Verso l'immortalità per capire la macchina uomo (recensione del libro Verso l'immortalità, di Boncinelli e Sciarretta)

( 29 Luglio 2005 )

( scritto da Vittorio Bertolini Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Il libro Verso l'immortalità - La scienza e il sogno di vincere il tempo, di Edoardo Boncinelli e Galeazzo Sciarretta (Cortina editore, 2005) affronta un tema strettamente umanistico come quello del rapporto dell'uomo con il proprio futuro dopo la vita, un tema che ha ispirato un'infinità di opere letterarie.


Bassorilievo rappresentante Gilgamesh

Gli autori disegnano un percorso di alta divulgazione dove il tema della vita e della morte viene affrontato sia sotto gli aspetti più tipicamente storico-antropologici (dalle prime manifestazioni di una sensibilità dell'homo sapiens sapiens a tramandare i segni della propria esistenza, fino alla saga di Gilgamesh e ai complessi riti della civiltà egiziana), sia nell'ottica, "tecnico-scientifica", delle moderne scienze biologiche, attraverso le quali l'uomo cerca di dare risposte a domande antiche e autenticamente filosofiche, quali "cos'è la vita", "cos'è la morte", "cos'è la coscienza".
Gli autori, in tal modo, hanno costruito un paradigma culturale di integrazione dove la scienza, senza cadere nel dogmatismo dello scientismo, riesce a far luce sulle questioni filosofiche. Ciò è dovuto anche al fatto che Boncinelli e Sciarretta hanno inteso l'immortalità che fa da sfondo al saggio in un modo che nulla ha a che vedere con l'eternità o con il sogno di Vincenzo Monti nell'Ode "Al Signor di Montgolfier": Che più ti resta? Infrangere / Anche alla Morte il telo, / E della vita il nettare / Libar con Giove in cielo. Infatti, mentre sono pochi coloro a cui interesserebbe vivere in un mondo tanto lontano nel tempo da sfuggire alla nostra comprensione, molti di più sono quelli che aspirano ad una vita lunga sì, ma soprattutto vissuta in buona salute.
Il libro, perciò, analizza le prospettive del trapianto d'organi, della ricerca sulle cellule staminali e di quelle branche della biomedicina che promettono all'uomo di superare i limiti posti dall'età e dai suoi inconvenienti. Boncinelli e Sciarretta tracciano, senza indulgere a semplificazioni, un percorso di agevole lettura che inizia dalla teoria dell'evoluzione di Darwin per giungere, attraverso la scoperta del Dna e il tracciamento della mappa del genoma umano, alle più recenti scoperte della biologia molecolare e della neurobiologia. Un tragitto in cui anche chi non si trova del tutto a proprio agio con il linguaggio scientifico riesce a comprendere il funzionamento di quella macchina piuttosto complessa che è l'uomo e delle sue componenti, per esempio i geni (da molti troppo citati senza avere una chiara consapevolezza di cosa siano).
Se un limite si può cogliere in questo libro, è che la fiducia degli autori nelle possibilità della scienza pare faccia loro trascurare la responsabilità dello scienziato verso la conseguenza delle sue scoperte. Aumentare le speranze di vita e guarire dalle malattie è senz'altro cosa positiva, ma comporta alcuni problemi dal punto di vista dell'organizzazione sociale e politica. Una riflessione anche in tal senso sarebbe stata, a mio parere, un importante corollario a un testo che, a ben riflettere, più che al percorso della scienza verso l'immortalità è rivolto al percorso della scienza verso la comprensione della macchina uomo.
----------------------------------------------------
INDICE
Prefazione
Introduzione. Quattro strade per l'immortalità
PARTE PRIMA
Ieri: il concetto di immortalità
1. I vari tipi di immortalità
2. Corpi e anime
3. L'immortalità degli alchimisti
PARTE SECONDA
Oggi: lo stato dell'arte
4. Le basi scientifiche della vita
5. Della vita e della morte
6. Materia organizzata
7. Dal neurone all'Io cosciente
PARTE TERZA
Domani forse: le quattro strade
8. Vivere di più, vivere meglio
9. L'eterna giovinezza
10. La strategia sostitutiva
11. L'essenza dell'Io
12. Chi desidera l'immortalità?

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Innovazione, Medicina e Responsabilità: Lecture di Daniel Callahan e altre risorse [15/06/05]

Innovation, Medicine and Responsibility: Daniel Callahan's Lecture and other resources

( 13 Giugno 2005 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Daniel Callahan

Lecture che Daniel Callahan ha tenuto il 21 febbraio 2005 presso l'Università Cattolica di Milano

Call for Comments svoltosi in questo sito dal 26 gennaio al 28 febbraio

Dalla prima pagina del Call for Comments è possibile raggiungere numerose risorse documentali [*] relative all'argomento trattato e a Daniel Callahan

Seminario del 21 febbraio 2005 presso la Fondazione Bassetti.

Intervista a Callahan

Altre risorse

  • Intervista a Thomas Murray (Presidente dello Hastings Center, l'Istituto di ricerca presso Garrison, New York, diretto da Callahan, che ne è stato cofondatore) su genomica e medicina sostenibile (link inserito il 15 giugno 2005)
-----------------------------------
[*]
Profilo di Daniel Callahan; Estratti dal libro di Callahan La medicina impossibile; Recensione del libro La medicina impossibile a cura di Sebastiano Maffettone; Prefazione all'edizione italiana di La medicina impossibile; due articoli che riflettono sul tema del libro; pagina di Amazon su False Hopes; pagina informativa su Callahan, edita da Lawrence M. Hinman; Raccolta di materiali su Daniel Callahan, a cura di Paola Parmendola. Tutti raggiungibili dalla colonna di sinistra nella prima pagina del Call for Comments.


Lecture 21th February, Università Cattolica, Milan

Call for Comments developed in this site from January 26th to February 28th

From the front page of the Call for Comments you can reach other information resources about the topic and about Daniel Callahan

Seminar, 21 February 2005 at Bassetti Foundation.

