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Danger

( 22 Giugno 2004 )

( by Redazione FGB busta.gif (111 byte) )

Danger

Contributi, appunti e annotazioni dei lettori e della Redazione FGB
(inviati da Giugno a Dicembre 2004):
(cliccare sui link sottostanti)
PAolo Manzelli
   (31.12.04)
Paola Parmendola
   (13.12.04)
PAolo Manzelli
   (30.11.04)
PAolo Manzelli
   (29.11.04)
Gian Maria Borrello
   (25.10.04)
ROSA MARIA BASSI
   (21.10.04)
Gian Maria Borrello
   ( 3.09.04)
Paola Parmendola
   ( 3.09.04)
Omar Ganz
   ( 1.09.04)
the pKr
   (25.07.04)
valentina ransen
   (15.07.04)
Gian Maria Borrello
   (13.07.04)
Marco
   (13.07.04)
Giusi Gandino
   (12.07.04)
Redazione FGB
   ( 8.07.04)
Redazione FGB
   ( 7.07.04)
Marco
   (30.06.04)
Paola Parmendola
   (30.06.04)
Paola Parmendola
   (27.06.04)
Fiorella Operto
   (27.06.04)
Paola Parmendola
   (26.06.04)
Massimo Bartoli
   (22.06.04)
Massimo Bartoli
   (22.06.04)

Bill Joy ha lasciato la Sun:
«After 21 years at SUN, being its co-founder and chief scientist, he has decided it is time for "different challenges". (continua nel sito della Sun Microsystems)»

Il dibattito iniziò ad essere sempre più conosciuto dal largo pubblico a partire all'incirca dall'Aprile del 2000, mese in cui all'Università di Stanford (California) Douglas Hofstadter organizzò un simposio intitolato "Will Spiritual Robots Replace Humanity By 2100?". A quel convegno, fece seguito un lungo articolo di Bill Joy, pubblicato su Wired e poi ripreso da moltissimi altri giornali, che sollevò un notevole scalpore per la tesi sostenuta dal suo autore.

Di cosa stiamo parlando?
Parliamo di...

Ingegneria Genetica, Nanotecnologie e Robotica.

 

 

 

... autonome dal controllo umano...

Bruce Sterling [ * ], in un dialogo con Sylvie Coyaud (giornalista scientifica), a San Remo in occasione del primo simposio internazionale sulla "Roboethics", ha detto:
«I sistemi autonomi mi interessano enormemente, ma non credo che saranno mai autonomi davvero. Meglio così: la loro autonomia solleva obiezioni morali potenti e giuste. Saranno agli ordini di chi? Se dovranno accudire un paziente, chi difenderà la sua, di autonomia?»
Link diretto all'intervista
"Avremo i robot che ci meritiamo" (titolo del post nel blog "Tout se tient" che riporta l'intervista)

Il convegno che in forma di forum si tenne a Stanford era anche un modo per sottoporre a pubblico dibattito le ipotesi sul futuro che scienziati di prim'ordine avanzavano (e avanzano tuttora) riguardo ai rischi insiti nel fatto che queste tecnologie, per essere effettivamente utili, dovranno essere in una certa (...certa?) misura autonome dal controllo umano. Il panel di esperti radunato da Douglas Hofstadter comprendeva Frank Drake, John Holland, Bill Joy, Kevin Kelly, John Koza, Ray Kurzweil, Ralph Merkle and Hans Moravec.

L'intervento di Bill Joy

Tutti gli interventi
(video, audio e trascrizioni)
[sul sito TechNetCast, in partnership con Stanford Channel]

 

 

 

 

Contributo di Massimo Bartoli
(segnalazione della traduzione in italiano dell'articolo di Joy)

Un itinerario riguardo a questa tematica, all'interno del sito della Fondazione Bassetti, può partire dall'articolo di Joy per Wired, ripreso e commentato da Luca De Biase (per La Stampa) e Roberto Giovannini (per L'Unità). Inoltre, nell'autunno dello stesso anno 2000 si tenne, in Italia, un convegno intitolato "Il futuro: previsione, pronostico e profezia" del quale avevamo allora dato notizia e di cui parlò Francesco Dalmas su Avvenire.

La questione fondamentale che ha dato luogo alle fosche previsioni di Bill Joy sul futuro, su cui si può leggere ampiamente nei documenti appena citati, è quella della convergenza tra genetica, nanotecnologie e robotica, ma soprattutto dell'...

cuckoo clock«Si narra che, quando René Descartes disse a Cristina di Svezia che gli animali non sono niente più che automi meccanici, la regina indicò un orologio e disse: "Vediamo se produce un figlio".
Il problema dell’autoreplicazione delle macchine si trasferì dall’ambito della filosofia a quello della scienza e dell’ingegneria alla fine degli anni quaranta, con il lavoro dell’eminente matematico e fisico John von Neumann»

(da "Andate e moltiplicatevi", di Moshe Sipper e James A. Reggia [sul sito di Le Scienze])

Autoreplicazione

Questa è una specie di "parola chiave" che designa una caratteristica totalmente nuova di alcune tecnologie, cioè l'essere in grado di riprodursi e di crescere indipendentemente dall'intervento umano. Altre "parole chiave" possono essere le seguenti:

Meccanismo autoevolvente, Autopropagazione, Autoriproduzione.

Le Scienze, Ottobre 2001Nell'Ottobre 2001 la rivista italiana Le Scienze dedicava uno "Speciale" proprio al tema delle nanotecnologie e dell'autoreplicazione delle macchine molecolari (dette anche "nanorobot"), senza trascurare l'argomento dei rischi (più o meno fantascientifici).

«I ricercatori nel campo della nanotecnologia affermano che l’autoreplicazione sarà cruciale per costruire macchine a scala molecolare, mentre i sostenitori dell’esplorazione spaziale vedono una versione macroscopica del processo come un modo per colonizzare i pianeti. Recenti risultati sembrano rendere meno incredibili queste idee. Come accade in altri settori della scienza, gli scienziati che studiano l’autoreplicazione si trovano di fronte la duplice sfida di creare macchine autoreplicanti e di evitare la terribile possibilità che simili dispositivi "impazziscano". Idealmente, il progredire della conoscenza ci aiuterà a separare le buone tecnologie da quelle distruttive.
Se le macchine autoreplicanti dovessero diventare reali, esse e le relative tecnologie solleveranno problemi non dissimili da ciò che si vede nel film "Terminator", in cui creature artificiali vincono la competizione con quelle naturali. Noi preferiamo essere ottimisti e ci sembra più probabile che i dispositivi autoreplicanti possano essere utilizzati a beneficio dell’umanità.»

("Andate e moltiplicatevi", di Moshe Sipper e James A. Reggia [sul sito di Le Scienze])

"Brave new world or miniature menace? Why Charles fears grey goo nightmare (Royal Society asked to look at risks of nanotechnology)": un articolo del giornale inglese "Guardian" dell'aprile 2003.
«Eric Drexler, author of a 1986 book called "Engines of Creation", written when nanotechnology was little more than a conception.
Dr Drexler proposed a nanomachine 1,000 times thinner than a human hair, that could copy itself in 1,000 seconds. In the next 1,000 seconds, the two machines would build two more, and so on. At the end of 10 hours, there would be not 36 machines, but 68bn. "In less than a day, they would weigh a tonne, in less than two days they would outweigh the earth, in another four hours they would exceed the mass of the sun and all the planets combined." Author Michael Crichton adapted the nightmare vision for his latest novel, Prey. »

«(...) gli studi di nanotecnologie avanzate si sono concentrati sulla costruzione "dal basso", in cui macchine molecolari assemblano le parti necessarie per realizzare i prodotti, comprese altre macchine molecolari.
(...) Il progresso verso la nanotecnologia molecolare pone in primo piano l’urgenza di trovare modi per gestire tecnologie che sono potenti, valide e aperte ad abusi.»

