Internet come innovazione

(E.M. Ferrari, intervento del 28 aprile 2000)

Cari amici, su invito di Giovanni Borrello prendo parte a questo forum, tentando di dare un modesto contributo alla discussione in corso che, vedo, verte su numerosi quanto ampi temi. Mi sembra però doveroso prima di tutto presentarmi. Sono Enrico Ferrari, 34 anni, giornalista e attualmente impiegato come "information broker" (qualifica altisonante quanto vaga) a Kataweb, società del gruppo La Repubblica-L'Espresso. Come giornalista scrivo da anni per gli inserti di Repubblica sui maggiori temi dell'IT, dalle telecomunicazioni all'informatica a naturalmente Internet. Sugli stessi temi ho anche partecipato, in qualità di autore testi, per la trasmissione televisiva MediaMente, il che mi ha permesso di seguire da vicino, intervistandoli, grandi pensatori moderni come Cerf , Rheingold, Maldonado ed altri. Pur scrivendo ed occupandomi di informatica, in realtà il mio obiettivo è l'osservazione sociale ed il resoconto, tanto che, come giornalista avrei voluto fare l'inviato di guerra o il corrispondente estero. Più modestamente ho scritto reportage per alcune riviste di turismo. Mi sono laureato in Sociologia con indirizzo mass media ad Urbino, dove ho presentato una tesi su CD che ha sollevato non pochi problemi sia alla segreteria che in sede di dibattito con una commissione allibita di fronte a questa inconsueta (per loro) tesi. Discutendo una tesi sul rapporto fra Internet ed i mass media tradizionali mi sembrava doveroso realizzarla in formato ipertestuale e presentarla così su CD-Rom, mai avrei pensato di suscitare perplessità proprio in quella classe di educatori che per primi avrebbero dovuto apprezzare il mio stimolo. Di questa mia esperienza è apparso un interessante articolo di Vittorio Zambardino (che si sofferma sull'inadeguatezza della nostra classe insegnante universitaria) nella sua rubrica dedicata ad Internet sul Venerdì di Repubblica, dopo una mia lettera aperta al quotidiano La Repubblica ospitata nella sezione Lettere della Palombelli. Ho comprato il mio primo modem nel 1985 (con il ricavato dei libri del liceo, venduti dopo la maturità) ed il mio primo cellulare nel 1990, seguendo parallelamente lo svilupparsi, ed il fondersi, delle comunicazione telematica e "tradizionale". Questa lunga autobiografia non vuole essere solo una agiografia autoreferenziale, ma una presentazione per cercare di inquadrare la mia personalità a voi lettori di questo forum. Mi scuso anche per lo stile dei miei interventi sicuramente meno rigoroso dei precedenti, ma cercherò di mantenere una correttezza formale (e grammaticale!) adeguata. Scusatemi, sono un giornalista, porto sulle spalle il fardello di una categoria popolata da cialtroni. Da una sommaria letta del forum ho ravvisato alcune tematiche importanti, ognuna della quale meriterebbe un filone di discussione proprio: - Innovazione ed innovatori: la responsabilità all'imprenditore o al singolo? - implicazioni etico-ecologiche delle innovazioni - Diffusione ed importanza della comunicazione nei processi innovativi - il ruolo del mercato e del consumatore nelle innovazioni - Internet, una "nuova" comunicazione?

