Scientific governance: quale ruolo dovrebbero avere gli esperti scientifici nella formazione delle decisioni politiche? [5 July 2005] (translated into English )

Scientific governance: What role should scientific experts play in the formation of political decisions?

( 16 Settembre 2003 )

( scritto da Redazione FGB Cliccare sul link per scrivere all'autore )

Jacques Testart

In English

Le decisioni politiche non possono trovare un fondamento nella scienza.
Questa è, in estrema sintesi, la posizione di Jacques Testart. Possiamo leggere la sua argomentazione nell'articolo "Gli esperti, la scienza e la legge", pubblicato da Le monde diplomatique nel settembre 2000. La posizione di Testart è radicata nella tesi, di ordine epistemologico, che riguarda la valutazione delle conseguenze delle applicazioni concrete di una ricerca scientifica e il medesimo fondamento epistemologico è alla base della sua critica al Principio di precauzione.

Egli sostiene che occorre sforzarsi di tenere separato il piano etico di un giudizio da quello politico e da quello scientifico e, nel dirlo, sembra auspicare un presa di coscienza che privilegi quello che Hans Jonas chiamava "Principio di responsabilità", in quanto questo sarebbe fondato su una limpida posizione etica.

Il Principio di precauzione in questo sito: nel Percorso ad hoc e a pagina 6 degli Argomenti, dove si trova l'intervista di Margherita Fronte a Paolo Vineis

Se Jonas ammetteva, tra le soluzioni etiche, l'abbandono puro e semplice di un progetto, secondo Testart il Principio di precauzione porterebbe piuttosto a soluzioni di compromesso. La sua refrattarietà verso le decisioni presentate al pubblico come frutto di razionalità scientifica, e quindi "giuste", egli la esprime proprio nella critica a questo Principio, a questa linea di condotta politica che ripone pur sempre grande fiducia nella razionalità scientifica.

Aggiornamento del 25 settembre 2003

Su Jacquest Testart c'è anche un Percorso

A Testart delle decisioni politiche interessa il metodo prima ancora del contenuto e sostiene che, prima di tutto, una valutazione di ordine scientifico non deve essere mai confusa con una di tipo politico o con un giudizio etico. Per tale motivo egli ritiene sia necessario «rafforzare le procedure di informazione, consultazione e trattativa che garantiscono il funzionamento democratico delle nostre istituzioni» e ricorda come, in merito alla legittimazione delle decisioni, Michel Callon insista sull'importanza di mobilitare le conoscenze dei profani.

Dunque, il punto cruciale su cui verte l'argomentare di Testart è la legittimazione delle decisioni nell'ambito di quella che viene indicata come "scientific governance" e pertanto il suo impegno (politico) è disvelarne i fondamenti.

R. Viale, "Scienza e politica: dialogo fra sordi", La Stampa, 6 agosto 2003
R. Viale, "L'onorevole non crede alla scienza", Sole 24 Ore, Domenicale, 11 febbraio 2001

Di "scientific governance" parla appunto il recente articolo di Riccardo Viale, già presente nella nostra Rassegna stampa. E' opportuno soffermare l'attenzione anche su un suo precedente articolo, in cui egli forniva una chiara definizione di "scientific governance" e illustrava la funzione dell'epistemologia sociale. Una duplice funzione: valutativa e prescrittiva e questa seconda è, a suo avviso, motivo del ruolo fondativo per la Politica della scienza che all'epistemologia sociale dovrebbe essere riconosciuto.

La posizione di Viale è stata in questo sito già oggetto di discussione nel febbraio del 2001, quando alla proposta di lettura di quell'articolo seguirono due commenti, mentre in un terzo vennero fatti alcuni distinguo con riferimento specifico al campo delle biotecnololgie.

Viale, in quell'articolo, prendeva spunto dalla decisione dell'allora ministro dell'Ambiente Pecoraro-Scanio di modificare in modo molto restrittivo la soglia massima di esposizione all'elettrosmog. Le domande a cui intendeva rispondere erano le seguenti.
  • Quale ruolo devono avere gli esperti scientifici nella formazione delle decisioni pubbliche in varie materie, dalla salute all'ambiente, alla sicurezza tecnologica?
  • Secondo quali criteri i membri di una data società, ed in particolare delle sue istituzioni, devono promuovere, valutare ed utilizzare la conoscenza scientifica?
  • La scelta delle sorgenti di conoscenza e le modalità di produzione della stessa dovrebbero essere guidate da ragioni di natura sociale e culturale? In altre parole: è giusto non riconoscere il primato della razionalità scientifica?
In particolare Viale si soffermava sull'epistemologia sociale di Alvin Goldman (che sembra apprezzare), per cui scopo della scienza, ma anche del sapere empirico dell'uomo della strada, è di fornire attendibili rappresentazioni del mondo.

