di GIUSEPPE LANZAVECCHIA
Etica ed Economia n. 1 2006
E' da un po' di tempo che intendo affrontare i grandi problemi che toccano e sconvolgono le nostre società: l'energia e le risorse, il lavoro, la globalizzazione, la concorrenza e l'economia, l'educazione e la scuola, la ricerca, con un approccio nuovo, non convenzionale, che tenga conto di come è mutato il mondo e ancor più di come si sta prospettando in un domani ormai a portata di mano, diciamo il 2026, fra vent'anni cioè. In Europa - e ancor più in Italia -l'economia ristagna (ma non nel resto del mondo), i giovani non trovano spesso un lavoro decente, siamo assillati da problemi e fenomeni come quelli dell' energia e delle risorse, dell' effetto serra e dell'inquinamento, ci sentiamo assaliti dalla globalizzazione e dalla nuova concorrenza, dalla nostra denatalità e dall'immigrazione, le culture e i comportamenti "diversi" ci disturbano e ci spaventano, ci accorgiamo che gli strumenti che fino a ieri ci avevano consentito di gestire in modo sostanzialmente conveniente e accettabile economia e società non funzionano più così bene e forse non funzionano del tutto. Che fare? In un passato non lontano - nemmeno mezzo secolo fa - una persona si preparava per un determinato lavoro e lo svolgeva, salvo eccezioni, per tutta la vita. Negli ultimi tempi abbiamo visto prima i cinquantenni e ora anche molti quarantenni, espulsi dal lavoro perché non servono più, non sanno fare le attività nuove che servono. Gli strumenti che usiamo sono nuovi e cambiano continuamente e così gli oggetti: negli anni' 50 i dischi a 78 giri sono stati sostituiti da quelli a 33, poi dai CD, poi ancora dai DVD e già si parla della prossima generazione che (fra un anno?) li sostituirà. Pensate al telefono e ai telefonini, ai computer e a Internet e alla miriade di novità che appaiono ogni giorno. E' evidente che stiamo osservando e vivendo un'accelerazione sbalorditiva di tutto quanto accade e ci tocca: se una persona, sino a non molto tempo fa, aveva il tempo di adeguarsi lungo la sua vita al cambiamento, che tuttavia c'era, senza che questo lo turbasse, oggi occorre essere pronti a gestirlo altrimenti si è emarginati o addirittura eliminati.Il numero delle cose nuove, delle innovazioni cresce esponenzialmente. Ogni anno Technology Review del MIT pubblica le lO più rilevanti, a suo giudizio(1); altri centri di ricerca, università, riviste fanno altrettanto. Si tratta spesso di innovazioni rilevanti, di ampia portata. Ma non si tratta soltanto di un'accelerazione dovuta al numero delle novità che cresce esponenzialmente. E' sempre più breve il tempo che occorre per trasformare una conoscenza di base in una tecnologia capace di sovvertire tutta un' economia e una società: un secolo fa è nata la relatività che ha