ovvero: il blog di Tommaso Correale Santacroce (pagina personale dell'autore)



Scrivi a le tue osservazioni o le tue segnalazioni: saranno riportate in questo blog.








Il feed RSS di questo blog: Click here to see the XML version of this web page


















 
Archivio













 
Perché questo blog si chiama
"Quel che poi un metal detector..." ?


Poi la notte, in quelle poche ore in cui l'aereoporto rimane chiuso, in cui le grandi sale restano completamente sgombre e gli altoparlanti restano silenziosi, i metal detector stanno come monoliti in fila e raccontano... [ continua ]





























Quel che poi un metal detector...
 
20040927

poiesis e intangibilità

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)



Si sentono delle voci dal fondo del corridoio. Si avvicinano. Si fermano quasi qui, all'ingresso della piazza coperta.
Da quello che si dicono le persone, che non vediamo - sono fuori dal raggio d'azione dei metal detector - si capisce che questo luogo, questa piazza, questo terreno, sarà come una pagina dove stendere dialoghi.
- Si, ma di che cosa parlerà la gente che passerà di qui?
Chiede una voce... e un'altra risponde:
- Di poiesis, di intangibilità, di indicibile, di innovazione, di reponsabilità...
- Troppo difficile! Me ne vado.
- Ma no, ti assicuro che sono solo parole complicate per un argomento... non facile, ma affrontabile con un minimo di attenzione.
- Ma a me già poesis mi spaventa, è greco vero?
- Si è greco, e non sto parlando di poesis, ma di poiesis... Poieo è il verbo del fare, quindi poiesis è la cosa fatta, il frutto del fare
- Cioè tutto quel che fa un essere umano?
- Secondo Aristotele l'azione umana in se stessa, quella dell'artista in particolare.
- Quindi qui si parlerà di poesia!
- Non proprio, perché per i filosofi contemporanei la parola si lega strettamente al concetto del fare, del realizzare, e anche del produrre.
- Quindi di quell'arte che produce oltre all'opera anche soldi
- Più precisamente di quell'idea che non disdegnando i soldi è veicolata da una visione creativa del mondo.
- ... mah... ti chiederò ancora qualcosa d'altro, perché non mi è tutto chiaro... parlavi anche di intangibilità...
- Gli asset intangibili...
- Mamma mia!
- Ma non ti spaventare! Se vuoi sapere di cosa si tratta fai una visita nelle stanze-pagine in cui c'è l'intervista a Roberto Panzarani. È un argomento che, in un certo senso, potrebbe avere attinenza con quello di cui si parlerà in questa piazza...
- Si ma...
- Vai! Non farti spiegare sempre tutto...
- Ma...

Le voci si allontanano, i metal detector aspettano. Per ora arrivano solo voci e presenze laterali...
A presto.



20040525

Ri-strutturazione

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

qui ci saranno dialoghi
In quest'immenso terminal i flussi di persone variano con il tempo. Là dove c'erano file e ressa improvvisamente cessa il passaggio, le sale si fanno vuote, il suono delle voci si allontana e giunge come eco da corridoi lunghi e pieni di curve. Non è sera, è distanza.
Le luci illuminano pareti e specchi senza che alcuna ombra si muova. Passano velocemente i responsabili delle pulizie, felici di non dover troppo insistere sui pavimenti non calpestati. I banchi degli impiegati restano vuoti, le sedie nella stesse posizioni in cui sono state lasciate dopo l'ultima alzata. Le reclame nei raccoglitori parlano dell'offerta del mese scorso.

Distante, diverse sale oltre, fuori, sotto il sole di oggi e sotto la pioggia di ieri, è stata aperta una nuova pista. Di qua si va in una zona in ristrutturazione.

Qualche lettore si sarà inoltrato da questa parte e avrà visto il silenzio seduto al centro dello spazio; può darsi che sia andato a scorrere i ronzii dell'attività passata. Oppure, visitatore già tornato, si sarà voltato fuggendo l'impressione di perdere tempo.
Lontano, il battito di macchine edili risponde alla domanda "questa sala come mai resta aperta?"

I metal detector restano accesi come monoliti bianchi in attesa di passaggio. Gli schermi a loro collegati ricevono i loro impulsi ma non sono accesi e restano bui.
Oltre, il tragitto è squassato dai lavori: si prepara una piazza.
Un luogo di dialoghi e metaloghi.
I visitatori incontreranno quattro personaggi a cui dare voce e con cui parlare, in quattro ambienti diversi. Saranno incroci di sguardi.

Ma ora i lavori sono ancora in corso.
Prima di metà giugno sarà difficile sapere altro.


