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Al di là della mancanza di consenso sui valori

( 27 Settembre 2004 )

( by Redazione FGB busta.gif (111 byte) )
Bill Joy, Raymond Kurzweil, Michael Dertouzos
Contributi, appunti e annotazioni dei lettori e della Redazione FGB
(inviati da Giugno a Dicembre 2004):
(cliccare sui link sottostanti)
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   ( 4.10.04)

(Continua dall'articolo precedente)

«Ci stiamo lanciando nel nuovo secolo senza un progetto, senza controllo, senza freni. Ci siamo già spinti troppo avanti per poter modificare la rotta? Credo di no, ma ancora non ci stiamo provando, e l'ultima occasione di affermare il nostro controllo - l'ultima barriera di sicurezza - si sta avvicinando a grande velocità.»
(Bill Joy, "Perché il futuro non ha bisogno di noi")

Michael Dertouzos [ * ] è in totale disaccordo con questa posizione di Bill Joy e la giudica arrogante (v. oltre).
«Da sempre l'uomo è curioso del proprio futuro e scruta con ansia nelle brume del tempo cercando di scorgere il destino che l'attende. Questo bisogno è stato di volta in volta inseguito, se non soddisfatto, con metodi e strumenti diversi, dagli oracoli alla divinazione, dall'interpretazione dei sogni all'aruspicina. Con l'affermarsi del metodo scientifico, l'indagine del mondo della natura - dal quale, per semplificare le cose, l'uomo era stato estromesso - offrì per lo studio del futuro un contesto diverso e strumenti di carattere matematico. Uno dei risultati più interessanti, sotto il profilo psicologico, del metodo scientifico fu la fiducia di riuscire un giorno a fare previsioni esatte sul comportamento di porzioni sempre più vaste dell'universo in base a una conoscenza via via più precisa del suo stato in un istante qualsiasi.
Uroburo, miniatura araba del XVIII secoloMa la nostra ansia non riguarda tanto l'andamento dei sistemi fisici, che in fondo non ci coinvolgono quasi mai troppo da vicino: in realtà vogliamo conoscere il
nostro futuro, di singoli individui, di esseri senzienti e concreti. In tempi recenti, tuttavia, quest'ansia è stata mascherata dalla tecnoscienza, che ha spalancato alla nostra specie orizzonti sconfinati, trasferendo gli interrogativi sul futuro dal singolo all'umanità. Da quando l'uomo ha acceso le caldaie e avviato le macchine, da quando cioè la tecnologia è diventata potente, il tempo ciclico, tipico dell'antichità classica, in cui non accadeva nulla di veramente nuovo e in cui perciò l'attenzione era concentrata sui grandi temi esistenziali dell'individuo, è stato sostituito dal tempo lineare del "progresso": una freccia puntata verso un vertiginoso destino collettivo. Che l'ideale di un'indefinita marcia ascendente sia stata offuscato da alcune difficoltà impreviste non ha tuttavia smorzato del tutto il nostro entusiasmo: molti continuano a lavorare con gioia e abnegazione all'attuazione dei miti dell'onniscienza, dell'onnipotenza e dell'immortalità.»
(Giuseppe O. Longo, "Il futuro tra incertezza e responsabilità"; v. anche l'articolo in Argomenti)

... nelle brume del tempo...
... nelle brume del tempo...

Bill Joy, nel suo saggio "Why the future doesn't need us" ( traduzione in italiano), dal quale abbiamo preso lo spunto principale per questa serie di articoli, ribadisce che la responsabilità dello scienziato non può andare disgiunta dall'umiltà scientifica, ma secondo Michael Dertouzos è proprio Joy ad essere il primo che pecca di presunzione e di arroganza: la presunzione di chi crede troppo nelle previsioni (soprattutto nelle proprie) e l'arroganza di chi pensa che tutto dipenda da esse. Da un certo punto di vista, Dertouzos riporta coi piedi per terra un discorso che è suscettibile di uscire per la tangente delle congetture; la sua è quindi una critica radicale al modo di ragionare di Joy:

«Ciò che mi dà fastidio della sua [Ndr: di Bill Joy] tesi è l'arrogante idea che la logica umana possa anticipare gli effetti di azioni intenzionali e non preordinate, e l'ancora più arrogante idea che il ragionamento umano possa determinare il corso dell'universo.»
(M. Dertouzos, "Non di sola ragione vive il mondo")

La parte stravagante e la parte razionale
La parte stravagante e la parte razionale

«Metti nell'insalatiera l'idea tecnologica più imprevedibile e avanzata che riesci a immaginare (questa è la parte stravagante); poi aggiungi quello che a tuo giudizio sarà più utile alle persone (questa è la parte razionale). Comincia a mescolare l'insalata. Se sei fortunato salterà fuori qualcosa di buono da entrambi i versanti.»
(M. Dertouzos, "L'importanza di essere umani")


Michael Dertouzos, "Not By Reason Alone" [sito del MIT LCS]
(traduzione in italiano, nel sito di Boiler)


Raymond Kurzweil, Michael Dertouzos, "Kurzweil vs. Dertouzos" [sito del MIT LCS]
(traduzione in italiano: risposta di Kurzweil; contro-risposta di Dertouzos - nel sito di Boiler)

Raymond Kurzweil, confrontandosi con Dertouzos sulle pagine di "Technology Review" in merito alle questioni sollevate da Joy, resta in una posizione intermedia: da un lato condivide molte delle affermazioni di Joy sui pericoli delle tecnologie che si autoreplicano (ed è comunque attratto dal suo modo di pensare visionario), dall'altro lato dà scarso peso alla previsione. Prevedere gli sviluppi di una tecnologia è, secondo Kurzweil, estremamente difficile perché qualsiasi seria riflessione sulla storia della tecnologia mostra che il cambiamento tecnologico segue un andamento che è perlomeno esponenziale e non lineare. Egli ha parlato a riguardo di "legge dei cambi di accelerazione", un modello di misurazione del ritmo di cambiamento che costituisce un superamento della "legge di Moore".

