Davide Fasolo
(right-sfondochiaro.gif (838 byte) Scheda biografica)

Lo sviluppo sostenibile: resoconto degli interventi pubblicati nel forum de "Il Sole 24 ore on-line"

(Febbraio 2001)


 References 

 

E’ attivo nel sito de "Il Sole 24 Ore on line" a partire da questo indirizzo web:

www.ilsole24ore.com/art.jhtml?artid=14865

un forum di discussione, che per quanto riguarda molti degli interventi presenti, interessa senz’altro le questioni che si stanno affrontando da quasi un anno sul nostro forum della Fondazione Bassetti, il tema è "Lo sviluppo sostenibile".

Il forum è fondamentalmente diviso in due parti: nella prima, ci sono una serie di interventi di personalità di una certa rilevanza, che affrontano la questione a tema dal loro punto di vista; quindi manca un confronto diretto tra i partecipanti al forum, che mirano a dire la loro opinione, senza "mettersi in discussione" mediante un dialogo che mediante il web sarebbe senz’altro stato possibile e di sicuro interesse. Nella seconda parte del forum alcuni lettori hanno fornito delle brevi impressioni in merito agli interventi precedenti.

Più che un forum quindi quello de "Il Sole 24 on line" è una raccolta di interventi, che risulta comunque molto interessante per la qualità e per le notizie fornite dai competenti partecipanti.

In questo Dossier, che vuole essere un invito alla lettura degli interventi ed eventualmente alla discussione nel Forum Bassetti, più adatto a mio parere alla discussione on line, fornirò un breve riassunto di ogni intervento dei partecipanti eccellenti del Forum del Sole.

 

1. Intervento di Grazia Francescato (Presidente dei Verdi): Sviluppo sostenibile: la dimensione ambientale.

La Francescato a partire dalla constatazione dell’esito negativo della Conferenza de L’Aja, arriva a dedurre l’incapacità delle istituzioni mondiali a governare le questioni globali di carattere ambientale attribuendo particolari responsabilità agli USA. Per contrastare questo stato di cose l’Europa dovrebbe darsi una politica unitaria più forte.

Citando il rapporto del Wuppertal Institut "Futuro sostenibile" indica alle imprese, dei modi di contribuire: minimizzare l’uso di materie prime, sviluppare materiali biodegradabili, ridurre il peso dei rifiuti. La logica della eco-efficienza va incorporata nella logica economica.

Ridurre l’uso dei combustibili fossili (petrolio in primis) infine aiuterebbe a risolvere il problema del rischio di nuovi possibili conflitti per le risorse energetiche.

 

2. Intervento del Senatore Fausto Giovanelli, Presidente della 13° Commissione Ambiente del Senato: Lo sviluppo sostenibile ha bisogno di strumenti: la contabilità ambientale.

Il Sen. Giovannelli definisce come puramente "platonica", nello stato di cose attuale, l’indicazione di un progetto politico nella direzione di uno sviluppo sostenibile, in quanto lo sviluppo è oggi evidentemente non sostenibile in una visione planetaria del fenomeno.

Per invertire la tendenza serve prima di tutto una grande volontà politica, ma non solo, servono anche degli strumenti per misurare e valutare gli impatti degli interventi umani nei confronti dell’ambiente. Uno strumento che Giovannelli illustra nel suo intervento è la contabilità ambientale.

Il percorso che deve portare a far si che lo sviluppo sostenibile diventi una situazione di fatto è molto lungo e difficile, paragonabile per il suo intricato procedere a quello che ha portato a quella realtà acquisita che è ormai lo stato sociale o welfare, o état providence.

La contabilità ambientale si propone di diventare un indice di riferimento, un indicatore ecologico (paragonato al PIL come indicatore economico).

Come è anche definito nel Suo libro scritto con Ilaria Di Bella e Roberto Coizet, La natura del conto. Contabilità ambientale: uno strumento per lo sviluppo sostenibile, Edizioni Ambiente, 2000:

"la contabilità ambientale serve per misurare la consistenza delle risorse naturali, i loro flussi e cambiamenti, gli effetti delle azioni umane sull’ambiente, in una parola la sostenibilità dello sviluppo nel tempo e nello spazio della vita."

