Responsabilità
sociale dell'imprenditore
[18 gennaio - 28 febbraio 2003]
 Da Giacomo
Correale e Carlo Penco: "Che cos'è Livingstrat"
Estratto:
«(...) Livingstrat è uno strumento di dialogo tra imprenditori,
come creatori di valori positivi non solo economici, e di aggiornamento sullo stato
dellarte della gestione strategica delle imprese.
Parliamo di "Strategia viva" perché la strategia non riguarda solo il capo
azienda, ma tutti i membri di una azienda che voglia sopravvivere e svilupparsi. La
strategia, per funzionare, deve essere condivisa e partecipata. Per questo affermiamo che
"non cè strategia senza apprendimento, così come non cè apprendimento
senza strategia".
A questo punto, come la nostra strada potrebbe
incrociare quella della FGB?
FGB si occupa di innovazione responsabile, e in questo ambito di responsabilità sociale
dellimpresa.
Si tratta di due aspetti fondamentali del nostro modo di intendere
limprenditorialità. Per noi, infatti, innovazione responsabile e responsabilità
sociale dellimpresa sono impliciti nella nostra concezione
dellimprenditorialità come creatrice di valore o ricchezza attraverso
linnovazione.» |
_____Una visione superata dell'imprenditore e dell'impresa? (Forum)_____
Giacomo Correale, consulente di direzione aziendale, che insieme al collega Carlo
Penco lo scorso dicembre ha dato l'incipit
alla discussione on-line di cui al titolo, risponderà alle opinioni dei lettori.
Con moto semplificatorio, adattando il vecchio detto lombardo "l'offeliere faccia il
suo mestiere" si potrebbe affermare:
"il politico faccia il politico e l'imprenditore faccia l'imprenditore".
Correale e Penco contestano la visione delle cose sottintesa da questa
frase.
Siete d'accordo con loro ?
(agg : 28 febbraio 2003 : v. a riguardo Borrello in intervento del 3
febbraio)
Ci interessa conoscere la vostra opinione.
Il Forum è stato chiuso il 5 febbraio, ma potete comunque
scriverci un commento .
Gli interventi pervenuti
[28 febbraio 2003]
L'intervento conclusivo
di Correale e Penco
Quale nesso può essere individuato tra le considerazioni svolte da Correale e Penco e
il tema della responsabilità nell'innovazione?
Qualche idea a riguardo può venire dalla lettura dell'intervento di Bassetti al seminario
ISVOR, qui oltre pubblicato, che potrebbe intitolarsi "Di chi è la
responsabilità dell'innovazione?"
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_____Di chi è la responsabilità
dell'innovazione?_____
Nell'ambito di un ciclo di seminari organizzato nel 2002 da Isvor Knowledge System
in collaborazione con CBI Network Italy di Cap Gemini Ernst & Young, Luigi Luca
Cavalli Sforza (una delle massime autorità mondiali nel campo della genetica umana) ha
parlato dell'utilizzo creativo della ricerca genetica applicata all'evoluzione e alla
storia della nostra specie.
Piero Bassetti, intervenendo come discussant al seminario, ha tracciato un proprio
itinerario di ragionamento dal quale emerge una personale visione del problema della
responsabilità nell'innovazione.
L'intervento di Piero Bassetti e la
replica di Luigi Luca Cavalli Sforza.
Presentation by Piero Bassetti
and reply by Luigi Luca Cavalli Sforza [in
English] 
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Scienza,
politica e società - Biotecnologie e opinione pubblica
[18 gennaio - 31 gennaio 2003]
_____Forum dedicato a "Esperimenti & Democrazia: il riso transgenico
di Casalino"_____
--Il rapporto fra scienziati ed opinione pubblica e il ruolo delle pubbliche
amministrazioni nel porsi come tramite fra le esigenze della ricerca innovativa e le
aspettative, in termini di informazione e di sicurezza, dei cittadini--
Gli interventi
al Forum, condotto da Vittorio Bertolini, che si è chiuso il
27 gennaio.