20031218

Innovare la comunicazione mondiale

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

isotype

Un incredibile ritardo nelle coincidenze spezza il nostro viaggio in aereo costringendoci ad una sosta prolungata a Kimpo. Quasi non sappiamo dove si trovi Kimpo, non sappiamo nulla della lingua che vi si parla, tanto meno delle abitudini locali.
Eppure quelle ore all’aeroporto dobbiamo passarle al meglio: dopo qualche minuto già ci viene voglia di esplorare, di trovare un negozio che venda giornali internazionali, di andare in bagno, di telefonare per avvisare del nostro ritardo.
Magnifico: vediamo dei cartelli con dei segni, dei pittogrammi, che ci illustrano, senza aver bisogno di imparare a leggere una lingua ad ideogrammi, dove si trovano i luoghi e i servizi che vogliamo raggiungere. Il simbolo della cornetta del telefono è chiaro, quello dei bagni anche... altri sono più difficili perché non li abbiamo mai visti, ma dopo averli guardati attentamente intuiamo cosa indicano.
Ma chi avrà avuto la brillante idea di utilizzare dei simboli per indicare indiscutibilmente una cosa piuttosto che un’altra?

Otto Neurath (1882-1945), sociologo, economista politico e filosofo austriaco, ideò ISOTYPE (International System of Typographic Picture Education), un metodo di rappresentazione attraverso i segni, che permetteva di visualizzare dati complessi e che teorizzava il superamento delle barriere culturali e linguistiche di ogni paese.
In due notizie biografiche i segni caratteristici dell’attività che svolse nella sua vita: nel 1925 fonda e dirige il Museo Sociale ed Economico di Vienna. Obiettivo del museo è diffondere tra i cittadini la conoscenza di informazioni e dati statistici, in modo che essi possano comprendere meglio la realtà del proprio paese. Nel 1929 è uno degli autori del manifesto del neopositivismo, “Per una visione scientifica del mondo”.
Gli studi da lui svolti in collaborazione con l’artista e grafico tedesco Gert Arntz (1900-1988) e Marie Reidemeister Neurath (1898-1987), hanno avuto una enorme importanza nella comunicazione mondiale. Prendendo spunto dalle teorie di Wittgenstein sul linguaggio, Neurath ipotizza un sistema di segni grafici che formino un sistema visivo composto da icone. La capacità di combinazione di queste icone, secondo regole stabilite avrebbe dovuto dare vita ad un linguaggio di comunicazione universale. Arntz riesce a tradurre in immagini il pensiero di Neurath.

L’obiettivo di permettere la comunicazione fra persone di lingue diverse, ha stimolato in seguito altri studi; come il progetto dell’A.I.G.A. (1970) per il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, che ha dato un contributo ulteriore a creare un alfabeto per i viaggiatori moderni.
I famosi pittogrammi realizzati da Otl Aicher per identificare le discipline sportive alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 possono dirsi un diretto sviluppo delle teorie di Neurath.

Ci sono altri elementi grafici che sono entrati nella nostra quotidianità grazie agli studi di Neurath: le “torte”, i grafici realizzati attraverso la somma di pittogrammi, le icone che popolano le mappe nei quotidiani, nelle riviste e negli atlanti o nelle enciclopedie.
Convinto che il cittadino medio dovrebbe essere in grado di acquisire illimitate informazioni su ogni tema che gli interessa, così come può ottenere informazioni geografiche da mappe e atlanti, Neurath avviò un programma di divulgazione ideando una teoria (il cosiddetto “metodo viennese”) per la rappresentazione visiva di dati complessi, come quelli statistici, basata sul fatto che l’apprendimento avviene in modo più immediato e intuitivo tramite immagini semplici, rispetto alle parole.
Tra il 1929 e il 1939 realizza numerose pubblicazioni statistiche e mostre divulgative che ben traducono queste idee attraverso grafici statistici in cui per rappresentare quantità variabili di uno stesso oggetto, lo stesso segno viene ripetuto in modo proporzionale alla quantità.
Otto Neurath pensa di utilizzare questi strumenti principalmente nell’istruzione, e nel 1936 tenta la realizzazione, insieme a Niels Bohr, Russell e Carnap (elementi del Circolo di Vienna fuggiti in come lui al nazismo), dell’Enciclopedia Internazionale delle Scienze Unificate.
Nonostante si possa pensare che Neurath fosse interessato ad un sistema standardizzato e “globale”, in realtà egli mirava a qualcosa di veramente più vicino al linguaggio: egli riteneva “che la nozione di sistema dovesse essere sostituita da quella di «molteplicità di approcci» e centrava la costruzione enciclopedica sul metodo dell’assemblaggio, piuttosto che su quello della realizzazione di un piano definito» (Gemelli, 1999).

Su ISOTYPE e i suoi sviluppi è stata realizzata una interessante (ma purtroppo brutta) mostra alla Triennale di Milano, prima realizzazione della collaborazione tra la Triennale e l’AIAP (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva).

