaio 1999 (pubblicato nel Sito Web Italiano per la Filosofia [www.swif.it]):
«Boncinelli:
"... La gente ha paura, anche se la paura è l'altra faccia del desiderio: un desiderio morboso che le cose cambino, accompagnato dal terrore che cambino"
Galimberti:
"Condivido. Finché discuti di fisica, tu organizzi il mondo, produci mezzi che sono nel mondo, ma il tuo corpo resta l'Immutabile. Con la biologia il tuo corpo entra a sua volta in mutazione e ti viene a mancare il punto di riferimento. Una volta c'era Dio. Tolto Dio, resta l'Io. E adesso questo Io entra in questione. Ma rispetto a che cosa? E' proprio la mancanza di orizzonte che crea l'angoscia".
(...)
Boncinelli:
"... nella battaglia pro o contro la biologia, l'uomo si sta confrontando con se stesso, si sta misurando con l'onnipotenza, che fa paura, con la libertà, che fa paura, e vorrebbe che qualcuno calmierasse il gioco. Ma chi può limitare l'Io, se non l'Io stesso?"»


right.gif (841 byte) Altri due articoli di Galimberti che propongono riflessioni simili, o connesse, a quelle svolte in quello, più recente, qui preso in considerazione:
• "Criminali altamente responsabili" (La Repubblica, 4 novembre 1999)
• "Un terremoto che ci riguarda" (La Repubblica, 18 novembre 2000)

right.gif (841 byte) Pagine di Galimberti (sul sito del Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze dell'Università di Venezia) [avviso del 18 gennaio : ultimamente il server web che contiene le pagine di Galimberti non risponde]

psiche-e-techne.jpg (7474 byte)Il libro di Galimberti, "Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica", Feltrinelli, Milano, 1998
Scheda del libro su InternetBookshop (contiene la recensione uscita su "L'Indice")
Recensione di Sandro Modeo, in "Le Scienze" del dicembre 1999
Recensione di Giuseppe Marchetti, in "Gazzetta di Parma" del 30 aprile 1999 (pubblicata nel Sito Web Italiano per la Filosofia [www.swif.it])

Crash Test Dummy«L'uomo nell'età della tecnica ci si presenta pressappoco come quei manichini che gli sperimentatori degli incidenti in auto legano ai sedili per controllare su di essi gli effetti devastanti degli scontri. Quei manichini si spezzano, si spappolano, si contorcono ma sulle loro bocche di plastica affiora sempre il sorriso scemo che il loro costruttore vi ha disegnato.»
(Giuseppe Marchetti, in "Gazzetta di Parma" del 30 aprile 1999)

Umberto GalimbertiPrendendo spunto dai recenti annunci sensazionalistici sulla clonazione umana (v. la Rassegna stampa nel box qui a fianco), Umberto Galimberti, nell'articolo "L'uomo impotente contro la scienza" (La Repubblica, 28 dicembre 2002) espone le proprie riflessioni sulla frattura che ormai da tempo si sarebbe aperta tra il procedere della tecnica e le finalità che gli uomini si propongono: politica, etica cristiana, etica laica, etica della responsabilità weberianamente intesa: quale potere hanno nei confronti della tecnica? Nessuno.
Alla drammaticità delle considerazioni svolte da Galimberti può fare da contraltare la recensione che Sandro Modeo fa del suo libro "Psiche e Techne" (v. nel box qui sotto). In contrapposizione a Galimberti, Modeo rivaluta infatti il ruolo della scienza sottolineandone la sua imprescindibile funzione euristica.

Un estratto dall'articolo del 28 dicembre:
«Nata sotto il segno dell'"anticipazione", di cui Prometeo, "colui che pensa in anticipo", è il simbolo, la tecnica, nel nostro tempo, finisce col sottrarre all'uomo ogni possibilità anticipatrice, e con essa quella responsabilità e padronanza che deriva dalla capacità di prevedere.»

L’articolo di  Galimberti è stato lo spunto per due interventi su Avvenire: di Jader Jacobelli e di Carlo Dignola.

