IL RIFORMISTA DEL 10 settembre 2007

Suugli embrioni uomo animale andremo avanti
intervista di Giulia Innocenzi a Stephen Minger

Il Regno Unito dice sì alla creazione degli embrioni uomo­animale. Lo ha deciso 
l'autorità preposta, permettendo così di superare l'attuale carenza di embrioni 
da cui vengono estratte le cellule staminali, preziosissime per la ricerca. Il 
processo scientifico approvato prevede il trasferimento di cellule umane adulte, 
che contengono la maggior parte del materiale genetico, in ovociti animali 
denuclearizzati. L'embrione prodotto, al 99,9 per cento umano e allo 0,1 animale, 
dovrà essere distrutto entro quattordici giorni dalla sua creazione. I 
ricercatori sperano di avvicinarsi alla scoperta di una cura per le malattie 
come l'Alzheimer e il morbo di Parkinson. Abbiamo intervistato Stephen Minger, lo 
scienziato britannico che dovrebbe creare per primo gli	embrioni ibridi-
Stephen Minger, lei guida il team di ricerca sulle cellule staminali al King's 
College di Londra, che in concomitanza con il team di scienziati dell'Università 
di Newcastle, ha richiesto l'autorizzazione all'Autorità per la fertilità umana e 
per l'embriologia di creare gli embrioni uomo-animale. Quale beneficio potrebbe 
portare alla ricerca l'approvvigionamento di tali embrioni?
La nostra ricerca è soprattutto focalizzata sulla produzione di linee cellulari 
estratte da individui con malattie specifiche. Ciò è realizzabile se si prendono 
le cellule da persone affette geneticamente dalle malattie sotto esame, come 
l'Alzheimer, il morbo di Parkinson, la distrofia muscolare, e altri disordini 
neuronali catastrofici, e si introducono negli ovociti denuclearizzati di conigli 
e mucche. L'obiettivo dell'intera operazione è di scoprire quali sono i geni 
coinvolti nelle malattie studiate. Speriamo, infatti, di poter riprodurre in 
laboratorio il processo in cui le proteine mutate interagiscono con il normale 
funzionamento cellulare, distruggendo così le cellule nervose. Le informazioni 
acquisite in tal modo potrebbero essere utilizzate per creare nuove terapie e 
farmaci per la prevenzione delle malattie. Per questo vorremmo creare linee 
cellulari per la ricerca e sviluppare nuove cure per i malati.
C'è un po' di confusione riguardo agli embrioni uomo-animale. Potrebbe 
spiegare la differenza fra una chimera umana, un embrione ibrido e un embrione 
dal citoplasma ibrido?
Non sono sicuro di esserne in grado, visto che l'argomento, per sua stessa 
natura, ha creato molte controversie. Tradizionalmente, si usa il termine 
chimera quando si prendono ovuli e spermatozoi di una specie e li si mischiano 
con ovuli e spermatozoi di un'altra specie. Tale procedimento, se vengono 
utilizzati gameti umani, è attualmente illegale nel Regno Unito. Sostanzialmente, 
si cerca di creare qualcosa che viene dalla combinazione di due diversi 
organismi. Si hanno gli embrioni ibridi, invece, quando si uniscono cellule 
animali e umane insieme. Un esempio di ciò si ha quando viene introdotto il 
morbo di Parkinson in un topo o in un coniglio e viene successivamente 
trapiantato nell'animale un tessuto nervoso umano per cercare di guarirlo. Si ha 
un embrione ibrido, quindi, quando viene trapiantato un sistema immunitario 
umano a topi che non hanno un proprio sistema immunitario. Usiamo questi topi 
costantemente per i trapianti e per la ricerca immunitaria, per vedere come 
funziona il sistema immunitario e per testare nuove medicine immunitarie contro 
il rigetto degli organi. Gli embrioni dal citoplasma ibrido, invece, sono quelli 
che noi vorremmo utilizzare e che preferiamo chiamare "embrioni con trasferimento 
nucleare fra diverse specie". La richiesta di questi embrioni nasce dal fatto che 
la reperibilità degli ovociti umani rimarrà sempre bassa e che anche per la 
clonazione vi è un'alta domanda. Così, se prendiamo un ovocita di una mucca e ne 
estraiamo il nucleo, che contiene tutto il Dna, questo diventa un ovocita vuoto, 
privo di alcuna identità genetica, a cui si può attribuire l'identità genetica 
di un essere umano inserendovi all'interno una cellula umana. Pertanto, questa 
pratica è un mezzo per raggiungere un fine, e il mezzo è l'utilizzo di ovociti di 
mucche, o di conigli, o di qualunque altro tipo di ovocita, come surrogato di 
ovociti umani. Se questa tecnologia si dimostrerà efficiente e potremo 
incrementarne l'efficienza di un fattore del 1O per cento, penso che la maggior 
parte di noi scienziati tornerà a usare ovociti umani, ma al momento attuale un 
tale cambiamento non sarebbe giustificato.