L’icona è oggi un elemento comunicativo cruciale, perché sintetico e velocemente identificabile. Chi utilizza il computer, si trova ad averne a che fare in moltissime operazioni grazie alle interfacce realizzate per facilitare l’utilizzo dei programmi.
Famosissime sono le icone di Susan Kare, ormai chiamata la “regina delle icone”; sono talmente conosciute che, come molti piccoli oggetti di design di uso quotidiano, non si pensa quasi che abbiano un “autore”.


20031107

Effetti speciali

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

Rambaldi

I. Carlo Rambaldi, famoso per la creazione del pupazzo di ET per l’omonimo film di Steven Spilberg, deve la sua arte, oltre che al suo gusto personale, agli studi approfonditi di anatomia umana, elettronica e meccanica.
Nelle interviste si dichiara ancora fortemente legato alla disciplina attraverso cui è diventato noto in tutto il mondo, l’elettromeccanica; in questo campo si è imposta la sua creatività e conoscenza tanto da porre i propri diritti di copyright su alcuni meccanismi per il movimento di quadrupedi, esseri alati e espressioni facciali. Eppure sempre più spesso si trova a dover affrontare la domanda: “pensa che in futuro passerà all’utilizzo dei computer per la realizzazione delle sue creature?”
Sostenendo che ancora oggi la realizzazione di scene al computer rimane più costosa della realizzazione di un modello reale animabile, Rambaldi lascia capire che si tratta di una modalità d’approccio completamente differente: sia a livello creativo, che di gestione della macchina produttiva, fino alla modalità di fruizione del pubblico. Elettromeccanica e simulazione al computer sono strumenti differenti per realizzare scene differenti.
II. Un’opera d’arte è strettamente connessa al suo processo di costruzione. La tecnica con cui viene realizzata è la sua ossatura, in alcuni casi diventa addirittura l’elemento fondante il senso dell’opera.
Nel caso dell’uso del computer nel cinema, ma anche nella stessa computer art, si è potuto notare come uno strumento giovane e già potente inizialmente prendesse la scena su altri significati: il fatto di usare quello strumento era una cosa così particolare che spesso sovrastava qualunque altra motivazione d’utilizzo. Era come avere un motore formula uno dentro una carrozzeria per go-cart.
La sproporzione tra potenzialità dello strumento e capacità d’utilizzarlo era evidente.
Ora che vi sono generazioni cresciute a stretto contatto con i computer e che si sono esplorate le possibilità più scontate, si possono vedere prodotti dove il computer è utilizzato là dove serve.
Ci vuole del tempo e molto “utilizzo” per assorbire un nuovo strumento. Dal punto di vista fisico, l’abilità del corpo può arrivare a controllare ogni sua appendice artificiale in un tempo relativamente molto breve, ma la mente ha bisogno di un processo molto più complesso per assorbire una mutazione nella tecnica dell’espressione.
III. Se la tecnica espressiva è veramente innovativa si può osservare un fenomeno particolare: scienziati e artisti si osservano e seguono con interesse le vicendevoli mosse. Immagino che i primi siano interessati ai portati evocativi di ciò che scaturisce dalle loro ricerche, i secondi cerchino di cogliere ogni possibilità per aggiornarsi, consci che ogni nuova tecnica porta con sé un carico di possibilità che le altre non hanno. Credo anche che gli artisti in molti casi spingano ricercatori scientifici a portare le loro scoperte o invenzioni verso sviluppi imprevisti.
Non è per un caso che il Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimentare e il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Salerno si siano alleati per organizzare un convegno dal titolo “Tecnologie e forme nell'arte e nella scienza”, ben presentato in questo sito nel blog Segnalazioni di Paola Parmendola.
Attorno all’apporto artistico gravitano studi scientifici e filosofici, quasi che l’oggetto opera d’arte sia la forma concreta che permette la visione dell’esplorato, una zona media, non neutra, tra le possibilità tecniche e di significato.
Visione tecnica e visione poetica s’inseguono e partecipano come una doppia elica.


20030908

Ecologia della mente

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

studi sulla popolazione balinese

Il desiderio di vedere la terra a volo d’uccello, la capacità di immaginarsi come un’altra persona possa vedere ciò che state guardando, percorrere tragitti inusuali per poter osservare le cose sotto un altro angolo: tre canali che promettono cambiamenti e innovazioni.
Anche in questo post si parla di studi che osservano i fenomeni e i pensieri da una distanza inusuale, ponendo in relazione osservazioni del piccolo con analisi del grande, per la stesura di una ipotesi o teoria ancora più ampia, avvolgente l’intera Natura e l’intera idea di natura.