Nel primo, Jacobelli prende le distanze dalle tesi di Galimberti sull’autonomia della tecnica; scrive infatti: «non esiste "la tecnica", ma esistono i tecnici, uomini in carne ed ossa come tutti, che sanno quello che si propongono e quello che fanno, e soltanto in qualche rarissimo caso l'effetto della loro ricerca li può sorprendere sopravanzando il loro scopo. Inoltre la ricerca scientifica oggi non viene svolta da un singolo, che può essere tentato dal rischio, a fini anche esibizionisti, ma in una collegialità che certamente accresce il senso di responsabilità». E aggiunge: «Astrattamente la tecnica può essere irresponsabile, nel senso indicato da Galimberti, ma gli uomini non lo sono e non ritengono che tutto quello che si può fare si debba fare». ("Ricerca scientifica: responsabilità e tentazioni faustiane", 2 gennaio)

Mauro Ceruti, antropologo, preside della Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Bergamo, nell’intervista a Carlo Dignola, pur concordando con Galimberti sul pericolo di una "tecnica come destino", ritiene però che sia «possibile un'elaborazione culturale che consenta di reinterpretarla all'interno di uno sviluppo della civiltà umana. È vero che scienza e tecnologia da sé non producono una coscienza, ma se sono stimolate dalla riflessione critica sono proprio esse a chiederci la responsabilità di un'elaborazione etica dell'orizzonte dell'azione umana». ("I fanatici della scienza", 3 gennaio)

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Post Human
[18 gennaio - 23 gennaio 2003]

v.gif (842 byte)_____Macchine meccaniche e mentali_____

Ai molteplici aspetti della relazione fra l'essere umano e le sue creazioni --meccaniche e mentali-- è dedicato il secondo volume della collana del Credito Italiano "La Nuova Scienza", edita da Scheiwiller, presentato poco più di un anno fa a Forlì. Si legga l'articolo "Nelle macchine il destino dell'umanità" (Fabio Gavelli, Il Resto del Carlino, 30 novembre 2001).

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v.gif (842 byte)_____Bionica, etica e identità_____
--dialogo on-line--

right.gif (841 byte)"11 creature", di Tommaso Correale Santacroce

right.gif (841 byte)Rassegna stampa sulla Tecnoscienza (Dicembre 2002)
«Uno degli aspetti più affascinanti, ma anche inquietanti, del futuro tecnologico dell'uomo è l'utilizzo della macchina, elettronica e meccanica, non già come ausilio "esterno", come funzione suppletiva e integrativa della intelligenza e delle abilità dell'uomo, ma come potenziamento e surrogazione della stessa biologia umana

Bionicabusta.gif (111 byte) Il dialogo iniziato da Massimo Bartoli con "A proposito di 11 creature" (10 dicembre 2002) («C'è uno stato preliminare del cyborg: il cosiddetto uomo bionico. [...]») contiene riferimenti a:
• la serie TV "L'uomo da sei milioni di dollari e la donna bionica",
• il film Johnny Mnemonic,
• l'attività performativa dell’artista francese Orlán e di altri artisti che che stanno affrontando l’impatto delle tecnologie (bioniche e meccaniche) sul proprio corpo
(«[...] Questo panorama reale è sconvolgente quanto i più oscuri racconti di fantascienza e sicuramente è il nervo scoperto delle prime mutazioni del corpo umano in corpo bionico, e se l’arte è uno sguardo senza veli sulla realtà...» [Tommaso Correale])

