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Interventi
La società del rischio
Per
i precedenti interventi in tema di "società del rischio" si veda il dibattito
di Novembre, Dicembre 2001 e Gennaio
2002.
7 febbraio 2002
From: Giacomo CORREALE
Subject: Il piano inclinato dell'eugenetica
Se fosse sfuggito a chi è interessato ai problemi della biogenetica e dell'impiego di cellule staminali e di embrioni, mi sembra meritevole di attenzione l'intervista ad Habermas comparsa sulla Repubblica del 25 gennaio scorso. Titolo: "Come si fanno gli uomini". Sottotitolo: "La biogenetica offre molte opportunità terapeutiche ma resta il fantasma dell'eugenetica", cioè della ambizione di creare un tipo umano ideale. Habermas, pur non essendo affatto contro gli impieghi terapeutici, parla di piano inclinato del rischio "dell'assuefazione ad un approccio di tipo strumentale alle cellule staminali embrionali". L'intervistatore accenna al suo ultimo libro, "Il futuro della natura", nel quale Habermas dichiara che solo se la nascita dell'uomo avviene secondo natura, e non è a nostra disposizione, gli uomini possono considerarsi liberi e uguali tra loro.
25 febbraio 2002
From: Marlene DI COSTANZO
Subject: Il rischio c'è... e si vede
Avrete letto tutti dell'assoluzione per gli impianti di Radio Vaticana. Personalmente
sono fra quelli che ritengono il rischio per inquinamento ellettromagnetico visibile, ma
il punto non è il merito, o meglio che si è entrati nel merito della questione. Da
quello che ho capito, il tribunale si è limitato a prendere atto che Radio Vaticana gode
del diritto di extraterritorialità e perciò non può intervenire.
Nel saggio introduttivo al forum sul rischio [ndr: Ulrich Beck, " 'Mucca pazza' e la società del rischio globale ", Iride, agosto 2001, n. 33],
Beck imputava, nel caso del morbo della mucca pazza, all'impotenza dei poteri pubblici la
percezione del rischio che suscita le apprensioni dell'opinione pubblica. Ora la sentenza
sulla Radio Vaticana non può far altro che far crescere l'allarmismo, infatti
implicitamente si viene ad affermare che un rischio c'è ma non ci si può far niente.
Comprendo le ragioni del diritto, ma esistono anche situazioni di iure condendo, in cui il
tribunale attraverso opportune raccomandazioni, pur rispettando gli obblighi del diritto
internazionale, poteva avviare un dibattito, che per la sede istituzionale in cui
avveniva, sarebbe stato in grado di chiarire chi aveva più ragioni fra i negazionisti e i
precauzionisti.
Un'ultima osservazione sulla capacità dei poteri pubblici di alimentare i dubbi. Dopo il
caso della ragazza siciliana che sembra sia stata contagiata dal morbo della mucca pazza,
ministri vari si sono affrrettati a sottolineare che si tratta di fatti del passato e che
ora la situazione è sotto controllo. Per poi subito venirci a dire che è necessaria una
tassazione aggiuntiva per avere controlli efficaci e dopo ancora scoprire più di cento
macelli clandestini che operavano senza nessun controllo. Ovviamente si chiede di
responsabilizzare gli operatori privati, ma forse è necessario prima responsabilizzare
gli operatori pubblici, almeno sul piano della coerenza dell'informazione.
