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Per l'Introduzione e gli interventi precedenti, v. i mesi di giugno, luglio e agosto
A: Mailing-list "Fondazione Bassetti"
<fondazionebassetti@yahoogroups.com>
FWD per estratto: Oche di Lorenz (RadioRai) <ochedilorenz@sigma-tau.it>
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At 18.58 29/09/01 +0200, FGB Staff wrote:
>In allegato:
>
>Trascrizione dell'intervista a Ron Collins, direttore del progetto
>"Integrity in Science", fatta in giugno 2001 dalla trasmissione di Radio 3
>(Rai) "Le oche di Lorenz: a spasso con la scienza" (il testo è tratto dalle
>pagine web della trasmissione, pubblicate in
>< http://www.radio.rai.it/radiotre/ >).
>
>Sul progetto "Integrity in Science" si vedano anche i recenti aggiornamenti
>al Percorso "Conflitto di interesse nella scienza" sul sito della
>Fondazione Bassetti (< https://www.fondazionebassetti.org >).
Dopo l'intervista di Ron Collins,
più che trarre delle conclusioni --o almeno l'unica conclusione possibile-- è opportuna
una sospensione del giudizio: "Questo solo sappiamo....". I famosi versi di
Montale potrebbero essere un commento adeguato al Forum della Fondazione Bassetti sul
conflitto di interessi nella scienza (<https://www.fondazionebassetti.org/> =>
FORUM).
Ma un giudizio sospeso non significa affatto che non si siano raggiunte alcune certezze;
infatti, andando con ordine, credo che si possa affermare che il "conflitto di
interessi" esiste ed è una conseguenza della modernità.
Il "conflitto di interessi" nasce infatti quando l'attività scientifica si
inserisce a pieno titolo nel settore produttivo, quando il confine tra ricerca e sviluppo
delle applicazioni diventa sempre più sfumato. Ma non solo, nella modernità sono sempre
più rilevanti le attività che si propongono di imporre, consigliare, convincere,
promuovere ecc. comportamenti finalizzati al consumo di prodotti. Attività cioè che si
pongono come intermediazione fra chi fa e chi utilizza.
In questo quadro, si ha conflitto quando un soggetto "x" occupa una posizione
dominante (capace cioè di influire sul comportamento di un altro soggetto "y")
sia in un ambito "a" che in un ambito "b" e gli interessi dell'ambito
"a" e "b" sono contrapposti.
Credo che in una definizione di questo genere possano rientrare le varie subordinate,
attraverso cui nella pratica si esplicita il conflitto d'interessi; rimane tuttavia in
sospeso (accertata che sia la condizione di conflitto di interessi) la questione chiave
del "che fare?".
Da un lato, infatti, possiamo già ritenere il conflitto di interessi negativo in sè per
le conseguenze che può implicare (posizione "ex ante"), dall'altro possiamo
promuovere delle politiche di scoraggiamento in cui il conflitto di interessi viene
colpito solo nella misura in cui si configura una complicità nel non avere impedito un
avvento avverso (posizione "ex post").
Ovviamente ci sono ragioni a sostegno sia della posizione "ex ante" sia di
quella "ex post", come pure di posizioni che possano contemperare il radicalismo
dell'"ex ante" con adeguati interventi "ex post". Poiché, in un
dibattito pubblico, prima regola è quella di esplicitare la propria posizione e
possibilmente poi di argomentarla, dirò subito che personalmente propendo per soluzioni
"ex post", che però tengano conto di ragionevoli posizioni "ex ante".
Se è vero, infatti, che il conflitto di interessi è connaturato alla modernità, allora
è ineliminabile, se non nel caso di sacrificare alcuni elementi fondanti della
modernità.
Mi spiego. Se in molti settori il trasferimento dei risultati della ricerca alle
applicazioni industriali è praticamente immediato, riuscire a separare nettamente
scienziati puri e tecnologi mi sembra non solo praticamente impossibile, ma anche
controproducente. Insieme all'acqua sporca rischiamo di buttar via anche il bambino.
Inoltre, mi sembra opportuno sottolineare la necessità che i vari siti internet (e/o, in
alternativa, iniziative come quella di Science, Nature e altre autorevoli testate
scientifiche) che denunciano i casi di conflitto di interessi non si trasformino in liste
di proscrizione. Che le storture vadano messe in risalto mi sembra una esigenza di
trasparenza irrinunciabile, ma il vecchio buon senso cartesiano ci deve venire in
soccorso, ad evitare che da osservatori ci mutiamo in fustigatori. Per esempio se lo
scienziato "x" promuove il farmaco "y" è importante sapere se ha
rapporti, e quali, con l'azienda "z" produttrice del farmaco in questione, ma
può essere relativamente utile stimare come conflitto di interessi il fatto che
"x" possieda una quantità limitata di azioni di "z".
Nella denuncia del conflitto di interessi, a mio parere dobbiamo commisurare il valore
della denuncia all'effettiva consistenza del conflitto. Infatti, la rapida crescita delle
tecnoscienze della vita o collegate alla vita ("in primis" l'industria
farmaceutica) ha alimentato lo spazio massmediatico di dubbi, anche sull'affidabilità
morale degli scienziati, rasentando in qualche caso un vero e proprio terrorismo
ideologico. Il caso Lipobay è scoppiato poco prima della metà di agosto; a poco meno di
due mesi distanza non sappiamo se e in quale grado il conflitto d'interessi, se c'è
stato, abbia in qualche modo contribuito agli eventi avversi che sono stati riscontrati.
Ad evitare che il doveroso controllo pubblico sulla scienza non si trasformi in un
conflitto di interessi di ordine superiore (chi controlla i controllati) oppure nello
sfogatoio di chi non sapendo fare ricerca fa le pulci alla ricerca di altri, forse non
sarebbe inopportuno che si potesse arrivare ad uno standard ove, "ex ante", si
definiscano i limiti del conflitto di interessi, ovviamente restando inalterata la
repressione "ex post" di ogni evento avverso.
Con questo riterrei opportuno, salvo non pervengano osservazioni su queste ultime
considerazioni, chiudere formalmente il forum specifico sul conflitto di interessi nella
scienza.
Resta inalterata la possibilità (per chiunque) di ritornarci sopra con ulteriori
approfondimenti e considerazioni nello spazio aperto alla discussione generale del sito
della FGB.
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