Rassegna stampa sull'annuncio di clonazione umana dato in dicembre 2002 da Brigitte Boisselier, presidente di Clonaid (società di ricerca collegata con la setta dei Raeliani)
(Vittorio Bertolini [ * ] - Gennaio 2003 - upda.gif (933 byte)21 gennaio: right-sfondochiaro.gif (838 byte)vai all'aggiornamento)


busta.gif (111 byte)da Margherita Fronte: "I possibili (seppur limitatissimi) campi di applicazione della clonazione umana a scopi riproduttivi"
Estratto:
«C'è la tendenza generale ad affermare che la clonazione umana a scopi riproduttivi sarebbe assolutamete inutile. Se ciò è in gran parte vero, non vanno però dimenticati i sia pur limitatissimi possibili campi di applicazione. Non citarli mi sembra un po' come truccare il dibattito.
E' vero che la tecnica è gravemente imperfetta. Per ottenere un clone, infatti, occorrono ancora troppi tentativi. Inoltre, anche quando l'esperimento riesce, i cloni presentano spesso anomalie e deformità a carico di diversi organi, tali da comprometterne la sopravvivenza. (...) Ammesso e non concesso che però una soluzione si trovi, il dibattito sull'opportunità di clonare gli uomini non potrebbe più avvalersi di questi argomenti (come invece accade in questi giorni). Resterebbero le opposizioni forti, di natura etica. Ma qualsiasi opposizione diventa debole se dà l'impressione di "non dirla tutta" [...]»

Nessuno scienziato che si rispetti spenderebbe nemmeno una parola sulle teorie dei raeliani (vedi The Raelian Revolution). Sulla credibilità scientifica della dottoressa Boisselier, direttore scientifico di Clonaid (la società scientifica dei raeliani), il prof. Dulbecco, in una intervista a Repubblica (Elena Busi, "Dulbecco: tecnica inutile e la bimba rischia molto") si esprime in questo modo: «conosco il suo nome solo dagli articoli dei giornali. Non ho mai letto una sua pubblicazione scientifica e non ho la più pallida idea di quali siano le sue competenze» e Severino Antinori (Il Resto del Carlino, Giancarlo Calzolari, "Stanno bluffando ma l’uomo-clone è quasi realtà") aggiunge: « "Vorrei ricordare soltanto che è un chimico, che per tutta la vita a lavorato all'Air Liquide non so bene con quale mansione». Tuttavia all'annuncio della Boisselier secondo cui Clonaid è riuscita a clonare il primo essere umano, i commenti hanno riempito, le terze e quarte pagine dei quotidiani.

Lo scetticismo sulla riuscita dell’esperimento è pressoché unanime:

La Repubblica, Elena Busi, intervista a Dulbecco citata:

«uno scienziato indipendente avrebbe bisogno di confrontare il dna nucleare della neonata con il dna nucleare dell'adulto da cui proviene il nucleo (in questo caso si tratta sicuramente di una donatrice donna, visto che la bebè è una femmina). Se i due patrimoni genetici sono identici, si tratta effettivamente di clonazione. Ma bisogna stare attenti, perché imbrogliare è facile».

Avvenire, Elena Molinari, "Annuncio shock: "E' nata Eva bimba clone". In arrivo altri 4"

«"Questo gruppo non ha prodotto alcuno studio in passato - ha commentato Robert Lanza, responsabile scientifico di Advanced Cell Technology, una società biotecnologica americana - non ha mai clonato nulla, ed è completamente sconosciuto alla comunità biotecnologica"».

Il Manifesto, Yurji Catelfranchi, "Se fosse vero sarebbe gravissimo"

«Angelo Vescovi, professore di Biologia cellulare all'Università Bicocca e direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell'Istituto S. Raffaele di Milano, ci dice di essere perplesso. "Clonare un essere umano non è semplicissimo. Ci vuole una certa competenza tecnica, che la Clonaid non sembra avere. Molti di noi sospettano che si tratti di una boutade, che i ricercatori rãeliani non abbiano le conoscenze appropriate per fare una cosa del genere"».