Interview with Callahan

Other resources

  • Interview with Thomas Murray (President of The Hastings Center, the research institute in Garrison, New York, directed by Callahan, who was a co-founder) about genomics and sustainable medicine
-----------------------------------
[*]
Daniel Callahan's profile; Estratti dal libro di Callahan La medicina impossibile; Recensione del libro La medicina impossibile a cura di Sebastiano Maffettone; Prefazione all'edizione italiana di La medicina impossibile; due articoli che riflettono sul tema del libro; page in Amazon about False Hopes; information page about Callahan, edited by Lawrence M. Hinman; documents gathered by Paola Parmendola [partly in english]. All located inside the left column in the first page of the Call for Comments.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Sanità: sistema pubblico e sistema privato a confronto

( 13 Maggio 2005 )

( scritto da Vittorio Bertolini Cliccare sul link per scrivere all'autore )

All'indomani della sua sostituzione da Ministro della salute, il Prof. Sirchia, in una polemica intervista rilasciata al Corriere della Sera, ribatteva all'accusa di aver voluto imporre stili di vita salutisti affermando che, senza una radicale inversione di rotta rispetto agli attuali modelli di consumo alimentare, si rischia di andare al collasso del sistema sanitario a causa del diffondersi di massa di patologie come obesità, diabete e altre.
Può essere che l'ipotesi di Sirchia sia eccessiva, tuttavia non si può non constatare che esiste una crescente domanda di cura sia per patologie collegate agli stili di vita sia per le aspettative indotte dalle nuove tecnologie mediche.
Per esempio, fino a non molto tempo fa il problema dell'infertilità, maschile o femminile, poteva essere un dramma personale a cui la medicina non riusciva a dare una risposta, mentre ora, attraverso le tecniche della fecondazione medicalmente assistita, può essere risolto pressoché in tutti casi. A sua volta, la diagnostica strumentale (TAC, risonanza magnetica, ecc.) ha aperto possibilità fino a ieri impensabili, ma ha pure aumentato la richiesta di nuove cure. E questo incremento della domanda si è tradotto in un aumento dei costi che mettono a dura prova l'efficienza dei sistemi sanitari. Ma se la medicina diventa "impossibile", quali soluzioni propone la politica economica sanitaria?

Si veda anche quanto si trova nel precedente post che si riferisce alla Lecture che, in tema di "medicina impossibile", Daniel Callahan ha tenuto lo scorso 21 febbraio all'Università Cattolica di Milano, su invito della Fondazione Bassetti.
Si vedano anche il successivo Seminario e l'Intervista a Callahan

Il confronto fra sistema sanitario italiano e americano, il primo basato sulla fiscalità generale, l'altro incentrato sulla mutualità privata (dove l'assistenza pubblica gratuita, grazie al Medicare Rights Center, copre le esigenze solo di una parte molto minoritaria della popolazione: bisogna essere anziani, cioè sopra i 65 anni, e molto poveri), è stato al centro della puntata del 24 aprile della trasmissione RAI-TV "Report", intitolata La sanità è un lusso?, già segnalata in questo sito (dalla Segnalazione è possibile accedere alla trascrizione della puntata).
Anche se un sistema come quello italiano, basato sulla fiscalità generale, si mostra più attento a garantire a tutti, e in particolare ai meno abbienti, l'accesso alle prestazioni sanitarie, emergono alcune difficoltà che appaiono comuni ai due sistemi. Per esempio, le lunghe liste di attesa per alcune analisi strumentali o le code ai dipartimenti di emergenza o l'elevato costo dei farmaci. Sia nel sistema americano che in quello italiano, anche se per motivi diversi, l'accesso ai ricoveri ospedalieri non è sempre agevole. Se negli Usa c'è il filtro delle compagnie assicuratrici (verifica della validità delle polizze e nei casi più complessi autorizzazione delle compagnie assicuratrici), in Italia c'è il problema dei tempi di attesa; e poichè la richiesta di salute in genere richiede risposte sollecite, si ha come conseguenza un ricorso alle strutture private.
Anche se non in modo approfondito, la trasmissione ha affrontato il tema della prevenzione, specialmente in riferimento alla situazione italiana. Nel nostro Paese, proprio perchè la cura della salute è un servizio pubblico, è fondamentale, dato che i costi della prevenzione sono minori della cura, prevenire l'insorgere o l'acutizzarsi delle patologie più gravi. Però se, da un lato, la cultura della prevenzione fa parte della cultura medica comune, dall'altro lato iniziative come screening di massa, controllo periodico dei soggetti maggiormente a rischio, day hospital si sono sviluppate parzialmente e solo in alcune parti del Paese.

Nella puntata di Report è stato affrontato anche quello che è il diverso atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti dei due sistemi sanitari. Nel nostro sistema generalista il dissenso e il confronto con le strutture sanitarie si organizzano politicamente (partiti, sindacati, organizzazioni dei consumatori, tribunali del malato), avendo come riferimento l'aspettativa di efficienza nella risposta sanitaria, mentre in un sistema selettivo come quello americano si sviluppa maggiormente il contenzioso privato legato ai costi (assicurazioni contro utenti morosi o truffaldini, oppure che contestano i costi esorbitanti). D'altra parte non può essere altrimenti, vista la struttura privatistica e individualistica del sistema americano. Così, mentre in Paesi come l'Italia, che hanno una forte tradizione di democrazia dei partiti, si cominciano a sperimentare forme di partecipazione legate ad organizzazioni di base dei cittadioni (in proposito esistono alcune considerazioni interessanti nella relazione tenuta da Massimiano Bucchi al Forum tenutosi a Bruxelles dal 9 all'11 marzo 2005, nell'ambito del Programma "Science and society" dell'Unione Europea - si veda, in questo sito, il relativo paper), nell'America che, ancora, e non sempre a proposito, leggiamo con gli occhiali di Toqueville (ma Democrazia in America è di quasi sue secoli fa), si viene sempre più rafforzando il ruolo delle corti di giustizia.

All'inizio della puntata di Report è stato affermato che, secondo un rapporto del 2000 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, la Sanità italiana era risultata fra le più efficienti ed economiche al mondo, mentre l'America compariva al 37° posto. Non so su quali criteri si basi l'indagine, ma, come cittadini, spesso ci capita di dubitare dell'efficienza e dell'economicità del nostro sistema e viene da chiedersi se esso non si stia trasformando verso una forma spuria, dove a un sistema pubblico finanziato dalla fiscalità generale, e cioè da tutti noi, si affianca un sistema privatistico finanziato solo da alcuni di noi.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Innovation, Responsibility and Medicine: Interview with Daniel Callahan

( 20 Aprile 2005 )

( scritto da Cristina Grasseni Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Daniel Callahan presso la Fondazione Bassetti



The Fondazione Bassetti's  INTERVIEWS : encounters with famous innovators

Le  INTERVISTE  della Fondazione Bassetti: incontri da vicino con famosi esponenti di idee innovative.