Gregory Bateson (1904-1980) ha esplorato molteplici campi del sapere per tracciare una teoria epistemologica, una riflessione su fini e confini degli ambiti scientifici (1).
Pioniere della cibernetica, Bateson studia i processi d’apprendimento, riprende la teoria dei tipi logici (2) formulata da Bertrand Russel, applicandola allo studio dei meccanismi di comunicazione e delle relazioni sociali, e formula, insieme a Paul Watzlawick , la teoria del doppio vincolo applicandola allo studio della schizofrenia; è stato ispiratore della scuola di 'Palo Alto', autore di ricerche sperimentali sulla comunicazione animale, epistemologo, studioso dei processi di cambiamento delle culture... Un lungo percorso per fondare e perfezionare una scienza della mente, ovvero l’”Ecologia della mente”.
Così nell’Enciclopedia delle scienze anomale: “Ecologia della mente o Ecologia delle idee: espressione con la quale G.B. indica nel libro Steps to an Ecology of Mind (1972) una scienza della mente e dell’ordine, ovvero una nuova maniera d’intendere le idee e quegli aggregati di idee che B. chiama «menti»”.

Ecologia per Bateson significa una complessa armonia di connessione tra le idee e le cose, la partecipazione ad una unica entità; una entità che può essere chiamata mente.
Il sistema di pensiero ecologico di Bateson si basa sulla convinzione che l’unità di misura dell’evoluzione non è il singolo organismo o la singola specie, bensì “l’organismo-più-il-suo-ambiente”. Sulla base di una concezione assolutamente laica, Bateson dichiara che tutto ha la stessa struttura, dalla pietra all’essere vivente.
Bateson utilizza strumenti differenti per descrivere un qualsiasi fenomeno, strumenti provenienti da discipline e campi a volte anche contrastanti, che ridanno visioni differenti dello stesso oggetto osservato; una volta fatto il confronto delle diverse descrizioni, Bateson inizia a segnalare gli elementi ricorrenti e uguali, fondamenti della forma e della struttura nel mondo, che si possono desumere da ogni descrizione raccolta: mostra una metastruttura, una rete di relazione che ritorna sulla base di principi trasversali, orizzontali. Perfino le idee stesse possono essere considerate come degli esseri viventi: soggiacciono a leggi di evoluzione, selezione e propagazione.

La lettura dei suoi due libri Steps to an Ecology of Mind (1972) e Mind and Nature. A Necessary Unity(1979) (tradotti ambedue da Giuseppe O. Longo per Adelphi, biblioteca scientifica) porta aperture nel pensiero, indipendentemente che si diventi “batesoniani” o meno. La visione particolare di eventi fisici, psicologici, biologici, connessi fra loro, spalanca la strada ad idee inaspettate.
Spesso, per spiegare il suo sguardo, utilizza i metaloghi, dialoghi semplici per esprimere concetti complessi. E mentre li leggiamo ci si spalanca la bocca.
Da leggere, oltre i metaloghi in apertura di Verso un’ecologia della mente, è il primo capitolo di Mente e Natura, intitolato “ogni scolaretto sa che...”, dove viene fatta una panoramica dei presupposti sui quali Bateson poggia le sue formulazioni. I presupposti sono strumenti concettuali irrinunciabili per la comprensione o la formulazione di qualsiasi enunciato scientifico.
Nel testo di Bateson, ovviamente ogni presupposto è presentato, spiegato e sviscerato nei particolari. Qui mi limito ad elencarli, sperando di accendere abbastanza curiosità da spingere alla lettura del libro.
1. La scienza non prova mai nulla
2. La mappa non è il territorio, il nome non è la cosa designata
3. Non esiste esperienza oggettiva
4. I processi di formazione delle immagini sono inconsci
5. La divisione in parti e in totalità dell’universo percepito è vantaggiosa e forse necessaria, ma nessuna necessità determina come ciò debba essere fatto
6. Le successioni divergenti sono imprevedibili
7. Le successioni convergenti sono prevedibili
8. “Dal nulla nasce nulla “
9. Il numero è diverso dalla quantità
10. La quantità non determina la struttura
11. In biologia non esistono 'valori' monotòni
12. Talvolta ciò che è piccolo è bello
13. La logica è un cattivo modello della causalità
14. La causalità non opera all’indietro
15. Il linguaggio sottolinea di solito solo un aspetto di qualunque interazione
16. 'Stabilità' e 'cambiamento' descrivono parti delle nostre descrizioni.