 

v-grigia.gif (82 byte) Da CQ.com, "What's New" del 10 ottobre 2002":
L'uomo da sei milioni di dollari: «La tv si sta sempre più affermando come la fonte di ispirazione per le grandi case di produzione americane a corto di idee. Per la Universal Studios e la Dimension Films è ora la volta dell’Uomo da sei milioni di dollari, la serie di telefilm anni ’70 dedicata a un astronauta, interpretato da Lee Majors, "ricostruito" chirurgicamente come mezzo uomo e mezzo macchina dopo un grave incidente e assunto dal Governo per missioni estremamente delicate. La sceneggiatura è stata affidata a Trevor Sands che dovrebbe "saccheggiare" lo stesso romanzo di Martin Caiden, Cyborg, già utilizzato per la tv. Qualcosa, però, è cambiato rispetto a 30 anni fa: gambe, braccio destro e occhi dell’uomo bionico, al netto dell’inflazione, oggi costano sei miliardi di dollari. Speriamo che il titolo del film non sia l’unica novità...»
[in English]]
v-grigia.gif (82 byte) From CQ.com, "What's New", 10 October 2002
The Six Million Dollar Man: «Television is increasingly becoming the main source of inspiration for the major American production companies when they run out of ideas. For Universal Studios and Dimension Films, it's now the turn of the Six-Million Dollar Man, the 1970s TV series about an astronaut, played by Lee Majors, surgically "reconstructed" after a serious accident to become half man, half machine and recruited by the Government for sensitive missions. The screenplay is to be written by Trevor Sands, drawing heavily on Martin Caiden's book, Cyborg, on which the TV series was based. Something has changed, though, in the last 30 years: net of inflation, the bionic man's legs, right arm and eyes now cost six billion dollars. Let's hope the title of the film isn't the only thing to change...»

 

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Il regista Steven Spielberg

v-grigia.gif (82 byte) Dalla rivista on-line "Boiler" [www.boiler.it]:
"Ma io non voglio diventare un uomo bionico", intervista con Steven Spielberg, di Lisa Kennedy, © Wired Magazine
«- La precognizione sembra una metafora ideale di ciò che la fantascienza può essere per la cultura. Ci parli un po’ dei precognitori.
- Agatha [interpretata da Samantha Morton], una ragazza di circa vent’anni, ha la possibilità di esplorare il mondo per la prima volta dopo essere emersa da una cisterna. È un personaggio indefinito. Vede il cielo e le nuvole per la prima volta. E, naturalmente, come avrei potuto rappresentare i precognitori senza un
fascio di fili elettrici che uscisse dalle loro teste pelate? Non avrei reso omaggio al genere. Dovevo farlo.
Sembrano una continuazione dell’incontro, della fusione tra umani e macchine.
Gli esseri umani sono sempre una personificazione delle macchine. Antropomorfizziamo i nostri mezzi meccanici, specialmente le automobili, e da piccoli le biciclette. La mia bicicletta aveva un nome --Spargibulloni-- perché perdeva continuamente viti. Credo che siamo inclini per natura a considerare le macchine più utili come compagni di viaggio. Non c’è niente di nuovo o di strano nel fare di esse i nostri amici più intimi. A.I., per me e Stanley, era solo la prossima interazione tra l’uomo e le macchine da lui create.
(...)
- Commentando recentemente il Dvd di A.I., lei ha parlato della
necessità di limiti etici e morali.
- I sognatori ci regalano le tecnologie, ma non mi sento cinico nel dire che a volte questo dono frena i nostri sogni, invece di stimolarli. Arriverà un giorno in cui la biotecnologia non solo ci farà vivere più a lungo ma ci darà anche uno scatto di adrenalina se, intorno alle tre del pomeriggio, ci sentiremo un po’ più stanchi. Vogliamo questo? Io no, non voglio diventare un uomo bionico.»

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v.gif (842 byte)_____Protesi migliorative_____

right.gif (841 byte)"11 creature", di Tommaso Correale Santacroce

busta.gif (111 byte) Da Luigi Foschini: "Due annotazioni su '11 creature'" (11 gennaio 2003)
«[...] Se cerchiamo di vedere cosa ha fatto della macchina di Turing un prototipo dei moderni computer, possiamo capirlo constatando che Turing studiò la logica degli uomini e non gli uomini in quanto formazioni biologiche. In altre parole, qualunque cosa faccia il cervello umano dipende dalla sua struttura logica e non dal fatto che si tratta di un particolare tessuto biologico o perché si trova dentro il cranio di una persona. Scindendo la struttura logica dal suo supporto materiale è possibile riprodurla e migliorarla con altri supporti materiali (per dirla alla Wittgenstein, dobbiamo separare la sostanza dal sostantivo). [...]» ... continua