Precedenti interviste -- Previous Interviews:

Interview with Bruno Latour (by Margherita Fronte, 17 November 2003): see the box at the right
Intervista a Bruno Latour (di Margherita Fronte, 17 novembre 2003)

Intervista a Richard R. Nelson (di Margherita Fronte, 17 giugno 2002)
Interview with Richard R. Nelson (by Margherita Fronte, 17th June 2002)

----------

About "Innovation, Responsibility and Medicine", see also...

Su "Innovazione, Responsabilità e Medicina", vedi anche...

The Daniel Callahan Lecture and the Call for Comments
La Lecture di Daniel Callahan e il connesso Call for Comments.

The Programme of the Lecture helded on 21th February 2005 at Università Cattolica in Milan
Il Programma della Lecture tenutasi all'Università Cattolica il 21 febbraio 2005.

The Call for Comments about Daniel Callahan's thesis: The implications of innovation in the health field: false hopes for medicine?
Il Call for Comments sulle tesi di Daniel Callahan: Le implicazioni dell'innovazione nel settore sanitario: una medicina impossibile?

Daniel Callahan's Lecture: text and photos
Lecture di Daniel Callahan: testo e fotografie

Innovation, Responsibility and Medicine: Seminar, 21th February, Bassetti Foundation, Milan [in Italian]
Innovazione, Responsabilità e Medicina: Seminario del 21 febbraio 2005 presso la sede della Fondazione Bassetti

Press coverage in the Bertolini's blog [in Italian]
Nella Rassegna stampa di Vittorio Bertolini:
- Medici e innovazione tecnologica: un sondaggio del Censis e del Forum biomedico
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (1)
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (2)
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (3)

        Cristina Grasseni
Let's start with a question that is relevant to the aims and interests of the FGB, which is discussing responsibility in innovation. How would you relate it to your own interests?


        Daniel Callahan
I have long had a fascination with technology and particularly its power to change the way we live our lives, whether we want the changes or not. Medical technology is particularly interesting, because we use it to deal with illness, suffering, and death. It is one of the main ways medical progress moves forward. Like everyone else I am prone to seek and buy the latest technologies, even if I recognize they may not do me much good.

Do you think that in the health sector there's a case for irresponsible innovation?

I can think of few instances of irresponsible innovation. Most individual technologies make considerable sense, and are by themselves not at all irresponsible. The problem with technological innovations usually comes from their over-use (too many automobiles now in many countries), their cost in the aggregate (thousands of people making use of hundreds of expensive medical technologies, many of them making little actual contribution to health), and their tendency to introduce a social bias of one kind or another (spending too much on medical innovation at the cost of needed innovation in the teaching of children). The state of California will spend $3 billion on stem cell research, which may not result in important medical innovations, but not spend the same amount educating the estimated 2.5 million people in that state who are illiterate and thus doomed to poor jobs and poverty.

You discuss the issue in term of sustainability. In our cfc some of the comments were asking, isn't this just a problem of reallocating resources? If there is a priority for health, shouldn't we look at the ways costs are generated? Or just find more money for it?

Economists have long pointed out that there is a direct correlation between money spent on health care and the economic affluence of different societies. But at present even affluent societies are having trouble paying for constant and often large annual increases in health care costs. It is unsustainable for a society to allow its health care costs go up each year at a rate faster than the general cost-of-living increases. The most common response is to attempt to eliminate inefficiencies in the health care system. But this has been tried for many decades now with only moderate success. The main reason for the cost increase is that of new technologies, ever new medical innovations. I believe that is where the effort at change and reform must be directed. But that is hard for many people to accept. Of course taxes can be raised to keep up, but there is finally a limit to what taxpayers will put up with, even it might mean better health services. I believe many countries have already reached that point. The importance of the concept of sustainability is to force us to understand we need to find a long-term solution to the cost problem, and that will mean finding a way to limit excessive cost increases over the long run.

What about the profits of the pharmaceutical industries? Public spending in the health sector is going up because someone is making such high profits as 15.5%

The multinational drug companies complain, often bitterly, about the price controls placed on drugs in Europe--and Americans often complain that our high prices are paying for the research that Europeans (and Americans of course) benefit from. Drug companies have been immensely profitable, but that has changed over the past 2-3 years. I am not sympathetic to the drug company complaints about efforts to control the prices paid for drugs. Many other industries have flourished--such a computers--with a much smaller profit margin. Moreover, many drug company costs come from developing new drugs that are only marginally, if at all, better than the old ones.

Sure, that comes out very clearly from your book. But let's take an example. Let's take infertility treatments. You say clearly in your book that there shouldn't be a priority of public spending to make infertility treatments available to all. That is one thing. Another thing altogether would be not to do a type of research that makes this treatment available, at least potentially, at all.

I don't think we can stop this kind of research. It will get funding somewhere because there is market for it. But I think we need to get people to have a better understanding of why they need infertility treatment in the first place. One cause is late procreation: too many women over 35 trying to have their first baby. If we got women to get babies at 21 or 22 we would not have infertility problems. The other one is sexually transmitted diseases. Both of these make it a public health problem. which we have unfortunately turned into a medical problem. If you want to have delay having babies till 40, you may need infertility treatment. I think this is a very interesting example, in fact, because sometime there are expensive medical interventions due to people having poor health behaviour. Expensive lung cancer treatments mainly come about because of unhealthy smoking habits. We need to stop the smoking and not depend upon medicine to find a cure for lung cancer.

Yes but, the alternative to infertility treatments is to change the social conditions by which women find themselves choosing between a career and having babies. Would that cost less than infertility treatments?

It's very difficult to change the whole society, securing support to women, childcare, etc. It's an endless in debate in every country I have been in. But I guess it's still a question to what extent you encourage the continuation of such behaviour by supporting it. If the government said 'we are sorry for you, and we understand you need to get a degree before you have your babies. But you made that choice; you did not have to pursue that career. If this is a lifestyle choice that gets you to have babies with great difficulty at age 40, we should not pay for it'. You still have a lot of women who have their babies after higher education, they are less educated when they have their babies but they are happy with it. In Southern Italy you still have a lot of women getting their first babies at 21, with many fewer needing infertility treatment.

It seems to me that the kind of reform of medicine and of health care that you advocate actually require a radical rethinking of our society. It's not a question of appeasing one lobby or another. Who should decide how to do it? The medical professions? A committee of people like you?