La legge di Moore: Moore's Law:

- su Wikipedia

- sul sito di Kurzweil

La legge dei cambi di accelerazione o "dei risultati accelerati": Law of Accelerating Returns:

- sul sito di Kurzweil

Kurzweil ritiene che riuscire a prevedere le conseguenze di una tecnologia sia molto arduo perché siamo portati a sovrastimare ciò che può avvenire nel breve termine (e tendiamo a trascurare dettagli che, nel lungo periodo, si rivelano invece importanti), mentre sottovalutiamo le possibili conquiste di lungo termine (dato che riusciamo a concepire intuitivamente soltanto una crescita di tipo lineare invece che esponenziale).

Il vero problema consiste nel fatto che la tecnica rafforza e amplifica i nostri impulsi distruttivi. Questo è il motivo per cui la tecnologia rimarrà sempre e comunque un'arma a doppio taglio: ogni tentativo di porvi rimedio è vano, perché il problema siamo noi.

"The angels and the devils are inside us" afferma Michael Dertouzos ("Kurzweil vs. Dertouzos" [sito del MIT LCS]) e questo, tutto sommato, sarebbe un bene, perché...

«Ray osserva che la tecnologia è un'arma a doppio taglio. Concordo con lui, ma preferisco pensarla come un'ascia che può essere usata per costruire una casa o per recidere la testa a un avversario, a seconda delle intenzioni. L'aspetto positivo è che, se gli angeli e i diavoli sono dentro di noi, invece che nell'ascia, il rapporto tra gli usi buoni e cattivi di una tecnologia è lo stesso rapporto tra persone buone e cattive che usano quella tecnologia... che rimane relativamente costante nel corso del tempo.»Nella versione originale:
«Ray observes that technology is a double-edged sword. I agree, but I prefer to think of it as an axe that can be used to build a house or chop the head off an adversary, depending on intentions. The good news is that since the angels and the devils are inside us, rather than within the axe, the ratio of good to evil uses of a technology is the same as the ratio of good to evil people who use that technology...which stays pretty constant through the ages.»

Dal film di Kubrick '2001 Odissea nello spazio'

L'alba dell'uomo.
«Il mondo all'epoca del Pleistocene: su un territorio semidesertico, gruppi di scimmie conducono una vita assai contrastata, in eterna combutta con altri animali nella lotta per il cibo, esposti notte e giorno all'insidia delle fiere. Un sibilo le scuote e le terrorizza; sembra provenire da uno strano monolito, parallelepipedo scuro e regolarissimo che nella notte spunta dal terreno. Poco dopo, nel corso della zuffa continua con altre "tribù" e nel tentativo di uscire da uno stato di aggravata carestia, una scimmia, tramite un rudimentale processo intellettivo, si serve come arma --come prima leva-- dell'osso di un animale ucciso. L'osso con un grido di trionfo viene lanciato in aria, e si trasforma in un'astronave (che volteggia nello spazio, siamo nel 2000).»
(Enrico Ghezzi, "Stanley Kubrick", Il Castoro Cinema)

Master of the world.
«L'uomo-scimmia, oramai destinato alla sua morte, in quanto abitante vegetariano di un'arida pianura africana, paragonabile per abitudini alimentari ai tapiri che con lui convivono pacificamente, conosce il suo primo importante salto evolutivo con la scoperta di un'arma. L'arma è lo strumento offerto dalla tecnologia, ed è lo strumento che permette al fragile corpo dell'uomo di acquistare abilità e potere, ma nello stesso tempo rischierà di sopraffare il suo creatore. Al monolito, filo rosso dell'intero film, spetta il compito di istruire il proto-uomo, trovando il soggetto intellettualmente più capace per apprendere l'uso di un'arma. L'osso utilizzato come oggetto contundente contro un tapiro, permettendo così di cibarsi delle sue carni, ed utilizzato come arma contro un'altra scimmia nel primo omicidio della storia, renderà l'ominide (come scrive Clarke nel suo 2001), il "padrone del mondo". L'osso-arma, lanciato in aria dal nostro progenitore, diventerà volteggiando uno strumento ultimo della tecnica, una astronave orbitante intorno alla nostro pianeta.»
(Paolo Franchini, http://digilander.libero.it/
stanleykubrick/2001/2001.htm )

Kurzweil ha indubbiamente un atteggiamento filotecnologico: la tecnica sarebbe una splendida estroflessione dell'essere umano se non fosse che questi prosegue con protervia a farne un uso che va a danno di altri esseri viventi e dell'ambiente; la tecnica diviene, così, disumana e disumanizzante.

La conclusione di Kurzweil è quindi che...

«Non abbiamo altra scelta che lavorare seriamente per far sì che le tecnologie GNR (Genetica, Nanotecnologie, Robotica) contribuiscano a realizzare i valori umani, al di là della mancanza di consenso intorno a ciò che tali valori dovrebbero essere»
R. Kurzweil, "La tecnologia? Un'arma a doppio taglio"

Queste sue ultime parole potrebbero risultare piuttosto interessanti nell'ambito delle riflessioni che si svolgono in questo sito: "al di là della mancanza di consenso sui valori".
Attorno a questa frase potrebbero essere aggregati innumerevoli punti di vista e molteplici proposte: dall'etica del viandante di Galimberti alla democrazia deliberativa di Fiskin (non dimentichiamo che in America sono iniziati i primi sondaggi sulle nanotecnologie [v. la segnalazione da parte di Omar Ganz con un contributo al primo articolo di questa serie]...).

