Gli elisir della scienza [23/08/05]

( 16 Agosto 2004 )

( scritto da Vittorio Bertolini Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Il libro di Enzensberger 'Gli elisir della scienza'Hans Magnus Enzensberger, giornalista, docente universitario, poeta, traduttore e saggista, è uno di quegli intellettuali di formazione umanistica che non disdegna però di confrontarsi con i problemi posti dal mondo della scienza. E forse proprio per la duplice natura dei suoi interessi culturali, i suoi scritti rappresentano una sfida nei confronti di chi si pone di fronte alle "due culture" in un'ottica monistica. La cultura moderna se è imprescindibile da Dante e da Goethe non può, nemmeno, non conoscere il secondo principio della termodinamica. La cultura tecnico-scientifica è di per sé una cultura avaloriale, che obbedisce solo alla logica interna della verità sperimentale. L'approccio umanistico di Enzensberger consente, perciò, di misurare l'innovazione tecnico-scientifica secondo criteri che mettono in primo piano l'importanza dell'etica della responsabilità.

Nelle pagine della FGB, più volte si è fatto riferimento al pensiero di H.M. Enzensberger: si veda il Percorso "Hans Magnus Enzensberger sul sito della Fondazione Bassetti", la Rassegna Stampa Giugno-Luglio 2001, [23/08/05] la Rassegna Stampa del 4 aprile 2003 intitolata "Scelte della scienza e scelte della società" e la Rassegna Stampa del 29 luglio 2003 intitolata "Democrazia deliberativa: Bosetti, Amato, Enzensberger, Lehmann".

La nuova raccolta di saggi di Enzensberger, "Gli elisir della scienza", pubblicata recentemente da Einaudi, già nel titolo adombra la filosofia antiscientista dell'autore. L'assonanza col titolo dell'opera di Gaetano Donizetti probabimente è puramente casuale. Ma forse non tanto. Se lo "specifico", truffaldino ma innocuo, del dottor Dulcamara è al centro delle vicende di Adina e Nemorino, le illusioni della scienza, non truffaldine, ma non sempre innocue, sono il filo conduttore che lega i vari saggi che compongono l'opera di Enzensberger. La critica di Enzensberger non è rivolta alla pratica scientifica, quanto all'enfasi massmediatica con cui l'apparato industrial-scientifico proietta verso l'opinione pubblica le "magnifiche sorti e progressive" di alcuni settori della ricerca scientifica. Da quello della biogenetica, a quello delle tecnologie digitali, per finire alle prospettive dell'Intelligenza Artificiale.

La raccolta si apre con alcune osservazioni sulla difficoltà dei non specialisti a comprendere il linguaggio dei matematici. Superare l'esoterismo del discorso matematico, in una società dove le applicazioni della matematica, anche di quella più astratta (per esempio la decrittazione dei codici segreti a cui affidiamo la segretezza dei nostri dati, è fondata sulla teoria dei numeri primi), significa favorire la consapevolezza del grande pubblico nei confronti del discorso scientifico.

Segue un saggio in cui viene analizzata l'opera di Siegfried Giedion "L'era della meccanizzazione". In questo saggio Enzensberger sottolinea come la storia dell'innovazione tecnologica sia segnata dall'opera di sperimentatori empirici, artigiani e ingegneri, che al di fuori della cultura accademica, spinti da necessità pratiche o dalla pura e semplice ricerca del nuovo, hanno prodotto invenzioni e prodotti che non solo hanno modificato la società ma sono servite anche a gettare le basi per nuove teorie scientifiche.

Il saggio successivo, che porta il titolo "Il Vangelo digitale. Profeti, beneficiari e spregiatori", analizza sotto il profilo sociale, economico e politico la diffusione delle tecnologie digitali. Per Enzensberger, nella società digitale non si è ancora sviluppata una base teorica sufficiente per chiarirne le implicazioni e responsabilizzarla di fronte ad applicazioni sempre più avanzate. E' intrinseco alle tecniche digitali misurare l'informazione in termini di bit, ma il puro dato quantitativo è insufficiente a definire l'ampiezza dei contenuti culturali dell'informazione.

Il saggio del quarto capitolo "Golpisti in laboratorio" è, almeno a mio parere, quello dove la critica è più puntuale di Enzensberger non alla scienza, ma alle pretese e ai rischi dello scientismo. In particolare Enzensberger rivolge la sua attenzione alle utopie ottimistiche prodotte da istituti e laboratori di ricerca. Utopie non sempre ingenue, ma spesso create per favorire il dirottamento di risorse verso progetti di ricerca sempre più costosi. Determinando di conseguenza un corto circuito fra conoscenza di base e ricerca applicata. «Il distacco fra la ricerca e il suo sfruttamento economico si è talmente ridotto che «dell'indipendenza di cui si vanta non è rimasto più molto». Nel mirino di Enzensberger le applicazioni dell'Intelligenza Artificiale: «E come la mettiamo con l'intelligenza artificiale, i cui profeti, già trent'anni fa, promettevano per la fine del millennio macchine che avrebbero dovuto superare di gran lunga tutte le prestazioni del nostro cervello? Nessuno confronta oggi queste previsioni con il misero risultato di investimenti miliardari, con quelle tartarughe elettroniche che faticano a salire una scala». Occorre notare, però, che se è vero che il sogno leibniziano della characteristica universalis è ancora lontano (e forse non sarà mai vicino) dall'essere compiuto, attraverso le misere tartarughe, così disprezzate da Enzensberger, la robotica è riuscita a realizzare apparecchiature che nell'industria, ma anche nelle sale operatorie, riescono a compiere, per efficienza e precisione, funzioni che sono in molti casi impossibili all'essere umano. Questo per dire che se in molti casi l'enfasi sulle magnifiche prospettive delle utopie scientifiche può risultare distorsiva nell'allocazione delle risorse, può anche essere che, indirettamente, si pervenga a risultati più modesti, ma senz'altro positivi. L'elisir di Dulcamara è inefficace, però Nemorino, nell'illusione della sua efficacia riesce a conquistare Adina. Questa, dal canto suo, non ha bisogno di alcun elisir per far innamorare di sé Nemorino, ma fida solo sulle proprie qualità, così come, fuor di metafora, la scienza dovrebbe non dovrebbe aver bisogno di ricorrere a false promesse.

In Internet, sul libro "Gli elisir della scienza", confronta sul sito del magazine on line "Boiler": di Giancarlo Bosetti "Intervista con Hans Magnus Enzensberger" e, sul sito del magazine on line "ReS", "Hans Magnus, poeta dei numeri", di Sara Capogrossi Bolognesi.

Il volume si chiude con due saggi dove Enzensberger, in una sorta di contrappasso recupera l'importanza della ricerca scientifica, non intesa, però, come processo rivolto verso futuri immaginari, ma come processo dialettico dove speranza del nuovo e tradizione si intrecciano di continuo. L'idiot savant e l'idiot lettré sono i due estremi di una concezione dove l'uomo appare in una sola dimensione. Ma studiare la fisica quantistica o cercare le frontiere della biotecnologia non significa non soffermarsi anche sui sonetti di Shakespeare.

Ogni capitolo del libro è, inoltre, accompagnato da una serie di brevi poemi in cui Enzensberger traccia un profilo di alcune delle figure chiavi dell'evoluzione del pensiero scientifico: da Leibniz a Turing a Goedel.

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Argomento:
Hans Magnus Enzensberger
(Indice da Settembre 2003 ad Agosto 2004)