Introduzione di Vittorio Bertolini

( 31 Ottobre 2003 )
( inviato da Vittorio Bertolini )
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Una bibliografia è qualcosa di più di un semplice elenco di testi. Infatti dall'esame dei testi prescelti, ma anche dalle eventuali omissioni, emerge l’orizzonte culturale entro cui l’autore della bibliografia ha affrontato uno specifico tema. Orizzonte che, perciò, può essere discusso, confrontato con altri, puntualizzato e implementato: inviate i vostri Commenti.

In questa ottica, perciò, una bibliografia si presta benissimo ad essere un work in progress, aperta al contributo collaborativo che può svilupparsi all’interno di una comunità culturale nella quale, attraverso il dialogo fra le diversità delle esperienze, vengono gettate le basi per la costruzione di una knowledge base condivisa da tutti (un modello proponibile può essere Wikipedia: "a free encyclopedia that is being written collaboratively by the readers...").

Questo è tanto più vero per la ricerca bibliografica svolta da Leone Montagnini, perché il tema prescelto, “Innovazione e responsabilità nella Information Society”, si presta, in particolar modo, ad essere preso in esame in un'ottica interdisciplinare. Parlare di Information Society, infatti, permette un approccio sociologico-umanistico, così come tecnico-scientifico. Inoltre, la struttura della ricerca di Montagnini mostra, oltre a una conoscenza approfondita del tema, anche la padronanza delle tecniche bibliografiche. In conseguenza di tutto ciò esiste una vasta possibilità di spunti collaborativi. A cominciare da possibili commenti e alla Presentazione e alle varie sezioni del Percorso guidato, per finire a integrazioni della parte relativa all’Elenco dei libri.

 

COMMENTI

Commento di Vincenzo LUNGAGNANI, scritto Giovedì 6 Novembre 2003 alle 20:42

1. Grazie alla tecnologia dell'informazione, al giorno d'oggi vanno di moda le bibliografie ipertrofiche, costruite dagli Autori come un'acritica banca dati: ci si trova di tutto, senza particolare significato culturale.
2. Le bibliografie "oneste" fanno riferimento unicamente agli Autori citati e - a parte l'ambito politico, ovviamente arbitrario - chiunque scriva qualcosa ritenuto interessante per gli altri deve mettersi in una situazione di presunta conoscenza dei testi di maggiore significato oggettivo: l'orizzonte culturale dell'Autore "deve" non emergere.
3. In occasione del mio ultimo libro (i.e. BIOTECNOLOGIE - Norme e regolamenti) ho lucidamente deciso di riservare la bibliografia ai soli testi legislativi e di non citare nessuno, incluso me stesso, proprio per non inquinare la materia giuridica con discutibili opinioni di persone favorevoli o contrarie alle nuove tecnologie biologiche.

Commento di marlene di costanzo, scritto Venerdì 7 Novembre 2003 alle 18:05

Mi sia consentito, visto che si parla di attuare un lavoro collaborativo di chiedere l'inserimento di due opere che, secondo la mia opinione, non possono essere trascurate se si parla di information society.
Mi riferisco a "Jeremy Rifkin, L'era dell'accesso, Mondadori, Milano, 2000" e "Pekka Himamem, L'etica hacker e lo spirito dell'età dell'informazione". Si tratta du due opere che pur partendo dal medesimo dato, e cioè la pervasività delle tecnologie digitali e della rete, giungono a prospettare situazioni speculari, ma pur sempre accomunate dal paradigma innovazione tecnologica = innovazione nei rapporti sociali. Ma mentre Rifkin, mosso dal pessimismo tecnologico, vede nella rete uno strumento che tende a mercificare ogni momento della vita umana. Nel libro Himanen, per cui gli hacker non sono i pirati della rete ma coloro che operano con spirito creativo e impegno appassionato, viene delineata una nuova etica del lavoro che non guarda più all'accumulazione, come quella prospettata da Weber (è significativo il titolo) ma all'affermazione dei valori quali la privacy, l'uguaglianza, condivisione di saperi.
In questa ottica vorrei ricordare di Ermanno Bencivenga che in "Manifesto per un mondo senza lavoro" illustra l'"utopia" che il progresso della tecnica dovrebbe portare ad una rivoluzione politica in cui il lavoro, superata la fase fordista, dovrebbe assumere le caratteristiche di un'attività libera ed elettiva.