Qui si conclude il tragitto che abbiamo svolto a partire dal saggio di Joy. In fondo, Joy (con la sua visionarietà che però non è da prendere troppo sotto gamba, considerata la mente di calibro da cui proviene) ci ha offerto uno spunto per parlare della questione sottostante a molti degli argomenti che alla Fondazione Bassetti stanno a cuore:

come fare a prendere delle decisioni sul nostro futuro in presenza di un'innovazione tecnologica il cui ritmo di avanzamento è sempre più accelerato (e quindi ci sfugge nella sua portata), decisioni che siano espressione di una politica democratica e, quindi, basata sul consenso.

Potremmo definirla, in quanto tale, come "politica responsabile"?

Lasciamo intatto questo interrogativo, che conserva l'eterno dissidio fra chi crede che le scelte politiche debbano essere fondamentalmente basate su valori etici di principio e chi ritiene invece che, nelle decisioni da prendere, il rispetto di una procedura, sulla quale ci sia consenso, sia in sè "il" valore primario.

Bill Joy

Nota su Bill Joy

Bill Joy è stato per 21 anni "chief scientist" della Sun, azienda che ha contribuito a fondare, offrendo ad essa capacità creative che si sono rivelate essenziali per il suo successo. Mente ideativa dell'architettura Sparc, del sistema operativo Solaris, di Java e di molto altro, visionario del futuro tecnologico, Joy ha lasciato la Sun nel 2003 dichiarando soltanto di voler "perseguire altri interessi"; in un comunicato della Sun si trova scritto: "he has decided it is time for 'different challenges' ".

V., anche, in Wikipedia

Altri riferimenti relativi a Kurzweil si trovano anche negli articoli che hanno preceduto questo.

 

Michael Dertouzos

Nota su Michael Dertouzos

Michael Dertouzos dal 1974 fino alla scomparsa (agosto 2001) è stato direttore del Laboratory for Computer Science del MIT. Inseguiva una visione precisa: la materializzazione dell'informatica antropocentrica, di un'informatica che si adatti agli esseri umani. Il suo punto di vista era divergente, se non opposto, rispetto a quello che Bill Joy ha espresso nell'articolo qui citato. Sosteneva, infatti, che anche le più fosche previsioni sono frutto della stessa presunzione che ci conduce a credere di poter dominare il corso degli eventi, o di poterlo correggere affidandoci esclusivamente a valutazioni di ordine razionale.

Pagine in memoria di Michael Dertouzos:

- Pagina del MIT Laboratory for Computer Science [ * ]

- Pagina di Raymond Kurzweil [ ** ]

- "Addio a Michael Dertouzos, saggio del Web" (sul sito di Mediamente)

Altre pagine su Dertouzos:

- "La rivoluzione incompiuta", l'ultimo suo libro (sul sito della Apogeo)

- "L'informatica antropocentrica del tecnologo umanista", articolo di Bernardo Parrella (sul sito "Incontrisulpianeta")

[*]
[29 ottobre 2004]

Foresight

Brano tratto dalla pagina del MIT Laboratory for Computer Science
«Michael appeared to have uncanny foresight, which he explained as the result of filtering his wildest technical imaginings through the sieve of human utility. In 1976, for example, he predicted that by the mid-1990's three out of every four homes would have desktop computers (now called PC's). This prediction arose out of a study led by Michael on the future of computers funded by AT&T as part of its celebration of the centennial of the telephone. This study also led to the volume he co-edited with Joel Moses entitled "The Computer Age: A Twenty year View." As another example of his foresight, in 1980 he proposed a vision of a networked world forming an ``information marketplace'' that sounds very much like the World Wide Web. His latest vision, that of computers serving man rather than the other way around, we are only beginning to realize.»

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[29 ottobre 2004]

Project Oxygen: pervasive human-centered computing
Brano tratto dalla pagina del MIT Laboratory for Computer Science

«Michael's most recent book was titled "The Unfinished Revolution", in which he expressed his frustration with the gap between the humanistic promise that he had seen for computers and how things have turned out in the commercial world. Rather than being content as a critic, Michael decided to do something about it, and led the faculty of LCS and the AI Lab to create Project Oxygen. He assembled an international team of corporate sponsors to form an alliance with MIT. The faculty of the two labs responded strongly and now there is a large team working on all aspects of pervasive human-centered computing that will push forward the revolution that Michael so clearly envisioned.»

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[**]
[agg: 4 ottobre 2004] [29 ottobre 2004]
- A lively exchange on the ultimate nature of the exponential growth of technology and its impact
- Applying technology to meet human needs


Brano tratto da: Raymond Kurzweil, "Tribute to Michael Dertouzos (1936 -- 2001)"

«His most recent passion has been "Project Oxygen," seeking to make computers "as natural a part of our environment as the air we breathe." "Oxygen" is an apt symbol of Michael Dertouzos' passion, which has been applying technology to meet human needs, and ultimately to relieve human suffering.

It was on the issue of human suffering that Michael and I had our most recent interaction in a series of point -- counterpoint articles in MIT's Technology Review. We were both taking issue with Bill Joy's prescription of relinquishing the pursuit of knowledge in certain areas that may engender new dangers, such as nanotechnology. In keeping with Michael's delight in the power of a debate to illuminate a complex subject, we approached the issue from different perspectives, and had a lively exchange on the ultimate nature of the exponential growth of technology and its impact. We were fully in agreement, however, on Michael's closing statement, which sums up his own pioneering contributions, "This process [of applying our knowledge] will serve us best if, alongside our most promising technologies, we bring our full humanity, augmenting our rational powers with our feelings, our actions, and our faith."»

