Il commento di Cristina Grasseni.
È on line, consultabile da tutti i cittadini e cittadine della Lombardia, il nuovo Programma Strategico Triennale per la Ricerca, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico 2024/2026, uno dei principali strumenti di governance introdotti dalla legge regionale Lombardia è Ricerca e Innovazione, con cui Regione Lombardia intende dare una risposta concreta ai cambiamenti in atto, concentrando l’attenzione sulla duplice transizione, verde e digitale.
Il principio cardine del Programma è la Responsible Research and Innovation (RRI), un approccio sollecitato dal Foro Regionale per la Ricerca e l’Innovazione, che accompagna la governance regionale sui temi di ricerca e innovazione promuovendo azioni di Participatory Technology Assessment (pTA), ovvero valutazioni e partecipazione della cittadinanza nelle discussioni scientifiche (si ricorda, a questo proposito il caso del documento Flash Recommendations on COVID-19 Emergency).
La nascita del Foro lombardo, organismo indipendente costituito da dieci esperti selezionati a livello internazionale con funzioni consultive, propositive e informative sul rapporto tra scienza, innovazione e società, fa per altro seguito a un lungo percorso promosso da Fondazione Bassetti, ed è un raro esempio in Italia di struttura indipendente interamente dedicata a valutare gli aspetti sociali e di responsabilità di ricerca e innovazione. Fondamentale, quindi, il suo ruolo nell’incentivare, come scritto nel Programma, un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dell’innovazione e della cittadinanza con l’attiva partecipazione di cluster tecnologici, associazioni di categoria, università e centri di ricerca privati.
«Si tratta di un sostanziale passo avanti rispetto a questi temi», afferma Cristina Grasseni (Paesi Bassi), tra i membri del Foro, docente all’Istituto di Sociologia dello Sviluppo e Antropologia Culturale dell’Università di Leiden dopo un Ph.D. in Antropologia Sociale all’Università di Manchester. «Nel nuovo Programma la Responsible Research and Innovation (RRI), insieme all’Open Innovation, il Capitale umano, il Trasferimento tecnologico e di conoscenza scientifica e tecnologica, la Cooperazione internazionale, è tra i “fattori abilitanti” capaci di facilitare la creazione di un ambiente favorevole all’innovazione. Questo significa che il sistema di governance dell’innovazione responsabile è strutturale rispetto al Piano e, non solo va applicato a ogni anello della catena dell’innovazione, ma riconosce l’importanza del coinvolgimento dei cittadini nel suddetto processo. Nell’edizione precedente del PST, con progetti europei come TRANSFORM, di cui Fondazione Bassetti era ente coordinatore, avevamo già avviato una fase esplorativa per sperimentare la partecipazione deliberativa, allo stato attuale, credo che si possa mettere a terra una fase più concreta, passando dai processi di consultazione, autoeducazione, comunicazione, a una politica attiva di interlocuzione e pianificazione con la cittadinanza, con fondi dedicati a interventi di democrazia deliberativa».
il sistema di governance dell’innovazione responsabile è strutturale rispetto al Piano e, non solo va applicato a ogni anello della catena dell’innovazione, ma riconosce l’importanza del coinvolgimento dei cittadini nel suddetto processo
Esistono molteplici strumenti di deliberazione partecipativa e co-design (citizens juries, citizens panels, workshop deliberativi, climate assemblies…) per dar modo a cittadini e cittadine di partecipare in modo informato alla formazione delle politiche. Nel solco del public engagement, del pTA e della deliberazione, la Lombardia già nel 2004 aveva organizzato una delle prime consensus conference nel nostro Paese in ambito di innovazione tecnico-scientifica, sul tema della sperimentazione in campo aperto di OGM.
L’ambizione di questo Programma è quindi di portare la Lombardia a essere una best practice tra le regioni europee capace di favorire, promuovendo Social Innovation e la RRI, una miglior percezione delle ricadute concrete prodotte dagli investimenti in ricerca e innovazione sulla società.
L’ambizione di questo Programma è quindi di portare la Lombardia a essere una best practice tra le regioni europee
«Oggi esistono strumenti di consultazione che possiamo utilizzare per misurare il grado di benessere della cittadinanza, un benessere, declinato come “bisogno del cittadino”, che è al centro anche di questo PST», continua Grasseni. «Uno studio orientato a capire che tipo di innovazione e ricerca porterebbero realmente al benessere della popolazione della Lombardia, potrebbe essere l’obiettivo in occasione della stesura di un prossimo piano, perché forse bisogna ragionare con uno sguardo che va al di là dei tre anni previsti dal Programma. Il Foro ha proposto un’analisi, rispetto ai sette megatrend indicati (cambiamenti demografici; cambiamenti climatici e ambientali dovuti all’azione dell’uomo; perdita di biodiversità e impatto sistemico; accelerazione dell’evoluzione tecnologica; scarsità di risorse e imprevedibilità degli approvvigionamenti; cambiamenti geopolitici ed eventi a impatto sistemico; crescente interconnessione e virtualizzazione delle relazioni, ndr) che individua insieme le sfide, i rischi, e le opportunità.
Uno studio orientato a capire che tipo di innovazione e ricerca porterebbero realmente al benessere della popolazione della Lombardia, potrebbe essere l’obiettivo in occasione della stesura di un prossimo piano
Nel caso dei cambiamenti demografici, che in Lombardia rappresentano una forte criticità, abbinando un severo “inverno demografico” a un importante degiovanimento, ossia una diminuzione della popolazione giovane che può influire sulla capacità di un Paese di mantenere un’economia dinamica e competitiva, le sfide sono costituite dalla gestione della crescita della popolazione urbana e dei nuovi equilibri interculturali e intergenerazionali, ma anche dal ridisegno dei sistemi di mobilità in relazione, per esempio, al progressivo invecchiamento, dalle politiche per attrarre ‘cervelli’ e manodopera qualificata, che vengano a dare valore aggiunto a sistema di ricerca e innovazione, e dalla creazione di nuovi servizi. Fra le opportunità, il Foro ha segnalato dall’apertura di nuovi mercati all’aumento dell’automazione e valorizzazione dell’esperienza dei lavoratori. E poi i rischi, perché il sistema può diventare insostenibile con uno sbilanciamento nel rapporto tra la popolazione in età lavorativa e quella in età non lavorativa con conseguente collasso dei sistemi previdenziali e di welfare. Il Foro però, va sottolineato, ha carattere solo consultivo, ovvero non governa. Questo spetta alla politica».
Il Programma, per cui sono stati messi a disposizione 1,4 miliardi di euro complessivi, prevede una Fase 2, con la valorizzazione di indicatori (di contesto, di output, di risultato e di osservazione) utili a monitorare gli interventi di R&I; e una Fase 3, di analisi e raccomandazioni, con l’obiettivo di analizzare i risultati finali del processo di monitoraggio, riassunti nell’annuale Rapporto di monitoraggio.