Authority e libertà della ricerca nodo.gif (891 byte)

(Percorso pubblicato in Maggio 2001 -- Chiuso in Agosto 2002)

Perché questo Percorso
 Riferimenti 

Articoli:

In seguito alla mobilitazione degli scienziati a favore della libertà della ricerca (v. Appello per la ricerca sul sito del Sole 24 Ore e, in questo sito, le news del 25 febbraio 2001, nonché la Rassegna Stampa commentata di marzo-aprile 2001) Rodolfo Saracci e Paolo Vineis (sul Sole 24 Ore del 1° aprile, nell'articolo "Ogm, libertà e responsabilità") osservavano che l'appello e la manifestazione che ne era seguita a Roma «sollevano numerosi interrogativi quanto ai contenuti e, più generalmente, alla responsabilità sociale dei ricercatori».
Silvio Garattini (sul Sole 24 Ore del 1° aprile, nell'articolo"Ma no ai divieti ideologici") individuava in un'Authority o in un Comitato una risposta alla questione sollevata da Saracci e Vineis: «È assolutamente accettabile una posizione che anziché proibire qualsiasi ricerca consideri la necessità di avere un'authority o un comitato etico che vagli le richieste e conceda permessi sulla base di giustificate utilità.»
La problematica sottostante ai due articoli è, evidentemente, quella del rapporto scienza - politica, o, in altre parole, del governo della ricerca scientifica, o ancora del rapporto fra consenso democratico e autonomia della ricerca. Ma è sull'argomento specifico del "luogo" atto ad ospitare la decisione democratica che nel nostro Forum si è concentrata in maggio 2001 la discussione: qui di seguito alcuni flash.

(Maggio 2001 - GMB)

Discussione svolta nel Forum in maggio 2001

v-red.gif (71 byte)V. BERTOLINI (2 maggio):

«(...) è necessario chiedersi se «un'authority o un comitato etico che vagli le richieste e conceda permessi» (S. Garattini su Il Sole 24 Ore del 1° aprile) sia la soluzione migliore per garantire la libertà della ricerca e l’interesse della società.
(...) più che sovraccaricare il sistema di strutture amministrative, che bene o male, hanno carattere autoritativo, è necessario che il cittadino sia in grado di esercitare nel modo più completo la propria autonomia.»

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v-red.gif (71 byte)A. TATAFIORE (5 maggio):

«(...) L'informazione come "mezzo di difesa" ha ed avrà in futuro un ruolo ed un valore fondamentale ma rischia di permettere al motore dell'innovazione insensibile al rischio di prendere comunque il via permettendo la creazione di sistemi e strumentalizzazioni a catena che, a mio giudizio, allontaneranno i consumatori da una percezione responsabile e sensibile al rischio. Essi avranno, spero sempre di più, la possibilità di scegliere coscientemente (grazie all'informazione) ma qualcosa (pubblicità, luoghi comuni, qualità stimolanti dei prodotti, il peso ed il successo delle novità ecc.) li allontanerà dalla percezione del rischio (...)
(...) In conclusione, rispetto il valore e l'efficacia concreta dell'informazione come "mezzo di difesa" del consumatore ma non come "mezzo risolutivo" di alcuni dei problemi legati al motore dell'innovazione.
(...) Credo fermamente nel bisogno di regolare il sistema della ricerca verso un meccanismo trasparente e responsabile limitato nelle materie e nelle forme. Una disciplina comunitaria in questo senso penalizzerebbe il nostro continente nel sistema economico globalizzato ma, nello stesso momento, creerebbe un'Europa responsabile e sana se guidata in modo autorevole. Ciò non succederà mai e riconosco che a differenza del rimedio dell'informazione la mia soluzione ha un valore astratto e quasi impossibile.»