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Raymond Kurzweil

Nota su Raymond Kurzweil

Raymond Kurzweil è tecnologo e inventore di primo piano a livello mondiale. Pioniere nel campo delle tecnologie per il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), per la sintesi vocale nella conversione da testo a parlato, per il riconoscimento del parlato, e per la sintesi musicale (una pietra miliare è stata la tastiera elettronica che da lui prende il nome), ha ricevuto il "Lemelson-MIT Prize" e la "National Medal of Technology" (). E' autore del libro "The Age of Intelligent Machines" e del best-seller "The Age of Spiritual Machines". Il suo prossimo libro si intitolerà "The Singularity is Near".

V., anche, in Wikipedia

Altri riferimenti relativi a Kurzweil si trovano anche negli articoli che hanno preceduto questo.



Contributi, appunti e annotazioni dei lettori e della Redazione FGB


Contributo di Paola Parmendola, scritto Lunedì 4 Ottobre 2004 alle 15:49

Michael DERTOUZOS: innovazione, creatività e cultura imprenditoriale
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"Quattro pilastri per innovare" ( http://www.enel.it/magazine/boiler/arretrati/boiler32/html/articoli/FocusTechRev-Dertouzos4.asp ).

Michael DERTOUZOS: la visione antropocentrica dell'informatica
--------------------------------------------------------------

"Speech and Vision"( http://www.lcs.mit.edu/about/speech.html ).

L'argomento delle tecnologie "human-centered", oggetto del libro
"The unfinished revolution" ( http://www.lescienze.it/specialrecensioni.php3?id=6066 ), è affrontato in una delle più belle interviste effettuate a Dertouzos nella primavera 2001 da Marcia Conner: "The juncture between humanity and technology: an interview with Michael Dertouzos", raggiungibile nelle pagine della rivista online "Linezine" ( http://www.linezine.com/4.1/interviews/mdmcjbth.htm ).

Parlando delle tecnologie, Dertousos afferma che esse consentiranno di "ottenere di più facendo di meno" e trovare il modo di adattare il computer alle persone ("Machines are not only hard to use, they are sometimes impossible to use") costituisce l'importante obiettivo da raggiungere.

Nell'intervista in Outlook Journal ( http://www.accenture.com/xd/xd.asp?it=enweb&xd=ideas%5Coutlook%5C6.2000%5Cdert.xml ), magazine di Accenture, Dertouzos parla anche del progetto Oxygen ( http://oxygen.lcs.mit.edu/ ), le cui attività, iniziate nel giugno 2000, continueranno fino al 2005 (cfr. "Fully automatic" di Edward Tenner ( http://www.thestandard.com/article/0,1902,23454,00.html )).
L'iniziativa è stata finanziata con 50 milioni di dollari da sei corporate (Acer Group, Delta Electronics Inc., Hewlett-Packard Co., Nippon Telegraph and Telephone, Nokia Corp., Royal Philips Electronics, The Defense Advances Research Projects Agency of the U.S. Department of Defense).

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Contributo di ilario favero, scritto Venerdì 8 Ottobre 2004 alle 20:37

Tra il cieco e casuale procedere della natura , ed un oculato , meditato , prudente intervento dell'uomo sulla natura , io preferisco questo .
La casualità ha prodotto entità capaci di dare risposte finalistiche e dotate di poteri più o meno incisivi sul corso degli eventi naturali , tali entità penso debbano usare questi poteri e mi auguro che siano capaci di dare risposte tali da accrescere il potere dell'uomo sulla natura :proiettato nel futuro . Poi ,si sa , non sempre le ciambelle riescono col buco ! Ilario Favero

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Contributo di ilario favero, scritto Domenica 5 Dicembre 2004 alle 12:28


Al Direttore ,
è di oggi una notizia sensazionale e dalle conseguenze imprevedibili :
ci si potrà vaccinare contro il colera o contro il la tubercolosi mangiando
pomodori o patate transgeniche . Se la notizia è vera ,rappresenterà un
duro colpo per tutti coloro che incautamente hanno criminalizzato e la
ingegneria genetica , in genere , ed i prodotti provenienti da specie
transgeniche : non è da escludere a priori controindicazioni di tali mezzi
terapeutici , o effetti collaterali in taluni soggetti molto suscettibili ,
è tutto da verificare accuratamente ,ma ,dopo attenta sperimentazione si
potrà migliorare ,probabilmente, la condizione sanitaria mondiale ,grazie ,
appunto, alla "famigerata genetica" con le sue mostruose e criminali
biotecnologie . Come spesso è accaduto nel passato anche agli albori del
terzo millennio i pregiudizi contro il nuovo, contro la tecnologia ,contro
le scoperte scientifiche sono largamente diffusi e estesamente professati :
penso si tema la perdita di privilegi o la perdita di primati ideologici ,o
anche la perdita del posto di lavoro come, purtroppo , si sta verificando .
Ma il danno presente subito dai singoli , per colpa involontaria degli
inventori di nuove tecnologie, sarà nel futuro ampiamente e lautamente compensato .Per usare un ossimoro il progresso tecnologico lo si potrebbe
definire un male piacevole , o anche un danno benefico .
Insomma ,contrariamente a quanto credevamo pochi decenni fa , l'uomo
non è degenerato per la caduta del Giardino dell'Eden ,ma , da quando
è divenuto soggetto storico , non fa altro che scalare verso l'alto il
monte della speranza .Praticamente come si è evoluto nel corso dei secoli
da forme inferiori a forme superiori ,così il progresso tecnologico umano
affina e potenzia indefinitamente i suoi poteri sulla natura passando da
meccanismi semplici e poco efficienti ad applicazioni complesse e molto
efficienti ,sempre più produttive . T'avanza , t'avanza divino straniero !
Cordiali Saluti