In the US we have three ways people get their health care paid for. Mostly it is our employers that pay for your health care; about 60% of people get health care this way. Medicaid is a government programme for the poor, in which case it is the state that decides how much to spend for their health. At the federal government level, Medicare programme is for people over 65. If it's the state that pays, it decides how much to spend and on what. If it's the employers, they have to make decisions about what they are prepared to cover--and if it is the government it has to make the same kind of decision. We have debates at the moment because, due to cost pressure, the employers are reducing benefits. Here your health care system is mainly supported by taxes and there's some private health care available. So it should be the state that decides how much it is going to support e.g. infertility treatments, how many cycles of in vitro fertilisation etc. It is an interesting example because it is a very expensive and not very successful treatment. Maybe 25% succeed. And it costs 10 to 20 thousand dollars per treatment cycle (at least in the US), and sometimes 3-4 cycles are necessary for success.

I have a question about educating people. In your book you talk about investing more on public health. What do you mean by that?

I am referring to what is often called a "population perspective"on health; that is, what can we do to improve the general health of society, not simply helping individuals?.We know, for instance, that organ transplantations work exceedingly well on a small minority of people but the impact overall on a nation's mortality rate is minimal. We should invest money in what makes the most difference statistically, particularly when the cost is worn by the entire society. This is a public health and population perspective.

There's a strong educational aspect to it...

A lot of behavioural changes come about from educating the public about public health, but for a lot of these issues education doesn't work very well. It's worked moderately well on smoking, but in most countries it has taken the additional force of law to get at those smokers who do not respond to education programs. I notice there's no smoking in restaurant here, I don't see anyone smoking here?

It's a new law...

Smoking is an easy case, but how would you pass laws on eating to reduce obesity or on exercising? How are you going to convince people to jog every day?

Would you recommend that some specific agency take the reins on these aspects?

In the US now, some companies are taking a leadership role. For instance, in some cases if an employee is overweight, he can lose his job. In case of seriously overweight employees, they will provide employees with help to lose weight but if you haven't succeeded after 6 month you can get discharged. This is happening in few companies. In most companies it's forbidden to smoke at work, but in a few cases they even test people to see if they smoke at home, in which case they are going to fire you. It's a small minority of course, about 1% of companies, but there's a lot of attention on them, especially because of the court case they are going to attract and the controversy they have engendered. But the employers have good evidence that smokers cost them more in terms of health costs--so if smokers cost a company 20% more than everybody else, they feel they should not bear those additional costs. Unfortunately, just lecturing people won't always change their habits.

There's such an obviously political side to this. The debate takes a different shape according to the political model of citizenship you take. You talk about market and solidarity models of health care. And you talk about the differences about Americans and Europeans, the latter thinking of public health as solidarity. If anyone thought pragmatically about implementing the reforms you advocate, don't you think it would create such political unrest that they would be non implementable?

That's true with any other revolutionary ideas. You have to wait for the right moment. In the US, the number of uninsured people, 45 million, is rising. You need a moment of great crisis. In our country only some very serious crisis will make people, particularly the middle classes, prepared to change radically. 85% of Americans are well insured. They don't care too much about the 45 million uninsured, who are near-poor people. They are not going to change the entire system to help that 15%. But more people are amenable to the idea of taking more drastic steps to control smoking because they realize that cancer and heart problems from smoking add to everyone's health care costs.

How would you combine the private and public sector then?

In our society, nobody can agree on the right mix. They don't like government to take the guide. The net result is no one gets anywhere. It's a stalemate. For that reason I much prefer the European systems, which gives the government considerably more control of the health care system.

What would be your model for a virtuous relationship?

I have just finished a new book on the impact of the market on health care and what I say is the European healthcare systems and Canada's are infinitely superior to the US. Everybody is covered, and you get better health care for less money. The average American believes they have the best system in the world. We do have the best hospitals but that does not make it good for the average person, particularly if they do not have much money. If you don't have good coverage and you go into the emergency room with a broken leg they'll just send you a 5000 dollar bill and put you on drugs for the rest of your life that cost 300 dollar a month. But the European system is in trouble because of the cost pressures. My picture is that the US is struggling to climb up the mountain of universal health care, and the Europeans are trying to hang on, to keep up there. The market gets very attractive in Europe because this way the government gets rid of some of the costs. It's a very interesting drama unfolding, interesting for me to see how you all keep it and to see what we get.

But about the strategy of privatisation to cut costs, if health care provisions were more geared towards long term strategies as you suggest, these would not be attractive to the private sector...

There's no money to be made in prevention. The perfect drug for companies is for arthritis: if you get at 45, it does not get away, and you need to increase doses to relieve the pain. They certainly don't make their money by stopping you smoking or decreasing adolescent smoking. There's no profit in prevention, and it does not excite people to get to think about what may happen to the in 25-40 year's time. A cure for cancer is much more attractive.

It seems to me whichever way you approach the problem, one reaches the same conclusion: the privileged, the rich, get the best...

The rich always win. They get the best cars, the best hospitals and so on. I knew a very wealth NY layer who got leukaemia and discovered there was an experimental treatment in Israel. For one year he flew once a week to Israel by Concord (at $8000 dollar per leg) to get the treatment; and it saved his life. The issue is how big is the gap between rich and poor. I live in NYC on the Hudson River, every night there is a stream of helicopter that a few rich people use to avoid traffic jams. That does not bother me. It is when the gap between rich and poor gets too big, with the poor hurting that the real problem emerges.

And what about the developing countries?

There's a chapter about it in my new book. By the 1980s most of them had a certain primitive level of universal care that worked reasonably well at an affordable price for the countries. Then they shifted to a market model, often spurred on by the World Bank. That meant in great part privatising the health care systems--but in the process often all but destroying the government system The private system would siphon off the better doctors from the public system, as well as the interest of the more affluent in the public system, which they ceased to use. Take China, where they had the barefoot doctors providing primary care. They had a good public system, but they dropped the whole thing especially in rural areas.

Just a few questions that were raised in the call for comments and during the debate online. How would you preserve informed consent and the right of patients? What role should the doctors play?

The doctor-patient relationship is an important one. Usually people like to choose their own doctor, though there's no research that says you get a better health care that way. The doctor should also get to practice medicine the way he wants without too much interference. If you have the state in charge you are going to have some limitations and control on how much technology is going to be available in your region. I think you should allow a fair amount of free choice, though not too much otherwise patients will want all sorts of expensive treatments that the government will not be able to pay for. In many countries there's a gate keeper in primary health, usually a primary care doctor who controls access to specialist treatments. Many patients do not like that limitation, but it does help to hold down costs.