Mi scuso in anticipo se ho elencato superficialmente solo alcune delle tematiche trattate, ma in questo momento mi sento come un bambino al quale abbiano messo davanti la bacheca delle paste ed abbiano detto:"quale scegli?". Troppo cose tra le quali scegliere e tutte troppo buone. Mi è quindi impossibile commentare ogni singolo tema proposto, perchè ognuno richiederebbe ampia trattazione, e procederò quindi d'autorità a lanciarvi alcune mie riflessioni su Internet e la diffusione della comunicazione. Su MC-Link, storico provider Internet nazionale, già BBS amatoriale, nelle scorse settimane ho contribuito a creare, nel forum interno chiamato Inter-Comments e dedicato alle tematiche della comunicazione via Internet, una furiosa discussione sull'utilità di Internet, della telematica, delle connessioni fisse alla Rete e della tecnologia in generale. Tutto è partito dai commenti di alcuni di noi, che pionieristicamente si sono fatti installare una connessione ADSL per avere un collegamento permanente alla Rete. La discussione si è fatta rovente quanto interessante: siamo davvero sicuri che ad utente medio, ad una famiglia, serva una connessione permanente, o siamo invece di fronte all'ennesima esca commerciale? Un interessante libro, (Donald A. Norman, "Il computer invisibile", Apogeo) esamina il rapporto tra tecnologie e consumatori, definendo bene le priorità di fruizione di una nuova tecnologia secondo categorie facilmente identificabili. Gli "innovatori" (questo termine è usato nel libro e non deve confondere con la stessa parola già usata in questo forum) sono coloro che sono disposti a tutto pur di avere una nuova tecnologia appena rilasciata, mentre per il resto delle persone ci sono vari gradi di diffidenza, che vanno dall'acquisto della stessa tecnologia solo quanto questa è stata abbondantemente testata dagli innovatori, fino al rifiuto sistematico delle innovazioni. Secondo il pensiero comune, io e gli altri che abbiamo installato una ADSL, non abbiamo realmente bisogno di una connessione permanente, ma siamo solamente abbagliati dalla nuova offerta commerciale come lo è un bimbo di fronte alla famosa bacheca delle paste. Il mio pensiero è da sempre Internet-centrico. Ho avuto estrema di fiducia nel nuovo mezzo sin dagli albori, quando in pochi matti usavamo modem lentissimi nel 1985 per collegarsi a sparute BBS, ed adesso più che mai penso che Internet sia una straordinaria rivoluzione culturale e tecnologica, paragonabile all'invenzione della stampa. Sono convinto , e mi piacerebbe adoperarmi in questo senso, che tutti debbano avere il più possibile accesso ad Internet. Sono ancora più convinto che quel Paese che ignorerà l'epocale cambiamento introdotto da Internet non sarà competitivo rispetto agli altri paesi: per il mio lavoro mi sono imbattuto nei documenti programmatici governativi inglesi e tedeschi, ed i loro progetti di sviluppo della Rete non fanno che rafforzare questa mia convinzione. Sono sicuro che l'Italia sia già indietro in questa corsa, frenata dalla sua cultura umanista che bolla, agli inizi, come "inutile" ogni nuova tecnologia. E' capitato per la segreteria telefonica, per il fax e per il telefonino, che io utilizzavo nel 1990, fra la derisione generale ("ma che te ne fai?" "ma a che ti serve?" "non sei mica un manager"). Sta capitando per Internet, da noi visto o come ottimo mezzo per trovare foto porno, o come inutile passatempo. Non viene colta la straordinaria innovazione culturale di Internet, che rappresenta un collettore di informazione unico grazie al quale su un solo medium posso finalmente ricercare e trovare le informazioni che prima ero costretto ad inseguire attraverso radio, giornali, tv e libri. Non si è ancora capito che Internet non è solo un mezzo per vedere che tempo fa ad Helsinki, ma un gigantesco tubo che trasporta in due sensi bit, quindi informazione, di qualsiasi tipo essa sia. Da quando possiamo trasformare gli atomi in bit, l'informazione improvvisamente non segue più le pesanti regole della distribuzione fisica dall'emittente al ricevente (il libro stampato che faticosamente viene spedito e distribuito al lettore), ma viene veicolata in modalità broadcast, da un emittente ad n riceventi. La grandiosa forza della radio e della TV viene ora estremizzata da Internet (che per utilizzatori ha uno sviluppo esponenziale rispetto alla diffusione della radio e della TV), consentendo al ricevente di interagire con l'emittente. Su questa interazione molto si è detto e scritto, e molto si discute se sia vera o solo fittizia: lascio a voi lo sviluppo di questo tema. Come lascio a voi altre tematiche tipiche di chi riflette su Internet: l'informazione è davvero globalizzata? Esiste ancora il ruolo del mediatore o ognuno è autore-attore dell'informazione veicolata? Su Internet si trova tutto o non si trova nulla? Su una cosa sono assolutamente certo: è importante che tutti abbiano al più presto la possibilità di accedere alla Rete, per il maggior tempo possibile, a costi bassi. Vorrei anche dire che questi presupposti già ci sono, ma vengono mascherati dalle diffidenze culturali (in Italia) verso il nuovo mezzo, ma sono disposto a ragionarci sopra. Sull'importanza e la diffusione di Internet sono invece molto più dogmatico. Subito, per tutti, in qualsiasi maniera: è una questione vitale.