Chi desidera intervenire può inviarci il suo intervento.
Agg : 31 gennaio 2003 con il contributo in argomento del
Prof. Giuseppe O. Longo
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Tecnoscienza
e Responsabilità
[18 gennaio - 30 gennaio 2003]
_____Umberto
Galimberti: l'imperativo della tecnica è "Si deve fare tutto ciò che si può
fare"_____
Rassegna stampa sulla
Tecnoscienza (Dicembre 2002)
Rassegna stampa sull'annuncio di clonazione umana dato in
dicembre da Brigitte Boisselier, direttore scientifico di Clonaid (società di ricerca
collegata con la setta dei Raeliani) (Gennaio 2003) [agg : 21
gennaio 2003]
da Margherita Fronte:
"I possibili (seppur limitatissimi) campi di
applicazione della clonazione umana a scopi riproduttivi"
«C'è la tendenza generale ad affermare che la clonazione umana
a scopi riproduttivi sarebbe assolutamete inutile. Se ciò è in gran parte vero, non
vanno però dimenticati i sia pur limitatissimi possibili campi di applicazione. Non
citarli mi sembra un po' come truccare il dibattito.
E' vero che la tecnica è gravemente imperfetta. Per ottenere un clone, infatti, occorrono
ancora troppi tentativi. Inoltre, anche quando l'esperimento riesce, i cloni presentano
spesso anomalie e deformità a carico di diversi organi, tali da comprometterne la
sopravvivenza. (...) Ammesso e non concesso che però una soluzione si trovi, il dibattito
sull'opportunità di clonare gli uomini non potrebbe più avvalersi di questi argomenti
(come invece accade in questi giorni). Resterebbero le opposizioni forti, di natura etica.
Ma qualsiasi opposizione diventa debole se dà l'impressione di "non dirla
tutta". [...]» ... continua
Da Paolo
Micheli: "Clonazione terapeutica e stampa" (27 gennaio 2003)
«Gentile redazione, sono interessato a sapere se avete
pubblicato, o se siete a conoscenza che può essere disponibile in internet qualche
articolo o altro sul rapporto tra clonazione
terapeutica (o problematica delle cellule staminali) e la stampa (o mass media in genere).
Grazie e buon lavoro!»
Risponde Margherita Fronte:
«Non mi vengono in mente lavori specifici su clonazione
terapeutica e media.
Tuttavia, su come la stampa ha trattato il tema della clonazione c'è un libro: "La clonazione e il suo doppio",
di Roberto Satolli e Fabio Terragni (Garzanti). Questo libro esamina soprattutto la
vicenda di Dolly, comunque ci sono anche alcune sservazioni interessanti su come la stampa
ha tratttato (in quel frangente) le possibili applicazioni mediche della tecnica.
Sul dibattito bioetico invece c'è: "Bioetica in
laboratorio", di Demetrio Neri (Laterza). Parla
soprattutto di bioetica, ma con qualche aggancio alla questione dei media e della
percezione pubblica.
Infine, il libro di Giovanni Sabato: "L'officina
della vita" (Garzanti) tratta gli aspetti
scientifici, con qualche concessione al dibattito bioetico.
Esistono alcune riviste che si occupano in modo specifico di comunicazione della scienza.
La piu' nota è "Public understanding of science" (http://psci-com.org.uk)»
Si veda anche il Percorso
sulla Commissione Dulbecco (la
ricerca scientifica sulle cellule staminali e l'uso degli embrioni umani)
Si veda anche il Percorso
"Clonazione umana"
Dall'Ufficio
Stampa di Observa: «Lattuale dibattito sulla clonazione invita a riprendere i dati
della più recente indagine italiana di riferimento sulla percezione pubblica sulle
biotecnologie, realizzata da Observa --il centro di ricerca specializzato
nellanalisi dei rapporti fra scienza e società-- e la Fondazione Bassetti nella
primavera 2002.» (si vedano le News nel sito di Observa e la
nota (*) qui sotto)
La Sintesi e il Report finale dell'indagine
sono raggiungibili, in questo, sito all'interno del Percorso sulle Biotecnologie. A primavera - inizio estate 2003
avremo i risultati della nuova indagine Observa - Fondazione Bassetti.