In the environmentalist debate, 'sustainability' is a word applied to limited resources. Is it applicable to things we produce ourselves, like technology?

You can measure how much air we need to breath, but how much health care do we need? People's aspirations for better health are potentially infinite. They don't want to die, they don't want to get sick. Progress keeps raising the standards of good health. We keep wanting more, and more, and more. Infertility relief was something unthinkable 40 years ago, you simply could not have children.
I think the crucial question in the environmental movement is that of "limits to growth". I believe we have a similar problem with health care: we need to find a way to limit the development of new and expensive technologies as well as educate people to know that, however important health is to them as individuals, societies will have to set limits to what it can pay to satisfy our infinite desires.

Are you aware of experimental forms of discussing with the citizens what should be done and deciding democratically? What do you think of them?

The public, which ultimately pays for health care, must have a role. The best method I know of is to work with samll groups, giving them good information, allowing time for discussion and analysis and then, in the end asking for their judgment. It is an expensive method, but nothing else seems to work as well with the complexities of health care.

Do you really think that the European systems are the result of communitarism and of a solidarity frame of mind, and not, for instance, of political results of a history of social struggles?

Well, you have much better welfare programmes than we do, all sorts of welfare programmes in fact. You are much more prepared to take care of each other. Americans don't feel badly enough about poor people. If people get sick and don't have jobs, Americans tend to l think they should just have worked harder. should the taxpayers support them? But even in Europe there is now a lot of agitation about welfare policies, including health care. The European value of solidarity has been important as a foundation for health care systems. But I sense that, unless the European countries find better ways to control costs, solidarity will weaken as a value, and could bring a greater use of market practices. The ultimate problem is that, in developed countries we have an infinity view of medical progress, that is, the view that we should always seek more and better health whatever the costs. That view is now being challenged by the cost problem, and every country will be forced to reconsider it. There is no other future option.

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Innovazione, Responsabilità e Medicina: Seminario del 21 febbraio 2005

( 16 Aprile 2005 )

( scritto da Cristina Grasseni Cliccare sul link per scrivere all'autore )
(clicca sulle immagini per vederle più in grande)
21 febbraio 2005: seminario di Daniel Callahan presso la Fondazione Bassetti
Piero Bassetti e Daniel Callahan
21 febbraio 2005: seminario di Daniel Callahan presso la Fondazione Bassetti
Massimiano Bucchi, Piero Bassetti e Daniel Callahan
Piero Bassetti e Daniel Callahan
Piero Bassetti e Daniel Callahan
Piero Bassetti e Daniel Callahan
Piero Bassetti e Daniel Callahan
21 febbraio 2005: seminario di Daniel Callahan presso la Fondazione Bassetti


I  SEMINARI  della Fondazione Bassetti: una formula innovativa e di qualità per discutere di innovazione

Precedente seminario:

Processi decisionali e democrazia: modalità di coinvolgimento degli attori sociali e dei cittadini (2 novembre 2004)

----------

Su Innovazione, Responsabilità e Medicina, vedi anche...

L'articolo del 18 gennaio con la presentazione dell'intera iniziativa.

Il Programma della Lecture tenutasi all'Università Cattolica il 21 febbraio 2005.

Il Call for Comments collegato alla Lecture di Daniel Callahan.

Lecture di Daniel Callahan: testo e fotografie -- Daniel Callahan's Lecture: text and photos

Nella Rassegna stampa di Vittorio Bertolini:
- Medici e innovazione tecnologica: un sondaggio del Censis e del Forum biomedico
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (1)
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (2)
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (3)

Si è tenuto presso la sede della Fondazione Bassetti in via Barozzi 4, il 21 febbraio 2005 alle ore 15.00, il seminario ristretto di discussione con il Professor Daniel Callahan, a seguire dalla sua lecture su Innovazione, Responsabilità e Medicina tenutasi presso l'Università Cattolica la mattina stessa.
Hanno partecipato Roberto Bernabei, Professore di Geriatria alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Gianluca Bocchi, Professore di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Bergamo, Luigi Campiglio, Prorettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Cesare Catananti, Direttore Sanitario del Policlinico Gemelli di Roma, Mario Garraffo, Senior Adviser della General Electric Italia, Giulio Giorello, Professore di Logica e Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano, Mario Greco, Amministratore Delegato RAS, Edoardo Jacucci, Ricercatore presso la Facoltà di Matematica e Scienze Naturali dell'Università di Oslo, Sebastiano Maffettone, Professore di Filosofia politica presso la Luiss Guido Carli (Roma), Luigi Orsenigo, Professore di Economia Industriale all'Università di Brescia, Riccardo Pulselli, Dottorando in Scienze Chimiche all'Università degli Studi di Siena, Luciano Ravera, Direttore Generale dell'Istituto Clinico Humanitas (Milano), Giuseppe Remuzzi, Coordinatore delle ricerche del Laboratorio Negri, Bergamo, Alberto Scanni, Professore di Oncologia Medica e Chemioterapia all'Ospedale Fatebenefratelli (Milano), Maria Chiara Tallacchini, Professore di Scienza, Tecnologia e Diritto all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Marco Vitale, Presidente Onorario dell'AIFI - Associazione Italiana degli Investitori Istituzionali nel Capitale di Rischio (Milano). Per la Fondazione Bassetti erano presenti Piero Bassetti, Presidente, Massimiano Bucchi, docente di Sociologia della Scienza all'Università degli Studi di Trento e Cristina Grasseni, Ricercatrice in Antropologia Culturale all'Università degli Studi di Bergamo.
Ha aperto i lavori Daniel Callahan con una breve ripresa dei temi della lecture del mattino, soffermandosi sui contenuti affrontati nei due libri che sono seguiti a False Hopes (l'unico libro di Callahan tradotto per il grande pubblico italiano con il titolo La medicina impossibile da Baldini e Castoldi). La tesi principale, per esempio in What prize better health è che il dibattito sulla ricerca scientifica non dovrebbe esclusivamente essere condotto sulla base di considerazioni morali ma anche di un'analisi costi-benefici, cioè di quanto beneficio certe linee di ricerca possano portare in termini di applicazioni mediche a larghi settori della popolazione.