Unità, Romano Forleo, "Clonazione, violenza su chi nasce":

«Se in segreto nasce un bambino clonato, e non viene data una documentazione della identità del suo patrimonio genico con un'altra persona (quella che ha «donato» il nucleo), l'esperimento, dal punto di vista scientifico, non è valutabile. Così non ci darebbe alcuna informazione sull'effetto della clonazione sullo sviluppo e la vita della persona, se tutto ciò non fosse studiabile. In altre parole, se non è verificabile con rigore scientifico (come viene fatto per la pecora Dolly), l'esperimento non esiste e non è lecito parlarne».

right.gif (841 byte)"Eva e le sue sorelle, solo una bufala?" di Dermot McGrath © Wired News, tradotto e pubblicato nella rivista on-line "Boiler" [www.boiler.it]
«Secondo il dottor Robert Lanza, responsabile medico dell'Advanced Cell Technology del Massachusetts, non dovrebbe essere poi così difficile presentare delle prove. «Dicono di avere la competenza sufficiente a clonare un essere umano e non riescono neanche a fare un test del Dna?», si chiede. «Alla peggio avrebbero potuto prelevare dei campioni a uno studente delle medie. Questa è solo un'ulteriore dimostrazione della loro inaffidabilità». Gli esperti di clonazione adesso temono di essere giudicati alla stessa stregua della Clonaid, e che le loro ricerche possano risentirne.
(...)
La Act, società di cui Lanza è titolare, è l'azienda leader del settore, che si occupa non solo di clonazioni animali ma anche di ricerca sulle staminali (cellule che secondo gli scienziati potranno portare a importanti innovazioni in ambito medico). Molti sono contrari a questo tipo di studi, perché esperimenti del genere richiedono la creazione di embrioni umani, per quanto minuscoli, e ne chiedono l'abolizione. Alcuni membri del Congresso americano, tra cui il senatore repubblicano del Kansas, Sam Brownback, hanno presentato una proposta di legge sull'argomento. «Molti laboratori statunitensi stanno lavorando alla produzione di embrioni umani clonati da utilizzare in ricerche assassine», ha dichiarato Douglas Johnson, presidente del National Right to Life Committee. «Per impedire il proliferare di queste fabbriche di embrioni, e altri simili orrori derivanti dalla clonazione umana, il senato deve approvare al più presto la legge Brownback-Weldon». Gli Stati Uniti non sono l'unico paese impegnato in un dibattito del genere. Un portavoce dell'Unione Europea ha annunciato per la fine di febbraio la pubblicazione di un rapporto sulla clonazione, che potrebbe portare a una nuova legge entro la fine del 2003.»

right.gif (841 byte)Sulla ACT e sul divieto di clonazione negli USA, si veda anche, in questo sito, il Percorso sulla Clonazione

L'incertezza riguardo lo stato di salute di Eva (la bimba clonata) è un elemento di condanna della clonazione umana:

La Repubblica, Elena Busi, intervista a Dulbecco citata:

«Negli esperimenti sugli animali abbiamo visto che un gran numero di embrioni clonati muore durante la gestazione. Anche quando riescono a nascere, questi individui presentano sempre dei problemi. Possono essere obesi, soffrire per un cattivo funzionamento dei reni o anche di altri organi. Che io sappia non esiste un solo animale clonato che sia cresciuto in maniera perfettamente normale».

La Stampa, Piero Bianucci, "I rischi e le promesse della sperimentazione":

«Per clonare la pecora Dolly, Ian Wilmut dovette fare 276 tentativi. Clonare un essere umano è ancora più difficile, e il rischio altissimo: malformazioni, carenze immunitarie, invecchiamento precoce, sconquassi psicologici».

Al di là dello scetticismo o delle condanne, l'attenzione dimostrata da scienziati, filosofi, teologi, bioeticisti, ecc. è dovuta al fatto che la clonazione riproduttiva si trova sulla linea di discrimine fra ciò che la scienza è in grado di fare e ciò su cui, invece, è necessario che si fermi o che venga fermata.