("Piccoli robot crescono", di K. Eric Drexler [sul sito di Le Scienze])

«In anni recenti, è diventato di moda immaginare minuscoli robot (chiamati "assemblatori") in grado di manipolare e costruire oggetti atomo per atomo. Considerate un singolo assemblatore: lavorando alacremente, questo ipotetico nanorobot costruirebbe nuovi legami via via che procede nel suo compito, posizionando nella struttura desiderata forse anche un miliardo di nuovi atomi al secondo. Ma per quanto sia veloce, questo ritmo sarebbe pressoché inutile per far funzionare una nanofabbrica: al ritmo di un miliardo di atomi al secondo, questo robot avrebbe bisogno di 19 milioni di anni per sintetizzare una mole di prodotto.
I nanorobot in generale non sono quindi terribilmente interessanti come metodo per costruire qualcosa in grandissima serie, ma lo diventano molto di più se hanno la capacità di autoreplicarsi. Se i nanorobot autoreplicanti fossero fattibili, allora il concetto di una macchina capace di costruire qualsiasi cosa, da un lettore di CD fino a un grattacielo, in un tempo notevolmente breve non sarebbe più così impossibile.
Ma questi nanorobot autoreplicanti possono anche fare molta paura. Chi li controllerà?

 

Citazione dall'articolo di Bill Joy a proposito degli assemblatori:
Assemblatori e utopia
«"Unbounding the Future: The Nanotechnology Revolution" di cui Drexler era coautore, immagina alcuni dei cambiamenti che potrebbero aver luogo in un mondo che disponesse di «assemblatori» a livello molecolare. Gli assemblatori potrebbero rendere possibile l'uso a basso costo di energia solare, di cure per il cancro e per il comune raffreddore grazie al potenziamento del sistema immunitario, potrebbero garantire un disinquinamento completo dell'ambiente, consentire la fabbricazione di supercomputer tascabili a costi incredibilmente bassi - di fatto, qualunque prodotto potrebbe essere fabbricato dagli assemblatori a un costo non superiore a quello del legno - i voli spaziali sarebbero più accessibili degli odierni voli transoceanici e si potrebbero addirittura riportare in vita specie estinte da tempo.»

(...) essi potrebbero progettare o acquisire, tramite mutazioni casuali, la capacità di comunicare fra di loro; forse formerebbero gruppi, costituendo un sistema nervoso primitivo. Forse diventerebbero "vivi" in ogni senso del termine. Poi, il futuro semplicemente non avrebbe bisogno di noi
("Chimica, amore e nanorobot", di Richard E. Smalley [sul sito di Le Scienze])

Un esempio molto esplicito di auroreplicazione robotica ci viene anche dal recente romanzo di Michael Crichton: "Preda".

Dalla scheda del libro in Internet Bookshop:
«Crichton dà vita a una storia d'avventura che illustra con grande chiarezza le sconvolgenti opportunità offerte da nano-tecnologie, micro-robot e sofisticate forme di intelligenza artificiale, tecniche da fantascienza che potrebbero diventare realtà e rappresentano il futuro della medicina. L'intera vicenda ruota attorno ad un ambizioso progetto studiato dalla Xymos Technology, un'azienda all'avanguardia nel campo delle nuove tecnologie impegnata nella realizzazione di uno strumento medico rivoluzionario: uno sciame di micro-videocamere da iniettare all'interno del corpo umano per effettuare diagnosi di estrema precisione. Tutto sembra procedere per il meglio ma il rischio attende dietro l'angolo e ben presto si materializza in quello che solo apparentemente è un banale incidente. Uno sciame di videocamere robotizzate evade dal laboratorio e incomincia ad evolversi ed autoriprodursi, diventando sempre più pericoloso. Nello staff della Xymos lavora con successo anche una giovane donna, Julia Forman: sarà proprio lei, aiutata dal marito Jack, esperto di programmazione, ad affrontare la minaccia sempre più incombente. L'organismo vivente infatti è dotato di intelligenza ed è stato programmato per essere un predatore.»

Ce ne parla anche Massimo Bartoli.

In un'intervista pubblicata nel magazine on line Boiler (v. anche, in questo sito, la Segnalazione del 1 agosto 2003: "Degli articoli pubblicati da Wired su nanotecnologie e robotica, Boiler ha una ricca raccolta..."), Crichton afferma che:
«La nostra società dipende in gran misura dalla scienza e dalla tecnologia e ormai non è più possibile tornare indietro. I creatori della tecnologia dovrebbero tuttavia preoccuparsi maggiormente delle conseguenze. Come la guerra è troppo importante per essere lasciata ai generali, anche la scienza è troppo importante per essere lasciata soltanto agli scienziati.»

Pugwash
The purpose of the Pugwash Conferences is to bring together, from around the world, influential scholars and public figures concerned with reducing the danger of armed conflict and seeking cooperative solutions for global problems

Guerra e generali, scienza e scienziati...

A questo punto, possiamo citare il fisico nucleare Joseph Rotblat, presidente del Pugwash, il quale in diverse occasioni ha parlato di «thinking computers, robots endowed with artificial intelligence and which can also replicate themselves. This uncontrolled selfreplication is one of the dangers in the new technologies». (50th Pugwash Conference on Science and World Affairs, "Eliminating The Causes Of War", Queens' College, Cambridge, 3-8 August 2000, Background Paper working group 6, Misuse of Science)

... CONTINUA...

Danger



Contributi, appunti e annotazioni dei lettori e della Redazione FGB


Contributo di Massimo Bartoli, scritto Martedì 22 Giugno 2004 alle 14:01

L'articolo di Joy è stato tradotto in italiano ( http://www.nwork.it/documento.asp?ID=60 ) dai giovani DS ( http://www.nwork.it/index.asp ) per il libro di Reset "Ripartiamo dal netWork" ( http://www.nwork.it/nuovo/libro_reset/Ripartiamo%20dal%20netWork.htm ).

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Contributo di Massimo Bartoli, scritto Martedì 22 Giugno 2004 alle 14:04

Lo sfondo di "Prey" è una trama familiare in periodo di crisi delle dot-com: il marito esperto di intelligenza artificiale è disoccupato e si trasforma in casalingo; la moglie in carriera passa dal marketing e dal venture capital alla dirigenza arrivista in una società di nanotech. Un esperimento produce il sogno dei nanotecnologi: uno sciame di microagenti autonomi e cooperativi, programmati con tecniche di selezione genetica, e capaci di esibire comportamenti emergenti. La catastrofe arriva a causa della violazione di tutti i corollari del "Principio di precauzione" e gli sciami evoluti da micromacchine, liberate imprudentemente nell'ambiente, si evolvono fino a predare gli stessi esseri umani.
Crichton dichiara le sue fonti nelle ricerche sulla vita artificiale (le stesse che causarono i dubbi di Bill Joy).
Una leggibile rassegna sul tema è il libro:
M. Mitchell Waldrop
"Complexity - The emerging science at the edge of order and chaos"
Simon & Schuster, 1992 (anche nei Penguin).