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v-red.gif (71 byte)G.M. BORRELLO (15 maggio):

«Le considerazioni svolte da Tatafiore (intervento del 5 maggio) mi trovano molto d'accordo.
(...) Ritengo che il termine "fictio" con cui Tatafiore definisce un divieto "ex post" renda ottimamente l'idea di quanto sia utopistico (quando non ipocrita) pensare a una tutela di diritti soggettivi delegata all'informazione pubblica.
(...) Bertolini è propenso a sostenere una tesi a favore di una regolamentazione "soft", di una normativa, cioè, che dia luogo a condizioni tali da mettere la gente in grado di decidere da sola. Egli, in altri termini, crede fino in fondo nel consenso democratico, sempre che questo sia correttamente "informato". Il che è come dire: sempre che alla "procedura" corrisponda l'effettivo "diritto sostanziale".
In breve (e semplificando): Bertolini crede davvero nell'autonomia del consumatore, mentre Tatafiore non ci crede, ma riconosce che la tesi di Bertolini è, a differenza della sua, dotata di pratica realizzabilità.
Alla fine, Bertolini appare convinto delle sue opinioni, Tatafiore meno. E il confronto viene smussato dallo stesso Tatafiore.»

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v-red.gif (71 byte)V. BERTOLINI (17 maggio):

«(...) nel rapporto fra esperti e società civile il problema dell'informazione si presenta in modo molto asimmetrico. E da questa asimmetria nasce l'aporia che una società democratica incontra di fronte all'innovazione. Che non è tanto nella non (o scarsa) percezione del rischio quanto nel fatto che l'ideale politico di una democrazia che persegue forme sempre più avanzate di eguaglianza in realtà viene sempre a differenziarsi fra chi sa e chi non sa.
(...) il problema è come garantire chi non sa.»


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v-red.gif (71 byte)A. TATAFIORE (17 maggio):

«(...) Credo nell'informazione come mezzo di difesa che comunque non può arrivare a cambiare gli equilibri di questa società globalizzata anzi..... con il tempo potrebbe arrivare ad adattarsi a questa; credo invece nel diritto e nel bisogno di regole non opprimenti, non incoscienti, ma comunque equilibrate (...)»

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v-red.gif (71 byte)G.M. BORRELLO (21 maggio):

«(...) avverto la necessità di vedere se sia possibile convergere verso una risposta alla seguente domanda: si deve (o, in ogni caso, è opportuno) ricorrere a una struttura ad hoc per decidere sul finanziamento della ricerca in settori particolarmente delicati sotto il profilo etico?»


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v-red.gif (71 byte)A. TATAFIORE (22 maggio):

«(...) Nel silenzio del diritto e delle Istituzioni nazionali e comunitarie è normale che la ricerca goda di spazi e libertà. Chissà se questo silenzio circa un intervento serio e risolutivo in un senso o nell'altro (completa libertà o paletti di confine in continuo aggiornamento per la ricerca) nasconda un assenso, un "laissez faire". Se così fosse il Mercato avrebbe vinto sul Diritto in attesa di nuovi equilibri.»

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v-red.gif (71 byte)G.M. BORRELLO (22 maggio):

«(...) il nesso tra le istituzioni e la gente (volutamente preferisco non parlare di "cittadini") [è] problema che attiene all'analisi politica. Ecco, questo mi sembra un punto nodale; anzi, alla fine, "il" punto nodale: il rapporto con la gente, con la percezione che la gente ha dell'innovazione scientifica e tecnologica.»


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v-red.gif (71 byte)A. TATAFIORE (23 maggio):

«(...) Non trovo ragioni o motivi per pensare che il nodo istituzioni-gente possa avere effetti incisivi nella risoluzione effettiva delle problematiche legate alla ricerca sulle quali ci interroghiamo.»

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v-red.gif (71 byte)G.M. BORRELLO (23 maggio):

«(...) non mi sembra che Bertolini attribuisca all'informazione la funzione di semplice mezzo "di difesa" (...), bensì ne valorizzi un ruolo che --volendo usare il termine-- direi "risolutivo". Io, comunque, in questa terminologia non mi ritrovo.»


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v-red.gif (71 byte)V. BERTOLINI (24 maggio):

«(...) Pensiamo per esempio ad alcune battaglie per una maggiore sicurezza degli autoveicoli o contro il fumo o altro. Più che i parlamenti o i giuristi è stata determinante la rete delle informazioni; il diritto poi ha seguito. Il modello che ho in mente è quello di comitati etici, o qualcosa di simile, che operino sulla base di una sorta di common law di tipo anglosassone.»

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down-right-sfondochiaro.gif (914 byte)Si veda anche il Percorso "Jacques Testart e il Principio di precauzione (ovvero: un'opinione su 'gli esperti, la scienza e la legge')"nodo.gif (891 byte)