Giovannelli, citando tra l’altro Hinterberger, nota come la natura è sempre meno considerata nel suo essere ambiente, quanto piuttosto spazio da superare. La contabilità ambientale serve invece a conoscere meglio e dettagliatamente i limiti del naturale, al fine di prendere delle decisioni nei suoi confronti in modo più responsabile. Essa permette la misurazione, la valutazione e il calcolo in modo scientifico e si distingue in VIA (valutazione di impatto ambientale sui progetti pubblici) e VAS (valutazione ambientale strategica per l’impiego dei fondi comunitari).

Tale misurazione non risolve il problema ma è un primo passo da fare assolutamente per iniziare a risolverlo, e per fare questo è anche utile responsabilizzare i Comuni, le Province, le Regioni e gli Stati ad adottare bilanci ambientali, accanto ai tradizionali bilanci economici e finanziari.

 

3. Intervento di Carlo Alberto Marcoaldi, Presidente dell’ERM Italia: La sostenibilità e le imprese.

Marcoaldi denuncia quanto il concetto di sviluppo sostenibile sia a volte utilizzato in modo ambiguo, quando si attribuisce al concetto di sostenibilità l’essere attributo, dello sviluppo oppure dei consumi, piuttosto che essere trattato come concetto in sé.

Per uscire da quest’impasse Marcoaldi propone la definizione della Commissione Brundtland:

"la capacità di soddisfare le necessità di oggi senza compromettere quella di soddisfare quelle delle generazioni future"

Tali problemi sono sentiti, a dispetto di ciò che possono pensare i contestatori di Seattle e Praga, dalle multinazionali tanto quanto gli organi di governo degli Stati o delle Organizzazioni Non Governative(ONG). La cultura aziendale a differenza di altri, vuole però dei risultati certi e tangibili se deve assumere delle politiche ecologiste all’interno del sistema di produzione.

Il buon metodo dell’agire imprenditoriale deve conciliare l’impegno sociale e quindi ambientale con gli obbiettivi del business, su questo si basa la Corporate social responsability.

Un ulteriore esempio di quanto le imprese siano seriamente impegnate sul problema della sostenibilità ambientale, viene dall’indice azionario Dow Jones che ha creato un apposito gruppo di aziende valutate in borsa, il DJSGWI (Dow Jones Sustainability Group World Index) che "raggiungono i loro obbiettivi di business integrando nelle loro strategie opportunità economiche, ambientali e di sviluppo sociale".

 

4. Intervento del Prof. Ignazio Musu, del Dipartimento di Scienze Economiche, Università Cà Foscari di Venezia: E’ possibile uno sviluppo sostenibile?

Il problema dello sviluppo sostenibile, implica la consapevolezza dell’esistenza di un rapporto necessario tra sviluppo economico e ambiente.

La nostra sopravvivenza dipende dalle risorse finite dell’ambiente e della natura, che possono ricostruirsi solo nei limiti di uno sfruttamento che non oltrepassi le capacità di rigenerazione, pena il pericolo del nostro futuro sviluppo. Il progresso della tecnologia può aiutare senz’altro a risolvere il problema della sostenibilità dello sviluppo, ma potrebbe non bastare se lo sfruttamento dovesse aumentare.

Si dice che il consumo di servizi piuttosto che beni materiali potrebbe far diminuire il degrado ambientale, ma non si tiene conto di quanto per esempio i movimenti turistici comportino impatti ambientali notevoli.

Viene spesso rilevato che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, aiutino in prospettiva dello sviluppo sostenibile in quanto gli strumenti elettronici richiedono meno energia rispetto a quella utilizzabile per gli spostamenti reali, il trasporto, ma non si tiene conto della grande quantità di rifiuti che comportano i televisori , i vecchi PC e altro.

Le due strade principali da percorrere sono quelle delle energie alternative (con conseguente riduzione dell’uso dei combustibili fossili tanto dannosi) e del riciclaggio.

Un ulteriore deterrente, sempre più diffuso dopo il rimborso delle spese sanitarie federali negli Stati Uniti, derivanti dal fumo, è reclamare alle imprese responsabili di danni ambientali o sanitari, delle compensazioni monetarie o tasse. Il ricavato di queste tasse potrebbe essere usato per ricercare tecnologie innovative che riducano l’impatto dei processi produttivi sull’ambiente. La globalizzazione delle comunicazioni infine deve aiutare a favorire una cultura del rispetto ambientale e della sostenibilità.

