Secondo me, il punto è: chi fa il primo passo? In che grado, per
realizzare un'impresa socialmente responsabile, sono essenziali regole che tutelino
l'imprenditore, o che lo incentivino? E' un problema di sistema in cui l'impresa vive.
Il problema --un grosso problema-- sta nel fatto che i sistemi schiacciano le iniziative
che non si conformano ai loro trend.
Un'altra domanda, che mi sorge spontanea: quante Grameen Bank ( * )
ci sono? perché quello della Graameen Bank non è diventato un modello di sviluppo più
diffuso di quanto sia realmente?
Osservo che il riferimento al comportamento etico come modello di convenienza sembra in
sintonia con quanto troviamo nel Percorso "Una questione di... convenienza".
(*) Grameen Bank:
Pagina Ufficiale: www.grameen.org/
Ricca raccolta di link: www.soc.titech.ac.jp/icm/grameen-info.html
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Ma... e se mentre il mondo migliora (perché questo è l'auspicio, alla fine) col contributo della filosofia e dell'etica, qualcuno, in men che non si dica, manda tutto in malora?
Non sto parlando ironicamente, anche se --lo riconosco-- sono provocatorio. Il punto è, infatti, che "qui ed ora" esistono espressioni del potere che sono assolutamente inedite: il potere di una multinazionale o il potere conseguente a una scoperta scientifica. Personalmente avverto che quello che sta dietro alcune modalità di espressione dell'economia e della scienza odierne non è mai stato di simile portata. Mai. In che senso? Nel senso che oggi la dimensione delle conseguenze di un "atto di potere" in campo "economico" o "scientifico", o semplicemente "di un atto di potere" (che distinguere per settori non ha alcun senso) può essere planetaria. La misura dell'"inedito" è quindi data dalla possibilità di incidere (non necessariamente decidere, azione che implicherebbe una consapevolezza) sul destino di cose ed esseri viventi a livello globale, nel senso di planetario. Questo è --io credo-- il grande scarto che la questione della responsabilità presenta rispetto a ieri.
Riferendomi alle tesi sin qui esposte, la questione decisiva mi sembra dunque sia: sono tali ottiche davvero capaci di intervenire su quello che è oggi il mondo? Di confrontarsi, "hic et nunc" ed efficacemente, con l'attuale dimensione della portata di molti poteri?
Io temo di no. Nelle riforme dal basso, o in quelle di medio raggio, posso anche avere fiducia, ma credo che occorra stare attenti che esse non siano "fuori tempo massimo". Quindi io vedrei la questione che discutiamo con occhi un tantino più preoccupati. Questa percezione mi porta a non escludere a priori l'approccio che potremmo chiamare come "della responsabilità intesa come una questione di... convenienza".
Riguardo alla "convenienza", mi chiedo se si possa intenderla in un modo che prescinda dai valori (condivisi, o meno) e da forme di altruismo (convenienza del mercato, convenienza dei consumatori). In sintesi azzarderei l'ipotesi di una selezione (dovuta a una sorta di legge di natura... altri direbbero "di mercato"...) a vantaggio di chi opera sì, egoisticamente, per propria convenienza, ma anche --per calcolo, per caso, o per qualche altro motivo-- a vantaggio di molti altri. Come dire che l'egoismo puro e semplice alla lunga non ripagherebbe. Con ciò mi pongo sulla linea illustrata, in questo sito, nel Percorso "Una questione di... convenienza", per esempio con riferimento a due casi ivi presi in considerazione: Ford e Microsoft. Il primo varrebbe a dimostrazione del fatto che un comportamento responsabile (dovuto, eventualmente, anche --o esclusivamente-- proprio a un calcolo di convenienza) può innescare un circolo virtuoso che imprime un modello di comportamento. Il secondo mostrerebbe come un comportamento altruistico potrebbe essere dovuto a un calcolo egoistico: nel caso specifico, la Microsoft non sarebbe stata sufficientemente lungimirante da capire che innovare "altruisticamente" andava a proprio vantaggio.
Niente a che vedere, si capisce, con una responsabilità in senso etico, ma per quale ragione non si dovrebbe poter pervenire a intendere la responsabilità come semplice frutto della consapevolezza del proprio agire imprenditoriale, a prescindere da un'etica?
Mi sembra che, invece, la "questione di convenienza" presenti delle affinità con l'impostazione utilitarista (ma senza scomodare la teoria generale).
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