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Contributo di Paola Parmendola, scritto Sabato 26 Giugno 2004 alle 20:14

Da Computerworld del 9 settembre 2003: "Bill Joy lascia Sun":

http://www.cwi.it/idg/computerworld/news.nsf/sub/97567D9C6EC201D3C1256D9C0050C815

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Contributo di Fiorella Operto, scritto Domenica 27 Giugno 2004 alle 08:58

Qui alcune foto di nanorobot.
Purtroppo, molti sono disegni perché in realtà la nanorobotica è ancora molto potenziale.

http://www.me.cmu.edu/faculty1/sitti/nano/

http://www.eucomed.be/docs/Innovation%20Pool%20-%20Nanotech.pdf

http://www.ifr.mavt.ethz.ch/photo/nanorobotics/

http://www.nanomotor.de/

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Contributo di Paola Parmendola, scritto Domenica 27 Giugno 2004 alle 14:32

Nato nel 1955, Bill Joy ha conseguito il Master's degree in Electrical Engineering all'Università di Berkeley in California e, nel 1975, ha ricevuto il B.S.E.E. in Electrical Engineering dall'University of Michigan. Nel 1997, è stato nominato, dal presidente Clinton, Co-Chairman of the President's Information Technology Advisory Committee ( http://www.ccic.gov/pitac/index.html ) .

Soprannominato dal magazine Fortune l'"Edison of the Internet", è considerato l'evangelist dell'open systems model of computing. Recentemente ha lasciato la Sun Microsystems ( http://www.sun.com ), co-fondata nel 1982, dove è stato Vice President of Research and Development. Per approfondire, nel sito di Wired ( http://www.wired.com ), è possibile leggere l'articolo del 9 settembre 2003: "No Joy for Sun Microsystems" ( http://www.wired.com/news/technology/0,1282,60360,00.html ).

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Contributo di Paola Parmendola, scritto Mercoledì 30 Giugno 2004 alle 15:08

Bill Joy

http://www.gsb.stanford.edu/news/joy.html
Nell'aprile 2001, il Stanford GSB Futurist Club ha organizzato una "WIRED Conversation with Bill Joy", dal titolo "Nirvana or Nightmare? Exploring the Technological Future".
Nel sito della Stanford Business School, come news del mese di Aprile 2001. Da questa pagina, è possibile effettuare il download della versione audio/video della conversazione e leggere l'articolo di David Maltz "Bill Joy contemplates impact of technology on future of humanity".

http://www.repubblica.it/online/tecnologie_internet/previsioni/joy/joy.html
Nella rubrica "tecnologie e internet", Riccardo Staglianò ha scritto "Joy: «Le nuove tecnologie minacciano la specie umana»", dove commenta la conversazione di Bill Joy con Wired Magazine.

http://www.fortune.com/fortune/brainstorm/0,15704,471361,00.html
Bill Joy, intervistato da Fortune Magazine il 30 luglio 2003, parla del futuro dell'umanità, ricollegandosi alle opinioni già espresse tre anni fa ai lettori di Wired Magazine.

http://www.tecsoc.org/innovate/focusbilljoy.htm
"The Center of the study of technology and Society" ha realizzato uno Special Focus su Bill Joy, dedicandogli una ricchissima pagina di link ad articoli su noti magazines on line.

http://www.nybooks.com/articles/16053
Il libro "Prey" di Michael Crichton è stato recensito da Freeman J. Dyson nell'articolo "The future need us!", dove sono discusse anche le affermazioni di Bill Joy relative ai pericoli insiti nelle nuove tecnologie.

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Contributo di Marco, scritto Mercoledì 30 Giugno 2004 alle 15:51

Sulla scorta dell'articolo "Danger" ho letto la traduzione italiana del saggio di Bill Joy e vorrei segnalarvi ciò che dice a proposito dell'ingegneria genetica e degli organismi geneticamente modificati.

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Dato il potere incredibile dell'ingegneria genetica, non stupisce che al suo uso si affianchino importanti questioni di sicurezza. Il mio amico Amory Lovins ha recentemente scritto insieme a Huner Lovins, un editoriale che espone il punto di vista ecologico su alcuni di tali rischi. Tra le preoccupazioni principali: che «la nuova botanica preveda lo sviluppo di piante in base al loro successo economico, non evolutivo» (si veda "A Tale of Two Botanies" pag. 247). La lunga carriera di Amory si è concentrata sull'efficacia di energia e risorse assumendo il punto di vista del sistema globale sui sistemi creati dall'uomo. Questa visione globale è spesso in grado di trovare soluzioni semplici e intelligenti a problemi che apparivano altrimenti complessi e difficili, e anche in questo caso è stata adottata con successo.

Dopo l'editoriale di Lovins, ho letto un articolo di Gregg Easterbrook sul New York Times (19 Novembre 1999) sulle colture geneticamente modificate, dal titolo «Cibo per il Futuro: presto il riso conterrà vitamina A. A meno che non vincano i Luddisti».

Amory e Hunter Lovins sono Luddisti? Certamente no. Credo saremmo tutti d'accordo che il nuovo riso con il suo contenuto di vitamina A sarebbe probabilmente una cosa buona, se sviluppato con l'adeguata attenzione e il giusto rispetto per i possibili rischi connessi con la modificazione dei geni e il loro trapianto da una specie a un'altra.

La consapevolezza dei pericoli insisti nella ingegneria genetica sta cominciando a crescere, e l'editoriale di Lovins ne è un riflesso. L'opinione pubblica è consapevole, e diffidente, dell'esistenza di cibo geneticamente modificato, e sembra respingere l'idea che questi alimenti possano essere immessi sul mercato senza un'etichetta distintiva.

Ma la tecnologia dell'ingegneria genetica è già molto avanti. Come osserva Lovins, l'USDA ha già approvato circa 50 colture geneticamente modificate che possono essere immesse sul mercato senza limitazioni. Oltre la metà dei semi di soia venduti nel mondo e un terzo del mais contengono geni provenienti da altre forme di vita. Anche se in questo campo entrano in gioco molti temi importanti, la mia principale preoccupazione riguardo all'ingegneria genetica è più ristretta: quello che mi spaventa è il fatto che essa conferisce il potere di costruire - militarmente, per errore o per un deliberato atto terroristico - una «White plague», una malattia nuova e spaventosa.
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Contributo di Redazione FGB, scritto Mercoledì 7 Luglio 2004 alle 18:16

http://dbs.cordis.lu/cgi-bin/srchidadb?CALLER=NHP_IT_NEWS&ACTION=D&SESSION=&RCN=EN_RCN_ID:20503&TBL=IT_NEWS

La Commissione europea ha preparato una serie di diapositive che forniscono una breve e precisa spiegazione della nanotecnologia.

L'interesse nei confronti di questa disciplina sta aumentando e si sta diffondendo dalla comunità scientifica alla società nel suo insieme. Le diapositive sono state studiate per i giovani, ma sono adatte anche ad un pubblico più ampio in possesso di poca o addirittura nessuna conoscenza scientifica di base. Si auspica che le diapositive consentiranno a tutti di scoprire e comprendere l'importanza della nanotecnologia e di farsi un'idea sulle sue applicazioni potenziali.

Il set di diapositive è disponibile in 11 lingue e può essere scaricato dal sito CORDIS dedicato alle nanotecnologie, il cui riferimento è di seguito indicato.

Per accedere alle diapositive, visitare:
http://www.cordis.lu/nanotechnology/src/young-public.htm

Per ulteriori informazioni sulle nanotecnologie visitare:
http://www.cordis.lu/nanotechnology

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Contributo di Redazione FGB, scritto Giovedì 8 Luglio 2004 alle 12:18

___Cronistoria delle nanotecnologie___

1959
Il grande scienziato americano Richard Feynman in una storica lezione ("There is Plenty of Room at the Bottom") ipotizza la manipolazione della materia a livello atomico.