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Contributo di ENNIO, scritto Sabato 11 Dicembre 2004 alle 23:16

Caro Direttore,
Accademici e giornalisti di varia statura infieriscono contro gli scienziati
che curano quella branca della biologia denominata ingegneria genetica
perché ,si dice , modificano il naturale processo riproduttivo delle specie
animali o vegetali che siano ,ed alterano artificialmente un certo delicato
equilibrio delle specie viventi. Io capirei questo atteggiamento se vivessimo
nel migliore dei mondi possibili dove non vi sono malattie da curare, e non
vi sono agenti patogeni temibilissimi da combattere , non vi sono tare da
eliminare e insufficienze fisiologiche paurose e morfologie mostruose da
migliorare ,ma visto che dai primordi della vita sulla terra ha dominato la
legge del "caso e la necessità ", dobbiamo rassegnarci ad accettare
passivamente come fatali tutte le nostre magagne ed insufficienze ?
La tesi dei fondamentalisti ,portata alle estreme conseguenze ,ci porterebbe
diritto alla condanna di ogni più piccola interferenza dell'uomo nel mondo ,
nella natura fino addirittura alla negazione di qualsivoglia intervento medico,
terapeutico; a tanto porterebbe l'atteggiamento misoneistico su ricordato.
Che le tecnologie biologiche si debbano usare con prudenza sono il
primo a sostenerlo , ma mi sembra a u t o l e s i o n i s t i c o dire un no
categorico ai pochi ( troppo pochi , per via degli insufficienti stanziamenti
per la ricerca e, vorrei dire, per la aggressiva opposizione di certi ambienti
impervi alle innovazioni ) tentativi scientifici tesi a rendere più tollerabile e
più salutare la vita umana.

Distinti Saluti
Ilario Favero
ilario.f@libero.it

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Contributo di ENNIO, scritto Domenica 12 Dicembre 2004 alle 09:43

Appena ieri

Un noto esponente (* ) del pensiero riformista lancia un
grido di allarme contro la scienza , contro la ricerca scientifica,
che accusa , quest'ultima , di dare troppo potere alla tecnocrazia
ed ai tecnocrati. Quasi lamenta il fatto che l'uomo con lo strumento
della scienza ,riesce a modificare i rapporti naturali tra l'uomo ed il
mondo circostante , tra la società umana e le altre specie viventi.
Io capirei l'allarme se si levasse contro l'uso fratricida, particolaristico
della scienza e delle sue scoperte ,ma accomunare nella condanna
sia le applicazioni pacifiche ,tese a rimuovere i paurosi limiti imposti
all'uomo da madre natura , a quelle belliche e distruttive , mi
sembra eccessivo e soprattutto non allineato con l'ideale socialista, che
neutralizzando le inclinazioni individualistiche, e corporative, dovrebbe
migliorare il più possibile il potere dell'umanità sulla natura non
sempre provvida e benigna. Ogni volta che l'uomo riesce ad estendere
il dominio sulla natura cieca ed inesorabile , allora i limiti imposti
all'umana specie da madre natura vengono rimossi od attenuati .
Sempre , questa vittoria , è preferibile alla consueta sconfitta ?
No di certo, qualche volta il pro non supera il contro: è importante però,
sconfiggere le sofferenze, il contingente ,la vulnerabilità ,l'effimero
e lasciare intatto l'amore del vero ,la sete del sapere e la pietà
verso chi langue . La consegna è : non rassegnarsi .
Ilario Favero


* Nome omesso

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Contributo di ilario, scritto Domenica 12 Dicembre 2004 alle 14:10


Quasi tutti i paesi civili si sono dichiarati contro la clonazione
dell'uomo ,adducendo motivi etici o bio - etici ; si tratta di una
questione molto delicata ,ma ,a parte la difficoltà pratica di impedire
tale clonazione io ritengo che non esista un motivo serio che
giustifichi la criminalizzazione di tale pratica , specialmente se chi
la esegue ha giustificati motivi per attuarla o farla attuare .
A tale proposito cito il caso di una madre o di un genitore
che voglia clonare un bimbo morto che praticamente può
benissimo essere supplito ,se così si può dire, dal clone :questo,
agli occhi dei genitori , continuerà , con molta verosimiglianza , a
suscitare i sensi di affetto ed amore di intensità , anche se in modo
unilaterale, pari a quelli di chi è stato copiato e non avrà
motivo di vergognarsi della sua duplicazione.
Un caso particolare è rappresentato da una situazione del genere:
su di un certo territorio ( una regione , uno stato , un continente, il
pianeta terra ) l'ultimo di una popolazione ,di una comunità umana si sente tremendamente solo e ,supponiamo ,ha la possibilità di clonarsi o
di clonare un suo simile , non lo deve fare ?
In questa situazione io riconosco uno stato di necessità tale da
giustificare abbondantemente la clonazione , anzi in questa situazione
io ravviso , nella clonazione , un imperativo categorico .
Da quanto esposto ritengo che la clonazione non si possa
considerare un atto criminoso ,ma solo un atto moralmente ambiguo
che può creare delle situazioni difficili per qualcuno, ma non in
assoluto ,ovviamente.
In ultima analisi ,si può ritenere la questione un esempio di
relativismo etico . La liceità dipende dalle situazione : niente di
assolutamente riprovevole .
A che cosa si può paragonare la clonazione come reato penale ?
Nella peggiore delle ipotesi si può paragonare all'omicidio ? Allora cosa
ne consegue : per es. uccidere non è moralmente lecito, salvo che per difendersi , dunque anche clonarsi non è lecito ,salvo che per difendersi dalla estinzione o dalla solitudine , con la differenza , non
trascurabile ,che l'uccidere un proprio simile non è tanto grave quanto
il dargli la vita.
Se la vita ,in tutte le manifestazioni ,benigne e malvagie , si ritiene
un fenomeno naturale ,non vedo perché si debba negare all'uomo
ben intenzionato il diritto di clonare , qualora, questo diritto, si possa esercitare senza danno per nessuno ? Soprattutto chi clona non
deve ignorare il dovere di rispettare puntualmente i doveri verso
il clonato *
ilario Favero

* Mutazioni impreviste e contagiose ,ecc.

