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Un' ideologia per la patata?

di Richard C. Lewontin 

Se i diciannove libri appena pubblicati e i sette chili di articoli
che ho davanti agli occhi in questo momento danno una qualche misura,
non vi è nulla che produca cibo per il pensiero più dei pensieri
sulla produzione del cibo. L'introduzione dei metodi dell'ingegneria
genetica nell'agricoltura ha causato, in Europa e nel Nord America,
una reazione pubblica che non ha uguali nella storia della
tecnologia. Neanche i disastri nucleari di Three Mile Island e
Chernobyl sono bastati a generare una pressione politica così pesante
ed efficace per proibire o disciplinare ulteriormente una tecnologia,
a dispetto del fatto evidente che la radioattività non contenuta ha
provocato la malattia e la morte di un numero altissimo di persone,
mentre i pericoli del cibo manipolato geneticamente rimangono
ipotetici.
Recensire questa vasta letteratura nella sua completezza è
assolutamente improponibile, quindi ho scelto dal mucchio quattro
esempi tipici recenti. Il primo è un rapporto e un insieme di
raccomandazioni della National Academy of Sciences e del National
Research Council, la fonte della legittimità scientifica americana.
Il secondo, The Ecological Risks of Engineered Crops, è una tesi
partigiana, ma misurata, sui pericoli della manipolazione genetica in
agricoltura, elaborata sotto gli auspici di un gruppo di azione
politica di lunga data, la Union of Concerned Scientists. Il terzo,
Stolen Harvest, è un ininterrotto atto di accusa nei confronti
dell'ingegneria genetica, basato su ragioni etiche, culturali ed
economiche, rivolto in particolare alle applicazioni che riguardano
il Terzo mondo. Il quarto, Pandora's Picnic Basket, è l'unico esempio
che sia riuscito a trovare del pregiudizio opposto. È una difesa
dell'ingegneria genetica in agricoltura e un feroce attacco del
sistema di regolamentazione statale a opera di un agronomo, inventore
di varietà transgeniche alle quali i regolamenti statali hanno reso
difficile la vita.
Quali che siano le mie paure delle possibili reazioni allergiche al
cibo prodotto con organismi geneticamente modificati, non sono più
sconvolgenti delle allergie che mi provoca la qualità delle
discussioni su tali organismi. Come dobbiamo interpretare
un'importante questione che riguarda scienza e politica, quando una
laureata in fisica (come Shiva)basa la sua opposizione all'ingegneria
genetica sul "riconoscimento nelle Isho Upanishad che l'universo è la
creazione del Potere Supremo inteso a vantaggio di tutta la
creazione", quando un professore di economia agraria, nel tentativo
di dimostrare che la tecnologia è vantaggiosa per gli agricoltori,
commette l'errore elementare di confondere il reddito totale delle
famiglie degli agricoltori con il reddito da agricoltura, quando uno
scienziato di un'importante università pubblica, con molti anni di
esperienza di ricerca nel settore della riproduzione delle piante,
come McHughe ridicolizza l'esigenza di un controllo regolativo dei
nuovi generi di cibi citando l'introduzione degli spiedini di
maccheroni e formaggio annunciata in un giornale locale? Questi
esempi, ahimé, sono rappresentativi di ciò che è stato scritto. Gli
esami delle questioni scientifiche, anche i più assennati e
apparentemente imparziali, si dimostrano sempre, alla fine, un
manifesto. Ci viene offerto un paradigma della trahison des clercs di
Julien Benda, ma il tradimento degli intellettuali riguardava gli
effetti corruttori delle passioni ideologiche sugli stessi
intellettuali. Passioni ideologiche nei confronti delle patate? Dà da
pensare.
Il gran chiasso in merito ai cosiddetti Organismi geneticamente
modificati (Ogm) è una diretta conseguenza dello sviluppo di un modo
radicalmente nuovo di manipolare l'eredità. Gli esseri umani
modificano geneticamente gli organismi sin da quando addomesticarono
piante e animali per la prima volta. Queste antiche modifiche hanno
prodotto organismi che non solo sono molto diversi dai loro antenati
selvatici, ma che per molte caratteristiche sono l'esatto contrario
degli organismi da cui sono stati ottenuti. La spiga compatta di
granoturco, con i grossi chicchi che aderiscono stretti stretti alla
pannocchia, è molto utile per un cereale che va raccolto e
immagazzinato per lunghi periodi, ma in natura una pianta siffatta
scomparirebbe rapidamente poiché non riuscirebbe a disperdere i suoi
semi. La storia dell'addomesticamento è proprio la storia della
modificazione genetica degli organismi allo scopo di renderli
estremamente "innaturali".
Fino a poco tempo fa, il metodo per produrre nuove varietà di piante
e animali consisteva nel ricercare le varianti desiderabili e
propagarle in modo selettivo. Si può accrescere la variazione
naturale che si ha in una specie anche mediante l'accoppiamento con
specie strettamente affini che in natura di solito non danno origine
a incroci, ma che possono farlo in situazioni di addomesticamento.
Pertanto i metodi classici di riproduzione di piante e animali
