Da Nova 24 del novembre 2007 Dopo il dibattito sul caso Pistorius di Francesca Cerati DOpo lo stupore e l'entusiasmo, restano i dubbi e una valanga di quesiti sul futuro della specie umana. La corsa di Oscar Pistorius - con le sue "gambe" al carbonio - ci ha fatto fare, inaspettatamente, un salto nel futuro. Il ragazzo sudafricano incarna quella frontiera dei cyborg che sembrava invalicabile. «Ricorda, tra gli altri, il personaggio di un libro di Fabrizio Trecca del 1996, Formula Uomo - racconta Vincenzo Tagliasco, bioingegnere dell'Università di Genova -: un uomo viene sottoposto a interventi chirurgici per poter guidare un bolide di Formula Uno incontrollabile da un normale essere vivente. Dapprima gli viene inserito un elettrodo nell'ipotalamo per bloccare le emozioni, poi un pacemaker per controllare il battito cardiaco, infine gli vengono amputate braccia e gambe all'altezza di gomiti e ginocchia per permettere ai segnali nervosi di arrivare direttamente dal cervello alla macchina da corsa senza interferenze emotive o ritardi indotti dal sistema neuromuscolare degli arti. Oggi più nessuno scriverebbe un libro di fantascienza di questo tipo; io stesso, ho deciso di non aggiornare il mio "Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali" (pubblicato da Mondadori nel 1999, ndr) perchè la fantascienza ha già delineato quasi ogni scenario possibile. Dei sogni o delle prospettive degli esseri artificiali si è praticamente già detto tutto». Così il testo, che uscirà a fine anno, cambia titolo e diventa una classificazione degli esseri. Spiega l'autore nella prefazione: «Quello che adesso vado ad aggiornare in realtà riguarda la scienza: drug delivery, cellule staminali e protesi neurali. Il rilascio di farmaci in loco potrebbe in prospettiva essere un modo per potenziare le capacità mentali. Con la risonanza magnetica è già possibile visualizzare i correlati neurali della memoria o dell'apprendimento. Se somministriamo sostanze nel momento dell'apprendimento è creare una variazione della naturalità? In tondo, l'estensione delle potenzialità umane è un fenomeno già avviato. Il viagra, per esempio, non sta modificando lo statuto della mentalità maschile incidendo sul comportamento?». Il confine tra naturale e artificiale si fa dunque sempre più labile, e questo investe anche la tecnologia applicata al corpo umano che viene vista non solo per riparare danni fisici, ma per aumentare prestazioni e potenza. Per Tagliasco tutto è nato con le protesi di femore: «Oggi, rispetto a 50 anni fa non è più un'eccezione camminare bene a 80 anni. A livello del genoma non c'è stato alcun cambiamento, eppure è come se fossimo mutati geneticamente». Questo discorso lo estende anche a internet e alle tecnologie informatiche. «Gli adolescenti di oggi hanno nel loro dna l'i-pod, i blog, messanger - continua -. La cultura fa ormai parte del vivere fisico, è legata al quotidiano, e in questo senso si può parlare di mutazione». È come dire che il futuro della specie è legato alla tecnologia? Non in questi termini - spiega Tagliasco - perchè la tecnologia non si pone questo problema, ma vive di vita propria. Ha le sue regole e nessuno riesce a fermarla, non ci sono comitati bioetici. La tecnologia è come la natura, senza obiettivi, cerca di svilupparsi e di farsi i propri interessi, e soprattutto è avvinta al mercato. E poi c'è un altro elemento da considerare: il paradigma informatico-elettronico, che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni, ha raggiunto l'apice; anzi si dice che nel 2018 la legge di Moore cadrà a pezzi. Per questo l'economia mondiale si sta attrezzando per sostituire questo paradigma che ha raggiunto il suo picco con un altro: il paradigma biologico». Il mercato si interesserà meno alla costruzione di oggetti per l'essere umano e di più alla costituzione dell'essere umano in quanto sacco-pelle. È uno spostamento dall'out all'in, dall'esterno verso l'interno. «Il business si è fatto sui prodotti, coi quali l'uomo interagisce, poi sono cominciati i servizi, sempre più importanti e costosi, il passo successivo è costruire cose che "c'entrino" coll'essere umano, i cosiddetti wearable computers spiega Tagliasco -. E il bacino di utenti sarà la generazione del baby-boom, benestanti e con aspettative precise, a cui si aggiungeranno indiani e cinesi. Un parco clienti enorme che non chiede di vivere più a lungo, ma in perfetta efficienza. La sfida è quindi individuare un progetto biologico capace di raddrizzare la curva di decadimento delle prestazioni, che si verifica dopo i 55 anni. Si tratta anche di un cambiamento delle strategie "immortalizzanti": oggi l'obiettivo prevalente della medicina è quella di mantenere in vita l'uomo il più a lungo possibile. Domani sarà il suo potenziamento». Insomma, il prodotto più venduto sarà una migliore qualità di vita. Ed entrare in sala operatoria per rimettere a posto giunture e muscoli sarà normale. D'altra parte era corretto pensare di dimensionarsi a vivere 50 anni? Il concetto di naturalità per Tagliasco è molto fondamentalista e aggiunge: «Siamo in un momento di passaggio, dagli ultimi fasti delle protesi tradizionali nate dalla meccanica, dall'elettronica e dall'informatica, arriveranno, secondo questa nuova visione, a protesi biologiche. A quel punto sarà difficile riconoscere nell'uomo la parte meccanica, perchè saranno macchine chimico-biologiche. E allora come Cartesio, ci domanderemo che cosa sia una macchina, prima ancora di chiederci cos'è un uomo. E questa nuova fusione tra l'uomo e la biotecnologia rende quanto mai attuali le parole di Rattray Taylor ne "La bomba biologica": «La fantascienza di oggi è scienza di domani, ma all'alba dell'era biologica l'umanità esita, colta da vertigini». Sapremo evitare gli scogli e le insidie della scienza? Sapremo resistere alla tentazione di creare degli ibridi, mezzo carne mezzo macchina, mezzo uomo mezzo bestia, cervelli senza corpo, corpi senza anime, un mondo senza gioie? Siamo ancora in tempo per scegliere. L'avvenire è nelle nostre mani.