portato oggi all'avventura dello spazio; ottantanni fa è nata la meccanica quantistica che ha condotto nel dopoguerra allo sviluppo del transistor, alla base dell'informatica, dei suoi sbalorditivi successi e di quelli ancora più straordinari dei prossimi anni (per non parlare del computer quantistico o della possibilità di disporre nello spazio di energia illimitata, o di spostarci, istantaneamente, dalla Terra su Marte); negli anni '50 si è scoperta la struttura del DNA, con gli sviluppi della genetica e il crescente dominio del vivente; da un decennio sta esplodendo la nanotecnologia che consente di costruire - come fa la natura - qualunque sostanza, oggetto e, potenzialmente, essere vivente a partire dagli atomi. L'uomo ha dovuto "inventare" le discipline per mettere ordine e gestire conoscenze e tecniche spesso diversissime, ma, proprio nei nostri anni, sta accadendo che una nuova conoscenza, nata in uno specifico ambito scientifico, risulti utile anche in altri del tutto diversi(2) con un processo di "moltiplicazione" degli impieghi che, tra l'altro, contraddice in pieno la convinzione di Malthus dei "ritorni decrescenti" della tecnica, convinzione che è stata ritenuta valida sino ai nostri giorn(3). Saltano quindi le concezioni di disciplina e interdisciplinarietà: ormai le scienze e le tecnologie nascono transdisciplinari e chi si occupa di biotecnologia pensa non solo alla salute o all'agricoltura, ma all'energia, ai materiali, all'informatica, alle macchine. Per non parlare delle nanotecnologie nate per occuparsi di qualsiasi area delle scienze e delle applicazioni. Altri meccanismi stanno contribuendo ad accrescere il tasso di innovazione: l'ibridazione delle tecniche; la scientifizzazione della tecnologia - ossia il fatto che questa nasce scientifica e quindi non è solo empirica, come in passato, ma dispone delle conoscenze per poter essere applicata in qualsiasi ambito di validità delle conoscenze alla sua base -; l'analisi dei processi tecnici convenzionali o nuovi per comprenderne la funzionalità e dematerializzarli eliminando buona parte o tutti i componenti fisici sostituendoli con altri informatici. Questo non è certamente il luogo ove discutere tutti gli innumerevoli processi esistenti di introduzione dell'innovazione, ma quanto fin qui esposto basta a sufficienza per confermare che si è ribaltata la situazione di scarsità di innovazione del passato e che ormai per operare in qualsiasi settore dell'economia occorre riferirsi a strumenti sempre nuovi: un tempo c'era chi diceva che "squadra (o tecnica, o processo, o prodotto) vincente non si cambia", oggi ci si deve rendere conto che "squadra vincente va comunque cambiata". Si tratta di un ribaltamento di concezione drammatico che, contrariamente a quanto uno si