Commento di Leone Montagnini, scritto Sabato 8 Novembre 2003 alle 13:58

L’intervento di Lungagnani mi costringe a fare alcune precisazioni sulla bibliografia su “Informazione e Responsabilità nella Information Society” da me curata. Tale bibliografia è stata prevalentemente realizzata mediante la lettura dei libri che vi sono citati, dei quali si sono fatti ex novo gli abstract. Oltre a presentare i libri che già si conoscevano e si ritenevano essere rilevanti per l’argomento, si è ritenuto opportuno leggere ed indicare anche alcuni testi usciti da poco (l’aggiornamento è stato considerato un requisito della massima importanza), quindi non ancora assurti allo stato di classici, testi che però sono stati presentati perché utili a cogliere lo status quaestionis attuale. Proprio tale fatto ha condotto – a posteriori e senza averlo previsto in anticipo – alla scoperta personale che oggi la “società globale dell’informazione” (versante dell’innovazione) e la “società globale del rischio” (versante della responsabilità) possono essere viste come i due lati indisgiungibili in cui si presenta la realtà della società globale mondiale.
Le nuove “tecnologie dell’informazione” cui fa riferimento Lungagnani nel suo intervento sono state usate, perciò, non tanto nel recupero dell’informazione (information retrieval in gergo tecnico) ma, soprattutto, nella presentazione ipertestuale dei record bibliografici, i quali possono essere fruiti indipendentemente come lista alfabetica oppure, seguendo un percorso personale proposto dall’autore, permettendo così di rendere ben distinti i suoi giudizi personali, la sua cultura e sensibilità, rispetto allo strumento bibliografico che egli propone.

L’autore ritiene che il peggio che possa capitare ad una società democratica è che si impongano degli atteggiamenti censori, magari mascherati sotto il criterio tecnocratico del giudizio dell’esperto. Per questo motivo si è fatto un punto d’orgoglio del citare Marcello Veneziani accanto a Naomi Klein, Bell accanto a Gramsci. Sforzandosi di presentare sempre col massimo rispetto le idee degli altri, anche quelle di coloro con cui non si concorda.
Nella stesura - e nella selezione - della prima lista “master” di testi, molto più ampia di quella presentata qui, ci si è ispirati a molteplici suggestioni. Oltre a far tesoro delle proprie conoscenze di base, si sono esaminati i programmi di interi corsi di laurea filosofici e sociologici, si sono tenute in considerazione le discussioni avvenute in seno alla Fondazione Giannino Bassetti in passato e specialmente nell’ultimo anno, l’ottima rassegna stampa di Bertolini, altre bibliografie di questo e altri siti, inoltre la lista “master” è stata riaggiornata man mano che si leggevano i vari libri che, di norma com’è ovvio rinviano ad altri libri, mantenendo un costante contatto con un libraio per l’acquisizione dei testi più recenti.
Se un libro è stato inserito è perché l’autore della bibliografia lo ha comunque ritenuto rilevante. Qualora non si sia potuto leggere un libro, generalmente, esso è stato escluso dalla lista originaria. Mi si permetta di notare che c’è un’altra censura nel nostro tempo, sottilissima, che è data dall’irreperibilità dei testi: i libri stranieri in Italia costano troppo, i libri molto recenti non si trovano nelle biblioteche, inoltre la principale biblioteca italiana - la Nazionale di Roma - nel mese di luglio ha avuto orari troppo angusti per una moderna società dell’informazione.

Ritengo giusto ed opportuno che la Fondazione Giannino Bassetti, avendo come sua missione di fondo la riflessione su Innovazione e Responsabilità, divenga un punto di riferimento stabile per l’orientamento bibliografico su questo tema. La mia bibliografia è stata proposta in tale spirito, nella consapevolezza di toccare solo un aspetto di tale tema, cioè quello legato alle riflessioni sulla società dell’informazione. La decisione che la Fondazione ora ha preso, di affidarsi ad una modalità partecipata per continuare questo discorso bibliografico, mi sembra suggestiva ed interessante. E la ritengo perseguibile considerando gli altissimi livelli di professionalità di chi anima le sue attività internet e non.
Tale idea è in linea con un discorso sull’intelligenza collettiva che si va facendo negli ultimi anni e che la mia bibliografia doverosamente annota. Si tratta di un discorso che ha un antesignano in un grande lombardo, federalista e non razzista, Carlo Cattaneo, al quale va da sempre la mia simpatia e che potrei invocare a laico santo protettore di questa bibliografia. Cattaneo parlava di “intelligenza collettiva” già sulla metà dell’Ottocento. A suo parere, il genio europeo che si era manifestato con la nascita della scienza europea moderna si fondava non sulla superiorità razziale dell’uomo bianco ma essenzialmente sulle nuove possibilità di libera circolazione di conoscenze ed esperienze venutesi a creare nell’Europa moderna.

Commento di Ashraf Virmani, scritto Lunedì 10 Novembre 2003 alle 11:15

This is a thought provoking treatise on the evolution of our Information Society. I like the suggestion that we define ourselves as the 'information society' and this is certainly a defining term for the 90's. Dr Montagnini also goes on to ponder over the dangers to the tranquility in the 'computer garden' of Eden suggesting that although informatioin is power it also gives power to those who could put the whole society at risk. He does not mention hackers and other deviant forces that have evolved in pace with the IT revolution, nor the new parastic diseases associated with IT such as viruses and worms. However, the concept of the Global Risk society put forward is important and important for the next phase of evolution or revolution in the IT phenomenon.

Commento di Becker Michelle , scritto Sabato 20 Dicembre 2003 alle 21:57

Don't worry that other people don't know you; worry that you don't know other people.