1981
Gerd Binning e Heinrich Roher (Ibm) inventano il microscopio a effetto tunnel: prenderanno il nobel

1985
Richard Smalley scopre una nuova molecola di carbonio, minuscola e molto robusta, viene battezzata "Buckball"

1989
Palo Alto (California): prima conferenza internazionale sulle nanotecnologie

1990
L'English Institute of Phisics lancia "Nanotechnology", prima rivista del settore

1992
Eric Drexler descrive in un trattato le componenti necessarie per creare i nanorobot

2000
Su "Wired" Bill Joy pubblica "Why the Future Doesn't Need Us": denuncia il rischio di una proliferazione incontrollata di nanorobot

2002
Il Congresso americano approva forti aumenti alla ricerca applicata sulle nanotecnologie

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Contributo di Giusi Gandino, scritto Lunedì 12 Luglio 2004 alle 10:34

Stamattina ho ascoltato su Radio24 una rassegna della stampa internazionale a cura dell'ottima Giulia Crivelli e, tra le notizie, c'era la seguente. Penso possa interessarvi. Buon lavoro - Giusi Gandino

Prince Charles fearful over nanotechnology

LONDON (Reuters) - Prince Charles has fired a new broadside at the scientific community, warning them of the dangers of the breakthrough science of nanotechnology.

Writing in the Independent on Sunday, the heir to the throne welcomes the "triumph of human ingenuity" working with extremely small particles -- a nano is a measurement of a billionth of a metre, or 1/80,000 the diameter of a human hair.

But Prince Charles, who is a committed environmentalist, also shares the concerns of John Carroll, retired professor of engineering at Cambridge University, who has given evidence to a Royal Society and Royal Academy of Engineering study on nanotechnology.

"Referring to the thalidomide disaster, he says it 'would be surprising if nanotechnology did not offer similar upsets unless appropriate care and humility is observed'," wrote Prince Charles.

Thalidomide was once used as a morning sickness treatment for pregnant women in the 1960s, but it was removed from the market when it was found to lead to birth defects.

Prince Charles's scientific salvos -- in the past he has warned of the "disastrous consequences" of genetically modified crops and supported the use of alternative medicine -- have not always been well received by scientists.

In 2000 Steve Jones, professor of genetics at University College London, dismissed Charles's intervention on genetically modified food, advising him to go back to school.

Last week Michael Baum, a professor emeritus of surgery at University College London, said the heir to the throne "may have overstepped the mark" by promoting unproven therapies for cancer such as coffee enemas and carrot juice.

Unbowed, Prince Charles insisted scientists must listen to the worries of interested parties like himself.

"He hopes that the investigation will 'consider seriously those features that concern non-specialists and not just dismiss those concerns as ill-informed or Luddite'.

"There will also, I believe, have to be significantly greater social awareness, humility and openness on the part of the proponents of emerging nanotechnologies than we have seen with other so-called 'technological advances' of recent years."

Nanotechnology has fascinated scientists with its possibilities to develop minuscule computers and tiny medical devices.

But it has also inspired fears about the dangers of nanoparticles and a fictional account of a plague of self-replicating robots turning the world into grey goo.

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Contributo di Marco, scritto Martedì 13 Luglio 2004 alle 13:42

L'articolo del principe Carlo sull'Independent è stato tradotto in italiano e pubblicato anche da Repubblica di ieri. In prima pagina.
Saluti

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Contributo di Gian Maria Borrello, scritto Martedì 13 Luglio 2004 alle 20:50

La lettera di Carlo d'Inghilterra pubblicata dall'Independent:
http://argument.independent.co.uk/commentators/story.jsp?story=539977

Ne parla anche il Magazine on line "Punto Informatico" di oggi:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48964

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Contributo di valentina ransen, scritto Giovedì 15 Luglio 2004 alle 20:43

nel sito della trasmissione di scienza di radio 24 c'e' una pagina sulle nanotecnologie.

per chi vuole approfondire
http://www.radio24.ilsole24ore.com/oche/home.html#

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Contributo di the pKr, scritto Domenica 25 Luglio 2004 alle 15:50

La traduzione di Joy è anche qui:
http://www.tmcrew.org/eco/nanotecnologia/billjoy.htm

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Contributo di Omar Ganz, scritto Mercoledì 1 Settembre 2004 alle 17:49

In luglio si è svolto il primo sondaggio sull'atteggiamento degli americani nei confronti delle nanotecnologie.

E' stato condotto da Michael Cobb (ricercatore alla North Carolina State University e docente di Scienze politiche), che ha curato la struttura della survey e analizzato i dati, da Patrick Hamlett (professore associato di Scienza, tecnologia e società) e da Jane Macoubrie (docente di scienze della comunicazione). I risultati saranno pubblicati nel prossimo mumero del "Journal of Nanoparticle Research" (Kluwer).

Dall'indagine risulta che l'80% dei più di 1500 intervistati via telefono ha risposto di non essere preoccupato dalla nanotecnologia, circa il 70% nutre "una qualche" o molte aspettative su questa tecnologia, mentre il 40% ritiene che i benefici sono superiori ai rischi.

Sono pochi gli americani che temono l'autoreplicazione dei nanorobot, ma un numero consistente di intervistati è però preoccupato della perdita di privacy che potrebbe conseguire da apparecchiature microscopiche per la sorveglianza.

Il 60%, poi, non ha molta fiducia nel senso di responsabilità dell'industria del nanotech e soltanto il 5% ha espresso molta fiducia.

Ultimamente negli States si va facendo strada l'opinione che le preoccupazioni (che, per il vero, al momento sono solo fantascienza) per le capacità di autoreplicazione di nanobots abbiano distratto l'attenzione da quelli che sono invece i rischi reali.

Dalla disseminazione di nanoparticelle potrebbero infatti derivare dei rischi per la salute e per l'ambiente: una sostanza normalmente innocua potrebbe non esserlo se diffusa in particelle di scala nanometrica.

Non sono timori ingiustificati se si pensa che dei 700 milioni di dollari spesi nel 2003 negli USA per la nanotecnologia sono soltanto 500 mila quelli che sono stati riservati a studi di impatto ambientale.

Purtroppo si riscontra un grosso divario fra le risorse economiche dedicate allo sviluppo di questa tecnologia e quelle dedicate, a scopo precauzionale, all'analisi dei suoi effetti.

E' questo che dovrebbe far riflettere. Soprattutto se si tiene presente che diventa sempre più ampia la divaricazione fra il rapidissimo sviluppo tecnologico e la possibilità effettiva di verificarne in tempi adeguati le conseguenze sull'ambiente e sugli esseri viventi.

In July the first survey on Americans' attitudes to nanotechnology was carried out.

The survey was conducted by Michael Cobb (Assistant Professor of Political Science), who designed the survey and analysed the results, amd by Patrick Hamlett (Associate Professor in Science, Technology and Society) and Jane Macoubrie (Assistant Professor in Communication Sciences). The results will be published in the next issue of the "Journal of Nanoparticle Research" (Kluwer).

The survey indicates that 80% of the more than 1500 people interviewed by phone responded that they had no concerns over nanotechnology; about 70% have "some" or many expectations for this technology; and 40% consider its benefits to outweigh the risks.

Few Americans fear that nanorobots might self-replicate, but considerable numbers of those interviewed are concerned over the loss of privacy that might result from the use of microscopic surveillance devices.

60% of interviewees have little confidence in industry taking a responsible approach to nanotech and only 5% said they were very confident of its adopting a responsible approach.

Recently, the opinion has been gaining ground in the United States that concerns over nanobots' ability to self-replicate (which, to tell the truth, as things stand at present is no more than science fiction) have diverted attention from the real risks.

The dissemination of nanoparticles could create risks to health and the environment: substances that are normally harmless might turn out not to be if disseminated in the form of particles that are nanometric in scale.

These fears are by no means unjustified, if we consider that of the $700 million spent on nanotechnologies in the US in 2003, only $500,000 were used for environmental impact studies.

Unfortunately, a large divide exists between the economic resources dedicated to the development of this technology and those devoted to analysing its effects from a precautionary point of view.

This should give us food for thought. Especially if we bear in mind that the gap between extremely rapid technological development and the actual possibility of assessing its consequences on the environment and on living beings in a short enough timescale is becoming wider all the time.