potrebbe attendere, penalizza i più "bravi" del passato e in particolare quelli che si basano sulla cultura del "saper fare" più che sulla più astratta conoscenza di natura tecnicoscientifica. Sotto questo profilo (tanto per riferirci ad un esempio concreto) viene colpita, in Italia, quella che, proprio in questi giorni, tanti hanno indicato come la parte più moderna del paese: Piemonte, Lombardia e Veneto sino a Trieste. Questa area, se non saprà svincolarsi da una cultura ormai superata, è destinata a pagare (e già in parte lo sta facendo) un prezzo assai salato al cambiamento culturale in atto; le difese proposte sostanzialmente strumenti di protezionismo "ancien régime" - sono deleteri e di fronte agli eventi in atto. Questa è l'occasione per affrontare il problema della globalizzazione - dovuto a una miriade di sviluppi i più disparati, ma imposto da quelli sbalorditivi dell'innovazione tecnologica - e dell' affacciarsi sull'agone internazionale di nuovi attori eccezionali come la Cina, l'India, il Brasile, per non parlare di tanti paesi del sud-est asiatico, o di altri dell'America Latina, dell'Europa Orientale, ma anche dell'Africa. Salvo che per le nicchie dei prodotti tradizionali pregiati (dell'alimentazione, dell'industria e dei servizi) o di quelli della "vera" moda, per un paese "avanzato" che pretende alti redditi pro capite, nel 2026 - la data posta all'inizio di questa chiacchierata come riferimento - non ci sarà possibilità che l'essere presenti nei settori più sofisticati e avanzati dell' economia. Del resto questo sta già avvenendo, e il malessere - nostro e di gran parte dell'Europa - ne è un palese indicatore; ma c'è un modo sintetico per rendersene conto ed è chiedersi cosa rappresenta in termini di cambiamento (quantità e rapidità) la mole in atto di innovazione, conto tenuto del fatto che la ricerca ha un peso e un'efficacia mediamente crescenti e che, oltre ai paesi che tradizionalmente la fanno, se ne stanno aggiungendo altri con programmi massicci al punto che ormai la Cina sarà, nel 20lO, il terzo paese di quelli che fanno ricerca nel mondo(4) e l'India la sta seguendo a ruota(5). Si può dedurne che, in termini di entità ed efficacia del cambiamento, nei prossimi vent'anni il mondo subirà processi paragonabili almeno a quelli avvenuti in tutto il secolo passato - il ventesimo - se non probabilmente di più, ossia anche almeno metà del XIX. Insomma, in vent'anni accadranno fenomeni tali da sovvertire ogni possibile idea dei domani che la gente comune, i politici, gli economisti e gli stessi previsori patentati riescono - coi loro normali ragionamenti estrapolativi - a immaginare e descrivere. Per l'informatica si può, tra le tante opere, riferirsi alla "Singularity" di Ray Kurzweil(6) del quale Marvin Minsky