Cari amici, su invito di Giovanni Borrello prendo parte a questo forum, tentando di
dare un modesto contributo alla discussione in corso che, vedo, verte su numerosi quanto
ampi temi. Mi sembra però doveroso prima di tutto presentarmi. Sono Enrico Ferrari, 34
anni, giornalista e attualmente impiegato come "information broker" (qualifica
altisonante quanto vaga) a Kataweb, società del gruppo La Repubblica-L'Espresso. Come
giornalista scrivo da anni per gli inserti di Repubblica sui maggiori temi dell'IT, dalle
telecomunicazioni all'informatica a naturalmente Internet. Sugli stessi temi ho anche
partecipato, in qualità di autore testi, per la trasmissione televisiva MediaMente, il
che mi ha permesso di seguire da vicino, intervistandoli, grandi pensatori moderni come
Cerf , Rheingold, Maldonado ed altri. Pur scrivendo ed occupandomi di informatica, in
realtà il mio obiettivo è l'osservazione sociale ed il resoconto, tanto che, come
giornalista avrei voluto fare l'inviato di guerra o il corrispondente estero. Più
modestamente ho scritto reportage per alcune riviste di turismo. Mi sono laureato in
Sociologia con indirizzo mass media ad Urbino, dove ho presentato una tesi su CD che ha
sollevato non pochi problemi sia alla segreteria che in sede di dibattito con una
commissione allibita di fronte a questa inconsueta (per loro) tesi. Discutendo una tesi
sul rapporto fra Internet ed i mass media tradizionali mi sembrava doveroso realizzarla in
formato ipertestuale e presentarla così su CD-Rom, mai avrei pensato di suscitare
perplessità proprio in quella classe di educatori che per primi avrebbero dovuto
apprezzare il mio stimolo. Di questa mia esperienza è apparso un interessante articolo di
Vittorio Zambardino (che si sofferma sull'inadeguatezza della nostra classe insegnante
universitaria) nella sua rubrica dedicata ad Internet sul Venerdì di Repubblica, dopo una
mia lettera aperta al quotidiano La Repubblica ospitata nella sezione Lettere della
Palombelli. Ho comprato il mio primo modem nel 1985 (con il ricavato dei libri del liceo,
venduti dopo la maturità) ed il mio primo cellulare nel 1990, seguendo parallelamente lo
svilupparsi, ed il fondersi, delle comunicazione telematica e "tradizionale".
Questa lunga autobiografia non vuole essere solo una agiografia autoreferenziale, ma una
presentazione per cercare di inquadrare la mia personalità a voi lettori di questo forum.
Mi scuso anche per lo stile dei miei interventi sicuramente meno rigoroso dei precedenti,
ma cercherò di mantenere una correttezza formale (e grammaticale!) adeguata. Scusatemi,
sono un giornalista, porto sulle spalle il fardello di una categoria popolata da
cialtroni. Da una sommaria letta del forum ho ravvisato alcune tematiche importanti,
ognuna della quale meriterebbe un filone di discussione proprio: - Innovazione ed
innovatori: la responsabilità all'imprenditore o al singolo? - implicazioni
etico-ecologiche delle innovazioni - Diffusione ed importanza della comunicazione nei
processi innovativi - il ruolo del mercato e del consumatore nelle innovazioni - Internet,
una "nuova" comunicazione?