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La società del rischio
[18 gennaio 2003]

La cultura del rischio

v.gif (842 byte)_____La società mondiale del rischio_____

Su La Repubblica del 13 dicembre 2002 è uscito un articolo di Ulrich Beck intitolato "La società mondiale del rischio". Ne proponiamo il testo integrale (english.gif (1061 byte)English translation available on request) perché al concetto di rischio e a come questo sia percepito a livello sociale abbiamo dedicato, durante l'anno passato, un Percorso specifico, originato dagli interventi che, in argomento, si succedettero nel Forum che avevamo aperto. A corredo del dibattito vennero proposte alcune letture tra cui due scritti di Ulrich Beck.

right.gif (841 byte)Il Percorso "La società del rischio"

right.gif (841 byte)Ulrich Beck, " 'Mucca pazza' e la società del rischio globale ", Iride, agosto 2001, n. 33

right.gif (841 byte)Ulrich Beck, "Nous avons besoin d'une culture de l'incertitude", Le Monde, 20 novembre 2001
right.gif (841 byte)traduzione in italiano

v-grigia.gif (82 byte) Alcuni estratti dall'articolo dello scorso 13 dicembre:
«Il concetto di rischio è un concetto moderno. Esso presuppone delle scelte e cerca di rendere prevedibili e controllabili le conseguenze imprevedibili delle scelte compiute in nome del progresso. L'elemento nuovo della società mondiale del rischio sta nel fatto che con le nostre scelte nel nome del progresso diamo luogo a problemi e pericoli globali (...)»
«La chiave della cultura dell'insicurezza sta nel comprendere l'insicurezza come elemento della nostra libertà
«La cultura dell'insicurezza spezza (...) il dibattito basato sulla falsa alternativa tra sicurezza e rischio. La scelta è tra diverse situazioni di rischio; spesso anche tra alternative i cui rischi investono dimensioni e valori diversi, difficilmente paragonabili. Perciò la cultura dell'insicurezza è consapevole che il permanere della sicurezza è altamente rischioso, poiché minaccia la libertà e la capacità di riforma e di innovazione

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Segnalazioni
[18 gennaio - 21 gennaio 2003]

_____Organismi Geneticamente Modificati (OGM) agroalimentari: strategie di comunicazione_____
(convegno del 31 gennaio 2003)

Il 31 gennaio 2003, presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, avrà luogo il convegno "Organismi Geneticamente Modificati (OGM) agroalimentari: strategie di comunicazione", nell’ambito dell’attività del progetto "Rintracciabilità degli Organismi Geneticamente Modificati nella filiera agroalimentare" ("OSSERVA3") su finanziamento della Provincia Autonoma di Trento, fondo destinato alla ricerca scientifica. Per ricevere il programma del convegno e ogni altra informazione, scrivere a Floriana Marin (<flomarin@itc.it>) della Segreteria tecnica del convegno.

_____Danno ambientale e responsabilità_____
(convegno del 13 dicembre 2002)

Lo scorso mese di dicembre, a cura della Fondazione Lombardia per l'Ambiente, si è tenuto un convegno (locandina, in formato .PDF) sul tema "Danno ambientale e responsabilità" (si veda il comunicato (in formato .doc)).
Il convegno è nato dalla necessità di fare il punto sulla situazione dopo la sentenza della Corte di Cassazione su Seveso in cui viene riconosciuta la possibilità del risarcimento del "danno morale", nella prospettiva della nuova direttiva europea prevista per il 2003.
Dalla Fondazione Lombardia per l'Ambiente abbiamo ricevuto una sintesi del convegno (in formato .doc).
In particolar modo è stato sottolineato come il riconoscimento del "danno morale", a causa dell'imprevedibilità e dell'incertezza nella quantificazione dello stesso, costringa l'imprenditoria a misurarsi con un nuovo concetto di responsabilità.

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