Rassegna stampa del sito della Fondazione Bassetti  

ovvero: il blog di Vittorio Bertolini (pagina personale dell'autore)

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 La creatività è (anche) il risultato di un sistema di relazioni sociali adeguato

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Nei precedenti item di questa Rassegna dedicati alla creatività (vedi "Il valore della creazione", "Una biologia per la creatività" e "Il genio creativo soffocato in azienda") si è accennato a come la creatività possa anche essere il risultato di un sistema di relazioni sociali adeguato. Questa tesi viene svolta in due articoli di Richard Florida "Ecco come muta la geografia dei talenti" e di Salvo Mizzi "Come rifondare la cultura del prodotto" sul Sole 24 Ore del 1° dicembre.
In particolare Florida si sofferma sul fatto che l'innovazione e la creatività si concentrano in particolari luoghi:
«Con l'aiuto di Tim Golden, geografo dell'Università del Maryland a College Park, ho rilevato come l'enorme numero di brevetti che esiste su scala mondiale di fatto venga alla luce in poche dozzine fra città, regioni e località: Tokyo, San Francisco, Berlino, Parigi, New York e Taipei».
Questa concentrazione di talenti:
«sono secoli che si avvera, da Atene a New York, alcune città si sono storicamente trasformate in crogioli dell'innovazione. Fondamentali sono le forze sociali ed economiche che incanalano questo flusso: quando i talenti confluiscono in una collettività, la loro forza creativa non è più un semplice insieme di forze individuali, ma trae impulso produttivo dalla loro interazione».
Da notare anche le condizioni sociali che consentono l'afflusso e l'insediamento di talenti creativi:
«I ricercatori hanno riscontrato una correlazione molto marcata da un lato tra l'apertura di una città agli immigrati, l'assenza di segregazione razziale e etnica, l'accettazione della popolazione omosessuale, l'entusiasmo per gli artisti e dall'altro la sua capacità di attrarre gruppi, che siano ricettacolo di creatività tecnologica e scientifica, al fine di trasformare il tutto in una tangibile ricchezza economica. Una recente statistica della Gallup conferma che i rappresentati di ogni gruppo razziale e sciale apprezzano le città che sono aperte e tolleranti alle diverse fasce di popolazione. Oltre al lavoro e alle entrate pecuniarie, gli abitanti si aspettano altre cose meno tangibili come l'estetica urbana in legame col luogo e l'esposizione a idee nuove».
Per Mizzi, occorre superare una concezione che vede la creatività come correlata quasi a un genius loci, o come un prodotto della causalità:
«La Serendipity, oltre che piacevolissima e affascinante, è una delle pietre angolari su cui è costruita la nostra sensibilità contemporanea verso la scoperta, la creazione, l'innovazione sia tecnologia sia scientifica, e sul modo in cui cerchiamo di "venderla" al mondo esterno. Digerita in maniera superficiale, questa rappresentazione comporta però i rischi che oggi conosciamo del nostro sistema paese. Per esempio, l'idea che l'innovazione sia opera casuale del nostro innato genio nazionale. La persuasione che dato il suo carattere individuale, la creatività sia una risorsa spontanea. L'ostinazione a rifiutare gli aspetti di pianificazione, e gli investimenti necessari perché creatività e innovazione siano coltivati e tutelati come fattori produttivi strategici».
«È invece evidente che per dotare stabilmente un paese di innovazione e creatività reali, sono necessari investimenti a medio termine, visione del futuro, organizzazione sociale e formazione scolastica "lunga" e dedicata».