[ NdR:
il comunicato stampa -- the press release:
https://www.fondazionebassetti.org/06/collaborate/000261.htm#184 ]

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Contributo di Paola Parmendola, scritto Venerdì 3 Settembre 2004 alle 13:10

Anche in ambito medico le nanotecnologie trovano infinite possibili applicazioni, tra cui risulta estremamente affascinante l'idea di piccoli robot in grado di circolare nel nostro organismo, effettuando diagnosi o addirittura riparando cellule malate.

Gli enormi sviluppi scientifici richiedono principi etici rigorosi, nel blog della SISSA di Trieste, Luciano Celi ha affrontato il problema delle implicazioni sociali in un interessante articolo ( http://jekyll.sissa.it/read.php?id=99&PHPSESSID=c39d516b5697537d29879dbe21088064 ), ricco di riferimenti e di riflessioni.

Nel blog delle segnalazioni della FGB, ho inserito l'intervista (https://www.fondazionebassetti.org/06/parmendola/2004_09_01_archive.htm#109402453722345981) al Prof. Paolo Milani (andata in onda nella trasmissione radiofonica "Il Volo delle Oche"), in cui è presente l'auspicio per un'analisi in termini di "governance" delle prospettive nel campo delle nanotecnologie.

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Contributo di Gian Maria Borrello, scritto Venerdì 3 Settembre 2004 alle 18:17

Ringrazio Omar Ganz dell'interessante segnalazione del sondaggio americano. Seguendo il seguente link è possibile leggere il comunicato stampa della North Carolina State University:

"Study Shows Americans Encouraged by Prospects of Nanotechnology"

I would like to thank Omar Ganz for his interesting report on the American survey. The following link leads to the press release issued by North Carolina State University: "Study Shows Americans Encouraged by Prospects of Nanotechnology"

http://www.ncsu.edu/news/press_releases/04_07/211.htm

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Contributo di ROSA MARIA BASSI, scritto Giovedì 21 Ottobre 2004 alle 18:51

ITALIANI ALL'ESTERO / Radio Romantica trasmette una striscia quotidiana riservata a messaggi e dediche di italiani residenti all'estero che riescono a sentirsi più vicino alla loro terra d'origine...

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Contributo CANCELLATO dall'Amministratore perché non pertinente all'argomento trattato.
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Contributo di Gian Maria Borrello, scritto Lunedì 25 Ottobre 2004 alle 11:43

"Sociocultural Meanings of Nanotechnology: Research Methodologies"
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E' un articolo pubblicato nell'ultimo numero (Giugno 2004) del "Journal of Nanoparticle Research" ( http://www.kluweronline.com/issn/1388-0764/contents ), sul quale, prossimamente, apparità il sondaggio segnalatoci da Omar Ganz ( https://www.fondazionebassetti.org/06/collaborate/000261.htm#180 ).

Da notare la frase con cui si conclude l'abstract, qui sotto riportato, che parla di due differenti nozioni di nanotecnologie: l'una tecnico-scientifica, l'altra... fanta-scientifica.

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William Sims Bainbridge
Division of Information and Intelligent Systems, National Science Foundation, 4201 Wilson Boulevard, Arlington, VA 22230, USA; E-mail: wbainbri@nsf.gov

Abstract

This article identifies six social-science research methodologies that will be useful for charting the sociocultural meaning of nanotechnology: web-based questionnaires, vignette experiments, analysis of web linkages, recommender systems, quantitative content analysis, and qualitative textual analysis. Data from a range of sources are used to illustrate how the methods can delineate the intellectual content and institutional structure of the emerging nanotechnology culture. Such methods will make it possible in future to test hypotheses such as that there are two competing definitions of nanotechnology - the technical-scientific and the science-fiction - that are influencing public perceptions by different routes and in different directions.

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Contributo di PAolo Manzelli , scritto Lunedì 29 Novembre 2004 alle 10:41

L' ANELLO MANCANTE
PRIONI : anello di congiunzione tra sviluppo GENETICO ED EPIGENETICO
Paolo Manzelli LRE@UNIFI.IT
Relazione per il primo incontro ON-NS (OPEN NETWORK for NEW SCIENCE)
http://www.omirp.it/ONNS/index.html

Il costituendo gruppo ON-NS si riunisce a Firenze il 11-NOV.2004 al fine di favorire e facilitare uno sviluppo della scienza ampiamente condiviso proprio in quanti spesso i pregiudizi e una formazione specialistica priva di una cultura storica ed epistemologica di molti scienziati ha contribuito ad ostacolare scoperte importanti.
Tra i piu recenti' limiti della scienza possiamo annoverare quello che e stato chiamato il «dogma centrale della biologia molecolare» per il quale l' informazione genetica e totalizzante in quanto indica un passaggio della informazione genetica nell' unica direzione dal genotipo al fenotipo mediante una sequenza meccanica di trascrizione e la traduzione capace di effettuare il trasferimento della informazione tra DNA all'RNA e infine alle proteine per cui l'ambiente storico-sociale non avrebbe alcuna influenza diretta sui cambiamenti ereditari che in tal modo vengono visti come determinanti delle specie viventi.
Tale dogma della biologia oggi in gran parte criticato per il suo riduzionismo, in prima istanza prescinde dalle concezioni dello sviluppo evolutivo della vita ricerche iniziate con le ricerche di Alexandr Ivanovich Oparin (1894-1980) e da Cyril Ponnamperuma (1923-1994) e da moltissimi altri chimici e biochimici , evitando di conseguenza tutte quelle questioni scientifiche che emergono permettendo nuovi sviluppi delle conoscenze bio-logiche della evoluzione del sistema vivente , che necessitano di prendere in considerazione l' intera complessità dello sviluppo evolutivo della bio-chimica della vita.
Tali ricerche sulla evoluzione chimica hanno realizzato in provetta molecole proteiche a partire da molecole inorganiche semplici , dimostrando cosi' che le proteine sono comparse nell' evoluzione bio-chimica certamente prima della comparsa dell' RNA e del DNA . Evidentemente tali proteine sintetiche non hanno alcuna possibilita' di riprodursi spontaneamente e pertanto resta ancora indimostrabile la antica credenza dei filosofi greci della generazione spontanea della vita , la cui impossibilita fu sperimentalmente dimostrata fin dalle ricerche del Professore della Antica Università di Pisa , Francesco Redi (1626-1697).

Cosa diversa e la riproducibilità spontanea di proteine Prioniche inserite entro un sistema metabolico di un organismo vivente . A tal proposito ricordiamo che Tikvah Alper e J. S. Griffith gia' dal 1960 compresero che l'agente infettivo dello malattia degenerativa del cervello degli ovini (Scrapie) fosse una semplice proteina, priva di materiale genetico, ma capace di autoreplicarsi. Un prione infettivo, molto simile e' stato poi isolato e identificato da Stanley B. Prusiner (abbreviato PrPSc , proteina prionica infettiva) il quale focalizzo i suoi studi in relazione alla degenerazione del cervello umano causata da encefalopatie spongiformi provocate dal cosi'detto Morbo della Mucca Pazza. Nel 1997 S. B. Prusiner ha ricevuto il premio Nobel per la scoperta di tale Prione capace di riprodursi in assenza del DNA ed RNA, e pertanto si e compreso come tale prione infettivo fosse responsabile nel provocare il Morbo della Mucca Pazza proprio in seguito alla capacita' di baypassare la barriera che esiste fra specie diverse alla trasmissione di elementi proteici , i quali normalmente vengono decodificati e ricodificati dalla sequenza del DNA/RNA dell' organismo che ha assunto proteine di altra specie per tramite la catena alimentare.
Comunque e' noto che non ci sono solo varianti patologiche dei Prioni . I prioni normali (PrP) sono numerosissimi negli organismi viventi ed in specialmodo sono presenti nel cervello.