Mi scuso in anticipo se ho elencato superficialmente solo alcune delle tematiche trattate,
ma in questo momento mi sento come un bambino al quale abbiano messo davanti la bacheca
delle paste ed abbiano detto:"quale scegli?". Troppo cose tra le quali scegliere
e tutte troppo buone. Mi è quindi impossibile commentare ogni singolo tema proposto,
perchè ognuno richiederebbe ampia trattazione, e procederò quindi d'autorità a
lanciarvi alcune mie riflessioni su Internet e la diffusione della comunicazione. Su
MC-Link, storico provider Internet nazionale, già BBS amatoriale, nelle scorse settimane
ho contribuito a creare, nel forum interno chiamato Inter-Comments e dedicato alle
tematiche della comunicazione via Internet, una furiosa discussione sull'utilità di
Internet, della telematica, delle connessioni fisse alla Rete e della tecnologia in
generale. Tutto è partito dai commenti di alcuni di noi, che pionieristicamente si sono
fatti installare una connessione ADSL per avere un collegamento permanente alla Rete. La
discussione si è fatta rovente quanto interessante: siamo davvero sicuri che ad utente
medio, ad una famiglia, serva una connessione permanente, o siamo invece di fronte
all'ennesima esca commerciale? Un interessante libro, (Donald A. Norman, "Il computer
invisibile", Apogeo) esamina il rapporto tra tecnologie e consumatori, definendo bene
le priorità di fruizione di una nuova tecnologia secondo categorie facilmente
identificabili. Gli "innovatori" (questo termine è usato nel libro e non deve
confondere con la stessa parola già usata in questo forum) sono coloro che sono disposti
a tutto pur di avere una nuova tecnologia appena rilasciata, mentre per il resto delle
persone ci sono vari gradi di diffidenza, che vanno dall'acquisto della stessa tecnologia
solo quanto questa è stata abbondantemente testata dagli innovatori, fino al rifiuto
sistematico delle innovazioni. Secondo il pensiero comune, io e gli altri che abbiamo
installato una ADSL, non abbiamo realmente bisogno di una connessione permanente, ma siamo
solamente abbagliati dalla nuova offerta commerciale come lo è un bimbo di fronte alla
famosa bacheca delle paste. Il mio pensiero è da sempre Internet-centrico. Ho avuto
estrema di fiducia nel nuovo mezzo sin dagli albori, quando in pochi matti usavamo modem
lentissimi nel 1985 per collegarsi a sparute BBS, ed adesso più che mai penso che
Internet sia una straordinaria rivoluzione culturale e tecnologica, paragonabile
all'invenzione della stampa. Sono convinto , e mi piacerebbe adoperarmi in questo senso,
che tutti debbano avere il più possibile accesso ad Internet. Sono ancora più convinto
che quel Paese che ignorerà l'epocale cambiamento introdotto da Internet non sarà
competitivo rispetto agli altri paesi: per il mio lavoro mi sono imbattuto nei documenti
programmatici governativi inglesi e tedeschi, ed i loro progetti di sviluppo della Rete
non fanno che rafforzare questa mia convinzione. Sono sicuro che l'Italia sia già
indietro in questa corsa, frenata dalla sua cultura umanista che bolla, agli inizi, come
"inutile" ogni nuova tecnologia. E' capitato per la segreteria telefonica, per
il fax e per il telefonino, che io utilizzavo nel 1990, fra la derisione generale
("ma che te ne fai?" "ma a che ti serve?" "non sei mica un
manager"). Sta capitando per Internet, da noi visto o come ottimo mezzo per trovare
foto porno, o come inutile passatempo. Non viene colta la straordinaria innovazione
culturale di Internet, che rappresenta un collettore di informazione unico grazie al quale
su un solo medium posso finalmente ricercare e trovare le informazioni che prima ero
costretto ad inseguire attraverso radio, giornali, tv e libri. Non si è ancora capito che
Internet non è solo un mezzo per vedere che tempo fa ad Helsinki, ma un gigantesco tubo
che trasporta in due sensi bit, quindi informazione, di qualsiasi tipo essa sia. Da quando
possiamo trasformare gli atomi in bit, l'informazione improvvisamente non segue più le
pesanti regole della distribuzione fisica dall'emittente al ricevente (il libro stampato
che faticosamente viene spedito e distribuito al lettore), ma viene veicolata in modalità
broadcast, da un emittente ad n riceventi. La grandiosa forza della radio e della TV viene
ora estremizzata da Internet (che per utilizzatori ha uno sviluppo esponenziale rispetto
alla diffusione della radio e della TV), consentendo al ricevente di interagire con
l'emittente. Su questa interazione molto si è detto e scritto, e molto si discute se sia
vera o solo fittizia: lascio a voi lo sviluppo di questo tema. Come lascio a voi altre
tematiche tipiche di chi riflette su Internet: l'informazione è davvero globalizzata?
Esiste ancora il ruolo del mediatore o ognuno è autore-attore dell'informazione
veicolata? Su Internet si trova tutto o non si trova nulla? Su una cosa sono assolutamente
certo: è importante che tutti abbiano al più presto la possibilità di accedere alla
Rete, per il maggior tempo possibile, a costi bassi. Vorrei anche dire che questi
presupposti già ci sono, ma vengono mascherati dalle diffidenze culturali (in Italia)
verso il nuovo mezzo, ma sono disposto a ragionarci sopra. Sull'importanza e la diffusione
di Internet sono invece molto più dogmatico. Subito, per tutti, in qualsiasi maniera: è
una questione vitale.