Il sistema decisionale britannico in materia di ricerca scientifica è di 
regolazione e non di legislazione. Ciò significa che sono delle authority, anziché 
il Parlamento o il governo, a decidere. Molti credono che la ricerca legata 
alle cellule staminali avanzi così velocemente che le leggi che la governano 
diventano presto obsolete. Cosa ne pensa?
Concordo totalmente. A ogni tappa del nostro percorso, abbiamo richiesto al governo 
di non legiferare sulla scienza, ma di permettere a un panel di esperti e di 
regolatori, come per esempio il Food and drug administration statunitense o il 
ministero degli interni britannico, di regolare la ricerca. Siamo d'accordo con 
l'affermazione che la scienza si sta muovendo così in fretta che è impossibile, per 
il Parlamento o per il governo, conoscere i confini fra i vari campi della ricerca 
scientifica, a causa del loro cambiamento repentino. È naturale che tali organi 
statali non possano essere aggiornati tanto quanto i regolatori e gli esperti del 
panel, che sono invece specializzati nel monitorare specifiche questioni 
scientifiche. Spesso occorre fare degli sforzi per mantenere il focus sulla luce 
che c'è all'orizzonte, per questo penso che il governo non sarà mai 
sufficientemente equipaggiato per farlo. Pertanto, penso che dovrebbero essere i 
regolatori, piuttosto che i legislatori, a regolamentare la ricerca scientifica.
Nel 2003 il team di scienziati del King's College è stato il primo nel Regno 
Unito a produrre una linea cellulare estratta dall'embrione. In un'intervista 
alla Bbc, lei ha dichiarato che era soprattutto interessato al diabete di tipo 1 
e al morbo di Parkinson. Come prosegue la ricerca?
Sta andando molto bene. Pensiamo, infatti, che se potremo ottenere i fondi 
necessari, saranno sufficienti forse cinque anni per ottenere risultati 
scientifici per il morbo di Parkinson. Per quanto riguarda la cura del diabete, 
invece, ci stiamo muovendo più lentamente e con altri gruppi di scienziati abbiamo 
fatto molti sforzi per estrarre linee cellulari per curare la malattia. Direi, 
comunque, che il morbo di Parkinson, il diabete e gli arresti cardiaci sono tre 
obiettivi molto importanti per la nostra ricerca.
In Gran Bretagna la libertà di ricerca scientifica è un principio generalmente 
accettato dalla politica. Il governo inglese, al contrario di quello italiano, ha 
autorizzato l'attività delle banche private per la conservazione delle cellule 
staminali, la ricerca sulle cellule staminali embrionali e ora gli embrioni 
uomo-animale. Quali sono i benefici legati all'autorizzazione di questo tipo di 
ricerca per il sistema paese, sia in termini economici che di vantaggio per i 
malati?
Penso sia molto importante avere la ricerca scientifica funzionante, ovviamente 
in un ambiente dove c'è una regolazione molto rigida. Ritengo che la Gran Bretagna 
abbia la giusta cornice regolatrice per fare scienza accettabile anche a livello 
etico. Un esempio contrario, invece, sono gli Stati Uniti, che rappresentano
un sistema sbagliato. Da una parte, infatti, i ricercatori finanziati dal settore 
pubblico possono fare molto poco, mentre nel settore privato possono fare tutto e, 
in alcuni casi, addirittura la clonazione umana riproduttiva.
Il sistema è caotico e incoerente: vi sono regolazioni locali e nazionali, fondi 
privati e pubblici, non c'è coerenza fra i diversi stati e in alcuni casi fra le 
università stesse. Nel Regno Unito, invece, abbiamo un sistema standardizzato, dove 
quelli coinvolti nella ricerca sottostanno alle stesse regole, senza alcuna 
eccezione e senza che la provenienza dei fondi incida in alcun modo. Per questo 
ritengo che vi sia ancora una grossa fetta di ricerca che debba ancora fiorire, anche 
grazie all'interazione fra i diversi gruppi di scienziati che lavorano sulle 
cellule staminali. Pertanto, penso che la ricerca stia facendo grandi passi avanti.