 

5. Intervento del Prof. Felice Lanza, Già direttore dell’Ist. Sper. Agron. e docente nelle Università di Milano, Bologna e Bari: Agricoltura sostenibile.

Applicato all’agricoltura il termine sostenibile si è cominciato ad usare negli USA a partire dagli anni ’80, per diffondersi successivamente in Europa. Quando si parla di agricoltura sostenibile si intende lo stesso di quando si utilizza il termine più utilizzato ma meno esatto che è agricoltura biologica.

Lanza ci riferisce che l’ASA (American Society of Agronomy) sosteneva già nel 1989 che l’agricoltura sostenibile: a) migliora la qualità dell’ambiente e risorse naturali, da cui dipende; b) fornisce cibi e fibre per i bisogni umani; c) è economicamente valida, d) migliora la qualità della vita per gli agricoltori e per l’intera società.

L’agricoltura sostenibile è un’alternativa rispetto a quella convenzionale in quanto soddisfa i bisogni senza compromettere le risorse naturali (aria, acqua, suolo) e lo sviluppo futuro della società a differenza dell’agricoltura intensiva protesa alla massima produzione possibile e al massimo profitto economico senza preoccuparsi dell’ambiente e della salute.

Gli americani hanno dimostrato che l’agricoltura sostenibile salvaguardia il bilancio ottenendo ottimi risultati economici. L’aumento dell’agricoltura sostenibile o biologica in Italia, è solo molto recente anche per effetto dei casi di "mucca pazza", il ritardo nei confronti di altri paesi è ancora notevole. Vanno, per tutti i motivi sottolineati, perseguiti tutti gli incentivi del caso, economici e psicologici anche per consegnare alle generazioni future un "agroecosistema che si sostiene nel tempo". Va sottolineato che per ora i prodotti transgenici (o.g.m.) non sono considerati sostenibili per la salute e per l’ambiente, resta quindi valido il "principio di cautela" definito all’inizio del 2000 a Montreal e dall’Unione europea.

 

6. Intervento di Carlo Lottieri (Facoltà di Giurisprudenza, Università di Siena): Il concetto di "sviluppo sostenibile"? Puro socialismo.

L’intervento di Lottieri si presenta come una voce fuori dal coro, che mette in discussione il concetto di sviluppo sostenibile dalle fondamenta, con argomenti che difficilmente stanno in piedi.

Sembra quasi un intervento fatto per assurdo, da chi per esercizio retorico voglia sostenere delle ragioni insostenibili: che non sia questo, il nascosto intento quasi al limite dell’ironia socratica?

Ci piace pensare che sia così, ma temiamo che veramente Lottieri pensi quello di cui scrive…

A parte le strampalate considerazioni sulla finitezza o infinitezza dell’universo, egli afferma, con una certa abilità sofistica, che limitare o proibire, perché mettono a repentaglio il futuro della terra, le attività produttive che utilizzano risorse scarse non è un buon sistema, in quanto domandare norme, proibizioni e piani è "rozzo". Non possiamo inoltre mai sapere con certezza se una risorsa è scarsa o meno (e porta l’esempio del rame che una volta si credeva ingiustamente scarso), tanto vale continuare ad utilizzarla quindi…

Per Lottieri se si sostiene che lo sviluppo deve essere compatibile con la natura allora si è fatto un tutt’uno della realtà fisica in modo ingiustificato, e si è quindi collettivizzato l’intero universo passando sopra i legittimi diritti dei proprietari dei beni della terra che in quanto tali possono fare tutto quello che vogliono. Il concetto di sviluppo sostenibile si prospetterebbe come appartenente ad una visione collettivista e statalista della realtà che contraddice i principi del liberalismo classico, garante della proprietà privata.

Anche il riferirsi al bene delle generazioni future è paradossale per Lottieri, in quanto queste sono "persone solo ipotetiche, che non esistono (e che per quanto ci è dato di sapere, potrebbero anche mai vedere luce)".

Certo che rischierebbero veramente di non venire alla luce se tutti la pensassero nel modo egoista ed irresponsabile dell’autore, che vorrebbe, a torto, farsi il paladino di un liberismo che per fortuna neppure nelle sue forme più radicali sostiene tali argomenti.

 

7. Intervento di Laura Castellucci (Professore di Economia dell’Ambiente, Università di Roma "Tor Vergata"): Il ruolo del progresso tecnico nella crescita e nell’uso delle risorse naturali.

