SOLE 24 ORE DEL 1 settembre 2007

Supermemoria in un solo atomo
di Giuseppe Caravita

Trentamila film dentro un solo iPod tascabile. Grazie a un singolo atomo 
come cella di memoria.
Ogni atomo, un bit di informazione, uno oppure zero. Contro il milione e più 
necessari oggi sui più avanzati hard-disk. E insieme una singola molecola 
organica capace di passare da accesa a spenta, in modo continuativo e stabile.
L'era dell'elettronica molecolare è più vicina con una doppietta straordinaria 
di scoperte messe a segno, come si legge oggi sulle pagine della rivista Science, 
dai nanotecnologi Ibm. Certo, ci vorranno almeno dieci anni prima che da queste 
ricerche di base emergano le prime memorie grandi come un granello di polvere o 
i microprocessori molecolari.
Ma la strada pare aperta. Un primo articolo su Science si concentra sulla 
misurazione magnetica di un singolo atomo di ferro. Si chiama anisotropia 
magnetica, ed è la proprietà chiave per stabilire se un magnete è in grado o meno 
di mantenere uno specifico orientamento. Finora questa misurazione era stata 
ottenuta su gruppi quantomeno di centinaia di atomi. Ma gli scienziati del Centro 
di ricerca Ibm di Almaden (California) sono riusciti ad allineare, tramite un 
microscopio a effetto tunnel (made in Ibm), una serie di atomi di ferro su una 
superficie molecolare in rame. E di qui a misurare l'anisotropia atomo per atomo.
«Una delle principali sfide per l'industria It è ridurre quanto più possibile la 
dimensione dei bit usati per la memorizzazione dei dati - osserva Gian Luca Bona, 
manager del laboratorio di Almaden - Stiamo lavorando all'ultimo limite del 
possibile, e ora siamo un passo più vicini a immaginare come memorizzare i dati a 
livello atomico». E il prossimo passo dei ricercatori di Almaden starà nella 
misurazione magnetica di atomi combinati tra loro, fino alla definizione di un 
materiale a capacità di memoria ultra-dense.
Il secondo passo avanti proviene da Zurigo, laboratorio di ricerca Ibm. Peter 
Liljeroth, Jascha Repp e Gerhard Meyer hanno dimostrato la possibilità di usare 
una singola molecola organica (la naftalocianina) come se fosse un interruttore 
elettrico, capace di commutare un segnale, usando due atomi di idrogeno 
all'interno della molecola stessa. E che la commutazione non implica alcuna 
deformazione distruttiva della molecola, rendendola utilizzabile per i circuiti 
logici. Connettendo tra loro miriadi di questi interruttori molecolari si 
otterranno i microchip del futuro, oltre i limiti di miniaturizzazione 
dell'attuale silicio. Di qui la scommessa su interi super­computer grandi come 
granelli di polvere.