26 febbraio 2002
From: Anna Rita FEDERICI
Subject: La responsabilità appartiene a chi se la assume
Ho visitato il sito della Fondazione Bassetti, trovandovi diversi articoli interessanti
e tranquillizzanti rispetto alle mie idee catastrofiche sul nostro futuro. Ma discutere
sulle responsabilità non è ancora rendere responsabile chi in un modo o nell'altro ci
governa, governa le abitudini, le prospettive, le speranze; la responsabilità appartiene
a chi, introducendo innovazioni, se la assume, o, più spesso, non se la assume, e non a
chi la definisce o tenta di definirla: chi agisce di fatto non vi si riconosce; regole
legami consapevolezze: ma saranno molto recalcitranti i nostri innovatori poiché non si
riterranno responsabili di uno sviluppo scientifico tecnologico fatto di tracce alcune
delle quali trovate ma non cercate e che sì al momento sembrano attuabili commerciabili
esportabili globalizzabili, e ne governeranno pure lo sviluppo, ma le conseguenze? ah!
imprevedibili: traligneranno dirazzeranno? perché studiare qualcosa che non si conosce
ancora, ancora non esiste e che forse non porterà a nulla perché non esisterà mai
nessuna conseguenza? Quando poi non si parli di una etica del comportamento responsabile o
peggio di formule legislative che vorrebbero assoggettare lo scopritore del fino ad allora
inesistente alle conseguenze del suo operato; ma è proprio nellimpossibilità possa
essere scovato il luogo, astratto, incorporeo, di questa responsabilità, ritrovata la
concatenazione degli anelli degli stadi che formano la fisicità concreta delle
conseguenze, che l'innovatore trova i motivi del suo disimpegno.
Ma è comunque rassicurante sapere, e visitandovi ho scoperto questo impensabile intrico
di persone interessate alla faccenda, che esistono delle sentinelle, seppur in numero
esiguo rispetto alla necessità di vigilare, che vegliano al limite, al confine di un
agire lecito e dai rischi calcolati.
Ho ascoltato il programma Le oche di Lorenz di Rai3, che non è nuova, anche nelle
trasmissioni di intrattenimento, a questo compito di informazione non tanto sulle materie
quanto sulla democratizzazione dellaccesso al sapere: non subire dallalto
lintroduzione di una data novità ma essere a conoscenza non solo del rischio
calcolato ma della possibilità di un rischio imprevisto poiché ignoto. Così potremmo
attuare, carte in tavola, una più stretta vigilanza ed un esercizio più consapevole
della democrazia. Il rischio fa parte della nostra vita e io non credo che dovrebbe
fermarci, ma solo questo rischio, di cui siamo a conoscenza pur nella sua
imprevedibilità. Il rischio che non si può ammettere e che bisogna rifiutare è quello
che corriamo "sulla nostra pelle" (pardon) o meglio sulla pelle dei più
indifesi, dei più deboli: è lessere pedine, bambocci in un gioco di interessi e di
potere legato a grandi guadagni per larricchimento di pochi a detrimento nostro: mi
riferisco alle grandi industrie che hanno prodotto inquinamenti tossici sapendoli di esiti
mortali ma che in mancanza, allora, di leggi adeguate, hanno continuato ad emettere
veleni: ciò che non è vietato è lecito no? oppure opere o prodotti con impatti
disastrosi o esiti incerti nel futuro a fronte di una scarsa o nessuna utilità sociale ma
una forte utilità per chi produce quel bene, o al meglio inutili scoperte che mirano a
creare inesistenti bisogni, come pagare lacqua fresca ad un ciarlatano, o indurre
promuovere bisogni reali come viaggiare, spostarsi; riempirci inondarci soffocarci di
automobili: comprate comprate, ottime condizioni, e poi, zac, si chiude, si chiudono le
vie le città, Ce lhai un posteggio un garage, no? allora peggio per te, qui non si
passa più, Come! mi hai fatto comprare la macchina e ora che lho comprata non me la
fai più usare! Protesti? ma sei un inquinatore! O ancora, fine degli scherzi, le
multinazionali farmaceutiche che, seppure parzialmente, condizionano il mondo scientifico,
a favore di grandi interessi, i loro, fino alla produzione di medicinali dannosi e in
alcuni casi mortali, fino alla scelta che dovrebbe essere dettata solo dalla morale e
invece lo è dal lucro, di brevettare e far pagare a caro prezzo un principio attivo
capace di ridurre una mortalità alta fino allo sterminio.
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