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Contributo di ilario favero, scritto Lunedì 13 Dicembre 2004 alle 16:31


Nel lontano passato gli astronomi hanno accettato per buona la teoria secondo
cui i corpi celesti , di cui non si conoscevano neanche le dimensioni , erano
di natura divina cioè incorruttibili ed inalterabili . Il pregiudizio della
incorruttibilità dei corpi celesti ha impedito di osservare il cielo con
un certo distacco ,con una certa disinvoltura ,per cui per lunghi periodi
l'uomo ha vissuto con l'ossessione di interpretare la volontà di tali corpi
divini ,fino a ritenere lodevole cosa il sacrificio umano per ingraziarseli.
Una interpretazione arbitraria e preconcetta della natura potrebbe bloccare
in modo egualmente deleterio anche l'uomo moderno : per es. se noi
attribuiamo una natura divina alle cellule embrionali finiremo con rendere
impossibile , o difficile ogni intervento ,per scopi medici , su tali cellule.
Insomma una ipotesi avventata sulla natura degli embrioni potrebbe non
favorire una utilizzazione umanitaria di tali strutture biologiche .
Se l'esperienza ci autorizzasse a credere che tutte le cellule embrionali
producono solo effetti perfetti e senza difetto potrebbe giustificare la tesi
succitata ,ma purtroppo ,come ben si sa , tali cellule o gli embrioni generano
talvolta delle mostruosità ed allora dovrebbe saltare il principio della
intangibilità e della sacra , divina perfezione degli embrioni .
Resta, semmai, da considerare quale danno , quale pericolo ,di carattere
genetico , rischiamo intervenendo sull'embrione questo sì merita un attento
esame ed una prudente valutazione , le ripercussioni , le ricadute perniciose
sul genere umano ci devono rendere prudenti e vigili , ma senza pregiudizi
gratuiti ed avventati.
Insomma tenendo presenti certi comportamenti discutibili riportati
dalla storia dell'uomo e ricordando criticamente il nostro passato dovremmo
evitare di portare alle estreme conseguenze vaghe intuizioni e pregiudizi
sicuramente datati e quindi da prendere con le pinze ,con molta prudenza .
Ilario FAVERO

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Contributo di Vittorio Bertolini, scritto Mercoledì 15 Dicembre 2004 alle 23:43

Alla base di questo articolo "Al di là della mancanza di consenso sui valori" vi è la consapevolezza che le prospettive di biotecnologie e nanotecnologie aprono dimensioni future, e futuribili, su cui è difficile trovare una condivisione valoriale, come bene o male avveniva nel passato. Pensiamo all'energia nucleare; era abbastanza chiaro distinguere fra applicazioni scientifiche per uso pacifico e applicazioni scientifiche per uso bellico. Anche se poi questa distinzione si è poi verificata fallace, vedi Chernobil oppure reattori per uso pacifico usati per produrre uranio arricchito per bombe atomiche, almeno a livello teorico è possibile separare fra tecnologie buone e tecnologie cattive. Guardando invece alle nuove tecnologie esse sono intrinsecamente "insicure", non nel senso che sono dannose, ma nel senso che non sappiamo quali siano le loro conseguenze. I vari interventi di Ilario Favero mi paiono invece uscire dall'approccio problematico posto dai saggi iniziali che hanno dato origine all'iniziativa "Collaborate".
In altre parole l'insicurezza delle nuove tecnologie mette in crisi il sistema dei valori perchè da un lato i vecchi valori diventano ingestibili e dall'altro i nuovi sono ancora tutti da inventare. Personalmente sono contro i pasdaran dell'ambientalismo a tutti i costi o dei fautori di un principio di precauzione assolutistico. Però le manipolazioni genetiche possono generare uno slittamento verso sperimentazioni sempre più spinte ma che data la loro gradualità non ci fanno vedere il risultato finale.

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Contributo di ilario ennio, scritto Giovedì 16 Dicembre 2004 alle 14:47

Al Direttore


Un lettore del Corriere sostiene che la comparsa sulla terra dell'uomo
e ,perché no, degli animali ( questa bella d'erbe famiglia e d'animali),
non è casuale , ma voluta , deliberatamente predeterminata da una
volontà Superiore .
Se si accetta per buona questa tesi bisogna trarre le logiche conclusioni :
infatti è comodo accettare come provvidenziali le cose belle della vita ,
ma i malanni , i supplizi , le infinite sofferenze si devono o no attribuire
alla volontà di Qualcuno .Mi sembra una grossa stonatura dire che i nostri
malanni ,le nostre sofferenze , i nostri difetti madornali sono voluti
determinati dalla intenzione di Qualcuno.
Io preferisco pensare che i nostri mali come le nostre piccole cose buone
siano casuali e così evito di attribuirli ad un eventuale responsabile .
Insomma il Tutto attuale proviene dal Tutto passato e diventerà il Tutto
futuro . Insomma è l'eterna storia degli " universali ".
Così, almeno, ci possiamo mobilitare per sconfiggere i nostri difetti senza
dover affrontare l'Onnipotente , perché l'uomo che è quella poca cosa che
sappiamo, contro la volontà Divina niente potrebbe .
Distinti saluti.
Ilario Favero


ilario.f@libero.it

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Contributo di ilario ennio, scritto Venerdì 17 Dicembre 2004 alle 11:26

