Corriere della Sera 28/12/07
L'uomo si estinguerà? No, se merita di esistere
di Leonardo Boff


Armageddon, secondo il libro dell'Apocalisse, è la mitica valle dove avrà 
luogo lo scontro finale tra Dio e gli spiriti maligni. Stiamo forse andando 
verso Armageddon? I cupi scenari di oggi fanno sì che biologi, bioantropologi 
e astrofisici stiano valutando la possibile estinzione deila specie homo 
sapiens/demens, anche in questo secolo.
Sono temi che meritano di essere approfonditi. E' più solido ci sembra queilo 
deila sovrappopolazione, che viene spiegata con la difficoltà di adattamento 
ai cambiamenti climatici. Nella scala biologica, si verifica una crescita 
esponenziale. Ci sono voluti un milione di anni perché l'umanità raggiungesse, 
nel 1850, una popolazione di un miliardo di persone. GJi spazi temporali tra 
gli indici di crescita della popolazione diminuiscono sempre di più e si
prevede che intorno al 2050 ci saranno 10 miliardi di persone. È il trionfo 
della specie o un danno per l'intera umanità?
Lynn Marguiis e Dorion Sagan, due illustri microbiologi, nel loro noto libro 
«Microcosmo», sostengono ­in base ai dati dei registri fossili e della stessa 
biologia evolutiva - che uno dei segnali del crollo che può colpire una specie 
è la sua rapida sovrappopolaziòne. Questo può essere dimostrato collocando dei 
microrganismi nella capsula Petri (una piastra cilindrica con colonie di batteri 
e nutrienti). Poco prima di raggiungere le estremità della piastra e prima che 
si esauriscano i nutrienti, ,i batteri si moltiplicano in modo esponenziale. 
Poi, improvvisamente, muoiono. Per l'umanità ­ ccommentano gli autori -la 
Terra può apparire come una capsula  Petri-. Infatti, occupiamo quasi tutta la
superficie terrestre e ne lasciamo libera solo il 17%: deserti, foresta 
amazzonica e regioni polari. Stiamo raggiungendo i limiti fisici della .Terra. 
È un segno precursore della nostra imminente estinzione.?
Il premio Nobel della medicina Christian de Duve sostiene nel suo llbro «Polvere 
vitale» (1995) che stiamo assistendo al manifestarsi di alcuni sintomi che in 
passato hanno­preceduto grandi stermini. Ogni anno scompaiono 300 specie vive
naturalmente, perché raggiungono il loro culmine evolutivo. Ma a causa
della pressione del modello industrialista globale sulla biosfera, stiamo 
arrivando a una scomparsa complessiva di 3.500 specie all'anno.
Queesta distruzione progressiva non minaccia anche la nostra specie?
L'astrofisico CarI Sagan, oggi scomparso, vedeva nel tentativo umano di 
esplorare la Luna e di inviare fuori del sistema solare navi spaziali come il 
Voyager una manifestazione dell'inconscio collettivo che presagisce il rischio 
di un'estinzione imminente. La volontà di vivere ci porta a immaginare forme di 
sopravvivenza al di là della Terra. L'astrofisico Stephen Hawking concepisce la 
possibilità di una colonizzazione extrasolare con una sorta di velieri spaziali 
mossi da raggi laser in grado di imprimere una velocità di 30mila chilometri al
secondo. Ma per poter raggiungere altri sistemi planetari, dovremmo percorrere	
miliardi di miliardi di chilometri e ci vorrebbero secoli. È che siamo prigionieri 
della luce, la cui velocità viene ritenuta fino ad oggi insuperabile.
Che cosa pensa la teologia cristiana di questa possibile scomparsa della specie 
umana? Dico brevemente che se l'avventura planetaria dell'essere umano fallisse, 
questo comporterebbe indubbiamente una immane tragedia. Ma non sarebbe una 
tragedia assoluta. Qpando il Figlio di Dio si fece uomo, fu minacciato di morte 
da Erode. Durante la sua vita fu respinto, incarcerato, torturato e, alla fine, 
assassinato sulla croce.
Solo allora prese forma il peccato originale, che è un processo storico di 
negazione della vita. Ancora più perverso che uccidere una creatura, toglierle 
la vita, è uccidere l'Autore della vita, il Dio incarnato. Ma i cristiani 
sostengono che l'ultima parola non è la morte ma la resurrezione, che non è la 
rianimazione di un cadavere. È la piena realizzazione delle potenzialità 
dell'essere umano, una vera rivoluzione dentro l'evoluzione. Potrebbe magari 
verificarsi un salto nella direzione che già nel 1933 annunciava Pierre Teilhard 
de Chardin: un'irruzione della noosfera e cioè di quello stato di coscienza e di 
relazione con la natura che inaugurerà una nuova convergenza di menti e di cuori 
e da lì una nuova era della condizione umana.
In questa prospettiva, lo scenario attuale non sarebbe di tragedia, ma
di crisi. La crisi è purificazione e maturazione. Preannuncia un nuovo inizio, il 
dolore di un parto promissorio e non le pene del naufragio dell'avventura umana.
Ciò che può avere fine non è la vita umana, ma questa vita umana insensata che ama 
la guerra e la distruzione di massa. Dobbiamo inaugurare un mondo umano che 
rispetti la vita, desacralizzi la violenza, assicuri amore e cure a tutti gli 
esseri, pratichi la vera giustizia, veneri il mistero del mondo che chiamiamo 
Fonte originale o Dio. O semplicemente, che impariamo a trattare in modo umano 
tutti gli esseri umani e con compassione e rispetto tutto il creato.
Tutto ciò che esiste, merita di esistere. Tutto ciò che vive merita di di vivere. 
Soprattutto l'essere umano.