Il dibattito sul Principio di precauzione nel nostro forum in quel periodo (anni 2000 - 2001)

A parere di Corrado Roversi «l'inesistenza di una evidenza scientifica sulla presunta nocività di alcune tecniche-prodotti non è affatto, nè sarà mai, un'evidenza sulla loro non-nocività». Gian Maria Borrello, a sua volta, pur apprezzando l'articolo di Viale, ne criticava quella che riteneva una lettura impropria della funzione del Principio di precauzione, perché «il ricorso al Principio si inscrive, in definitiva, in un quadro generale di analisi del rischio, che comprende, oltre alla valutazione del rischio, la sua gestione e comunicazione». Andrea Amato, infine, proponeva di riportare al centro della riflessione i fini etici della ricerca.

Il dibattito più recente (dicembre 2002 - gennaio 2003):
Forum dedicato a "Esperimenti & Democrazia: il riso transgenico di Casalino"
(il rapporto fra scienziati ed opinione pubblica e il ruolo delle pubbliche amministrazioni nel porsi come tramite fra le esigenze della ricerca innovativa e le aspettative, in termini di informazione e di sicurezza, dei cittadini)

In English

Political decisions can have no foundation in science.
This, in a nutshell, is the position of Jacques Testart. We can read his arguments in the article on "Expert, Science and Law", published in Le monde diplomatique in September 2004. Testart's position is rooted in an epistemological proposition concerning an evaluation of the consequences of the actual application of scientific research; the same epistemological argument also underlies his critique of the Precautionary Principle.

Testart maintains that we need to make a determined effort to keep the ethical aspect of judgements separate from the political and scientific aspects. In saying this, he seems to be calling for the adoption of an informed stance that favours what Hans Jonas called the "Responsibility Principle", since this is assumed to be based on a clear ethical position.

While Jonas included purely and simply abandoning a project as one of a range of possible ethical solutions, according to Testart the Precautionary Principle would lead, rather, to compromise solutions. He expresses his refractory attitude to decisions presented to the public as being the fruit of scientific rationality, and therefore "right", in his critique of the Principle and of this line of political conduct that continues to place great faith in scientific rationality

With respect to political decisions, Testart is interested more in method than in content. He asserts first and foremost that scientific evaluations must never be confused with political ones or with ethical judgements. For this reason, he maintains that it is necessary to "reinforce the information, consultation and negotiation procedures that guarantee the democratic functioning of our institutions" and recalls how, with respect to the legitimisation of decisions, Michel Callon insists on the importance of bringing the knowledge of the "uninitiated" into play.

So, the crux of Testart's argument is the legitimisation of decisions in the context of what is called "scientific governance"; his (political) commitment is therefore to reveal the foundations on which they are based

The recent article by Riccardo Viale, which was presented in our Rassegna stampa (press review)), also speaks of "scientific governance". It might be timely here also to consider one of his previous articles, in which he provided a clear definition of "scientific governance" and illustrated the function of social epistemology. This is a double function, both evaluational and prescriptive, the second of these explaining, in his opinion, the fundamental role which social epistemology should be acknowledged as playing in establishing the Politics of Science.

Viale's position had already been discussed in this site, in February 2001, when our "signpost" to the article in question was followed by two comments, plus a third that made some distinctions specifically referring to the field of biotechnology.

In his article, Viale took as his starting point the decision by Pecoraro-Scanio, at that time the Environment Minister, to introduce some very tight restrictions to the ceiling on electrosmog exposure levels. The questions he was seeking to respond to were the following:
  • What role should scientific experts play in the formation of public decisions in matters ranging from health, to the environment, to technological safety?
  • Which criteria should the members of a given society, and in particular its institutions, follow in promoting, evaluating and using scientific knowledge?
  • Should the choice of sources of knowledge and the means of producing that knowledge be guided by social and cultural considerations? In other words, is it right not to recognise the primacy of scientific rationality?
Viale devoted particular attention to the theory of social epistemology espoused by Alvin Goldman (whom he seems to rate highly). According to this theory, the aim of science, but also of the empirical knowledge of the man in the street, is to provide reliable representations of the world.

The debate about the Precautionary principle developed in this site between 2000 and 2001

In Corrado Roversi's opinion "the absence of scientific evidence of the presumed harmful effects of certain techniques or products is in no way, and never will be, evidence of their non-harmfulness". Gian Maria Borrello, in turn, while appreciating Viale's article, criticised what he considered to be an incorrect reading of the function of the Precautionary Principle, because "recourse to the Principle should be viewed, ultimately, in a general framework of risk analysis that includes not just an assessment of the risk but also its management and communication". And finally, Andrea Amato proposed that the ethical goals of research should be restored to their central place in the debate.

The most recent debate (December 2002 - January 2003):
Forum on Experiments and Democracy: the transgenic rice of Casalino"
(the relationship between scientists and public opinion and the role of government in acting as intermediary between the needs of innovative research and the public's expectations in terms of information, security and safety).

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Argomento:
Jacques Testart
(Indice da Settembre 2003 ad Agosto 2004)