(*) Observa è un centro studi indipendente, nato nell'ambito di Poster, per tale motivo
in questo sito la precedente indagine è denominata come "indagine Fondazione
Bassetti - Poster".
Un dialogo
tra Galimberti e Boncinelli, che tocca anche il tema della clonazione, si trova
in: Giovanni Maria Pace, "La
scienza fra angoscia e progresso", La Repubblica, 28 gennaio 1999 (pubblicato nel
Sito Web Italiano per la Filosofia [www.swif.it]):
«Boncinelli:
"... La gente ha paura, anche se la paura è l'altra faccia del desiderio: un
desiderio morboso che le cose cambino, accompagnato dal terrore che cambino"
Galimberti:
"Condivido. Finché discuti di fisica, tu organizzi il mondo, produci mezzi che sono
nel mondo, ma il tuo corpo resta l'Immutabile. Con la biologia il tuo corpo entra a sua
volta in mutazione e ti viene a mancare il punto di riferimento. Una volta c'era Dio.
Tolto Dio, resta l'Io. E adesso questo Io entra in questione. Ma rispetto a che cosa? E'
proprio la mancanza di orizzonte che crea l'angoscia".
(...)
Boncinelli:
"... nella battaglia pro o contro la biologia, l'uomo si sta confrontando con se
stesso, si sta misurando con l'onnipotenza, che fa paura, con la libertà, che fa paura, e
vorrebbe che qualcuno calmierasse il gioco. Ma chi può limitare l'Io, se non l'Io
stesso?"»
Altri due articoli di
Galimberti che propongono riflessioni simili, o connesse, a quelle svolte in quello, più
recente, qui preso in considerazione:
"Criminali altamente
responsabili" (La Repubblica, 4 novembre 1999)
"Un terremoto che ci riguarda"
(La Repubblica, 18 novembre 2000)
Pagine di Galimberti (sul sito del Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze
dell'Università di Venezia) [avviso del 18 gennaio :
ultimamente il server web che contiene le pagine di Galimberti non risponde]
Il libro di Galimberti, "Psiche
e techne. L'uomo nell'età della tecnica", Feltrinelli, Milano, 1998
Scheda
del libro su InternetBookshop (contiene la recensione uscita su "L'Indice")
Recensione di Sandro Modeo,
in "Le Scienze" del dicembre 1999
Recensione di
Giuseppe Marchetti, in "Gazzetta di Parma" del 30 aprile 1999 (pubblicata nel
Sito Web Italiano per la Filosofia [www.swif.it])
«L'uomo nell'età della tecnica ci si presenta
pressappoco come quei manichini che gli sperimentatori degli incidenti in auto legano ai sedili per
controllare su di essi gli effetti devastanti degli scontri. Quei manichini si spezzano,
si spappolano, si contorcono ma sulle loro bocche di plastica affiora sempre il sorriso
scemo che il loro costruttore vi ha disegnato.»
(Giuseppe Marchetti, in "Gazzetta di Parma" del 30 aprile 1999)
|
Prendendo spunto
dai recenti annunci sensazionalistici sulla clonazione umana (v. la Rassegna stampa nel
box qui a fianco), Umberto Galimberti, nell'articolo "L'uomo impotente contro la scienza" (La
Repubblica, 28 dicembre 2002) espone le proprie riflessioni sulla frattura che ormai da
tempo si sarebbe aperta tra il procedere della tecnica e le finalità che gli uomini si
propongono: politica, etica cristiana, etica laica, etica della responsabilità
weberianamente intesa: quale potere hanno nei confronti della tecnica? Nessuno.
Alla drammaticità delle considerazioni svolte da Galimberti può fare da contraltare la
recensione che Sandro Modeo fa del suo libro "Psiche e Techne" (v. nel box
qui sotto). In contrapposizione a Galimberti, Modeo rivaluta infatti il ruolo della
scienza sottolineandone la sua imprescindibile funzione euristica.
