Novembre 2001 - Gennaio 2002
Luigi Foschini ( * )

Difesa della ricerca in Italia

5 novembre 2001
[Ndr: questa prima comunicazione di Foschini su "Difesa della ricerca in Italia" è stata diramata alla mailing-list della Fondazione Bassetti il 5 novembre 2001; per iscriversi alla mailing-list, inviare un messaggio email a   scrivendo SUBSCRIBE nel titolo]

Come sapete la finanziaria 2002 prevede uno smantellamento della ricerca scientifica e tecnologica italiana. Il termine può apparire grosso, ma la questione è realmente drammatica come certo avrete letto sui giornali: blocco delle assunzioni, riduzione del personale e dei finanziamenti, addirittura un senatore di Forza Italia che propone l'abolizione del CNR
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L'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani ha redatto un appello che trovate al sito:
<http://www.dottorato.it/appellogiovaniricercatori/index.html>
Vi invito a sottoscriverlo e a diffonderlo.

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(*) Luigi Foschini (<http://tonno.tesre.bo.cnr.it/~foschini/>) svolge attività di ricerca all'Istituto di Tecnologie e Studio delle Radiazioni Extraterrestri (TeSRE) del CNR

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2 gennaio 2002


La raccolta delle firme dell'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani (ADI) per la petizione in favore della ricerca è andata bene, molto bene: oltre 11.000 firme. E tra i più famosi sostenitori ci sono stati i premi Nobel Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, lo scrittore e scienziato Sir Arthur C. Clarke, e molti altri italiani e stranieri. Probabilmente è stata la più grande raccolta di firme mai effettuata in difesa della ricerca scientifica. Alla fine, l'ADI ha organizzato una consegna simbolica alla statua di Pasquino in Roma (si veda La Repubblica 19 Dicembre 2001) pochi giorni prima dell'approvazione definitiva del testo della Finanziaria 2002 (Ddl Senato 22 Dicembre 2001). La raccolta e consegna delle firme non ha per ora avuto alcun effetto.

Quello di non essere ascoltate è un destino che accomuna quasi (sottolineo quasi) tutte le petizioni, qualunque sia l'argomento. Tuttavia, anche se non è cambiato nulla, resta la testimonianza di un forte dissenso nei confronti della politica sulla ricerca scientifica dell'attuale Governo e la solidarietà manifestata dagli amici e colleghi stranieri in questo momento, nonostante le attenzioni fossero giustamente rivolte a altri e più importanti avvenimenti in Medio Oriente. In particolare, Sir Arthur C. Clarke ha argutamente condensato in poche righe, inviate il 3 Novembre a sostegno della petizione, un punto fondamentale della questione:

"It is certainly ironic that the Italian government is thinking of reducing science funding in the centennial year of Italy's greatest scientist's most famous achievement - bridging the Atlantic for the first time by radio waves, and so heralding the age of global communications. The wealth, health and happiness of mankind now depend almost entirely on the proper use of science and its offspring, technology. Any failure to realise this may have disastrous consequences to the country concerned."

Come commento della Finanziaria 2002 basterebbero già queste righe; vorrei però sottolineare alcuni punti:

i) Ci sono state numerose assunzioni nella scuola già lo scorso autunno e ora ci sono anche sostegni finanziari alla formazione degli insegnanti e incentivi economici. Il blocco delle assunzioni nelle università riguarda solo il personale tecnico e amministrativo, non il personale docente; gli enti di ricerca hanno invece il blocco totale. Forse le università sono viste solo in funzione della didattica, mentre la ricerca è un sovrappiù? Che sia un indizio di una futura soppressione della ricerca dalle università?