(1) “Epistemologia: combinazione di un ramo della scienza con un ramo della filosofia. Come scienza, l’epistemologia studia come gli organismi particolari o gli aggregati di organismi conoscono, pensano e decidono. Come filosofia, l’epistemologia studia i limiti necessari e le altre caratteristiche dei processi di conoscenza, pensiero e decisione.” Da Mente e Natura, Adelphi, '84
(2) “È opportuno dare in una serie di esempi:
1. Il nome non è la cosa nominata ma è di tipo logico diverso, superiore a quello della cosa nominata.
2. La classe è di tipo logico diverso, superiore, a quello dei suoi membri.
3. Le direttive o il controllo derivanti dalla regolazione del termostato domestico sono di tipo logico superiore al controllo derivante dal termometro. (La regolazione è fissata da un apparecchio posto sulla parete che può essere predisposto sulla temperatura intorno alla quale fluttuerà la temperatura dell’abitazione).
4. La parola tumbleweed (americano arbusto rotolante) è dello stesso tipologico di cespuglio o albero. Non è il nome di una specie o di un genere di piante, bensì il nome di una classe di piante i cui membri hanno un loro modo particolare di crescere e propagarsi.
5. Accelerazione è di tipo logico superiore a velocità.”
Da Mente e Natura, Adelphi, '84


20030723

Scienze anomale

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

il gioco chiamato mondo

Zone oscure della conoscenza, percorsi luminosi di idee parallele a quelle comuni, fissazioni e fugaci pensieri organizzati, altre possibilità di visione della realtà... come tracciare una sorta di linea lungo i confini selvaggi del pensiero?


I. Raymond Queneau (1903 - 1976) negli anni Trenta intraprese uno studio su una schiera di fous littèraires che piano piano lo portò a formare un'opera intolata Enciclopedia delle scienze inesatte. I fous littèraires nella accezione queniana sono autori editi i cui pensieri si discostano radicalmente da ogni altro già espresso nelle società in cui vivono.

L'opera, di spirito surrealista, rimarrà inedita, ma lo studio di questi autori, parzialmente confluito nel romanzo Les enfants du limon (1938), produrrà settecento pagine di manoscritto mai concluso. L'Enciclopedia delle scienze inesatte, nata dal gusto per l'insolito e il bizzarro, raccoglieva scritti che toccavano i più vari argomenti (matematica, linguistica, medicina, botanica...) e si divideva in due parti: una metodica e una storica.


II. Ispirandosi al progetto di Queneau, Paolo Albani e Paolo Della Bella hanno composto l'Enciclopedia delle scienze anomale (Zanichelli, 1999), raccogliendo come per una collezione: "scienze (il termine è usato in un'accezione "bassa", per indicare semplicemente uno studio condotto in modo sistematico su un particolare argomento o problema) il più delle volte abbozzate in forma di "modesta proposta", frutto delle farneticazioni di "mattoidi scienziati" (...); scienze partorite dalla sofisticata e dirompente creatività di scrittori e artisti (...); scienze o discipline non riconosciute, marginalizzate e discriminate (...); scienze dimenticate perché ritenute erronee, scomparse, abortite; scienze occulte, magiche, ma anche "potenziali", ovvero al confine di altre scienze." (Albani - Della Bella) E poi teorie fantasiose, congetture e ipotesi strane anche di scienziati e studiosi di notevole fama, tesi insostenibili, "belle", inconsuete.

L'Enciclopedia si divide in Scienze anomale (Alternative, Potenziali, Occulte, Dimenticate) e in Scienze improbabili (Eteroclite, Letterarie, Comiche, Utopiche). Alcuni esempi (uno per ogni genere): Omeopatia, Limitologia, Parapsicologia, Frenologia, Dominatmosferologia, Elegantologia, Spropositologia, Fantascienza; ma anche ecologia della mente, nimbologia, divinazione, internetologia, grafologia, teoria dei saperi possibili...


Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale è una di quelle letture che permettono al proprio pensiero di scivolare a fianco del proprio scorrere normale, in modo da darci una prospettiva del mondo tutta particolare. Ci permette di dare quello scarto che ci aiuta a osservare quel che pensiamo di solito, di sederci sullo scoglio e vedere la costa dei nostri pensieri. È come cercare di porsi ai confini dello scibile, è una questione di identità, o di possibili identità. Come chiedersi: "ma cosa può pensare un uomo?" senza subito rispondersi "che domanda insensata!"


III. Una pratica forse frequentata dai componenti dell'OuLiPo (Ouvroir de Litterature Potentielle), opificio ludico che raccolse numerose adesioni (tra le quali quella di Georges Perec e Italo Calvino), moltiplicandosi e diffondendo la pratica (non solo in letteratura ma anche in pittura e musica) del gioco e la "restrizione" come principali generatori di forme artistiche.

"La prima riunione dell'OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle), fondato da François Le Lionnais e Raymond Queneau, si svolse il giovedì 24 novembre 1960, nella cantina del ristorante "Il Vero Guascone" a Parigi. Storicamente l'OuLiPo è una delle Sottocommissioni di Lavoro del Collegio di Patafisica, "scienza delle soluzioni immaginarie" architettata da Alfred Jarry.