Un estratto dall'articolo del 28 dicembre:
«Nata sotto il segno
dell'"anticipazione", di cui Prometeo, "colui che pensa in anticipo",
è il simbolo, la tecnica, nel nostro tempo, finisce col sottrarre
all'uomo ogni possibilità anticipatrice, e con essa
quella responsabilità e padronanza che deriva dalla capacità di prevedere.»
Larticolo di Galimberti è stato lo spunto per due interventi su Avvenire:
di Jader Jacobelli e di Carlo Dignola.
Nel primo, Jacobelli prende le distanze dalle tesi di Galimberti sullautonomia
della tecnica; scrive infatti: «non esiste "la tecnica", ma esistono i tecnici,
uomini in carne ed ossa come tutti, che sanno quello che si propongono e quello che fanno,
e soltanto in qualche rarissimo caso l'effetto della loro ricerca li può sorprendere
sopravanzando il loro scopo. Inoltre la ricerca scientifica oggi non viene svolta da un
singolo, che può essere tentato dal rischio, a fini anche esibizionisti, ma in una
collegialità che certamente accresce il senso di responsabilità». E aggiunge:
«Astrattamente la tecnica può essere irresponsabile, nel senso indicato da Galimberti,
ma gli uomini non lo sono e non ritengono che tutto quello che si può fare si debba
fare». ("Ricerca
scientifica: responsabilità e tentazioni faustiane", 2 gennaio)
Mauro Ceruti, antropologo, preside della Facoltà di Lettere e filosofia
dell'Università di Bergamo, nellintervista a Carlo Dignola, pur concordando con
Galimberti sul pericolo di una "tecnica come destino", ritiene però che sia
«possibile un'elaborazione culturale che consenta di reinterpretarla all'interno di uno
sviluppo della civiltà umana. È vero che scienza e tecnologia da sé non producono una
coscienza, ma se sono stimolate dalla riflessione critica sono proprio esse a chiederci la
responsabilità di un'elaborazione etica dell'orizzonte dell'azione umana». ("I fanatici della scienza",
3 gennaio) |
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Human
[18 gennaio - 23 gennaio 2003]
_____Macchine meccaniche e mentali_____
Ai molteplici aspetti della relazione fra l'essere umano e le sue creazioni
--meccaniche e mentali-- è dedicato il secondo volume della collana del Credito Italiano
"La Nuova Scienza", edita da Scheiwiller, presentato poco più di un anno fa a
Forlì. Si legga l'articolo "Nelle
macchine il destino dell'umanità" (Fabio Gavelli, Il Resto del Carlino, 30
novembre 2001).
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_____Bionica, etica e identità_____
--dialogo on-line--
"11 creature", di Tommaso Correale Santacroce
Rassegna stampa sulla Tecnoscienza (Dicembre 2002)
«Uno degli aspetti più affascinanti, ma anche inquietanti, del
futuro tecnologico dell'uomo è l'utilizzo della macchina, elettronica e meccanica, non
già come ausilio "esterno", come funzione suppletiva e integrativa della
intelligenza e delle abilità dell'uomo, ma come potenziamento
e surrogazione della stessa biologia umana.» |
 Il dialogo iniziato da Massimo Bartoli con
"A proposito di 11 creature"
(10 dicembre 2002) («C'è uno stato preliminare del cyborg: il cosiddetto uomo
bionico. [...]») contiene riferimenti a:
la serie TV "L'uomo da sei milioni di dollari e la donna bionica",
il film Johnny Mnemonic,
l'attività performativa dellartista francese Orlán e di altri artisti che
che stanno affrontando limpatto delle tecnologie (bioniche e meccaniche) sul proprio
corpo
(«[...] Questo panorama reale è sconvolgente quanto i più oscuri racconti di
fantascienza e sicuramente è il nervo scoperto delle prime mutazioni del corpo umano in
corpo bionico, e se larte è uno sguardo senza veli sulla realtà...» [Tommaso
Correale])