sabato, dicembre 17, 2005  

 Il genio creativo soffocato in azienda

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«La maturità del business è il "declinar crescendo" dell'impresa,
dove, mentre la curva del fatturato, non sempre degli utili, sale, quella della vitalità è già scesa. Tra il bilancio economico-finanziario e quello della forza vitale, le curve si incontrano in un solo punto, quando ormai è troppo tardi. Ma da qui può ricominciare l'avventura della creatività, quando un manipolo di coraggiosi inascoltati prende in mano il potere, per trovare altre strade, per creare una nuova vita, un nuovo business. Le imprese, come le persone, devono nascere e risorgere più volte nel corso del tempo. Ma è, per tutti, molto difficile».
La tensione fra necessità dell'organizzazione e libertà della creatività è al centro dell'articolo "Genio e sregolatezza soffocati in azienda" di Walter Passerini sulla creatività (in "Nova", il supplemento che Il Sole 24 Ore dedica a Scienza, Innovazione e Tecnologia: v. i due item precedenti in questa Rassegna).
Per un certo aspetto le considerazioni di Passerini si legano con le osservazioni finali della Philips contro il riduttivismo biologico della creatività.
«Il creativo vuole essere valutato, chiede un riconoscimento, non l'indifferenza che trasuda da certi sistemi premianti e remunerativi. Perché il creativo sguazza nell'informalità. Ma vuole vedere premiato, e non solo con il denaro, il suo merito».
[v. il precedente item in questa Rassegna]


domenica, dicembre 11, 2005  

 Una biologia per la creatività

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Se la creatività e l'ingegno dipendessero "solo" dalla biologia, in un possibile Mondo Nuovo (il celebre romanzo di Aldous Huxley) oltre alla classe degli Alfa e dei Beta avremmo le classi dei poeti, degli stilisti, dei compositori e così via. Ma al termine del breve saggio "La scintilla dell'ingegno e le sue radici biologiche" di Helen Phillips, che "Nova", il supplemento che Il Sole 24 Ore dedica a Scienza, Innovazione e Tecnologia (v. l'item precedente in questa Rassegna), scopriamo che l'uomo non è solo una macchina biologica, ma un essere dove i fattori biologici si mescolano con quelli culturali e sociali.
Infatti, la Phillips dopo aver descritto lo stato delle ricerche biologiche per individuare le radici della cratività termina così il suo scritto:
«Per essere veramente creativi, però, occorre ben di più di un personalità portata, di aree e di connessioni cerebrali precise: occorre usarle efficientemente. La capacità, le situazioni e il background sociale forgiano la nostra creatività, tanto drasticamente quanto le risorse cerebrali con cui siamo nati. (...) La creatività, inoltre, non ha bisogno di solitudine e travaglio, aggiunge Teresa Amabile dell'Harvard Business School. Benché si tenda a porre in relazione l'arte solitaria dello scrivere e la pittura con la tristezza d'animo e i disturbi emozionali, la creatività scientifica e quella nel luogo di lavoro si verificano solo quando le persone sono vitali e ottimiste».


 Il valore della creazione

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L'iniziativa di un seminario su Innovazione e creatività, promosso dalla Fondazione Bassetti insieme alla LIUC, coglie un problema importante per lo sviluppo del nostro Paese. A riprova di ciò segnalo che "Nova", il supplemento settimanale de Il Sole 24 Ore su Scienza Tecnologia e Innovazione, dedica al problema della creatività un certo numero di pagine.
Nel cappello introduttivo di Luca de Biase, "Il valore della creazione", sono segnalati alcuni articoli che affrontano il tema della creatività sotto vari aspetti e che verranno riportati in questa Rassegna:
«Sul piano scientifico» --come spiega l'articolo di Helen Phillips-- «le idee nuove sono appunto il frutto dell'incontro di diverse visioni del mondo. Se quell'incontro è armonico, genera un paradigma interpretativo imprevisto che a sua volta può tradursi in azioni, prodotti, servizi, mai visti prima. E' quello il momento della creatività: un momento per nulla astratto e trasognato, ma molto concreto e fattivo. L'Italia non è ai primi posti delle classifiche sulla creatività stilate da Richard Florida. Le aziende del resto sembrano in ritardo nella comprensione dei valori della creatività, come scrive Walter Passerini».


Fondazione Bassetti -- Informazioni e contatti Questa Rassegna stampa appartiene al sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>

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