Brevetto e organismi viventi nodo.gif (891 byte)
down-right-sfondochiaro.gif (914 byte)Item: Nel corso del 2000
During the 2000


Greenpeace:

 

Normativa europea:

 

Notizie stampa sul brevetto EP 380646

 

La Ue dà il brevetto, Greenpeace attacca

Nel corso del 2000 la polemica sull'applicazione delle privative industriali ai procedimenti biotecnologici si è concentrata in particolar modo sui brevetti individuati con i seguenti codici: EP 695351 (che corrisponde, in termini di contenuto, al brevetto internazionale WO 99/21415) ed EP 380646.

Questi brevetti riguardano procedimenti che intervengono nei primi stadi dello sviluppo embrionale per separare e ricomporre le cellule in modo da far convivere in uno stesso organismo cellule che provengono da specie animali diverse.

Greenpeace, col comunicato del 5 ottobre 2000, diede notizia dell'esistenza del brevetto EP 695351, concesso nel dicembre 1999 a due imprese extracontinentali: Stem Cell Sciences (Australia) e Biotransplant (USA).

La concessione del brevetto europeo "695351" fu ampiamente contestata (con l'appoggio tra l'altro del governo tedesco e di quello olandese) e l'Ufficio brevetti europeo ammise di aver commesso un errore (fonte: comunicato stampa di Greenpeace del 5 ottobre 2000).

Tuttavia, Greenpeace sosteva che le concessioni di questi brevetti non erano casi isolati, bensì un chiaro indice di tendenza e, circa un mese dopo, precisamente il 19 novembre 2000, a seguito di ulteriori ricerche nei data base dell'Ufficio Brevetti Europeo (EPO), rese noto il contenuto del brevetto EP 380646, che era stato concesso nel gennaio 1999 ad una potente impresa australiana (Amrad).

La presenza dell'EP 380646 dimostrerebbe che l’EP 695351 non fu, come dichiarato dall’Ufficio Brevetti Europeo, il resoconto di "una svista", ma conseguenza della scelta di una ben precisa linea di concessioni brevettuali intrapresa dalle istituzioni comunitarie e, a parere di Greenpeace, la concessione dei brevetti EP 380646 ed EP 695351 è significativa di una chiara volontà dell'Ufficio Brevetti europeo a forzare, in sede applicativa, le maglie della disciplina comunitaria (le due normative europee più rilevanti in materia di brevetti aventi ad oggetto biotecnologie --e quindi organismi viventi-- sono la Direttiva 98/44 e la Convenzione di Monaco sul brevetto).

Peraltro, durante una conferenza stampa tenutasi alla fine del novembre 2000, a Monaco, Greenpeace segnalava che altre richieste di brevetti su organismi viventi continuavano a pervenire all'Ufficio Brevetti Europeo. In quella occasione Greenpeace mostrò la documentazione di circa 12 richieste di brevetti su organismi viventi, a testimonianza del consolidamento del trend.

D'altro canto, in Europa, non soltanto singole associazioni o schieramenti politici, ma anche i governi di alcune nazioni hanno manifestato la loro insoddisfazione per la mancanza di una chiara normativa riguardo alla brevettazione del vivente.

In particolare il Governo tedesco dichiarò (23 ottobre 2000) che la controversa Direttiva europea sui brevetti (98/44) non era adeguata ai rapidi sviluppi delle biotecnologie e, dunque, necessitava di essere rivista. Allo scopo di concordare una nuova disciplina che salvaguardasse le limitazioni etiche per quanto riguarda i tentativi di brevettare parti del corpo umano, il Governo tedesco avviava un processo di ri-negoziazione della Direttiva (98/44).
down-right-sfondochiaro.gif (914 byte)[12 ottobre 2001] aggiornamento:

-- L'Unione Europea conferma i brevetti biotech --
Lussemburgo, 10 ottobre 2001
Respinto dalla Corte di giustizia europea il ricorso dei Paesi Bassi per l'annullamento della Direttiva comunitaria sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, nota come "direttiva sulla brevettabilità della vita". Secondo la Corte, la Direttiva --criticata da Olanda, Italia e Norvegia-- «delimita il diritto dei brevetti in modo sufficientemente rigoroso, affinché il corpo umano resti effetivamente inalienabile e venga salvaguardata la dignità umana».

 Correlazione 

right.gif (841 byte)"Biotecnologie e Ingegneria genetica"nodo.gif (891 byte)

Se, da un lato, molti stati dell'UE non condividono le decisioni dellUfficio Brevetti Europeo che concedono brevetti riguardanti organismi viventi, l'Ufficio Brevetti, dal canto suo, seguendo un'impostazione di mercato globale, sembra intenzionato a restare allineato con le posizioni d'oltreoceano. Da tempo, infatti, gli Stati Uniti e il Canada riconoscono tutela brevettuale a procedimenti che hanno ad oggetto la modifica o la creazione di organismi viventi. Il Canadian Intellectual Property Office ha, per esempio, recentemente approvato la brevettabilità degli animali transgenici (16 febbraio 2001) e un tribunale canadese ha ritenuto ammissibile il brevetto dell' "oncotopo" (è un topo transgenico che produce un'anticancro e un Tpa --attivatore pasminogeno del tessuto-- per il post-infarto: il brevetto appartiene dal 1989 all'Università americana di Harward).

E' vero che le scelte dell’Ufficio Brevetti Europeo sono dettate dalla volontà di mantenere competitive le imprese europee al fine di non cadere sotto il controllo, nel campo delle biotecnologie, delle imprese d'oltreoceano, ma si deve anche osservare che i discussi brevetti appartengono a imprese non europee come le australiane Stem Cell Science (EP 695351 e WO 99/21415) e Amrad (EP 380646) e la statunitense Biotransplant (WO 99/21415).

La disarmonia (quando non si tratta di vero e proprio contrasto), ormai perdurante, tra la posizione dell'opinione pubblica e di alcuni Governi europei, da un lato, e, dall'altro, le scelte dell’Ufficio Brevetti Europeo, non sembra aver favorito soluzioni normative più univoche rispetto a quelle attuali, che consentono ampia discrezionalità interpretativa in sede applicativa.

L’intero scenario dovrebbe, comunque, essere preso in esame e valutato alla luce di alcuni nuovi elementi tra i quali:

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(*) Nonostante l'attesa spasmodica alimentata dalla pubblicazione della prima mappa del genoma umano, il settore Biotech accusa la crescente preoccupazione da parte degli investitori per le spese crescenti nella ricerca e i rinvii nel raggiungimento dei risultati commerciali concreti.
Proprio la pubblicazione della mappa del genoma umano ha messo in evidenza i tempi molto lunghi che caratterizzano questo settore: allo stato sono 350 i prodotti frutto della ricerca biotecnologica, medicine e vaccini, soggetti a sperimentazione sull'uomo, ma i tempi medi per la conclusione di tutto l'iter di ricerca sono ancora intorno ai dieci anni e le aziende principali del settore, tutte statunitensi, stanno cercando di ridurre a sette gli anni indispensabili per completare il ciclo, dalla scoperta del medicamento alla sua possibile commercializzazione.
[aprile 2001]

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