Sottolineaiamo quindi il fatto che il processo di moltiplicazione di tutti i Prioni non si basa sulla duplicazione di DNA e/o RNA, dato che sia il DNA che l' RNA sono del tutto assenti nel realizzare la moltiplicazione dei Prioni cerebrali. Il metodo che si ipotizza per la replicazione prionica non e del tutto evidente, ma ragionevolmente si suppone basarsi su processi di accumulazione e rottura catalitica noti dalla chimica dello sviluppo delle catene polimeriche.

Putroppo dobbiamo constatare che vari dogmatismi emergono nella scienza quando la estrema specializzazione disciplinare conduce e frazionare la comunita' scientifica, cosi che si perdono di vista i criteri generali della dinamica evolutiva della natura , cosi ad es. da dimenticare come la capacita di auto-replicazione, sia pur con metodologie differenziate, sia un fattore del tutto generalizzato e diffuso in natura. Ricordiamo infatti come sia nota la capacita di auto-replicazione del RNA, le cui capacita enzimatiche sono in grado di riprodursi senza intervento alcuno del DNA e che inoltre e pure ben nota l' esistenza di proteine che sono capaci di riparare spontaneamente il DNA dalle frequenti rotture ed anomalie provocate da vari fenomeni di alterazione fisico-chimica della cellula. Infine sempre in proposito della estesa capacita' di replicazione di strutture chimico fisiche in natura e' ben noto che le proprietà generali di replicazione appartengono anche al mondo inorganico ad es. i cristalli e piu' specificatamente i cristalli di ghiaccio sono infatti il risultato dell'organizzazione di atomi e molecole in geometrie e forme capaci di agglomerandosi intorno ad un elemento di aggregazione catalitico e moltiplicarsi quando il cristallo si rompe in vari pezzi crescendo in un processo simile alla auto-replicazione

Tali riflessioni fanno capire come la pretesa unicita' e la unidirezionalita' delle funzioni di replicazione proteica ritenute incluse nell' unica macromolecola del DNA abbiano perso oggigiorno quel significato dogmatico ritenuto ancora per molti scienziati indiscutibile.

Soffermiamoci ora sull' importanza derivante dalla auto-replicazione dei "Prioni cerebrali" in relazione alla comprensione delle relazioni tra Genetica ed Epigenetica dello sviluppo cognitivo dell' uomo.

Il Prioni sono molecole di origine proteica (da Proteo , la divinita' dell' antica Grecia cui si attribuiva la capacita di cambiare forma a piacimento) che sono normalmente presenti nel nostro organismo ed e' pertanto possibile che si replichino senza coinvolgere nel loro ciclo di vita il complesso e piu' sicuro sistema di controllo codificato dal DNA , poiche' se tale controllo fosse applicato sistematicamente a tutta la produzione proteica evidentemente da cio' deriverebbero in ogni caso strutture proteiche derivate da una rigida ed inalterabile corrispondenza tra Geni e Proteine, che annullerebbe la nota flessibilità cerebrale generata dall' apprendimento e dalla formazione delle memorie con carattere epistemico correlabile piu' in generale al contesto storico-sociale dello sviluppo umano.

Con le recenti ricerche sui Prioni siano quindi in presenza della scoperta di un nuova concezione, dato che esso si replica sulla base di criteri di riproducibilita polimerica, clonando copie differenziabili di se stesso, ottenute modificando la forma del pattern strutturale ma non la sequenza proteica. I prioni in quanto proteine sono strutturati da catene poli-peptidiche di amminoacidi la cui struttura spaziale ha una maggior variabilità conformazionale rispetto a quelli prodotti dalla sequenze codificate dal DNA , e pertanto e una caratteristica peculiare del Prioni quella di creare strutture elastiche stabilizzate da legami deboli che da' loro la possibilita di essere dotate di assumere molteplici configurazioni. Di conseguenza e' possibile arguire come tali molteplici configurazioni strutturali dei Prioni Cerebrali possano divenire il vettore capace di fissare il contenuto delle memorie a breve e lungo termine a seconda della concentrazione dei cloni , e cio' in maniera indipendente dalle strategie di espressione genetica le quali si limitano a dar forma alle circonvoluzioni strutturali del cervello, nonche' delle prime fasi di sviluppo dell' embrione derivanti dalla primaria espressione di molecole staminali indifferenziate provenienti dall' ovulo materno fecondato.

Pertanto i recenti studi sulla dinamica di riproduzione dei Prioni , pongono nuova luce tutta la problematica dell' apprendimento comportando la necessita' di redefinizione delle conoscenze acquisite sulla formazione dei sistemi e strategie epigenetiche di memorizzazione e di apprendimento . E' infatti lecito pensare che il Patrimonio Genetico sostanzialmente conferisca al cervello solo i tratti che determinano l' involucro genetico di ciascuna specie, ma che in seguito, proprio per mezzo della attivita' indipendenti di riproduzione Prionica, si possa sviluppare, una correlazione epi-genetica che ha un peculiare riferimento molecolare oggettivo nelle sue basi chimiche morfogenetiche della strutturazione delle configurazioni variabili delle proteine prioniche , le quali sfuggono al controllo dei geni permettendo la formazione di mappe cerebrali flessibili indipendenti dai criteri di ereditarieta' in quanto capaci di adeguarsi ad un sistema storico-evolutivo di archiviazione ed evocazione delle memorie.

Lo scenario di ricerca sui possibili sviluppi dell' apprendimento che emerge da tale oggettivazione della "Res-Cogitans di Cartesio" e' assai vasto dato che non e derivabile dalla sola decifrazione del codice genetico e pertanto la riflessione scientificamente argomentata su come il cervello generi conoscenza , incide grandemente sulle modalità d'uso creativo delle moderne capacita tecnologiche, prima tra tutte l' e.learning , al fine di intervenire con modalità innovative per accelerare le possibili dinamiche di sviluppo delle scienze cognitive nonche' sulla crescita di una creatività scientifica coscientemente e responsabilmente indotta da metodi formativi finalizzati ad arricchire le capacita dei processi combinatori correlabili alle multiformi capacita funzionali ad una evoluzione epistemologica della riproduzione di parterns di prioni cerebrali .
Certamente tale ipotesi di ricerca accresce ampiamente la nostra responsabilità educativa, e di questa conoscenza coscienziosa vorra' farsi carico il Costituendo Gruppo di ricerca Transdisciplinare "OPEN NETWORK FOR NEW SCIENCE (in sigla "ON-NS") fin dalla suo primo incontro, per poter dare una fattiva collaborazione nell' inventare un futuro creativo basato su una conoscenza piu oggettiva di se stessi e del proprio ruolo nella evoluzione della natura.