dice "If you have ever wondered about the nature and impact of the next profound discontinuities that will fundamentally change the way we live, work, and perceive our world, read this book." Fra pochi anni i computer avranno memoria, potenza di calcolo, capacità di affrontare problemi complessi superiori a quelli del cervello umano e queste proprietà continueranno a crescere in modo esponenziale (10000 volte, un miliardo, mille miliardi). Analogamente si svilupperanno tutte le altre tecnologie con le loro prospettive: la vita sino ai 120 anni e, in un futuro più lontano, ai 1000 e forse alla sostanziale eternità; ogni atomo dell'universo che diventa una risorsa; l'energia estraibile dal "vuoto"; la possibilità di essere coinvolti in altri universi, di uscire dal nostro tempo, di tornare al passato come consente la meccanica quantistica e già si comincia a sperimentare. Ma, anche dimenticando gli aspetti più futuribili di queste projezioni - che pure avverranno quasi certamente già in questo XXI secolo - bastano le previsioni più vicine - i prossimi venti anni - a farci capire che quanto si sta oggi ancora facendo in qualsiasi campo dell'energia, delle risorse e della economia; delle attività industriali e dei servizi; della politica internazionale; dell'educazione e della scuola - non ha più alcun senso. Che senso ha, ad esempio, che l'università prepari al mondo del lavoro col minimo ritardo (diciamo, senza crederci, cinque anni) quando fra cinque anni (e fanno dieci) il lavoro sarà del tutto diverso? E questo varrà per qualsiasi cosa, attività, conoscenza, pensiero, valori, lasciando salvi auspicabilmente soltanto i principi più solidi della nostra morale. Insomma, il passato - come riferimento per pensare e preparare il domani - non serve, inesorabilmente, più e occorre quindi immaginare nuovi riferimenti, procedure, strumenti più idonei. Per alcune aree di attività ho le mie proposte che conto di presentare in successivi interventi, per altre ho delle idee, suggeritemi da amici, da letture, da osservazioni, da riflessioni di tanti studiosi, che forse esprimerò in brevi considerazioni; per altre ancora sarei felice se queste mie parole sapranno stimolare soluzioni e suggerimenti dei lettori. (1) "10 Emerging Technologies", Technology Review, Mar Tri 10a, 55 (2006) (2) G. LANZAVECCHIA "La dimensione interdisciplinare" in "Evoluzioni e rivoluzioni dell'impresa scientifica: la Pila di Volta due secoli dopo" a cura di Riccardo Galli, Centro di cultura scientifica A. Volta. 