Rassegna stampa del sito della Fondazione Bassetti  

ovvero: il blog di Vittorio Bertolini (pagina personale dell'autore)

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 Per il futuro della Biosfera

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Il 22 ottobre, nel sito della FGB è apparsa una mia recensione al libro di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti "Educazione e Globalizzazione", dove veniva dato particolare risalto alla responsabilità dell'agire umano per il futuro della biosfera.
Un'impostazione analoga la si ritrova nell'articolo di Lelio Demichelis "La Terra non sopporta più il delirio famelico di noi uomini" pubblicato su La Stampa del 30 ottobre.
Lelio Demichelis, docente di sociologia a Varese, prende spunto dal libro di Edward O. Wilson, biologo, entomologo di Harvard, uno dei padri della sociobiologia, decano degli studi sulla biodiversità, "Il Futuro della vita" per denunciare che la Terra è malata e la malattia è l'uomo.
«Strana società quella umana. Puliamo incessantemente le nostre case private, facciamo manutenzione, curiamo l'eredità per i nostri figli. Ma quando si esce dalla nostra casa e si entra in quella "casa comune" che è la Terra - che contiene di fatto le nostre società e tutte le nostre case private - ecco che i nostri comportamenti cambiano: sprechiamo, distruggiamo, non pensiamo al futuro. Non solo: viviamo di molte paure, spesso reali, più spesso prodotte ai soli fini di controllo sociale. Così oggi chiediamo (siamo indotti a chiedere) maggiore sicurezza, accettiamo controlli infiniti e ovunque che limitano la nostra libertà, ma non c'è nessuna paura per la crisi ambientale, questa paura o non esiste (siamo indotti a credere che non esista) o viene rimossa».
E' necessaria perciò un'etica della conservazione che ci obblighi a pensare diversamente:
«La ricchezza del mondo [è] in crescita, se misurata in base al prodotto interno lordo (PIL), ma [è] drammaticamente in calo "se nel calcolo si tiene conto delle condizioni della biosfera". [...] "Soltanto in uno stato di delirio euforico si può non capire che, qualsiasi cosa l'umanità faccia o non faccia, la capacità della Terra di mantenere la nostra specie sta raggiungendo il limite". E dunque? Forse, scrive Wilson, la "valanga del capitalismo basato sulla tecnologia non sarà fermata. Il suo impeto è rafforzato da miliardi di poveri ansiosi di condividere la ricchezza delle nazioni ricche. Però è possibile modificare la sua direzione"».
Ma per farlo, servirebbe appunto un'etica nuova, una nuova biofilia. E Wilson è ottimista al riguardo:
«E' in corso una gara tra le forze tecnoscientifiche che stanno distruggendo l'ambiente vivo - scrive Wilson nell'immaginaria lettera ad Henry Thoreau, padre/profeta dell'ambientalismo, che apre il suo libro - e le forze che si possono incanalare per salvarlo. Siamo all'interno di un collo di bottiglia dovuto alla sovrappopolazione e a un consumo distruttivo. Sono state la scienza e la tecnologia a condurci in questo collo di bottiglia. Ora devono aiutarci ad uscirne».
Più dubbioso Demichelis:
«Ma scienza e tecnica accetteranno mai di sottomettersi all'etica? E soprattutto: come costruire questa nuova etica se nessuna etica sembra resistere alla forza consumante del consumo?»
Di Lelio Demichelis si veda l'articolo "Tecnica gigante uomo nano" apparso su La Stampa del 19 ottobre 2002 dove viene recensito un libro di Paul Virilio che denuncia come il potere della tecnica abbia sostituito al concetto di progresso quello della crescita economica.


venerdì, novembre 19, 2004  

 I VeriChips

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«Ci insegna McLuhan, difficilmente la tecno­logia risulta neutra»
Nell'articolo apparso su Il Riformista dell'1 novembre "VeriChip: ecco l'uomo con etichetta incorporata" a firma Mattia Miani, da cui è stato tratto un brano come incipit di questo item della Rassegna, viene descritta l'applicazione di una tecnologia ba­sata su un sistema simile alle etichette Rfid (Radio Frequency Identification).
Al di là dei dettagli tecnici sul nuovo marchingegno, dalle dimensioni di un seme di riso che può essere inserito nel corpo umano con una iniezione sottocutanea e permette di identificare entro uno spazio limitato il codice del portatore, vorrei mettere in rilievo la preoccupazione di Miani per i possibili impieghi dei VeriChips (così si chiamano i microchips prodotti da un'azienda della Florida e recentemente approvati dalla Food and Drug Administration).
Infatti, se è vero che le applicazioni attuali sono innocue (impiego in un club vacanze) o utili in campo medico (di qui l'approvazione della FDA), in prospettiva:
«qualche problemino con una trovata come questa c'è. Pensiamoci per un momento: un tag del genere è difficilmente indi­viduabile e quasi impossibile da rimuovere. Probabilmente il pros­simo passo sarà utilizzarlo per la popolazione carceraria. Di lì ad impiantarlo anche a soldati, sportivi e dipendenti pubblici il pas­saggio sarebbe breve. In realtà, sistemi come i Veri­Chips sono di tipo passivo e non possono essere usati per tracciare il movimento di una persona via sa­tellite. Un po' come accade anche con la maggior parte delle tecnolo­gie Rfid che possono essere lette solo da appositi apparecchi e solo entro un perimetro limitato. Anco­ra una volta, però, bisogna stare al­l'erta sugli immediati sviluppi».
Il tema delle tecnologie "RFID" è già stato ampiamente svolto nel sito della FGB, vedi, nell'articolo "RFID: uno studio italiano", nel Blog "Kata Gene", l'ampio saggio di Gianni Bianchini sulle varie problematiche tecniche, etiche e normative, che le etichette a radiofrequenza pongono
RFID - Identificazione automatica a radiofrequenza: impatto sulla privacy.

Nel Blog Kata Gene: altri articoli sulla Radio Frequency Identification.


giovedì, novembre 18, 2004  
Fondazione Bassetti -- Informazioni e contatti Questa Rassegna stampa appartiene al sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>

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