Da CQ.com,
"What's New" del 10 ottobre 2002":
L'uomo da sei milioni di dollari: «La tv si sta sempre più
affermando come la fonte di ispirazione per le grandi case di produzione americane a corto
di idee. Per la Universal Studios e la Dimension Films è ora la volta dellUomo da
sei milioni di dollari, la serie di telefilm anni 70 dedicata a un astronauta,
interpretato da Lee Majors, "ricostruito" chirurgicamente come mezzo uomo e
mezzo macchina dopo un grave incidente e assunto dal Governo per missioni estremamente
delicate. La sceneggiatura è stata affidata a Trevor Sands che dovrebbe
"saccheggiare" lo stesso romanzo di Martin Caiden, Cyborg, già utilizzato per
la tv. Qualcosa, però, è cambiato rispetto a 30 anni fa: gambe, braccio destro e occhi
delluomo bionico, al netto dellinflazione, oggi costano sei miliardi di
dollari. Speriamo che il titolo del film non sia lunica novità...» |
[ in English]]
From CQ.com,
"What's New", 10 October 2002
The Six Million Dollar Man: «Television is increasingly becoming
the main source of inspiration for the major American production companies when they run
out of ideas. For Universal Studios and Dimension Films, it's now the turn of the
Six-Million Dollar Man, the 1970s TV series about an astronaut, played by Lee Majors,
surgically "reconstructed" after a serious accident to become half man, half
machine and recruited by the Government for sensitive missions. The screenplay is to be
written by Trevor Sands, drawing heavily on Martin Caiden's book, Cyborg, on which the TV
series was based. Something has changed, though, in the last 30 years: net of inflation,
the bionic man's legs, right arm and eyes now cost six billion dollars. Let's hope the
title of the film isn't the only thing to change...» |

Il regista Steven Spielberg |
Dalla rivista
on-line "Boiler" [www.boiler.it]:
"Ma
io non voglio diventare un uomo bionico", intervista con Steven Spielberg, di
Lisa Kennedy, © Wired Magazine
«- La precognizione sembra una metafora ideale di ciò che la
fantascienza può essere per la cultura. Ci parli un po dei precognitori.
- Agatha [interpretata da Samantha Morton], una ragazza di circa ventanni, ha la
possibilità di esplorare il mondo per la prima volta dopo essere emersa da una cisterna.
È un personaggio indefinito. Vede il cielo e le nuvole per la prima volta. E,
naturalmente, come avrei potuto rappresentare i precognitori senza un fascio di fili elettrici che uscisse dalle loro teste pelate? Non avrei reso omaggio al genere. Dovevo farlo.
Sembrano una continuazione dellincontro, della fusione tra umani e macchine.
Gli esseri umani sono sempre una personificazione delle macchine. Antropomorfizziamo i
nostri mezzi meccanici, specialmente le automobili, e da piccoli le biciclette. La mia
bicicletta aveva un nome --Spargibulloni-- perché perdeva continuamente viti. Credo che
siamo inclini per natura a considerare le macchine più utili come compagni di viaggio.
Non cè niente di nuovo o di strano nel fare di esse i nostri amici più intimi.
A.I., per me e Stanley, era solo la prossima interazione tra luomo e le macchine da
lui create.
(...)
- Commentando recentemente il Dvd di A.I., lei ha parlato della necessità di limiti etici e morali.
- I sognatori ci regalano le tecnologie, ma non mi sento cinico nel dire che a volte
questo dono frena i nostri sogni, invece di stimolarli. Arriverà un giorno in cui la
biotecnologia non solo ci farà vivere più a lungo ma ci darà anche uno scatto di
adrenalina se, intorno alle tre del pomeriggio, ci sentiremo un po più stanchi.
Vogliamo questo? Io no, non voglio diventare un uomo bionico.»
