iL RIFORMISTA ORE DEL 11 settembre 2007 Non reinunciamo a un'etica della ricerca di Paola Binetti Nel suo editoriale sul Riformista, Claudia Mancina scrive: bisognerà farci l'abitudine le questioni bioetiche non ci lasceranno tranquilli nel futuro. Ma io aggiungo, soprattutto non ci lasciano tranquilli i nuovi ecomostri che gli scienziati chiamano cibrido e che la stampa ha rapidamente soprannominato chimere e chimerismi, accogliendo tutta la fantasia mitologica di qualche millennio fa. Evidentemente pensare all'umano che si mescola con l'animale, per ricavarne a modo suo forza e destrezza, è una possibilità che l'intelligenza umana ha accarezza come modo concreto per sfidare i propri limiti. Piace all'uomo poter sfidare se stesso e piace allo scienziato provare a creare e a ricreare l'uomo. Anche questo è uno dei miti ricorrenti per cui l'uomo non si accontenta di trasmettere la vita, ma vuole anche manipolarla con la sua immaginazione. La fantasia creativa del narratore, una tecnologia sempre più sofisticata, il bisogno di superare se stessi, di sfidare la natura, affascina e intimorisce, e nel momento di passare dalla fantasia alla realtà genera nell'opinione pubblica perplessità e angoscia, Affascinati dall'utopia scientifica, pochi si sono soffermati a descrivere l'insistente rifuuto con cui gli inglesi hanno a lungo negato il proprio consenso a qualcosa che percepivano a livello "viscerale" come contrario alla natura e al buon senso. C'è stato bisogno di una crociata in cui forti interessi economici hanno mobilitato come testimoniaI scienziati disposti a forzare i dati scientifici finora ottenuti, confondendo il piano dei desideri con quello dei fatti. A livello di opinione pubblica c'è stato un vero e proprio accanimento informativo, per ottenere il consenso di chi aveva manifestato una profonda ostilità iniziale. C'è stata una campagna di divulgazione pseudo-scientifica insistente e accattivante, volutamente giocata sull'esaltazione dei risultati clinici che si possono raggiungere e sulla minimizzazione della ferita che ciò crea alla dignità dell'uomo. Si è detto che questa chimera è un laboratorio scientifico ad alta potenzialità: ma non si è detto che questo laboratorio viene chiuso al quattordicesimo giorno e che non potrà essere impiantato in utero, proprio perché è un soggetto potenzialmente destinato a svilupparsi come un uomo. Si è rispolverato il termine di pre-embrione, che sembrava ormai desueto, perché sprovvisto di fondamento scientifico, per giustificare al quattordicesimo giorno lo stop al suo sviluppo. In realtà si tratta di un essere umano geneticamente modificato: sembra che quasi il 99% sia di fatto squisitamente umano, una sorta Ogm, come quelli che non si accettano ad altri livelli, perché non se ne conoscono gli effetti e le conseguenze. Ancora una volta è possibile fare all'uomo quello che non consentiamo in agricoltura. Per ottenere il consennso, si è detto, vinceremo l'Alòzheimer e il Parkinson.. quando uncora non sappiamo cosa causi l'uno e l'altro. Ma lo si è detto con tale insistenza da far sentire in colpa chi avesse voluto confermare la propria contrarietà a questi esperimenti. Si sono vendute certezze quando le stesse ipotesi sono improbabili. Non si è detto che la sperimentazione scientifica sugli ibridi animali non ha dato risultati scientificamente accreditati. E nessuno ha spiegato perché non si sia continuato a sperimentare sulle chimere esclusivamente animali. Nessuno ha spiegato perché l'inventore di Dolly possa intraprendere questa strada chimerica, mentre ha da tempo sospeso i precedenti esperimenti per le conseguenze deludenti. Conseguenze che possiamo semplicemente ricondurre al viraggio per cui ogni illusione umanamente e scientificamente non fondata diventa una delusione evidente per tutti. Pensare con i sensi, pensare visceralmente, ne convengo con Claudia Mancina, è insufficiente. Ma anche Aristotele diceva che nulla è nell'intelletto che non sia stato prima nei nostri sensi e credo che la religione trovi abbondanti argomentazioni per chiedere prudenza umana e scientifica, soprattutto quando i dati utilizzati come garanzia di rigore scientifico sono insoddisfacenti e a ciò si somma la necessità di difendere la dignità umana fin dagli inizi. Non confondiamo il potere della tecnologia con il rigore della scienza e non rinunciamo a un'etica della ricerca capace di porsi al servizio dell'uomo senza strumentarizzarlo vanamente. Se faremo così, stia tranquilla anche Claudia Mancina, perché le questioni etiche aumenteranno la nostra serenità e ci sentiremo tutti più sicuri e tutelati dalla scienza.