Per la Castellacci i termini ambientali sono tra quelli economici molto fumosi e quello di sviluppo sostenibile è uno dei più confusi.

Va tenuto conto che grazie al progresso della tecnica, la crescita dell’economia può procedere senza incorrere necessariamente nelle previsioni catastrofiche che puntualmente vengono annunciate. Il progresso tecnologico può invece influire negativamente sulla riproduzione naturale, quando permette che l’appropriazione delle risorse avvenga più velocemente della loro riproduzione e senza favorirla in qualche modo.

Il dibattito dovrebbe quindi, per la Castellacci, essere spostato dalle questioni astratte dei termini retorici e buonisti, verso il problema del progresso tecnico.

 

8. Intervento di Massimo Lo Cicero: Qualche interrogativo sulla nozione di danno ambientale. E’ vero che i prezzi non rappresentano sempre i valori ma è altrettanto vero che non si possono sostituire facilmente.

I beni che consideriamo di valore sono quelli che ci consentono di avere vantaggi nel momento in cui li utilizziamo.

Il valore dei mali lo consideriamo indirettamente mediante i beni cui rinunciamo nel momento in cui veniamo in contatto con tali situazioni sfavorevoli.

Il mercato comunque riesce a dare un valore sia ai beni che ai mali mediante il prezzo, che è il valore per il quale siamo disposti a rinunciare per poter concludere uno scambio.

I beni inoltre possono essere pubblici quando i vantaggi del loro disporne non sono tali da generare rivalità tra i consumatori e non è escludibile l’accesso dei terzi, e privati quando il vantaggio viene disposto esclusivamente dall’individuo proprietario, che può cederlo o esserne espropriato in favore di altri.

In questa prospettiva cosa è e quanto vale il danno ambientale?

Un danno ambientale dovrebbe essere "il prezzo dei beni e dei servizi che sono necessari per compensare un male, una riduzione delle risorse comuni, cioè delle risorse naturali".

In realtà il mercato non riesce a rispondere in maniera efficace perché gli individui non riescono a dare un prezzo, cioè un valore, alle risorse naturali danneggiate.

Le risorse naturali non sono beni protetti e sono altamente contesi dagli individui. Per questo la definizione data dalle Nazioni Unite nel 1987 di sviluppo sostenibile è difficile da applicare:

"cioè quel processo di crescita del benessere materiale che sia sostenibile in termini di equilibrio ambientale, rispettoso quanto basta delle risorse naturali e delle ragioni che non trovano sostegno e valore nel mercato."

Il valore delle risorse naturali è ancor più difficile da attribuire se pensiamo che può modificarsi con il passare del tempo.

 

9. Intervento di Paolo Fornaciari (Vice Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare): Sviluppo sostenibile ma solidale.

Fornaciari osserva che l’aumento del consumo energetico pro capite è, dal 1900 a oggi, raddoppiato e non omogeneo, basti constatare che il 20% della popolazione mondiale consuma oltre l’80% del totale.

La strada da percorrere nella situazione descritta sta o nel mantenere il divario tra un Nord ricco e prospero ed un Sud in permanente via di sviluppo in una sorta di nuovo "colonialismo energetico", oppure favorire la crescita del livello di benessere anche nei paesi del Terzo Mondo.

La prima strada comporta rischi di conflitti, sabotaggi e migrazioni epocali mentre la seconda un maggior impegno nello sviluppo di tecnologie atte allo scopo.

Un tale sforzo deve trovare moventi non solo energetici ed economici ma prima di tutto etici, e qui l’appello della religione cattolica e di personalità notevoli come Gandhi a ripartire i beni con i paesi in via di sviluppo: "La Terra ha abbastanza risorse per le necessità dell’uomo, non per la sua avidità" .

Molte conferenze mondiali tra cui quella di Kyoto nel ’97, fanno emergere grande preoccupazione per il riscaldamento globale del pianeta, da qui la necessità di ritornare ad utilizzare fonti di energia che danno maggiori garanzie in relazione a questo problema: il carbone, che produce meno CO2 in fase di combustione, rispetto al metano ed al petrolio e l’energia nucleare che non emette "gas serra" ed è più economica. Queste fonti di energia potranno quindi permettere uno sviluppo più sostenibile e solidale.

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