Si tratta in altre parole di bilanciare il diritto di scelta (choice) con quello di accesso equo (equity), laddove tra i sistemi sanitari mondiali quelli europei sono maggiormente sbilanciati sulla equità dell'accesso, e quello americano sulla scelta. Tutto ciò in un contesto culturale in cui il progresso medico è un valore mai messo in dubbio e si è imposta ormai l'idea che non è immorale guadagnare nel settore sanitario (il reddito di un cardiologo negli Stati Uniti si aggira tra il mezzo e il milione di dollari annui). Si tratta di capire se non si possa stabilire uno stato stazionario (a steady state) che sia soddisfacente per i più.
Tra le reazioni, quella di Maffettone si sofferma su un'analisi di ciò che Callahan può effettivamente intendere per sostenibilità della medicina: come si stabilisce la lista delle risorse da preservare, a priori o a posteriori? Con procedure calate dall'alto che possono sfociare nel paternalismo o attraverso procedure democratiche che determinano innanzitutto i valori sulla base dei quali le risorse vengono di volta in volta identificate? Non si tratta qui solo di problemi di finanza e tecnologia, ma di scegliere tra cornici liberali o autoritarie in cui collocare i valori dell'educazione e della responsabilità personale.
Vitale sottolinea l'importanza della tesi per cui dovremmo rieducarci ad accettare la morte come parte della vita, ma enfatizza che ciò non deve partire dalla semplice constatazione dei costi economici. Non si computano mai i risparmi e i ritorni dovuti agli investimenti sanitari. Per esempio, il ritorno economico dell'abolizione della malaria. La diversità dei sistemi sanitari americano ed europei è fondamentale, e non è detto che si debba dare per scontato che i secondi siano votati alla bancarotta. Il sistema americano costa il doppio di quelli europei ed è molto meno equo. Inoltre negli Stati Uniti è attiva la lobby farmaceutica, la seconda per potenza, che protegge tra l'altro i salari astronomici dei medici. Il motivo per cui il modello europeo funziona meglio non è la vocazione solidale degli europei, ma il fatto che il sistema funziona su base cooperativa, attraverso l'imposizione di tasse. In Italia per esempio si è tenuto conto della tendenza demografica fino al 2050 e proiettato un incremento delle risorse destinate all'assistenza sanitaria del 10%, parte grazie a risorse private - un incremento accettabile considerando anche l'incidenza enorme dei costi di cattiva amministrazione che sono quelli su cui ci si potrebbe concentrare. La preoccupazione maggiore di Vitale comunque al di là dei dati concreti è l'impostazione di fondo del discorso della responsabilizzazione coatta dell'individuo, in quanto potrebbe sfociare in un "fascismo sanitario", una "teologia clinica".
Callahan di contro fa notare come sia possibile in America per un datore di lavoro formulare un business argument secondo cui, poichè è il datore di lavoro a pagare i costi dell'assicurazione sanitaria dei dipendenti, se il dipendente fuma o è obeso costerà circa il 20% in più in polizze e interventi, per cui è legittimo imporre ai dipendenti di non fumare o di prendere misure per ridurre il proprio peso. Le misure anti-fumo recentemente prese in Italia sono a beneficio dei costi sostenuti dalla società per le malattie causate dal fumo e non sono percepite come "fasciste". I prezzi, e non i costi, del sistema sanitario americano sono piu' alti, e questo è dovuto soprattutto all'incidenza delle grandi tecnologie.
La ripresa di Orsenigo si chiede quanto le tesi di Callahan dipendano da considerazioni economiche e quanto da altre argomentazioni etiche o mediche. Una argomentazione principalmente economica pone molti problemi. Siamo di fronte ad un problema di "economia dei diritti umani", il che è un ossimoro nella scienza economica: i diritti umani sono beni che non hanno prezzo ma sono costosi.
Callahan tuttavia fa notare come la ricaduta pragmatica di un approccio di questo genere è il fatto che, poichè la gente non vuole pagare tasse alte per finanziare un servizio che assicuri a tutti il rispetto dei diritti, i costi delle coperture assicurative rimangono alti e ciò causa il problema americano di avere larghi settori della popolazione scoperti da qualsiasi forma di assistenza. Inoltre c'è il problema di stabilire un limite ai diritti: avere un trapianto di cuore assicurato a 90 anni sarebbe un diritto?
Bernabei sottolinea come il problema sia proprio quello di un cambiamento delle società industrializzate nel senso di un invecchiamento della popolazione. In Italia il 20% della popolazione è over 65. Se si considera che i test clinici sui medicinali escludono per definizione gli over 70, ci rendiamo conto che lo stesso concetto di evidence-based medicine in realtà non tiene conto di come stia cambiando il mondo. Piuttosto, occorre tenere sempre piu' in considerazione l'erogazione di "care" laddove viene a mancare spazio per erogare "cure". Per i sistemi di care, come per esempio l'assistenza domiciliare, non ci sono protocolli o standard di riferimento.
Secondo Callahan, inoltre, il problema dell'invecchiamento solleva ulteriori questioni di equità: è giusto che un bambino di 9 anni debba competere per le stesse risorse con un uomo che ha già vissuto 90 anni?
Garraffo aggiunge che gli usi della biologia molecolare nella diagnosi precoce delle malattie possono anche comportare un rischio di selezione negativa da parte delle assicurazioni. Dal 3 al 5% dei costi sanitari è dovuto a cause legali, e alle pratiche di super-trattamento e super-diagnosi che si ingenerano per evitare ricorsi.
Tallacchini riporta il dibattito alla questione dei processi decisionali. Chi dovrebbe porre dei limiti? Come si decidono le preferenze? Ciò ci porta a porre particolare attenzione alle sperimentazioni in atto sulle procedure di partecipazione democratica, di condivisione della responsabilità e di clinical governance. Il governo britannico sta portando avanti un'iniziativa di condivisione di responsabilità e di conoscenza con il "paziente esperto", una figura che si forma favorendo tra l'altro la messa in rete delle esperienze di pazienti con la stessa malattia. Questo cambiamento di orientamento si vede anche in relazione a soggetti "problematici" come i Testimoni di Geova, rispetto ai quali si è passati dalla trasfusione coatta all'ascolto di comitati di pazienti presenti negli ospedali. L'idea è che le decisioni top-down possono essere sostituite da idee e procedure innovative di decisione che possono venire dai cittadini. Per cui piuttosto che tematizzare il problema di "educare il cittadino" occorre mettere in atto circuiti virtuosi attraverso i quali il cittadino educa se stesso.
Callahan nota come per esempio negli Stati Uniti ci si stia muovendo verso un maggiore controllo dei prezzi dei medicinali e come questo sia il risultato della mobilitazione dei pazienti in reazione al fatto che spesso le polizze assicurative non coprono questi costi.
Bucchi solleva però il problema di come si possa imporre l'agenda della sostenibilità della medicina, laddove non c'è un ovvio soggetto sociale che se ne faccia portatore (come è stato il caso in altre trasformazioni culturali come il femminismo o i movimenti contro la discriminazione razziale).
Campiglio sottolinea come nel caso dell'Italia un soggetto sociale sia quello degli anziani: nel 2050 ci saranno 7 milioni di over 80 (ora ce ne sono 3 milioni). Per loro il problema non è quello del rischio ma dell'incertezza del futuro, che dipende dalla loro capacità di risparmio.
Bassetti riporta il dibattito al tema dell'innovazione: come impattano le trasformazioni dovute all'innovazione medica (ingegneria genetica, tecnologia diagnostica, microchirurgia) sullo sviluppo dello stesso sistema? La logica di chi introduce innovazione (scienziati, ingegneri, capitalisti sanitari) non è quella dell'assistenza medica ma quella del profit-making. D'altronde la logica di chi ne paga i costi non è quella di mercato. Infatti il paziente non è un cliente, un consumatore che possa davvero scegliere, intervenendo quindi sulla determinazione dei prezzi. Quindi né dal mercato né dalla legge allo stato attuale delle cose provengono incentivi alla responsabilizzazione. Chi si prenderà la responsabilità politica di controllare l'innovazione spostando risorse?
Secondo Jacucci non è detto, a differenza di quanto sostiene Callahan, che non si possa correggere il sistema con i soli mezzi dell'innovazione amministrativa. L'informatica medica per esempio promette di aiutare a gestire in maniera piu' economica il sistema. E la storia insegna che l'introduzione dell'innovazione chiave al momento giusto cambia il quadro intero di riferimento. Analogamente, ma sul versante dell'innovazione scientifica, Giorello ricorda che nuove tecnologie spesso permettono costi piu' bassi. Non è proprio possibile pensare che la medicina, come la scienza, scopra in se stessa i propri limiti senza doverli imporre dall'esterno? Anche Ravera sostiene come migliore gestione e tecnologie informatiche permettono di liberare molte risorse, non solo, ma di trasformare l'intero sistema-ospedale.
Per Callahan la logica della medicina è inevitabilmente legata all'individualismo dei singoli. Ci sono attualmente soggetti che si possono permettere cure migliori di quelle offerte dai sistemi pubblici. Il desiderio di ottenere sempre migliori trattamenti e prestazioni non ha limiti. Le soluzioni di gestione non permetteranno comunque di pagare un paziente di asma perchè si trasferisca armi e bagagli in un clima piu' consono alla sua salute. Inoltre un'economia di scala non si applica ai costi della medicina perchè un trattamento anche piu' economico che non in passato, ma che venga offerto a tutti, costa comunque molto alla società intera. Nella cultura americana i vincoli burocratici e amministrativi che di fatto imponiamo ai pazienti in Europa sarebbero impensabili: per esempio il fatto di passare dal medico di famiglia per la scelta di uno specialista. L'individualismo medico in America è molto piu' spiccato. Questo significa per esempio che molti pazienti in dialisi ricevono questo trattamento solo per beneficiare di due mesi in piu' di vita.
Remuzzi ricorda che l'industra farmaceutica è regolata dal profitto, e che la ricerca ha bisogno di essere piu' indipendente dall'industria. Non si fa praticamente ricerca sulle malattie tropicali, mentre AIDS e malaria sono problemi gravi in Africa. Occorrono agenzie indipendenti e basate sulla ricerca che tutelino i pazienti da situazioni come quella emersa recentemente a proposito del VIOXX.
Catananti ricorda inoltre che il diritto alla salute da noi è costituzionalmente sancito. Inoltre non sembra che i sistemi sanitari nazionali siano votati alla bancarotta. Piuttosto che porre un problema di limiti è giusto muovere verso una governance dell'innovazione che dia piu' potere ai pazienti.
Per Callahan, tuttavia, il problema non è quello della bancarotta ma dell'equa distribuzione delle risorse a settori diversi della società, per esempio quello dell'educazione piuttosto che quello della sanità. E le corporazioni stanno muovendo verso comportamenti sempre meno "socialmente responsabili".