Come si deduce dal nome del gruppo, gli oulipiani si occupano di "letteratura potenziale", ovvero di una letteratura che al momento non esiste, ancora da farsi, da scoprire all'interno di opere già scritte o da inventare attraverso l'uso di nuove procedure linguistiche, attraverso il rispetto di regole, vincoli, costrizioni, come ad esempio scrivere un testo senza mai usare una determinata lettera.

Per questi signori, per lo più matematici e scrittori, la costrizione (contrainte) è uno strumento creativo, paradossalmente "un inno alla libertà d'invenzione", capace di allargare le "potenzialità visionarie" di uno scrittore, di risvegliare in lui, come dice Calvino, "i demoni poetici più inaspettati e più segreti". E poi esiste sempre la possibilità di "une légère dérive" in grado di distruggere il sistema delle regole, uno scarto giocoso e liberatorio che Perec chiama clinamen (nella fisica epicurea, una deviazione spontanea e imprevista degli atomi).

Sotto i buoni auspici della letteratura "à contraintes", sono nati gli Exercices de style di Queneau, La vie mode d'emploi di Perec e Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino." (tratto dal sito di Paolo Albani)


In Italia attivissimo è l'Opificio di Letteratura Potenziale (OpLePo), fondato nel 1990 da Ruggero Campagnoli, Domenico D'Oria e Raffaele Aragona. "L'OpLePo si occupa, lungo la strada aperta in Francia dall'OuLiPO, della produzione di strutture letterarie. In chiave oplepiana, le strutture letterarie sono formate da regole che consentono la produzione di testi, sia direttamente, sia in trasformazione di testi già esistenti. Per produrre testi sono necessarie restrizioni. Le restrizioni ritagliano variabili testuali finite nell'infinito testuale sempre possibile." (Ruggero Campagnoli citato in Attenzione al potenziale! a cura di Brunella Eruli, Marco Nardi Editore, 1994)



20030623

Passeggiar vedendo

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

Picasso - Girl with dark hair

Le tracce che il Metal detector sta lasciando sono relative alla Visione.
Che differenza c’è tra guardare e vedere? Tra camminare per la strada guardando dove si mettono i piedi e fare la stessa cosa osservando il mondo che ci circonda? Un differente grado di attenzione, un differente elemento che attira il nostro interesse, un differente punto di vista (cultura, esperienza, coinvolgimento)...
Un osservatore nota qualcosa che è sotto lo sguardo di tutti... una volta che questo particolare è stato visto, colui che l’ha rilevato può ritenersi soddisfatto? Cito Piero Bassetti nella lecture che ha svolto alla London School of Economics: “ricercare e scoprire non sono la stessa cosa che innovare”. Questo significa che se un gruppo di persone ricerca e nota qualcosa di particolare, scopre, non è detto che sappia comprendere e utilizzare quel che ha scoperto.
Si potrebbe speculare molto muovendosi nello spazio di distanza o vicinanza dei due termini guardare e vedere. Ma quello che intendo per Vedere è la capacità oltre che di notare, di elaborare la scoperta, di saper costruire una visione che comprende non solo l’osservabile ma anche l’invisibile.
Gli enunciatori dei mostri matematici di cui si parlava nel post sui frattali, avevano notato delle anomalie, o delle zone oscure nel campo che esploravano. Mandelbrot invece vede cosa significano, come possono essere organizzate in una visione complessiva e leggibile.
Quindi la visione di cui parlo è la capacità di scorgere l’invisibile.
Questa capacità di visione è capacità d’innovare? Dalle frasi di Bassetti mi par di capire che vedere è già un passo avanti rispetto a guardare, ma una volta visto si deve riuscire a fare un passo ulteriore: mettere in gioco strategie d’azione che ricadano sulla vita sociale in modo da modificarla positivamente.
In ogni caso lasciando aperta la domanda, Metal Detector continuerà, per il momento, a scandagliare la strada dei personaggi dagli strani sguardi.


20030527

Vedo foglie o triangoli?

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

Julia set

Con Franco Citterio, creatore di teste di legno (ma non solo) per le marionette della Compagnia Carlo Colla e figli, ci siamo più volte trovati a discutere se, scolpendo, lui avesse in mente precisamente il viso che voleva produrre o se avesse in mente qualcosa di più astratto, ovvero a quale geometria si riferisse per impostare i volumi di pieno e vuoto di una faccia che doveva si essere simile ad un volto umano ma scostarsene quel tanto da essere testa di marionetta. Mi ricordo che mi rispondeva: in fin dei conti l’abbozzo lo faccio su sfere, cubi, figure euclidee. Parlavamo dei frattali, ma la costruzione mentale del viso si appoggiava, prima di rendersi più complessa, alle forme semplici che avevamo studiato a scuola.