2001 (3)O. GIARINI, H. LOUBERGÉ "La delusione tecnologica" Est Mondadori, 1978 (4) P. ANDREINI "I dati europei appaiono preoccupanti. Calano gli investimenti, allarme per l aricerca" Il Giornale dell'ingegnere, n° l. 15 gennaio 2006 (5) R. NATALE, 2006 Key4biz, 24 marzo 2006 (6) R. KURZWEIL "THe Singularity is near: whem humans trascend biology" Viking Adult 2005< = x y - - ù û ! ` a x y | } ¼ ½ ø ù ' ( B ] q r u õêãØÑÆ¿¸±¿¦ " ~wõl a¿õÑWÑL C JR OJ QJ ^J aJR 6 CJ ] ^J aJ CJ< OJ QJ ^J aJ< CJI OJ QJ ^J aJI OJ QJ ^J CJ¨ OJ QJ ^J aJ¨ CJ OJ QJ ^J aJ CJS OJ QJ ^J a JS CJ ^J aJ CJ@ OJ QJ ^J aJ@ CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJH OJ QJ ^J aJH CJ ^J aJ CJ OJ QJ ^J aJ CJ" ^J aJ" CJ- OJ QJ ^J aJ- CJ OJ QJ ^J aJ = R x y - - F ß ` a ö Þ Ê Á ¤ t k dxý 7$ 8$ H$ $ > ; dêþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ` ; a$ $ > @ dêþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ` @ a$ d,ý 7$ 8$ H$ $ à k d ÿ 7$ 8$ H$ ] à^ k a$ d@ÿ 7$ 8$ H$ $ A drþ 7$ 8$ H$ ] ^ Aa$ $ A c drþ 7$ 8$ H$ ] ^ A` c a$ d ð 7$ 8$ H$ 2 þ a x y | } ½ ø ù ± Ù ë â Î Å ± ¨ " w _ $ > ã 6 dïþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ã ` 6 a$ $ > ã dïþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ã a$ d¤ý 7$ 8$ H$ $ ° l d ÿ 7$ 8$ H$ ] ° ^ l a$ dó 7$ 8$ H$ $ d a d ÿ 7$ 8$ H$ ] d ^ a a$ dlù 7$ 8$ H$ $ d@ÿ 7$ 8$ H$ ] ^ a$ d½ü 7$ 8$ H$ $ 0 dOÿ 7$ 8$ H$ ] 0 ^ a$ Ù ï ' ( q r u v ç ç Þ Ê Á ¤ s $ ó d¯ÿ 7$ 8$ H$ ] ^ ó a$ dpü 7$ 8$ H$ $ C dTÿ 7$ 8$ H$ ] C ^ a$ dÚù 7$ 8$ H$ $ T d@ÿ 7$ 8$ H$ ] ^ T a$ dÌü 7$ 8$ H$ $ I ì d ÿ 7$ 8$ H$ ] I ^ ì a$ d ÿ 7$ 8$ H$ $ > ã ; dïþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ã ` ; a$ u v ¡ ¢ ¤ ¦ û ý 5 q " - ì 3 4 7 8 õîãÜÑÆ»î°© î" {tjtjtjt_\Q CJQ OJ QJ ^J aJQ ^ J CJR OJ QJ ^J aJR 6 CJ ] ^J aJ CJ ^J aJ CJ) OJ QJ ^J aJ) CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ OJ QJ ^J aJ 6 CJ ] ^J aJ CJ ^J aJ CJN OJ QJ ^J aJN CJl OJ QJ ^J aJl CJ OJ QJ ^J aJ CJ0 OJ QJ ^J aJ0 CJ( ^J aJ( CJ[ OJ QJ ^J aJ[ CJ ^J aJ CJ OJ QJ ^J aJ ¡ ¢ ¨ ª M ë å å Ü È ´ ¤ " { g $ [ dïþ 7$ 8$ H$ ] [ ^ a$ d½ÿ 7$ 8$ H$ $ n dåþ 7$ 8$ H$ ] n a$ $ n d<ÿ 7$ 8$ H$ ] n a$ $ > d<ÿ 7$ 8$ H$ ] > a$ $ ± díü 7$ 8$ H$ ] ^ ± a$ $ ± d ÿ 7$ 8$ H$ ] ^ ± a$ d¿û 7$ 8$ H$ 7$ 8$ H$ $ ó d þ 7$ 8$ H$ ] ^ ó a$ M d f _ ½ 3 4 7 8 ? ç ç Ï Æ µ µ ¤ ~ n $ dÇÿ 7$ 8$ H$ ] a$ dÕü 7$ 8$ H$ $ ¹ ø d@ÿ 7$ 8$ H$ ] ¹ ^ ø a$ dÇü 7$ 8$ H$ Q ¦ d$ÿ 7$ 8$ H$ ] Q ^ ¦ Q " d$ÿ 7$ 8$ H$ ] Q ^ " ddþ 7$ 8$ H$ $ [ 6 dïþ 7$ 8$ H$ ] [ ^ ` 6 a$ $ [ @ dïþ 7$ 8$ H$ ] [ ^ ` @ a$ 8 ? @ B C Y Z $" &" ¾" À" % ¡% ®% °% Ó& ð& ½' ¾' Ì' $( c( q( ( ( ¢( Ê( Ü( Ý( à( á( è( ê( ë( í( öëàÕÎüµ¼µ¼µ¼µ¼µ¼®¼£Î Î Î Î Î Î yàng CJ& ^J aJ& CJZ OJ QJ ^J aJZ 5 CJ \ ^J aJ CJS OJ QJ ^J aJS CJR OJ QJ ^J aJR 6 CJ ] ^J aJ CJ6 OJ QJ ^J aJ6 CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ; OJ QJ ^J aJ; CJ ^J aJ CJf OJ QJ ^J aJf CJ OJ QJ ^J aJ CJI OJ QJ ^J aJI 5 CJ \ ^J aJ $? @ A B C Y Z ð& ½' ¾' ( ï é é à Ì ¸ p _ C ø d$ÿ 7$ 8$ H$ ] C ^ ø $ > ü 1 dâý 7$ 8$ H$ ] > ^ ü ` 1 a$ $ > ü 1 dêþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ü ` 1 a$ $ > ü @ dêþ 7$ 8$ H$ ] > ^ ü ` @ a$ $ H dý 7$ 8$ H$ ] H ^ a$ $ H d ÿ 7$ 8$ H$ ] H ^ a$ dÿñ 7$ 8$ H$ 7$ 8$ H$ $ d ý 7$ 8$ H$ ] a$ ( Ü( Ý( à( á( è( é( ê( ë( í( ê Õ Á v b $ d þ 7$ 8$ H$ ] ^ a$ þ dzü 7$ 8$ H$ ^ þ þ 7$ 8$ H$ ^ þ $ dÿ 7$ 8$ H$ ] a$ $ dÐÿ 7$ 8$ H$ ] a$ $ ¡ ` d½ü 7$ 8$ H$ ] ¡^ ` a$ $ ¡ ` d@ÿ 7$ 8$ H$ ] ¡^ ` a$ C ø dÇü 7$ 8$ H$ ] C ^ ø ` C ø d$ÿ 7$ 8$ H$ ] C ^ ø ` í( î( ) ) ) ) () )) 0) 3) 6) ë Û Ë Û · § - p ] døþ ¤A 7$ 8$ H$ ] ^ d_þ ¤A 7$ 8$ H$ ] ^ $ ¹ døþ 7$ 8$ H$ ] ¹ ^ a$ $ d§þ 7$ 8$ H$ ] a$ $ dêþ 7$ 8$ H$ ] a$ $ ^ & dêþ 7$ 8$ H$ ] ^ ` & a$ $ Ù dêþ 7$ 8$ H$ ] Ù a$ $ ^ dêþ 7$ 8$ H$ ] ^ a$ $ d þ 7$ 8$ H$ ] ^ a$ í( î( ) ) #) () )) A) B) H) I) L) O) P) [) \) ]) ) ) * ü, þ, _- a- - þ1 ÿ1 2 2 õîçàÝÒàÇÀµàçªî " wîpîpàîeZ CJ OJ QJ ^J aJ CJ¸ OJ QJ ^J aJ¸ CJ ^J aJ CJ ^J aJ mH sH CJ: OJ QJ ^J aJ: CJ ^J aJ CJ OJ QJ ^J aJ CJà OJ QJ ^J aJà CJ# OJ QJ ^J aJ # CJ OJ QJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ1 OJ QJ ^J aJ1 CJ" OJ QJ ^J aJ" ^J CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ ^J aJ CJ2 OJ QJ ^J aJ2 6) :) >) A) B) H) I) O) P) [) \) ]) î î î Ý É µ ¤ " v p 7$ 8$ H $ d<Ï 7$ 8$ H$ $ ( døþ 7$ 8$ H$ ] ( ^ a$ Ø d¢þ 7$ 8$ H$ ] Ø ^ Ø dôþ 7$ 8$ H$ ] Ø ^ $ ü dÄþ 7$ 8$ H$ ] ü ^ a$ $ ü d ÿ 7$ 8$ H$ ] ü ^ a$ d þ 7$ 8$ H$ ] ^ døþ 7$ 8$ H$ ] ^ ]) ) ) + µ, Û/ þ1 ÿ1 2 2 ë × Ç ³ w c a $ " d<ÿ 7$ 8$ H$ ] ^ "a$ $ > I dÍø 7$ 8$ H$ ] > ` I a$ $ > I dïþ 7$ 8$ H$ ] > ` I a$ $ > ; dïþ 7$ 8$ H$ ] > ` ; a$ $ > dïþ 7$ 8$ H$ ] > ^ a$ $ > dïþ 7$ 8$ H$ ] > a$ $ È d·ý 7$ 8$ H$ ] È ^ a$ $ È dÿ 7$ 8$ H$ ] È ^ a$ # 0 P °Ð/ °à=!°n "°n # $ n %° i 6 @ñÿ 6 N o r m a l e ^J _H mH sH tH N A@ òÿ¡ N C a r a t t e r e p r e d e f i n i t o p a r a g r a f o . ÿÿÿÿ u 8 í( 2 1 6 9 = a Ù M ? ( í( 6) ]) 2 2 4 5 7 8 : ; < > ? 2 3 y ~ Ì ä- . F % ÿ- . . ÿÿ B e r t o l i n i M C : \ D o c u m e n t i \ s h a p e T y p e 7 5 p i b f B e h i n d D o c u m e n t 1 s h a p e T y p e 7 5 p i b f B e h i n d D o c u m e n t 1 . d o c ÿ@ . . d . . . @ @ ÿÿ U n k n o w n ÿÿ ÿÿ ÿÿ ÿÿ ÿÿ ÿÿ G : ÿ T i m e s N e w R o m a n 5 S y m b o l 3& : ÿ A r i a l A& A r i a l N a r r o w ?5 : ÿ C o u r i e r N e w " 0 ðÄ òC² óC² § ð% P Y ð n K f 0 -. 2 ð ÿÿ < s h a p e T y p e 7 5 p i b f B e h i n d D o c u m e n t 1 s h a p e T y p e 7 5 p i b f B e h i n d D o c u m e n t 1 B e r t o l i n i B e r t o l i n i þÿ à òùOh «‘ +'³Ù0 ¨ à ì ( < H d p | ä = shapeType75pibfBehindDocument 1shapeType75pibfBehindDocument1 T hap Bertolini 5p ert ert Normal n Bertolini 5p 1 rt Microsoft Word 9.0 n@ FÃ# @ ÜCh KÇ @ " KÇ § ð% þÿ ÕÍÕ . "- +,ù®0 $ h p | " ¤ ´ ¼ ä T P -. ü = shapeType75pibfBehindDocument1shapeType75pibfBehindDocument1 Titolo ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ þÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ þÿ ÿÿÿÿ À F Documento di Microsoft Word MSWordDoc Word.Document.8 ô9²q