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Lecture di Daniel Callahan: testo e fotografie -- Daniel Callahan's Lecture: text and photos [08/03/05 ; 04/03/05]

( 26 Febbraio 2005 )

Alcune immagini dell'incontro con Daniel Callahan promosso dalla Fondazione G. Bassetti presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (21 febbraio 2005).

The implications of innovation in the health field, questo il titolo della lecture di Daniel Callahan, introdotta dal Magnifico Rettore dell'Università La Cattolica, Lorenzo Ornaghi e da Piero Bassetti, presidente della Fondazione G. Bassetti. A commentare la lecture sono stati invitati Cesare Catananti, Direttore Sanitario del Policlinico A. Gemelli e Giuseppe Remuzzi, Coordinatore ricerche dei Laboratori Negri (Bergamo). Giulio Tremonti, Professore di Diritto Tributario dell'Università degli Studi di Pavia, invitato a concludere l'incontro, ha dovuto rinunciare all'ultimo momento.

Tratto dalla lecture, ecco un brano dove risalta particolarmente il cambiamento di visione proposto dall'autore:

«[...] a change from an infinite to a finite model of medicine would have to embody a different attitude toward human aging and death. Even if it is well understood in daily medical practice that people get old and die, that is by no means the case in the medical research community. In that community every lethal disease is a candidate for a cure and the phenomenon of aging often treated as some kind of preventable condition, itself a kind of disease. Few people want to die and not many welcome aging. But those realities are part of the human life cycle, which has yet to be repealed despite a great deal of talk about doing so. Medicine must increasingly shift its focus from length of life to quality of life, from the cure of disease to caring for those who can not be cured. A medicine that keeps people alive too long, burdening their life with technological treatments that may bring them much pain with little health gain, is not a decent and human medicine.»

Il Call for Comments collegato alla Lecture di Daniel Callahan.

Il programma della giornata.

L'articolo del 18 gennaio con la presentazione dell'intera iniziativa.