Nel 1975 Benoît Mandelbrot pubblica un libro scientifico, che vuole essere più divulgativo che dimostrativo, in cui presenta un gruppo di “mostri matematici” come rappresentanti di una nuova geometria: il titolo del libro è Les objets fractals ( ed it.: “Gli oggetti frattali. Forma, caso e dimensione”, Einaudi Paperbacks 173, 987) e la nuova geometria è appunto chiamata Frattale.
L’intenzione di Mandelbrot non è tanto quella di sviscerare invenzioni matematiche più o meno famose fino ad allora reiette dal mondo scientifico (considerate anomalie), quanto presentare un’idea: la possibilità di utilizzare procedimenti matematici fino ad allora considerati “impossibili” per creare modelli di qualcosa normalmente considerata non misurabile geometricamente: la natura.
Così la sua carrellata di “disgustose piaghe”, come vennero talvolta chiamati le teorie matematiche anomale, fa scorrere lo sguardo su oggetti e dimensioni differenti: dalla frequenza delle galassie nello spazio, alla misurazione delle coste, dalla struttura dei polmoni, alle bolle di sapone...
E la panoramica rivela in tutti questi casi delle caratteristiche comuni, la prima delle quali è che le figure geometriche che vengono prodotte posseggono la proprietà di autosomiglianza (self-similarity), vale a dire che ogni piccola parte dell’oggetto è una immagine ridotte dell’oggetto intero.
(Se state cominciando a stancarvi di ripercorrere la zoomata delle potenze di dieci citate nel precedente post, potete già iniziare a divertirvi con un’altra zoomata, praticamente infinta: quella in un frattale).
Il termine dimensione frattale è la generalizzazione di concetti matematici introdotti da diversi autori, e indica dimensioni che possono prendere valori non interi: così una linea può avere una dimensione di 1,3 o una superficie avere dimensione 2,4.
Semplifico molto con un esempio: la curva di Peano è una curva che per il suo particolare tragitto riesce a percorrere tutti i punti in un piano, arrivando così ad essere qualcosa più di una linea (una dimensione) e qualcosa meno di un piano vero e proprio (due dimensioni).
Per maggiori chiarimenti sugli aspetti matematici (che spalancano le porte dello sguardo nel mondo, e non sono poi così irraggiungibili) consiglio di visitare alcuni siti introduttivi come quello estremamente chiaro dell’Università degli Studi di Milano (progetto METIS), composto da una sequenza di 27 “diapositive” con i testi di Salvinien Cyrano. Se non vi bastasse, altri siti con sezioni introduttive ma con anche molti approfondimenti sono quello di Laura Lotti, e quello ben curato di Terragni-Miorelli-Gariboldi. In inglese potete trovare l’introduzione a cura di Paul Bourke.
Infine però quel che salta all’occhio, quel che più ci interessa qui, è la visione di Mandelbrot, che supera e rinnova il panorama della geometria utilizzando materiale d’alta qualità, fino ad allora scartato per non aver trovato una applicazione.
Questa piccola (o grande?) rivoluzione ha avuto possibilità d’esistere sia grazie allo sguardo unificante di Mandelbrot, sia grazie allo sviluppo dei computer, che ha permesso di affrontare calcoli di verifica umanamente irraggiungibili, per lungo tempo solamente ipotizzati.

Ora, dopo le prime libere esplorazioni, l’ impiego dei frattali come modelli per lo studio dei fenomeni naturali si sta sviluppando in maniera più specifica: ogni “ex-mostro” viene utilizzato nell’ambito più adatto e sviluppate le sue potenzialità, raffinando lo strumento.
Ma il pensiero umano quotidiano, non avendo le potenzialità di calcolo di un computer, userà sempre solo paragoni con le forme euclidee? Forse, chissà, andando nel particolare e continuando a riferirci a cerchi e sfere, attuiamo inconsapevolmente qualche formula frattale tipo quella di Apollonio di Perga che riempie un piano di cerchi sempre più piccoli arrivando a un merletto o setaccio di cui la superficie si può dire nulla ma lo svolgimento lineare infinito.


20030518

Ad ognuno la sua scala (i meravigliosi Eames)

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)