Biblio-online:
Prione : http://www.wordiq.com/definition/Prion ; http://euresis.ispp.it/emme/damiani.htm
A.Oparin: http://www.daviddarling.info/encyclopedia/O/Oparin.html
Chemical Evolution of living systems: http://www.gennet.org/facts/metro02.html
La Chimie Prebiotique : http://www.astrosurf.com/lombry/bioastro-prebiotique.htm
La Rottura delle Barriere Filogenetiche : http://www.eat-online.net/english/education/madcow.htm
Cinetica della Moltiplicazione dei Prioni : http://www.dmi.unict.it/~anile/mathapp/sistdina/bse/bse.html
Prioni e Memorie: http://www.edscuola.it/archivio/lre/prioni_e_memorie.htm
Prioni e Nanotecnologie : http://www.zadig.it/news2003/sci/new.php?id=0009

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Contributo di PAolo Manzelli , scritto Martedì 30 Novembre 2004 alle 17:03


BASI PROTEICHE REPLICANTI
per la codificazione delle memorie.
Di Paolo Manzelli LRE@unifi.it

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Nella evoluzione degli esseri viventi la crescita della complessita' corrisponde di fatto ad una migliore utilizzazione di tutte le forme precedentemente sperimentate di co-operazione molecolare che hanno dato origine alla vita. La organizzazione molecolare si e' infatti sviluppata in modo tale da poter migliorare l' adattamento ai cambiamenti dell' ambiente ed infine riuscendo a realizzare le modificazioni dell' ambiente per adattarle alla proprie forme di vita piu' evolute. In tal senso il processo evolutivo delle specie viventi ha quindi generato una sempre piu' ampia capacita di apprendimento che oggi possiamo iniziare ad analizzare piu' coscientemente cercando di comprenderne le radici di livello molecolare, e cio risulta oggi possibile facendo particolare attenzione alla organizzazione bio-chimica del ciclo metabolico delle cellule neuronali.
Come tutte le alte cellule eucariotiche i neuroni cerebrali nel loro metabolismo sintetizzano proteine codificate dal Ribosoma secondo le istruzioni prelevate dal codice genetico e ciclicamente le degradano per tramite la corrispondente struttura detta, Proteosoma la quale le frammenta con metodi enzimatici tagliandole in Peptidi di sequenza definita ed in amminoacidi liberi ottenuti per idrolisi chimica. Questa degradazione sequenziata del turnover proteico, non e' del tutto casuale proprio in quanto permette l' evolversi del sistema metabolico ordinando ed integrando un primordiale sistema di crescita proteica, di origine pre-biotica, basato un sistema di polimerizzazione proteica, che in particolare si suppone permetta alla cellula neuronale di creare le basi molecolari di codificazione delle memorie, e cioe' i mattoni ovvero le lettere molecolari, che successivamente possono essere assemblate dal sistema cerebrale permettendo ad un ordine superiore di sintesi di realizzare la significazione mnemonica che e' alla base di ogni sistema di apprendimento.
La polimerizzazione della degradazione proteica si basa su la presenza di un "Iniziatore"; vari ricercatori presumono che i Prioni Comuni (PrC) ( ovvero altre proteine similari) , possano fornire l' innesco per dare inizio ad un sistema di polimerizzazione graduale e controllata da Terminators capaci di interagire reversibilmente ( rev. ), agendo da enzimi regolatori dello sviluppo della espressione di una catena polipeptidica , che si sviluppa sulla base di un modello di crescita che abbastanza similare nel procedimento al quello noto come " Polimerizzazione Radicalica Vivente ". Seguendo un simile modello e possibile infatti generare una sequenza proteica non piu esclusivamente dipendente dalle informazioni genetiche e che pertanto permette di codificare, a livello molecolare, le basi di espressione delle relazioni cerebrali con l' ambiente generando una capacita di crescita creativa di indole epigenetica dei sistemi viventi piu' cerebralmente piu' evoluti.

La sequenza di codificazione e' ipotizzabile svilupparsi nel modo seguente :

PrC (innesco) + P ( Peptide) = PrC-P * ( sezione polimerica (*) attiva )

La reversibilità (rev. ) della reazione terminale permette un procedere della auto-replicazione della catena peptidica, in una serie crescente di sequenze regolate da condizioni che riflettono le relazioni con l' ambiente esterno, le quali sono causate alle variazioni delle concentrazioni di neurotrasmettitori agenti alle sinapsi, che in sostanza modificano gli equilibri di reattivita' del sistema cellulare neuronico.

Cosi si puo' procedere alla creazione di molteplici forme codificate come schematicamente ad es :

PrC-P* +P = PrCP-P-P* +T  1- PrCP-P-PT

PrCP-P-P* +P = PrCP-P-P-P* +T  2- PrCP-P-P-PT

ecc......ecc........ecc..... ecc..............................

e cosi via, fornendo tutta una serie di sequenze codificanti stabilizzate da TERMINATORS che ne modulano la progressiva replicazione.

Queste basi peptidiche prodotte da un sistema polimerico codificante , rappresentano le sub-unita conformazionali che a libello molecolare possono essere utilizzate dal sistema cerebrale come struttura elementare della memorizzazione ed dell' apprendimento , al fine di sviluppare una comprensione delle relazioni di un organismo evoluto con l' ambiente ; pertanto quindi si presume che il sistema codificante divenga piu evoluto e complesso in relazione sistemi viventi quali l' uomo piu' capaci di interagire creativamente nell' adattamento ma ancor piu nella propria funzione di modificazione dell' ambiente esterno eseguita secondo le proprie finalita' epigenetiche che by-passano la informazione geneticamente codificata nel DNA.

Questa ipotesi di ricerca consegue agli studi del Prione "Pr.SC" patologico, sigla con la quale si indicano i Prioni provenienti dalla encefalopatia spongiforme bovina, che una volta insediati nel cervello umano determinano la sindrome di Creutzfeldt-Jakob, meglio nota come malattia della Mucca Pazza.
Infatti si ritiene che se il Prione patologico si sostituisce nella costruzione della catena polimerica al posto del prione sano PrC naturale, tale sostituzione vada ad impedire il controllo del Terminator nel realizzare la sequenza polipeptidica codificante, che ormai priva di controllo continua a polimerizzare includendo e trasformando anche la configurazione dei prioni sani fino a creare delle estese placche polimeriche, le quali non essendo piu riconvertibili dalla azione decodificante del Proteosoma provocano la progressiva morte delle cellule neuronali.

Pertanto, in via del tutto generale , anche da questa breve analisi cognitiva, diviene importante comprendere che quando il sistema immunitario del sistema nervoso non riesce a generare anticorpi per difenderci dagli agenti esterni, in quanto essi spesso sono stati provocati dalla nostra stessa specie umana nel quadro della propria azione di trasformazione della natura , diventa fondamentale e decisivo fare ulteriore ricorso alla creatività evolutiva di cui siamo dotati.
Infine, proprio per accelerare il ricorso ad una creativita' cosciente dell' Umanita' , abbiamo dato inizio alla organizzazione del OPEN NETWORK for NEW SCIENCE ad iniziare dalla tematica della BIO-INFORMAZIONE; problematica quest'ultima assai ampia di cui discuteremo nel Previsto II° incontro "ON-NS" organizzato dal laboratorio di Ricerca ed innovazione Educativa LRE/EGOCreaNET , Presso il Gabinetto Scientifico e Letterario VIEUSSEUX il prossimo 1° Marzo 2005.

BIBLIO-ONLINE
P.Manzelli: L' Anello Mancante : http://www.loscrittoio.it/Pages/arti.html
B.Pacifici: BIOLOGIA MOLECOLARE : http://www.pacifici-net.it/Biologia/index.htm
CINETICA DI MOLTIPLICAZIONE DEI PRIONI: http://www.dmi.unict.it/~anile/mathapp/sistdina/bse/bse.html
Polimerizzazione Radicalica : http://www.enitecnologie.it/eni_en/tpoint/articoli/FT_petrolchimica/LivingFree2_2002.pdf
Proteosoma: http://biomol.altervista.org/proteasoma.html
Proteosoma -GIF: http://www.biologia.edu.ar/animaciones/temas/adn_y_sintesis/proteosomas.swf
TURNOVER DI PROTEINE: http://www.biologia.unige.it/morelli-04/6.pdf
Prions.Disease : http://opbs.okstate.edu/~melcher/MG/MGW1/MG11214.html

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Contributo di Paola Parmendola, scritto Lunedì 13 Dicembre 2004 alle 16:09