Nella Rassegna stampa di Vittorio Bertolini:
- Medici e innovazione tecnologica: un sondaggio del Censis e del Forum biomedico
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (1)
- La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (2)
- [8 marzo] La Lecture di Daniel Callahan sulla stampa (3)

(clicca sulle immagini per vederle più in grande)
Daniel Callahan
L'apertura di Lorenzo Ornaghi
21 febbraio 2005: The implications of innovation in the health field, lecture di Daniel Callahan
Daniel Callahan
L'introduzione di Piero Bassetti
La lecture di Daniel Callahan
La lecture di Daniel Callahan
Il commento di Cesare Catananti
Il commento di Giuseppe Remuzzi

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Innovazione, Salute e Sanità: Lecture di Daniel Callahan -- The implications of innovation in the health field: a Lecture by Daniel Callahan

( 3 Febbraio 2005 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Daniel Callahan
«A essere in gioco sono gli scopi stessi della medicina, non solo i suoi mezzi. È nostra convinzione, che tali scopi oggi debbano essere riesaminati ex novo?.»

Con queste parole Daniel Callahan, fra i maggiori esperti internazionali di bioetica, sostiene la necessità di una nuova concezione del malato e il controllo sostenibile della tecnologia sanitaria.

Callahan è stato fra i primi a richiamare l'attenzione su limiti e scopi dell'innovazione in campo medico, e sulla sfida decisionale che si impone nel delicato settore della salute.

Il suo intervento del prossimo 21 febbraio ( v. il PROGRAMMA) si inquadra nella serie di Lectures organizzate con cadenza annuale dalla Fondazione Giannino Bassetti in collaborazione con le più prestigiose istituzioni universitarie milanesi.

Dopo l'economista Richard Nelson (Università Bocconi, giugno 2002), intervenuto sulla disparità di sviluppo del know-how scientifico, tecnologico e industriale, il sociologo Bruno Latour (Politecnico di Milano, novembre 2003), che ha affrontato il problema della governance dell'innovazione e le sue ricadute in termini di partecipazione democratica, quest'anno, grazie alla collaborazione dell'Università Cattolica, l'impatto dell'innovazione sulla salute e la sanità saranno affrontati da Daniel Callahan.

Daniel Callahan, one of the world's leading experts in bioethics, stresses the need for a new concept of illness and sustainable control over health technology. As he sees it, what is at stake here are the ends pursued by medicine, not just the means used. These ends, he is convinced, need to be reviewed from a completely new perspective.

Callahan was one of the first commentators to draw public attention to the limits and aims of innovation in the health field, and to the decision-making challenges now being posed in this delicate sector.

His talk on 21 February ( see PROGRAMME) is part of the series of lectures organised each year by the Giannino Bassetti Foundation in collaboration with Milan's most distinguished universities and academic institutions.

After the economist Richard Nelson (Università Bocconi, June 2002), who spoke on the uneven development of scientific, technological and industrial know-how, the sociologist Bruno Latour (Politecnico di Milano, November 2003), who addressed the governance of innovation and its repercussions in terms of democratic participation, this year, as a result of our collaboration with the Università Cattolica, Daniel Callahan will be addressing the question of the impact of innovation in the health field


Si vedano anche:

Il Call for Comments collegato alla Lecture di Daniel Callahan

- Articolo del 18 gennaio

Le Lectures precedenti:

- Lecture di Bruno Latour e il Call for Comments collegato

- Lecture di Richard Nelson

See also:

The Call for Comments for Daniel Callahan's lecture

- The article of 18 January

The previous Lectures:

- Lecture by Bruno Latour and its Call for Comments

- Lecture by Richard Nelson

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Call for Comments sulle tesi di Daniel Callahan:
Le implicazioni dell'innovazione nel settore sanitario: una medicina impossibile?

Call for Comments about Daniel Callahan's thesis: The implications of innovation in the health field: false hopes for medicine?

( 26 Gennaio 2005 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Inizia oggi il Call for Comments di cui all'annuncio del 18 gennaio.

PARTECIPATE !!!

(fare clic sul link)

Today begins the Call for Comments announced on 24th January.

TAKE PART in it !!!

(click on the link)

Backright-up.gif (913 byte)

 

 

Lecture di Daniel Callahan e connesso Call for Comments -- Daniel Callahan lecture and Call for Comments [24 Jan 05]

( 18 Gennaio 2005 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

This Notice in English [24 Jan 2005]

La Fondazione Bassetti è impegnata sul fronte della sensibilizzazione e della ricerca di nuove procedure che permettano di prendere decisioni difficili con formule innovative di partecipazione democratica (vedi, in questo sito -- www.fondazionebassetti.org -- il Seminario, il Call for comments e i Risultati del progetto di ricerca "Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione").

Col Call for Comments che avvieremo tra qualche giorno la questione delle buone pratiche della governance si ripropone in un ambito che ne mette in rilevanza l'aspetto eticamente ed epistemologicamente impegnativo.

E' in questa prospettiva che la FGB organizza quest'anno, nell'ambito della serie di Lecture promosse con cadenza annuale in collaborazione con le più prestigiose istituzioni universitarie milanesi, una conferenza di Daniel Callahan.

Su invito della Fondazione, Callahan terrà una Lecture presso l'Università Cattolica di Milano lunedì 21 febbraio 2005 sul tema "The implications of innovation in the health field".

In preparazione della Lecture di Callahan, invitiamo a partecipare al Call for Comments di imminente avvio con vostre riflessioni, dubbi e commenti sul tema e sulle questioni che esso suscita.

Il dibattito sarà moderato da Cristina Grasseni, che ne gestirà l'andamento e la conclusione.

Prevediamo di sviluppare la discussione sino a fine febbraio.


In English

The Bassetti Foundation is actively engaged in seeking new procedures that enable difficult decisions to be made using innovative formulae for democratic participation and in raising awareness of this issue (please refer, in this site - www.fondazionebassetti.org - to the Seminar [in Italian], Call for Comments [in Italian] and Results of the research project on "Public Participation and the Governance of Innovation").

With the Call for Comments we will be launching in a few days time the question of good practice in governance is addressed once again in a context that highlights the difficult ethical and epistemological aspects of the issue.

It is in this light that the FGB is organising a lecture by Daniel Callahan this coming February, as part of a series of Lectures promoted each year in collaboration with Milan's most distinguished universities and academic institutions.

At the Foundation's invitation, Callahan will be giving a lecture at the Università Cattolica di Milano on Monday 21 February 2005 on "The Implications of Innovation in the Health Field".

In preparation for Callahan's lecture, we invite you to take part in the Call for Comments that is shortly to be opened by sending us your thoughts, concerns and comments on this subject and the questions it raises.

The debate, its progress and conclusion will be moderated and overseen by Cristina Grasseni.

We expect the discussion to run until the end of February.

Backright-up.gif (913 byte)

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Argomento:
Innovazione, Medicina e Responsabilità
(Indice da Settembre 2004 ad Agosto 2005)