ii) Blocco delle assunzioni per tutto il 2002: il CNR viene da una situazione di immobilismo durata quasi vent'anni e ormai sopravvive grazie al precariato. Nel 2001 ci sono state le prime assunzioni su scala nazionale, che sono servite più che altro a regolarizzare una situazione drammatica creatasi a causa del blocco ventennale. Ora per il 2002 è prevista una nuova chiusura e le stesse assunzioni del 2001 sembrano a rischio, dato che il Governo ha anche bocciato il piano triennale del CNR.

iii) Riduzione del personale negli enti di ricerca per il biennio 2003-2004, a cui va aggiunto che nel 2005-2007 è prevista una forte fuoriuscita di personale per pensionamento (sono quelli entrati in blocco vent'anni fa.). Però si parla anche di aumento dell'età pensionabile, per cui forse la fuoriuscita non ci sarà. In entrambi i casi, fuoriuscita o no, sommata alla riduzione, non costituiscono certo un fattore di sviluppo della ricerca.

Molto importante a proposito del CNR, è l'articolo di Rita Levi Montalcini apparso su Repubblica l'11 Dicembre.

Il saggio è di una lucidità incredibile e merita di essere letto tutto. Qui, vorrei solo enfatizzare alcune frasi.

La Levi Montalcini nota che:

"Indubbiamente, negli ultimi decenni, l'immagine dell'Ente si è appannata a causa dell'ingerenza degli accademici, da una pressione sindacale tendenzialmente antimeritocratica, e da un ulteriore aggravamento burocratico che ha ignorato le finalità scientifiche che sono proprie del Cnr."

ma c'è una riforma in corso, per cui sarebbe meglio vedere come funziona, prima di distruggere tutto. Quindi, la professoressa aggiunge:

"Mi auguro che gli attacchi indiscriminati al Cnr da parte degli accademici o quelli che giungono da altre direzioni, vengano a cessare in quanto possono provocare la distruzione dell'Ente con gravissimo e irreparabile danno per la cultura scientifica del paese."

Posso solo aggiungere a quanto detto dal Premio Nobel che qualunque siano i motivi per cui questi accademici attaccano il CNR, dimostrano solo quella miopia che da sempre ha abbruttito e appannato l'immagine del mondo della ricerca italiano agli occhi del mondo: poi ci si lamenta se dall'estero ci vedono solo come mangiatori di spaghetti e suonatori il mandolino.

Il CNR ha grossi problemi, sottolineati impietosamente, ma anche giustamente, dalla Levi Montalcini: negarlo vorrebbe dire solo fare come gli struzzi. Tuttavia, è in atto una riforma e sarebbe opportuno vedere dove si va a finire, prima di avviarne un'altra. Per quel poco che si vede dalla Finanziaria 2002, sicuramente non si mira a potenziare o migliorare l'ente. Appare invece che sia stato posto in una specie di ibernazione: sarebbe bello sapere in attesa di quale piano, per studiarlo, discuterlo, eventualmente cercare di migliorarlo, ci vorrebbe un dialogo. Per ora, non resta che attendere la prossima mossa del Governo, mossa da cui risulterà infine evidente se il Polo considera la ricerca scientifica una risorsa strategica per l'Italia oppure no. Infatti, sembra ormai evidente che il cardine su cui ruota il futuro della ricerca scientifica in Italia sia proprio il futuro del CNR. Se infatti le università sono viste principalmente alla luce della didattica, il CNR è invece ricerca pura (in certi settori copre dei "buchi" esistenti nelle università), è ricerca applicata (è il maggiore produttore di brevetti in Italia), e la didattica non è tra i suoi compiti fondamentali, anche se ci sono contatti con le università. Il futuro del CNR può quindi essere usato attualmente come "cartina di tornasole" per il futuro della ricerca scientifica in Italia.