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_____Protesi migliorative_____
Da Luigi Foschini:
"Due annotazioni su '11 creature'" (11
gennaio 2003)
«[...] Se cerchiamo di vedere cosa ha fatto della macchina di Turing un prototipo dei
moderni computer, possiamo capirlo constatando che Turing studiò la logica degli uomini e
non gli uomini in quanto formazioni biologiche. In altre parole, qualunque cosa faccia il
cervello umano dipende dalla sua struttura logica e non dal fatto che si tratta di un
particolare tessuto biologico o perché si trova dentro il cranio di una persona.
Scindendo la struttura logica dal suo supporto materiale è possibile riprodurla e
migliorarla con altri supporti materiali (per dirla alla Wittgenstein, dobbiamo separare
la sostanza dal sostantivo). [...]» ... continua
|
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La
società del rischio
[18 gennaio 2003]

_____La società mondiale del rischio_____
Su La Repubblica del 13 dicembre 2002 è uscito un articolo di Ulrich Beck intitolato
"La società mondiale del rischio". Ne proponiamo il testo integrale ( English translation available on
request) perché al concetto di rischio e a come questo sia percepito a livello sociale
abbiamo dedicato, durante l'anno passato, un Percorso specifico, originato dagli
interventi che, in argomento, si succedettero nel Forum che avevamo aperto. A corredo del
dibattito vennero proposte alcune letture tra cui due scritti di Ulrich Beck.
Alcuni estratti
dall'articolo dello scorso 13 dicembre:
«Il concetto di
rischio è un concetto moderno. Esso presuppone delle scelte e cerca di rendere
prevedibili e controllabili le conseguenze imprevedibili delle scelte compiute in nome del
progresso. L'elemento nuovo della società mondiale del rischio sta nel fatto che con le
nostre scelte nel nome del progresso diamo luogo a problemi e pericoli globali (...)»
«La chiave
della cultura dell'insicurezza sta nel comprendere l'insicurezza
come elemento della nostra libertà.»
«La cultura
dell'insicurezza spezza (...) il dibattito basato sulla falsa alternativa tra sicurezza e rischio. La scelta è tra diverse situazioni di rischio; spesso anche tra
alternative i cui rischi investono dimensioni e valori diversi, difficilmente
paragonabili. Perciò la cultura dell'insicurezza è consapevole che il permanere della sicurezza è altamente rischioso, poiché
minaccia la libertà e la capacità di riforma e di innovazione.»
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Segnalazioni
[18 gennaio - 21 gennaio 2003]
_____Organismi
Geneticamente Modificati (OGM) agroalimentari: strategie di comunicazione_____
(convegno del 31 gennaio 2003)
Il 31 gennaio 2003, presso lIstituto Agrario di San Michele allAdige, avrà
luogo il convegno "Organismi Geneticamente Modificati (OGM) agroalimentari: strategie
di comunicazione", nellambito dellattività del progetto
"Rintracciabilità degli Organismi Geneticamente Modificati nella filiera
agroalimentare" ("OSSERVA3") su finanziamento della Provincia Autonoma di
Trento, fondo destinato alla ricerca scientifica. Per ricevere il programma del
convegno e ogni altra informazione, scrivere a Floriana Marin
(<flomarin@itc.it>) della Segreteria tecnica
del convegno.
_____Danno
ambientale e responsabilità_____
(convegno del 13 dicembre 2002)
Lo scorso mese di dicembre, a cura della Fondazione Lombardia per l'Ambiente, si è tenuto un convegno (locandina,
in formato .PDF) sul tema "Danno ambientale e responsabilità" (si veda
il comunicato (in formato .doc)).
Il convegno è nato dalla necessità di fare il punto sulla situazione dopo la sentenza della Corte
di Cassazione su Seveso in cui viene riconosciuta la possibilità del risarcimento del
"danno morale", nella prospettiva della nuova direttiva europea prevista per il
2003.
Dalla Fondazione Lombardia per l'Ambiente abbiamo ricevuto una sintesi del convegno (in formato .doc).
In particolar modo è stato sottolineato come il riconoscimento del "danno
morale", a causa dell'imprevedibilità e dell'incertezza nella quantificazione dello
stesso, costringa l'imprenditoria a misurarsi con un nuovo concetto di responsabilità. |
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