Boncinelli e Coscioni che pongono, pragmaticamente, il problema della distinzione fra clonazione riproduttiva e clonazione terapeutica:

Corriere della Sera, Edoardo Boncinelli, "Contro la scienza":

«Lo scalpore sollevato rischia di gettare discredito e suscitare diffidenza, per quanto riguarda in particolare la clonazione terapeutica, cioè la produzione di cellule, tessuti e parti di organo a fini terapeutici. E questo costituirebbe un danno aggiuntivo».

Il Sole 24 Ore, Marzio Bertoloni, "Coscioni: aprire alle staminali":

«Occorre fare un po' di chiarezza. Anzi molta. Il trasferimento nucleare, impropriamente detto "clonazione terapeutica", consente la produzione di cellule staminali senza la formazione dell'embrione».

Ida Magli, il presidente del Comitato Nazionale di Bioetica Francesco D’Agostino e monsignor Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la vita, si pongono in un’ottica di ontologizzazione della "natura".

Il Giornale, Ida Magli, "L’inizio della fine":

«L'umanità si trova ormai a un punto in cui deve guardare in faccia le conseguenze della manipolazione biologica, e riconoscere che distruggere le leggi sulle quali è fondata la natura, è l'azione più stupida che sia mai stata compiuta».

Il Sole 24 Ore, Francesco D’Agostino, "La bioetica si divide sull’embrione":

«Nella clonazione riproduttiva ci si prefigge di far nascere un bambino clonato; in quella terapeutica si vuole dar vita a un embrione clonato, per poi distruggerlo, prelevando le sue cellule e utilizzandole a fini di ricerca».

La Stampa, redazionale, "La legge deve punirli":

«per quanto riguarda la clonazione riproduttiva (la Chiesa e parte dell´opinione pubblica sono contrarie anche a quella terapeutica che risulta sempre più inutile e comunque immorale) è ora di passare alle proibizioni di fatto. È ora anche di dare delle proibizioni penali perchè si tronchi questa voglia di fare la bomba atomica in biologia».

new.gif (896 byte)[21 gennaio 2003]
right.gif (841 byte) Altri articoli in argomento sono disponibili nella Rassegna stampa curata da Bertolini per il Sito Web Italiano di Filosofia (SWIF)

Vale poi la pena di accennare all’intervento di Romano Forleo, che nella clonazione riproduttiva vede una violazione del principio di giustizia e il rischio di una eugenetica selettiva.

Unità, Romano Forleo, articolo citato:

«La tentazione poi di replicarsi sarà principalmente presente negli individui paranoici e con deliri di onnipotenza, coloro che si credono belli, bravi, forti, intelligenti e profeti ....e che avranno mezzi economici e potere per farlo. Coloro che hanno predicato il razzismo e dominato il mondo, quale ragione potrebbe oggi fermarli dal replicare se stessi in tanti «uomini della Provvidenza»?

Umberto Galimberti riprende il suo discorso su di una tecnica che ha perso il suo carattere di strumento al servizio dell’uomo, ma che ha un proprio divenire secondo una logica di autopotenziamento.

Repubblica, Umberto Galimberti, "L’uomo impotente contro la scienza":

« Ma le cose non stanno propriamente così, perché negli ultimi decenni del secolo scorso si è verificato un profondo capovolgimento tra l'uomo e la tecnica, nel senso che la tecnica procede a parti re dalle proprie potenzialità prescindendo dalle finalità che gli uomini si propongono. L'imperativo della tecnica è che: "Si deve fare tutto ciò che si può fare", e con quali strumenti l'uomo può impedire a chi può di non fare ciò che può?».

Infine nell’articolo della De Bac troviamo alcune dichiarazioni dei politici, da Kofi Annah a Umberto Bossi.

Corriere della Sera, Margherita De Bac, "Condanna della scienza «Non hanno credibilità»"

(18 gennaio 2003)

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[*]Vittorio Bertolini (right-sfondochiaro.gif (838 byte)Scheda biografica) collabora con la Fondazione Giannino Bassetti
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