Che l'uomo sia il fabbro della propria fortuna può esser vero,ma
affermare che l'uomo sia dotato di libero arbitrio non mi sembra
altrettanto certo ,perché è vero che siamo liberi di fare quello che
vogliamo (quando sia possibile ovviamente ), ma siamo liberi di
pensare quello che vogliamo ?
L'uomo è condizionato ,quando pensa e concepisce, da due
serie di fattori :
1) l'ambiente , educazione ,formazione culturale.
2) la struttura fisica ,l'acutezza intellettiva.
Non si può prescindere da questi due elementi allorché si operano
delle scelte o si elucubrano dei progetti . Inoltre ,se si ritiene vera
la teoria della omeostasi , penso che alla base di ogni pensiero ci sia una specie di corrispondenza biunivoca : ad ogni pensiero corrisponde una struttura mentale e ad ogni struttura mentale corrisponde un pensiero . Certo che siamo di fronte ad una questione collocata ai confini tra il certo e l'incerto ,è l'ultima frontiera della scienza !
Ma allora non si hanno meriti quando si compie una impresa o si raggiunge un determinato obiettivo?
Certo che il merito rimane ,ma questo dipende dalla sovrastruttura: i
meriti sono definiti dall'ambiente in cui si opera. Inoltre va detto che
il senso di colpa o la misura della gloria sono oggettivamente
valutati dall'etica invalsa , insistente in un determinato territorio e
allora se il bene è un valore soggettivo ,relativo alla società presa
in considerazione ,finisce col non avere un valore assoluto ,cioè
oggettivo. Lo stesso padre del DNA ,Watson, ha infatti affermato che
la teoria del libero arbitrio viene smentita dalla sua geniale scoperta,
perché la conformazione degli organi , (compreso l'encefalo con cui
pensiamo e operiamo scelte o decisioni) è definita dai geni del
nostro codice genetico .
Non è poi così strano come si possa osservare o constatare una certa
corrispondenza tra il relativismo dello spazio fisico col relativismo
etico in parola ? Dal punto di vista geometrico ,ogni punto è
centro del Tutto se supponiamo infinito lo spazio.
Qui fa capolino la tesi protagorea : l'uomo è la misura di tutte le
cose : di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non
sono in quanto non sono .
Dal punto di vista sociale è bene che esistano valori permanenti
da osservare ,pena il caos , (la ragione pratica ) ma l' "eppur si muove di Galilei" , in modo cogente , estensibile al mondo etico. Insomma come non esiste un centro del Mondo così non esiste una
morale Universale.

Comunque resta fermo questo punto : "Per l'uomo il bene massimo
penso sia avere la imperturbabile pace della coscienza insieme
ad un solido stato di salute ". Insomma la tesi di Protagora
L'uomo è la misura di tutte le cose .... - mi sembra confermata
abbondantemente dalla esperienza e dagli studi di psicologia.
Ilario Favero


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Contributo di ilario favero, scritto Venerdì 17 Dicembre 2004 alle 17:37

Le vicende umane o sono casuali ,( dipendono dalla casualità )
oppure sono dovute a un'azione volontaria altrui,
terzo escluso
tertium non datur

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Contributo di Ilario Favero, scritto Mercoledì 22 Dicembre 2004 alle 10:54

La Ricerca

La religione può essere fonte di importanti ispirazioni politiche e sociali : per
es. il cristianesimo proclamando la uguaglianza tra gli uomini ha sicuramente
dato un forte scossone alla società romana basata sullo schiavitù: lo schiavo
era posseduto dal cittadino come fosse una cosa . Cristo , riconoscendo ad
ogni uomo pari dignità ,abbatteva radicalmente la società di allora basata
sulla divisione in caste della società. Si creava così una società con una
struttura diversa ,con rapporti tra i suoi membri molto diversi rispetto alla
situazione preesistente. Anche predicando l'amore si creano i presupposti
per edificare una società sulla pari dignità dei suoi membri .
Ma la religione può essere fonte di errori madornali ,vedi il caso Galileo :
interpretando alla lettera le sacre scritture pareva plausibile opinare che
fosse il sole a girare attorno alla terra e non il contrario ,come accade senza
ombra di dubbio.
Proclamando poi la sacralità della vita e portando alle estreme conseguenze
tale ideologia la religione nega alla scienza il diritto di studiare gli embrioni
umani per la qual cosa eventuali utili applicazioni genetiche dovrebbero
essere proibite o impedite penalmente .
Certo quello che è tecnicamente possibile può essere eticamente riprovevole ,
ma in materia scientifica chi ha diritto a legiferare? Lo scienziato provvisto
di nozioni tecniche e pensoso delle eventuali benefiche applicazioni pratiche ,
il teologo fermo ai suoi dogmi più o meno estemporanei: il politico, nella sua
accezione più alta ,potrebbe svolgere una funzione mediatrice tra le diverse
posizioni antagoniste , non ignorando ,ovviamente il grido di dolore che si
leva dai luoghi di cura per ammalati più o meno disperati per il loro futuro.
Dal punto di vista biologico , si può ,al di là di ogni ragionevole e sospetto,
ritenere che siano dotati di sensibilità esseri viventi privi di qualsivoglia
traccia di tessuto nervoso ? Io penso di no, ed allora perché alcuni giuristi
ritengono dotati di personalità giuridica strutture viventi prive della più
piccola traccia di sistema nervoso e quindi assolutamente insensibili ?
Quante teorie professate dagli scienziati si sono rivelate fallaci e false?
Moltissime: la generazione spontanea , la teoria del flogisto, le teorie vitaliste :
le sostanze organiche devono provenire da organismi viventi , la concezione
linneana delle specie create (invariabilità delle specie viventi , dal giorno
della creazione in poi )ecc. ; per quanto ci può insegnare la storia l'uomo
dovrebbe non avere tabù o certezze indiscutibili ,specialmente se provengono
da miti o leggende che non possono vantare prove razionali ,o sperimentali.
E allora si dovrà concedere alla scienza sperimentale, al metodo sperimentale
il diritto - dovere di fare ricerca ,non senza buon senso, ovviamente, e senza
crudeltà . e dogmatsmi. Ilario Favero

