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(Percorso di Piero Lombardi, iniziato in Novembre 2000 -- Revisionato e Chiuso in Marzo 2002)

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("Impresa Sapiens" è un libro in cui Lombardi
affronta il tema del rapporto tra l'Impresa e lo Sviluppo)

 

Perché questo Percorso
 Riferimento 

right.gif (841 byte)Responsabilità sociale dell'imprenditorenodo.gif (891 byte)

Dopo aver letto con interesse ed approvazione la sintesi del Dott. Borrellonodo.gif (891 byte) riguardante il thread avviato sulla base dell'articolo di Alberoni, desidero fornire un contributo all'integrazione mediante una rilettura personale di alcuni dei temi chiave emersi nel corso del dibattito.

(Novembre 2000 - P. Lombardi)

 

v-red.gif (71 byte)SLANCIO

In primo luogo ritengo sia giusto evidenziare lo «slancio» da cui prende avvio una nuova impresa oppure il ridisegno di una esistente:

«Al di là della motivazione del profitto, del successo, del desiderio di fare del bene, l'imprenditore riuscirà a creare un'organizzazione vitale solo se dentro di sé ha degli ideali, dei valori, dei sogni che chiedono di essere realizzati»
(Alberoni)

... partendo da spinte interne ma anche da sollecitazioni esterne:

«L'interesse personale e l'anelito umanitario, o la tensione interiore, non sono in contraddizione tra di loro, così come non lo è il progetto con la sua pratica realizzazione (l'ora)»
(Amato)

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v-red.gif (71 byte)PROGETTO

A seguire credo che si debba richiamare il «progetto» che è l'articolazione dell'impresa lungo le dimensioni che ne caratterizzano il posizionamento:

«Oltre alla dimensione competitiva (legata allo stare sul mercato), l'impresa possiede una dimensione strategica (connessa alle sue capacità progettuali), una dimensione strutturale (determinata dagli individui che la compongono e dalle relazioni esistenti tra essi) ed una dimensione sociale»
(Lombardi)
... ma anche l'integrazione di relazioni ed apporti:
«Se si dovesse definire l'opera (e quindi la funzione)dell'imprenditore si dovrebbe dire che è la definizione di rapporti (nel senso più ampio e generale del termine). Questa è , io credo, l'essenza dell'imprenditore»
(Cattaneo)

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v-red.gif (71 byte)AZIONE

Troviamo, di seguito, la «azione» intesa come operare quotidiano dentro e fuori dall'azienda per creare valore:

«... chi si arricchisce in un gioco a somma zero a danno di altri, invece di inventare un gioco a somma positiva con l'innovazione (che non è semplicemente un gioco combinatorio) , capace di arricchire ambedue gli scambisti (e la società, come osservato da Adamo Smith due secoli fa) non è un imprenditore»
(Correale)
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v-red.gif (71 byte)EVOLUZIONE

... verso una «evoluzione» del sistema impresa che non è improprio assimilare a quella dei sistemi viventi:

«Utilizzando la teoria dei sistemi autopoietici ed autoreferenziali siamo
riusciti a scoprire le dinamiche profonde di questa evoluzione che abbiamo
descritto nel ciclo di vita del valore appunto»
(Zanotti)
Ed è qui che possiamo annotare come l'impresa prolunga la sua esistenza se crea ricchezza senza che, con ciò, debba al contempo distruggerla (in una visione sistemica del mondo e dell'economia tale affermazione non mi pare appropriata).

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v-red.gif (71 byte)RESPONSABILITA'

Ma per creare ricchezza è necessario che l'impresa transiti attraverso la «responsabilità»:

«… innovazioni o trasformazioni economiche di grande portata finiscano inevitabilmente per avere ripercussioni su tutta la società. Proprio la vastità di tali conseguenze impone una valutazione etica delle scelte imprenditoriali ed instaura, di fatto, un rapporto stretto tra etica ed economia»
(Amato)
... nel suo stesso interesse:
«L'impresa priva di un atteggiamento etico, che non genera valore e non distribuisce ricchezza, che appare incentrata sul «padrone» il quale ne spreme al massimo le capacità di produzione del reddito si lascia alle spalle, dentro e fuori dai suoi confini, «terra bruciata» e, prima o poi, ne paga le conseguenze»
(Lombardi)
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v-red.gif (71 byte)CAMBIAMENTO

... e si predisponga al «cambiamento» come prassi costante:

«Tanto è vero che oggi si parla d'intra-prenditorialità, della strategia aziendale come rivoluzione permanente, ecc., a sottolineare che una azienda può perpetuarsi a condizione che al suo interno ci sia chi mantenga acceso, contro l'entropia ovunque operante, il fuoco imprenditoriale»
(Correale)

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In questo quadro non trova posto la visione dell'impresa come soggetto belligerante sul campo di battaglia né come generatore di danno alle altre imprese ed alla collettività.
Con questo non voglio dire che tale visione non sia mai applicabile, voglio piuttosto dire che essa non è necessariamente l'unica prospettiva possibile.
Sta agli imprenditori e, prima ancora, alla società una scelta in questo senso.