6 gennaio 2002

Stavo rileggendo la rassegna stampa su Marconi curata da Bertolini [ ** ] e mi ha colpito la frase:

"Le diversità fra Marconi e Fermi sono troppo rilevanti, tuttavia sia nella storia di Marconi che in quella di Fermi dobbiamo a malincuore constatare che ambedue gli scienziati per portare avanti le loro ricerche si sono dovuti allontanare dall’Italia. Le ragioni di questi "esilii" sono innumerevoli e vanno dall’insofferenza per le pastoie burocratiche all’insofferenza per leggi liberticide. Ma esiste anche un fattore di fondo che solo raramente viene preso in considerazione, e cioè che la cultura italiana nelle sue componenti di fondo era impermeabile ai valori della cultura scientifica. "

In effetti, quella di avere dei grandi geni, ma isolati, è una caratteristica del nostro paese. Il grande scienziato non riesce mai a stare a lungo in Italia per potere creare una scuola di pensiero, come è appunto nel caso di Marconi e Fermi. Oppure, se resta viene ridotto al silenzio e emarginato dalla "comunità" nostrana. Senza andare a finire indietro fino a Galilei, si può rammentare il caso di Giuseppe Peano, matematico di talento che fu deriso dai suoi colleghi dell'Università di Torino perché insegnava all'inizio del secolo quell'analisi matematica che oggi è comune nei corsi universitari. Dopo aspre battaglie Peano fu "invitato" a tenere un corso di matematiche complementari, in modo da non "interferire" con la preparazione dei giovani. Ancora oggi, Peano è più conosciuto all'estero che non in Italia, tanto è che l'unica biografia è frutto del lavoro di un americano (Kennedy: Peano, storia di un matematico. Boringhieri).

Fermi è l'unico che sia riuscito a creare l'embrione di una scuola di pensiero, i Ragazzi di Via Panisperna, che ha notevolmente influito sullo sviluppo della fisica in Italia, anche se è opportuno chiedersi quanto questi "ragazzi" avrebbero potuto fare, nel dopoguerra, senza il riferimento del CERN nella vicina Svizzera. Inoltre, per quanto riguarda Fermi in particolare, è fondamentale rammentare il ruolo di Orso Mario Corbino, direttore dell'Istituto di Roma. Grazie al suo potere politico Corbino riuscì a creare una specie di "zona franca" intorno a Fermi, proteggendolo dalle invidie dei colleghi e consentendogli di creare il suo gruppo. Uno dei fattori che influirono sulla decisione di espatriare (oltre all'emanazione delle leggi fasciste sulla razza) fu la morte di Corbino e il fatto che A. Lo Surdo, acerrimo nemico di Fermi e della "nuova fisica", fu nominato nuovo direttore dell'Istituto.

Raramente ci sono questioni scientifiche alla base di queste diatribe, spesso si tratta di invidia e rancore verso chi riesce a fare qualcosa. Oggi, come nota il premio Nobel Rita Levi Montalcini nella sua avvincente difesa del CNR apparsa su Repubblica lo scorso dicembre, ci sono ancora personalismi alla base degli attacchi al CNR. Anziché mettere da parte le proprie diatribe personali, i propri egoismi e egocentrismi, e schierarsi uniti in difesa di un patrimonio scientifico di tutto il paese, molti scienziati italiani sia dentro che fuori dal CNR hanno invece scelto di uscire dalla cittadella sotto assedio per unirsi agli assedianti. L'Italia dei Comuni si rivede un po' dappertutto ancora oggi. Forse è proprio questo il guaio del nostro paese: rancori e invidie sono sempre esistite in tutto il mondo sin dai tempi di Caino e Abele, eppure negli altri paesi si riesce a costruire qualcosa, ci sono delle scuole di pensiero. Perché in Italia c'è sempre questa frammentazione?

[**] Ndr: La Rassegna Stampa è stata pubblicata lo scorso 20 dicembre; altre letture in argomento possono essere:
- "Le 'felici sorti e progressive' dell'innovazione tecnologica italiana?" (Rassegna Stampa commentata)
- "Enrico Fermi e 'la bomba'" (Percorso)
documenti che contengono selezionati link di ampliamento dei contenuti.

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