Cordis, il servizio informazioni su Ricerca e Sviluppo della Comunità Europea, ha annunciato di aver rinnovato
il servizio digitale Cordis Nanotechnology ( http://www.Cordis.lu/nanotechnology/ ), citato in un precedente contributo ( https://www.fondazionebassetti.org/06/collaborate/000261.htm#170 ) di Collaborate.
Nel marketpress.info del 1 dicembre 2004 (articolo "Un rinnovato servizio Cordis sulle nanotecnologie riflette la grande importanza dell'estremamente piccolo"), è scritto che la "risorsa tematica che copre le attività pertinenti all'interno e all'esterno del Sesto programma quadro (6Pq)" ha subito un restyling nel menù di navigazione e nella riorganizzazione delle informazioni. In particolare, è stata:

ampliata la sezione sul finanziamento con fonti in grado di "trasformare la ricerca nel settore in nuovi prodotti e servizi che aiuteranno a raggiungere gli obiettivi strategici europei nel contesto dell'agenda di Lisbona"

introdotta la nuova sezione su 'istruzione e mobilità', con materiale informativo destinato ai ricercatori del settore

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Contributo di PAolo Manzelli , scritto Venerdì 31 Dicembre 2004 alle 12:31

CERVELLO- SCIENZA e FEDE
( Brevi riflessioni sul tema della BIO-Informazione)
Di PAOLO MANZELLI LRE@UNIFI.IT


"Fede e Scienza" nascono nel quadro dello sviluppo cerebrale formando entrambe l' Albero della Conoscenza Umana; la scienza e' infatti paragonabile a cio' che dell' Albero e' esteriormente visibile ed ai suoi frutti cognitivi, mentre la Religione ne rappresenta le radici piu' profonde.

"Scienza e Fede" tendono in sostanza a porsi domande esistenziali che hanno la finalita' comune di capire l' evolversi della vita umana nel mondo e nell' Universo nella ricerca di dare un senso e un significato alla vita.

Concettualmente DIO e' FIGLIO dell' UOMO proprio in quanto l' unicità del Dio il fattore dominante della elevazione del pensiero del «Figlio dell'uomo», (*) di conseguenza possiamo capire come "Fede e Scienza" nascano entrambe dalla stessa condizione esistenziale tesa ad assumere coscienza di se e della propria vita dell' universo.

Il sogno e' una realtà fisiologica da cui nasce la fede in cio' che si ritiene essere sovranaturale , infatti fin dai primordi della umanita' e stato proprio il sognare i propri defunti che indusse la credenza della sopravvivenza dello spirito dopo la morte terrena, quale realta' evidentemente tangibile in quanto oggettivamente prodotta dentro se stessi.

Pertanto scienza e fede quali prodotti dell' evoluzione cerebrale dell' Uomo , oggettivamente non possono essere in contrasto , e di fatto osserviamo che la fede pur suddivisa in molteplici religiosita' , continua a prosperare la dove i successi del razionalismo scientifico si sviluppano.

Mentre la scienza procede nel dare i suoi frutti indagando per far luce nel dubbio dove ogni affermazione e' possibile di successiva verifica , la fede pone le sue radici in un sistema cerebrale a carattere intuitivo ed emozionale , che nella sua limitata significazione, viene basato su dogmi e comunque su affermazioni non falsificabili, proprio al fine prioritario di creare fiducia nella vita dopo la morte al di fuori di ogni disquisizione razionale. Inoltre investendo, l' area emotiva del cervello nonche' per il loro carattere intuitivo, le concezioni religiose assumono un carattere piu' duraturo proprio come conseguenza della formazione delle memorie a lungo termine , cio' e vero in particolare in rispetto alle concezioni scientifiche che tendono ad una evidente maggior complessita' di ragionamento e quindi minor facilita di memorizzazione.

Purtroppo le diverse religioni, piuttosto che valorizzare l' evoluzione congiunta della crescita cerebrale tra scienza e fede, che genera la vigorosa crescita dell' Albero Cerebrale della Conoscenza, soddisfacendo entrambe le differenziate esigenze di sviluppo razionale ed emotivo della complessa struttura cerebrale , hanno inteso rivolgere le proprie pratiche e convinzioni religiose al fine di differenziare gruppi in diverse identita' culturali , cosa che certamente e' in evidente contrasto nelle religioni monoteiste , il cui riferimento e' l' unicità del DIO.

Tale suddivisione dei riti religiosi finalizzate a promuovere le diversita' culturali della gente anziche' favorire un confronto di fiducia alla necessaria dubbiosità della indagine scientifica , crea tutta una serie di inutili contrapposizioni religiose e sociali, che di fatto rallentano pur senza fermarlo il progresso di una conoscenza integrata e cosciente dell' uomo.

Il sistema nervoso infatti modellato e modulato in codici e schemi mentali , che sono la base di ogni possibile significazione cognitiva. In particolare mentre l' uomo nella evoluzione delle specie viventi e' sempre piu' svincolato dai dettami della informazione genetica, le religioni, basandosi sulla concezione contro-intuitiva della trascendenza della Divinita' , anziche' della immanenza della concezione Divina nella stessa struttura cerebrale dell' uomo , trasferiscono le oggettive e fisiologiche credenze di fede sulla esistenza sovrannaturale, in ritualita' differenziate rispondenti a diversi codici e schemi mentali appresi per tramite riti e liturgie differenti utilizzate allo scopo di promuovere il senso di un identita culturale e sociale differenziatee e competitive tra i popoli della terra, anziche di favorire una unicità di identita' umana, propria della formazione dell' EGO di ciascun uomo.

Riconosco che mi e venuto in mente di scrivere queste brevi riflessioni su "Fede e Scienza" spinto da coloro che credendo ad un Dio trascendente, asseriscono: "Come DIO ha potuto permettere l' accadere di tutto questo?" essendo in presenza disastri e tragedie quali il recente (26/DIC/04 -Maremoto nel sud-est dell' Asia : si parla di un sisma catastrofico che ha provocato oltre 120.000 morti)".

Infatti se la gente avesse piu' attenzione alla scienza cercando di capire le sue opportunita' di rapidissima informazione tecnologica , certamente tale massacro poteva essere essenzialmente grandemente ridotto , bastava in molti casi favorire tramite la informazione inviata dai mass media (TV, Satelliti, Radio, Cellulari, Internet ...) lo spostamento cosciente della gente a volte non molto lontano dalle spiagge.

Certamente e' utile riflettere sul fatto che la scissione tra "Fede e Scienza" , produce una anomalia mentale , che fa si che l' Uomo moderno ancora non sia mentalmente cresciuto pur avendo a disposizione strumenti di comunicazione rapidi che renderebbero l' umanita' capace di uno sviluppo sostenibile anche in condizioni estreme di sopravvivenza.

In conclusione la religiosita' non puo' essere solo una risposta al bisogno di irrazionalita' orientata dalle varie religioni per rasserenare la incoscia paura della morte con la promessa di una sovrannaturale beatificazione.

Ritengo che anche per superare le future catastrofi principalmente dovute alla incoscienza umana , sara' pertanto opportuno rileggere rapidamente le convinzioni e concezioni che limitano lo sviluppo del rapporto tra "scienza e fede", che limitando di conseguenza la crescita dell' Albero Cerebrale della Conoscenza Integrata e quindi Cosciente , conducono l' Umanita ad una cecita' fortemente incosciente sia sui propri limiti che sui propri poteri deprimento pertanto ogni capacita di sviluppo globale dell' intera esistenza solidale umana.

(*) - NOTA: «Figlio dell'uomo» proviene dall'Antico Testamento dal libro del profeta Daniele.
Il testo che descrive una visione notturna del profeta dice : «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto»(Dn 7,13-14).


BIBLIO ON LINE
Limiti delle scienza e ricorso alla fede : http://www.edscuola.it/archivio/lre/scifed.html
PRIONI REPLICANTI E MEMORIA: http://www.descrittiva.it/calip/dna/basi_proteiche_replicanti.PDF


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