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Vittorio Bertolini
   (19.03.05)
Silvana Barbacci
   ( 3.02.05)

 

Fantasia su un'idea

(di Silvana Barbacci, 3 Febbraio 2005)
Questo dialogo risponde alla seguente Domanda: Una idea che non si sa "come si fa", vale?

-- Ambientazione --
«(Del valore e del farsi delle idee) Uno dei dialoganti vuole invitare un po' di persone a cena, ma non sa che piatti preparare. Chiede consiglio, ma, nonostante i suggerimenti gli sembrino proprio adatti a quel che vuole fare, scopre che neppure colui che lo sta consigliando sa come preparare i piatti indicati. Eppure il consiglio è ottimo.
Lo scambio di idee tra i dialoganti presto porta a questa domanda (il dialogo non necessariamente coinvolge colui che ha dato i consigli sul menu):
Una idea che non si sa "come si fa", vale?»
qualcosa che ribolle

Personaggio A: Un'idea che "non si sa come si fa" vale?
Personaggio B: . di cosa stai parlando?! Cosa vuol dire un'idea che "non si sa come si fa"? E se non capisco questo meno che mai potrei dire se vale o no!
A: Un'idea che "non si sa come si fa" è forse semplicemente l'inizio stesso dell'idea, di qualsiasi idea nuova. creativa! Io penso che funzioni così: tutto comincia con qualcosa di confuso, frammenti "volanti", che appaiono e scompaiono, luci o piccoli lampi. o ancora qualcosa che ribolle, come dentro a un pentolone. un brodo di verdure con i pezzi che a turno vengono a galla. emergono e tornano giù.
Si tratta di qualcosa che di primo acchito sembra non essere niente però senti che invece. E' qualcosa.

B: Boh! Non capisco niente.
A: Forse perché non sei abituato a "sentire" le idee.
B: Lasciamo stare. Insomma che cosa ci fai con tutto questo brodo con i pezzettoni di verdura?
A: Se "vedi" qualcosa nei pezzi, li raccogli, li guardi, lasci che emanino delle suggestioni eppoi provi a metterli insieme, a comporli, come le costruzioni Lego, a girarli, ribaltarli, insomma, a vedere se, composti tra loro, prendono una forma, che prima di tutto è per te.
B: Secondo me è una perdita di tempo. ma comunque - se così non fosse - mi viene da chiederti dove andresti a finire col tuo gioco del "Lego" e quanto ci metteresti a arrivare in fondo.
A: Se ti interroghi sul tempo o se cerchi di controllare il "processo di creazione" è proprio lì che le luci spariscono e l'idea che stava per spuntare si ritira! Ma se fai silenzio e stai in ascolto, poi gli "indizi" si trasformano in una vera e propria idea e cominci anche a capire come si può fare a realizzarla. Però può darsi che l'idea debba rimanere dentro di te a lungo, prima di arrivare a questo e uscire. Perché avrà bisogno del mondo esterno e dell'ambiente per realizzarsi e questo è un punto delicato. perché non sai se gli altri la capiranno o la sostarranno. Ma se tu pensi che valga. la devi difendere. con pazienza!
B: Quanta?
A: Sei buffo! Come si fa a quantificare?! Mentre "coltivi" l'idea, le circostanze cambiano - e magari tutto diventa più facile di quello che ti eri immaginato! e allora una cosa che "non si sa come si fa" diventa un progetto e quasi per MAGIA si aggancia al mondo esterno e trova supporto, aiuto, si integra in una rete e, in definitiva, trova il modo per "incarnarsi", farsi e mostrarsi, quindi e diventare un bene comune!
B: E' una storia a lieto fine?
A: Certo! perché mi piacciono solo le storie a lieto fine!!!



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Contributo di Silvana Barbacci, scritto Giovedì 3 Febbraio 2005 alle 12:34
Questo contributo riguarda il dialogo intitolato "Fantasia su un'idea"
Post scriptum al mio "diablogo": Sì, un'idea che non si sa come si fa vale. Per forza! Non è il non sapere come si fa che conta, ma il valore intrinseco dell'idea. E questo valore si dispiega nella sua realizzazione che avviene se l'ambiente circostante la accoglie: espressione di chi l'ha avuta nella direzione di chi la riceve in una dimensione di scambio reciproco e di integrazione.
Contributo di Vittorio Bertolini, scritto Sabato 19 Marzo 2005 alle 17:36
Questo contributo riguarda il dialogo intitolato "Fantasia su un'idea"
A. Ho avuto l'idea di una macchina per tagliare le angurie però non so come fare a farla. Credi sia una idea del cavolo.
B. Più che un'idea del cavolo un'idea del cocomero. Fino ad ora le angurie si sono sempre tagliate.
A. E' vero, ma io ho in mente qualcosa di diverso. Converrai che tagliare un'anguria non è sempre facile. Specialmente se l'anguria è abbastanza grande e il coltello è piccolo.
B. Comprane allora uno più grande.
A. Vero anche questo. Io, però, penso a qualcos'altro. Un marchingegno che in una operazione unica tagli tutto il cocomero. Ma pensa e ripensa non non riesco a immaginare come possa essere.
B. Capisco, o almeno credo di capire. Non solo la tua idea di un marchingegno per tagliare le angurie mi sembra un'idea del cavolo o del cocomero, ma mi sembra che anche, chiamiamola così, la tua metaidea che un'idea che non può essere realizzata sia una cavolata è a sua volta una cavolata.
A. Scusami, ma non riesco a seguirti.
B. Hai ragione. MI sono spiegato molto male. Cerco di far ordine. Tu hai avuto l'idea di un marchingegno per tagliare le angurie. Lasciamo stare come io la pensi in proposito. E' comunque un'idea che può essere sottoposta a un qualche giudizio. E' sensata? E' utile? E' morale? E' realizzabile? E su questo punto ti sei incagliato. E ti è venuta allora la metaidea che l'idea del marchingegno fosse una cavolata.
A. Credo d'aver capito. Ma perché la mia metaidea dovrebbe essere una cavolata?
B. Semplice. Una metaidea non è altro che un giudizio su una idea, e come tale può essere o giusto o sbagliato, fattibile o no, ecc. ma non certo una cavolata. Almeno come in genere intendiamo le cavolate.
A. Scusami, ma cosa me faccio di un'idea che non è fattibile.
B. Aspettare. Se l'idea è utile, se può servire, prima o poi qualcuno troverà il modo di applicarla. Democrito ha atteso più di duemila anni perché la sua teoria atomica fosse accettata. Nel tuo caso, purtroppo, temo che non sarà così. Perché fra duemila anni forse avremo delle angurie transgeniche che cresceranno già a fette.
A. Bella idea. Mi ci metto accanto.
B. Guarda che è la tua idea. Solo che tu pensavi a una soluzione diversa.

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