comprendono l'"innaturale" trasgressione dei confini delle specie. Ma
servirsi della variazione genetica che si può ottenere da organismi
strettamente affini limita le possibili realizzazioni proprio perché
i due tipi di organismi sono piuttosto simili. Inoltre, introdurre la
variazione genetica mediante l'incrocio di organismi diversi non è
una procedura esatta. Un incrocio tra due varietà non discrimina tra
le caratteristiche ereditarie che vengono trasmesse. Così, se si
cerca di introdurre la resistenza alla malattia in una varietà di
grano molto produttiva incrociandola con una varietà dotata di
resistenza alla malattia, ma con una produttività bassa, il risultato
sarà una varietà più resistente, ma meno produttiva. L'ideale per il
tecnico è essere in grado di ricreare su ordinazione l'eredità di un
organismo, in modo da produrre soltanto quelle varianti che
l'occasione pare richiedere.
La moderna ingegneria genetica consiste nell'estrarre il Dna
corrispondente a un gene particolare da un organismo donatore, per
poi inserirlo nelle cellule di un organismo ricevente in modo che si
incorpori nel genoma di quest'ultimo. L'inserimento si può realizzare
rivestendo minuscole particelle metalliche con il Dna e facendole
penetrare nelle cellule riceventi, oppure inserendo il Dna in
microrganismi che in seguito infetteranno il ricevente. Se la fonte
del Dna è una specie distante che non si può incrociare con il
ricevente, il risultato che si ottiene viene detto organismo
transgenico. Non è affatto necessario che il donatore e il ricevente
siano simili perché il trucco funzioni.
Così il gene umano per l'insulina è stato inserito con successo nel
genoma di alcuni batteri e oggi questi batteri, sviluppati in vasche
industriali, producono grosse quantità di insulina umana per il
mercato. Nonostante le paure per il fatto che gli esseri umani
ingeriscano prodotti dell'ingegneria genetica, nessuno sembra
preoccuparsi del gran numero di diabetici che ogni giorno si
iniettano insulina prodotta per via batterica. Per quanto se ne
sappia, questo prodotto dell'ingegneria genetica non ha mai
danneggiato nessuno; ma dopotutto, per quanto se ne sappia, finora
nessun prodotto dell'ingegneria genetica ha mai danneggiato qualcuno.
Fino a oggi, l'uso principale dei trasferimenti transgenici di Dna in
agricoltura è consistito nel rendere le piante coltivate resistenti
agli insetti infestanti o agli erbicidi usati per controllare le erbe
infestanti. La resistenza agli insetti è stata creata inserendo nelle
piante i geni che codificano per tossine potenti, le proteine Bt, da
un batterio, il Bacillus thuringensis. Appena gli insetti cominciano
a rosicchiare le piante, ingeriscono la tossina Bt e muoiono. Anche
per trasferire la resistenza agli erbicidi si sono utilizzati
batteri, come pure una varietà di piante non affini che risultano
resistenti a particolari sostanze chimiche. Una delle ironie
dell'attuale battaglia sugli Ogm è che i sostenitori delle pratiche
dell'agricoltura biologica, che si oppongono duramente
all'introduzione di piante transgeniche contenenti i geni Bt, hanno
promosso per molti anni lo spargimento di questi stessi batteri sulle
piante, come sostituto naturale degli insetticidi chimici.
Ironia a parte, non è certo una contraddizione, come lasciano
intendere i proponenti degli Ogm: irrorare una pianta con una
tossina, che quindi si può eliminare con un lavaggio, non è uguale a
far sì che le piante la producano internamente. Benché finora
l'ingegneria transgenica si sia concentrata principalmente sulla
resistenza agli infestanti e agli erbicidi, tutto sembra possibile. A
rendere la tecnica tanto attraente e a farle generare tanta
preoccupazione è il fatto che qualsiasi gene di qualsiasi specie può
essere trasferito a qualsiasi altra specie. Naturalmente, alcuni di
questi trasferimenti sarebbero dannosi o anche letali per l'organismo
ricevente e quindi non se ne può fare alcun uso pratico; non esistono
tuttavia regole generali che consentano di prevedere se un
trasferimento funzionerà o meno.
Il punto critico è che non vi è limite a ciò che si potrebbe fare se
per qualcuno valesse la pena farlo. Centinaia di varietà create
dall'ingegneria genetica sono state sottoposte a verifica in base a
direttive di massima approvate da enti governativi e oggi si trovano
in commercio parecchie decine di varietà transgeniche di piante, tra
cui il mais, il cotone, la zucca, la patata, la colza, la soia e la
barbabietola da zucchero. Sono passati soltanto sei anni da quando si
sono piantate per la prima volta varietà transgeniche per scopi
commerciali, eppure oggi negli Stati Uniti più del 20% degli ettari
dedicati al mais sono seminati a mais transgenico e nel mondo vi sono
circa 40 milioni di ettari seminati a varietà transgeniche, compresi
il cotone e la soia.

(Traduzione di Simonetta Frediani).
[La versione integrale dell'articolo di Richard C. Lewontin uscirà
nel numero di settembre della "Rivista dei Libri" e sarà disponibile
sul sito Internet www.laRivistadeiLibri.com - Per informazioni
055219624].

8 luglio 2001