Il Sole 24 Ore, Domenica 4 Giugno 2000, p. 32
Scienza contro ideologia 

Si ha francamente l’impressione che la replica di Capanna sia più un
pretesto per pubblicizzare il libro e le idee in esso contenute, che un
approccio dialogico. Infatti, a parte lamentare che la recensione
parlava solo delle sue tesi sulla biotecnologia, si limita a ribadire —
con le stesse parole del libro! — le tesi che chi scrive considera
infondate.

Le biotecnologie non mi procurano alcun mal di denti. Solo mi disturba
un po’ veder prevalere nell’analisi di problemi concreti l’irrazionalità
e l’egoismo mascherati da prudenza e filantropismo. Tra l’altro, Capanna
insiste nel paventare una deriva eugenetica che in realtà non è affatto
implicata dagli sviluppi applicativi della genetica alla medicina. Le
pratiche eugenetiche sono state sistematicamente applicate sin dall’alba
delle civilizzazioni umane (soprattutto dai regimi totalitari, come
quello nazitedesco e oggi in Cina; ma non solo, come ha dimostrato la
storia svedese e statunitense di questo secolo). Peraltro, l’aborto
selettivo è una pratica eugenetica legalmente riconosciuta nei paesi
civili, di cui spesso si tende anche ad abusare. Ora, proprio grazie
agli sviluppi della genetica evoluzionistica e molecolare, e quindi
della genomica, sta emergendo il valore e l’irriducibilità della
diversità individuale, nonché la complessa articolazione del controllo
genetico ed epigenetico delle caratteristiche che si vorrebbero
migliorare. Questo significa che le ideologie razzistiche ed eugenetiche
sono, prima di tutto, biologicamente insensate. Mentre grazie alle
stesse conoscenze è diventato possibile educare, attraverso
l’informazione e il counseling genetico, al rispetto di diversità
considerate e stigmatizzate dall’eugenetica storica come malattie o
deficit mentali. È questo un esempio concreto di come lo sviluppo della
conoscenza scientifica può immunizzare, meglio di qualunque chiacchiera,
contro il razzismo e le discriminazioni, nonché risolvere problemi
quando si tratta di prevenire sofferenze.

È una responsabilità morale grave quella che si stanno assumendo coloro
i quali, facendo leva sull’analfabetismo scientifico, alimentano
sentimenti di avversione e sospetto per gli sviluppi scientifici e
tecnologici. In ogni caso, per chi scrive, di "vecchio", nell’attuale
dibattito sulle biotecnologie, c’è solo il conservatorismo culturale di
chi non ha il coraggio di immaginare, sulla base di opportunità che
potrebbero andare finalmente a vantaggio di tutti, un futuro per
l’umanità e per il pianeta meno carico di morte, malattie e degrado.
(Gilberto Corbellini)