In occasione della presentazione del libro Oltre lo specchio di Alice al Polo del Novecento di Torino, con la partecipazione di Francesco Tresso, Paolo Verri e Alessandra Girardi, Piero Bassetti ha risposto alle domande di tanti giovani presenti. Qui una sintesi del dialogo, i video, i podcast e le immagini dell’incontro.
Dice Piero Bassetti che in Lewis Carrol, e nel suo Alice attraverso lo specchio, si è imbattuto quasi per caso: «Con il suo naso d’artista, se pur dell’Ottocento, aveva già capito tutto». Sì, ma cosa, questo prete anglicano e matematico aveva capito? La vicinanza tra la frase che sintetizza la mission di Fondazione Bassetti, “L’innovazione è la capacità di realizzare l’improbabile” e l’unica regola che vige nel mondo oltre lo specchio, per un’Alice che ha già viaggiato nel Paese delle Meraviglie, “Credere nell’impossibile”, è evidente. Bassetti però ci dice altro, e lo fa in occasione della presentazione del suo libro Oltre lo specchio di Alice. Governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca (Guerini e Associati), durante il SaloneOff di Torino, alla presenza di molti giovani, quelli dello Young Advisory Board della Compagnia San Paolo e del corso di Design Sistemico del Politecnico di Torino. Ragazze e ragazzi che, come ha detto Alessandra Gilardi, incarnano il passaggio attraverso lo specchio, perché, come ricorda ancora Bassetti: «Carroll manda una bambina oltre lo specchio. E da padre di cinque figli con nove nipoti, questa cosa mi appare nella sua ovvietà, perché quello che verrà, quello che è “oltre”, fa già parte del nostro presente. A noi, la scelta di guardare a quello che è, nel presente, o a quello che è nell’oltre. Il libro, in definitiva, tratta di questo».
Parla di una scelta, dunque, e dei protagonisti che se ne dovranno fare carico. «Questo libro è per i giovani, considerato che saranno loro a trovarsi in un mondo in cui bisognerà reinventarsi anche le redini (Le redini del potere, libro scritto da Piero Bassetti e Giacomo Corna Pellegrini nel 1959, ndr)». E chi d’altra parte ha la capacità di raggiungere, come diceva la Regina Rossa ad Alice: “tutta la velocità di cui sei capace per restare sempre nello stesso posto. Ma se vuoi veramente andare da qualche parte dovrai correre almeno due volte più forte“. Insieme alle “redini”, il rapporto tra spazio e tempo è uno dei mantra di Bassetti. Se il futuro si sta già realizzando, non è pensabile arrestarlo, mentre sarà indispensabile governarlo, trovare gli strumenti, le redini del potere appunto, per guidarlo in una direzione di senso. I giovani intervenuti chiedono allora come distinguere un’innovazione “buona” da una “cattiva”; come si possa, in una società che ha paura del rischio e quindi dell’innovazione, e che spesso vede la manifestazione del problema come il problema stesso, ancora pensare a uno spazio politico che riconosca l’importanza dell’agire, dell’attivismo… Bassetti risponde che la soluzione non c’è, ma porsi i problemi giusti, additare obiettivi che sono oltre lo specchio, è già un passo in avanti.
«Una cosa pensata non è una cosa potuta. Questo vale soprattutto per voi giovani» dice il presidente di Globus et Locus. «È del tutto evidente che c’è uno scarto tra la consapevolezza del presente e le scelte che ne conseguono. Sapere che siamo in mezzo a una crisi ambientale irreversibile, che tra poco saremo miliardi di persone, che l’immigrazione non si arresterà, non implica che stiamo agendo per controllare questi processi. È il dramma dell’uomo contemporaneo. E se politica significa sapere cosa si vuole, e sapere come lo si raggiunge, allora dobbiamo ammettere che lo spazio della politica è in fortissima crisi. Per usare la metafora delle redini, non riusciamo a far sì che il cavallo vada dove ha senso che vada. Ed è altrettanto evidente che questo non dipende dalla tematica da inseguire, dal problema in sé, poiché il difetto sta nell’incapacità di mettere la forza al servizio di chi la deve utilizzare. Viviamo in un mondo di possibili volontà, che però non siamo in grado di perseguire per mancanza di strumenti, di redini, che dobbiamo, quindi, migliorare, ma per farlo, dobbiamo sapere cosa vorremmo nell’oltre, il presente, ci piaccia o meno, è solo l’attesa dell’oltre».
Al di là del tema di quale istituzione possa, o debba, prendere queste “redini”, che sia lo Stato inteso da Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia di San Paolo, come spazio dell’unica politica ancora possibile; lo Stato come spazio in cui agire liberamente come collettività in cui la società venga prima della politica auspicato da Paolo Verri; o ancora lo Stato finalmente libero dal suo “participio passato”, dalla sua natura statuale e struttura immobile incapace di dirigere una società moderna, invocato da Bassetti, il nodo resta quella quantità di sapere che non riusciamo a trasformare in potenza, il sapere che, come dice Bassetti citando l’intelligenza artificiale, «ci sta scappando di mano».
Così un altro studente sottolinea come di fronte a innovazioni dirompenti come l’intelligenza artificiale, gli strumenti della legge che abbiamo a disposizione siano del tutto inadeguati, incapaci di governare il cambiamento fino a manifestazioni estemporanee di luddismo, ma come soprattutto, la novità della nostra epoca stia nel grosso gap di competenze tra amministrazione pubblica e gruppi privati, per altro poco trasparenti e democratici. Se la domanda è ancora, “A quale sapere andrà il potere”, non è un’osservazione di poca importanza. Perché è vero, come dice Bassetti, che «davanti a potenzialità del sapere così enormi, o si “ferma” il sapere, oppure non resta che cambiare lo Stato, uno Stato non adeguato, nell’esercizio delle sue funzioni, alle conoscenze esistenti», ma è pur vero che la responsabilità di organizzare nuove redini spetta in primo luogo a chi nell’oltre è destinato ad andare. Almeno anagraficamente.
Il libro di Bassetti, scritto nel 2020 in piena pandemia Covid19, non vuole dirci come organizzare queste “redini”, né quali siano le risposte sul piano dei valori e di senso capaci di districare la matassa tra sapere e potere, ma certo esorta a compiere un salto facendosi carico di tutte le domande possibili. Di tutta la complessità che oggi sembra mettere in discussione persino la nostra capacità di comprensione. Sapere, volere, e poi agire, hanno forse bisogno di un potere dinamico capace di immaginare più che di controllare, di muoversi nella sua statualità, fino a dipanarsi, come scrive Bassetti nel suo libro “nel mondo del conosciuto e anche nel mondo dell’oltre. Perché l’intuizione di Carrol è che il divenire, le cose interessanti non accadono solo di qua, dove abbiamo la strumentazione, ma anche di là”. Protagonisti, di questa storia in divenire, è bene ripeterlo, sono i giovani, per i quali deve valere quello che l’unicorno disse ad Alice nel mondo oltre lo specchio “Se credi in me io crederò in te”.
Altre foto nel nostro account Instagram: Piero Bassetti, Francesco Tresso, Paolo Verri, Piero Gastaldo e Alessandra Girardi.
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