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Contributo di ilario favero, scritto Venerdì 24 Dicembre 2004 alle 01:24


Caro Direttore,
sono stato fortemente impressionato dal titolo di un libro ,
" L'errore di Darwin " ,perché da un po' di tempo mi si è radicata l'opinione
che le prove a sostegno della teoria evoluzionista sono tali e tante che non
accetterei facilmente la smentita della stessa ,con ampia facoltà di prova.
Eppure la tesi di Popper , del falsificazionismo , è sacrosanta : sono proprio
le teorie più certe quelle che devono essere oggetto di contestazioni reiterate
e implacabili .Io credevo che il libro succitato costituisse , finalmente, un
serio sforzo contro la teoria trasformista di Darwin , invece ,anche da una
affrettata e superficiale ricognizione del testo , si capisce facilmente che il
titolo di questo libro rappresenta soltanto una banale trovata pubblicitaria ,
e non apporta nessun contributo alla demolizione dell'evoluzionismo che
conserva interamente ,come teoria scientifica , tutta la sua salda validità :
anzi se falliscono le critiche degli avversari più accaniti ,vuol proprio dire
che attualmente la teoria darwiniana oltre a non avere nemici consistenti ,
non è messa i discussione ,seriamente, da alcuno .
Insomma , quando una teoria come l'evoluzionismo viene ,a sproposito,
derisa e beffardamente storpiata , allora rivela anche agli scettici tutta la
sua carica icastica . Ma se qualcuno desidera ritardare il più possibile il
crollo di miti molto radicati nella società e ancora largamente diffusi la
maniera migliore di difenderli è la calunnia : calunniate , calunniate
qualche cosa resterà !
Il grande merito e la forza della scienza sono costituiti dal fatto che non
è negato il diritto - dovere ,di contestarne tutte le sue certezze , tutte le sue
verità inconcusse , a nessuno ,ai contraddittori più insigni ,come ai suoi più
umili cultori.
Comunque, pur non ignorando il fine commerciale del titolo , questo libro ,
(mi sembra delle Edizioni Paoline), un merito ,ripetendomi, ce l'ha : quello di
dimostrare , ai più, che prove ed argomenti seri contro la teoria evoluzionista
in questo momento storico non ne esistono ; ciò implica ,ovviamente, il suo
ottimo stato di salute .
cordiali saluti ilario favero

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Contributo di favero ilario, scritto Venerdì 24 Dicembre 2004 alle 09:03


Il prezzo della corrente elettrica sta raggiungendo livelli insostenibili
e le fonti energetiche disponibili non ci permettono di ridurlo : in Italia
la questione energetica è resa particolarmente acuta perché , a
differenza dei vicini paesi industrializzati , il nostro paese non dispone
di una centrale elettronucleare che ,oltre a non aumentare l'inquinamento
atmosferico e il relativo effetto serra , ha un costo di produzione più
conveniente è meno altalenante delle fonti energetiche tradizionali.
Ormai noi abbiamo perso l'opportunità di installare impianti nucleari:
sia perché ,importandoli dai paesi vicini ,verrebbero a costare molto,
senza una benefica ricaduta occupazionale ,e sia perché mancheremmo
di tecnici autoctoni .Insomma ora saremmo dipendenti dei fornitori
degli impianti dell'ultima generazione e dei prestatori d'opera altamente
qualificati di origine straniera. E pensare che negli anni 1960 l'Italia
poteva vantare tecnici con una preparazione invidiabile ed un settore un
settore industriale nucleare di tutto rispetto: basta pensare allo esperto
nucleare Felice Ippolito che difese strenuamente ,ma con scarsi risultati ,
il nucleare pacifico, forse perché non chiaramente schierato in politica.
Per un paese capitalistico , quale é attualmente l'Italia, dipendere da una
sola fonte energetica importante anziché da due o più fonti energetiche
è determinante sia per l'efficienza del processo produttivo che per la
sovranità nazionale, gravemente compromessa in periodi di emergenza
energetica . La colpa più grave della classe politica degli ultimi decenni
del XX secolo va ricercata nel fatto che non si preoccupò della autonomia
energetica nazionale , decisamente trascurata se non ignorata . Insomma
tutti gli investimenti , in uomini e mezzi , da un certo punto in poi
rimasero inutilizzati ci fu uno spreco enorme , assurdo, masochistico.
Qualcuno potrebbe cercare l'alibi o la giustificazione della insufficienza
energetica nazionale con la sperimentazione del Tokamak di Frascati ,
ma siamo proprio lontano mille miglia dal bersaglio.
Quanti ci rimproverano di avere ,sulla questione nucleare , sacrificato o
ignorato, per demagogia , il dovere di salvaguardare la nostra sovranità
nazionale, non sono molto lontani dalla verità e perciò queste accuse ci
dovrebbero far riflettere seriamente.
Ilario Favero


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