Eames

Saper immaginare, non tanto per inventarsi qualcosa di non esistente, ma per riuscire a vedere ciò che non si può semplicemente guardare, è una capacità che può aiutare nella comprensione della realtà che ci circonda, nella previsione di accadimenti in nuce, nella valutazione del valore e della dimensione delle cose, nella crescita sociale.
Tra settembre 2002 e gennaio 2003 alla XX Esposizione Internazionale della Triennale di Milano è stata presentata una retrospettiva sul lavoro e sull'eredità lasciata da Charles Eames e dalla moglie Ray: “L'opera di Charles e Ray Eames. A Legacy of Invention”. Per comprendere pienamente le loro realizzazioni bisogna conoscere alcune delle sfide che essi si erano prefissati:
- come produrre mobili economici ma di alta qualità;
- come realizzare spazi abitativi o di lavoro economici e al tempo stesso ben disegnati;
- come aiutare la gente a cogliere la bellezza nella vita quotidiana;
- come aiutare gli Americani e le altre culture a capirsi reciprocamente;
- come rendere accessibili ai profani essenziali principi scientifici.
Già citando i titoli delle sezioni della retrospettiva che sta girando il mondo - arredo, spazio, bellezza, cultura e scienza - si può intuire la dimensione della loro opera. Due grandi innovatori.
Saper vedere, saper anche indicare agli altri. Ecco che scopriamo tra le loro opere una serie di video e filmati realizzati per la divulgazione scientifica. Uno di essi si intitola “Power of Ten” edito in Italia da Zanichelli (per la rivista "Le scienze" col titolo "Potenze di dieci", anche in versione cartacea).
Lo sguardo sincronico sul reale a diverse distanze non può che spingere a vedere ogni cosa come relativa ad un’altra presente al tempo stesso e non immediatamente percepibile.
Il viaggio dalla scala umana a quella dell’Universo e da lì a tornare fino a spingersi alla dimensione delle particelle subatomiche, come una sezione o spaccato dell’esistente, è percorribile in diversi siti: dal più sofisticato Powersof10, con numerosi rimandi a bibliografie e studi paralleli, al più semplice e agile Quarks to Quasar (ambedue i siti utilizzano le immagini realizzate per il video degli Eames); in italiano troviamo una sezione del sito Microcosmos del CERN, e il sito dai toni più didattici a cura di Linguaggio Globale editore on line. Infine una versione animata che oserei dire entusiasmante (per chi ha una connessione veloce) la si può trovare sul sito dedicato alla microscopia Molecular Expressions.


20030506

Attorno a noi come... ?

Permalink (da utilizzare per segnalare questo post)


Walrus - Graph Visualization Tool

C’è un racconto di Dino Buzzati in cui un principe decide di esplorare il proprio regno fino a raggiungerne i confini. Il principe decide di prendere con sé sette messaggeri e di mantenere il contatto con il proprio castello tramite spedizioni di lettere dalle scadenze precise. Il racconto si intitola “I sette messaggeri” e si conclude con il principe che, non avendo trovato ancora i confini del proprio regno, decide di iniziare ad inviare i messaggeri non più ai propri cari (che ormai dispera di rivedere, tanto si è spinto lontano), bensì di inviarli in avanti, ad anticipare la sua ricerca, ricevendo così messaggi da quelle terre che andrà ad esplorare.
La visione del mondo che ci circonda, la concezione che abbiamo di esso e la forma che immaginiamo abbia, è qualcosa che di per sé può apparire pura speculazione filosofica o matematica, in realtà è la composizione in modo organizzato di un intero sistema di pensiero che può influenzare anche in modo diretto le nostre azioni e decisioni nel mondo reale.
Quasi superfluo (ma lo faccio per fissare ulteriori connessioni) citare quanto possa incidere sul quotidiano pensare di essere al centro dell’universo o immaginarsi su un piccolo pianeta parte di un sistema solare che è uno dei tanti, un po’ ai margini, tutto sommato “a lato”.
O pensare la geometria delle cose secondo riferimenti Euclidei o secondo le intuizioni di Mandelbrot e i sui frattali.
Ma se pensate che queste cose che scrivo siano proprio in un altro universo rispetto al modo in cui normalmente si porta avanti un discorso, andate a visitarvi il sito www.mappedellarete.net a cura di Giuliano Gaia e Stefania Bojano (che è la versione italiana di cybergeography di Martin Dodge).
I due siti sono una raccolta non solo delle principali mappature della rete internet, ma anche delle proposte di sistemi di mappatura di ipertesti, idee, gruppi di pensieri, collegamenti economici, galassie aziendali...
Le mappature, suddivise per categorie, sono moltissime e nella maggior parte di una bellezza sorprendente (non solo esteticamente). Il sito italiano le raggruppa in: artistiche, concettuali, geografiche, infospazi 2d, infospazi 3d, mappe di navigazione, mappe di siti e mappe topologiche (interessante nel sito di Dodge la sezione mappe storiche, dove si trovano i primi tentativi di dare forma a quel che non era ancora internet ma si chiamava Arpanet...). In ogni sezione sono segnalati e linkati gli studi più interessanti con affiancata una immagine di riferimento. Attraverso i link (dove si trovano programmi, video, rappresentazioni esemplificative...) c’è veramente da perdersi in una vastità che ci pare quasi di afferrare ma che ci sfugge, rivelandosi ogni volta più complessa di quanto si pensi.


 
Fondazione Bassetti -- Informazioni e contatti Questo blog è ospitato dal sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>
Powered by Blogger Pro™