Sole 24 Ore
Domenica 24 Dicembre 2000 scienza e filosofia
Un dilemma etico clonato dai comitati 
di CinziaCaporale

L’evento scientifico dell’anno è ilsequenziamento dei genomi. Da 
quello dell’uomo a quello, ultimo in ordine di tempo, di una pianta,
l’Arabidopsis thaliana. A contendere il primato alla genomica, al
quinto posto nella classifica di Science, le scoperte sulle cellule
staminali e sulla "clonazione". Settori di ricerca decisamente più
noti nel nostro Paese per il dibattito etico e politico che per le
suggestive opportunità terapeutiche che si dischiudono per forse un
terzo dei 30 milioni di italiani affetti da patologie croniche.

Il Novecento è stato il secolo della grande questione della libertà
"nella" scienza, dello scienziato socializzato, e quindi poco o nulla
libero, il cui destino era quello di perseguire un determinato
paradigma. Curiosamente, il nuovo millennio si apre invece con una
questione che sembrava essere stata risolta più di due secoli fa:
quella della libertà "della" scienza dai condizionamenti del potere
politico e dell’autorità religiosa. Del resto, occorre riconoscere
che l’utilizzo di embrioni e la possibilità di "clonare" l’uomo,
seppure al solo fine di produrre tessuti da trapianto, pongono
dilemmi morali fondamentali e dividono profondamente le coscienze ben
al di là della tradizionale contrapposizione tra bioetiche laiche e
religiose.

Risale all’agosto scorso la prima presa di posizione ufficiale in
merito alla liceità di tali sperimentazioni. Il Documento Donaldson
del Governo britannico, approvato dalla House of Commons questa
settimana, ebbe il merito di aprire la discussione internazionale e
di articolare con grande competenza le problematiche in gioco. Frutto
di un lavoro straordinariamente analitico sviluppatosi in un lungo
percorso di riflessione e di raccolta del dato empirico (la ricerca
sugli embrioni era già prevista dal 1990), la relazione formulava una
serie di raccomandazioni che sostanzialmente legittimavano l’uso di
embrioni crioconservati e, almeno come fase "temporanea", anche la
loro creazione ad hoc per trasferimento di nucleo cellulare
("clonazione terapeutica"). Tutto ciò nell’ambito della ricerca di
base e identificando un sistema di garanzie e controlli assai
rigoroso. Gli assunti di partenza erano uno di tipo scientifico — pur
evidenziando l’importanza degli studi su cellule staminali adulte o
da feti abortiti, la sperimentazione su cellule embrionali era
considerata imprescindibile — e l’altro di tipo etico: riconoscendo
che non sarà mai possibile trovare un accordo sulle questioni
bioetiche ultime, la Commissione Donaldson ammise la liceità di
questa ricerca in quanto «l’embrione umano possiede uno statuto
speciale ma non lo stesso statuto di un bambino già nato o di un
adulto. Il rispetto sicuramente dovuto all’embrione umano non è però
assoluto ma deve essere soppesato contro i benefici che possono
derivare dalla ricerca».

Diretta conseguenza della storica decisione britannica fu
l’approvazione di una Risoluzione europea di condanna del governo
Blair che veniva «invitato a rivedere la propria posizione», anche
considerando che «non vi è alcuna differenza tra clonazione a fini
terapeutici e a fini di riproduzione». L’Europa non si esprimeva però
in modo esplicito sulla questione se migliaia di embrioni
crioconservati, destinati comunque al deterioramento, potessero
essere utilizzati a scopo di ricerca. Nello stesso periodo,
rapportandosi in maniera opposta al documento Donaldson, gli Nih
americani aprivano alla destinazione anche di fondi pubblici, e non
solo privati, per gli studi su cellule staminali embrionali a
condizione di utilizzare solo embrioni crioconservati in «stato di
abbandono» e che comunque la «distruzione» di questi embrioni fosse
concretamente operata unicamente da ricercatori del settore privato.
La divaricazione tra la reazione statunitense e quella dell’Europa
continentale si è di recente amplificata con la pubblicazione del
Parere dell’European Group on Ethics in Science and New Technologies.
Presentato per la prima volta proprio in Italia nel convegno
organizzato dal Laboratorio di biologia dello sviluppo diretto da
Carlo Alberto Redi (Università di Pavia), il documento esplicita la
molteplicità delle direzioni di ricerca più promettenti, che non
riguardano soltanto l’uso o la creazione di embrioni umani, e indica
una serie di fondamenti etici sui quali impostare le raccomandazioni
finali: il rispetto della dignità dell’uomo, l’autonomia individuale,
il pluralismo morale, i principi di giustizia e beneficenza, la
libertà della ricerca, il principio di proporzionalità e quello di
precauzione. Sulla base di questi ultimi due, in contraddizione con
il segno dell’impostazione scientifica, le conclusioni sono contrarie
alla creazione di embrioni ad hoc. Queste tecniche vengono
considerate "premature" e un ulteriore «passo verso la
strumentalizzazione della vita umana», anche considerando la
legittimità del fine di alleviare le sofferenze dei malati. Quanto
alla sperimentazione su embrioni sovrannumerari, il gruppo di esperti
europei rimanda alle differenti normative nazionali. In Italia, le
decisioni che dovranno essere assunte dalle istituzioni politiche non
potranno presumibilmente fondarsi sul parere espresso dal Comitato
nazionale per la bioetica che, nonostante la competenza degli
estensori e lo sforzo di pervenire a una posizione omogenea, si è
diviso proprio sulle questioni più significative. L’illiceità di
creare embrioni ad hoc è stata definita «principio su cui esiste
un’ampia convergenza», mentre sull’utilizzo degli embrioni
sovrannumerari sono state espresse due posizioni antitetiche. Analoga
irriducibile divisione è presente nella Relazione del gruppo dei
saggi istituito dal ministro Veronesi, che verrà presentata la
prossima settimana. Come forse intuibile dalla composizione della
commissione, vi è questa volta una notevole maggioranza numerica di
coloro che sono favorevoli sia alla "clonazione terapeutica" che alla
sperimentazione sugli embrioni. Ancora una volta, e prevedibilmente,
a prevalere è lo strutturale e non componibile conflitto tra culture.
La sintesi politica — responsabilità del ministro e del Parlamento
che, al contrario dei comitati, sono legittimati democraticamente -
dovrà essere comunque tempestiva in modo da tener conto delle
esigenze del progresso scientifico e soprattutto dei bisogni dei
cittadini.