Il Sole 24 Ore del 30 aprile 2006 Come innovazione eravamo a cavallo di ANDREA BERNARDONI Il monumento equestre a Francesco Sforza costituisce una delle sfide artistiche e tecnologiche più audaci del Rinascimento. Mai nessun artista, prima di Leonardo, aveva osato misurarsi con i problemi tecnici posti da una statua di dimensioni colossali da realizzare in un'unica colata. Il solo cavallo, del quale Leonardo aveva realizzato il modello in argilla, misurava 7,20 metri di altezza e per la fusione erano state preparate circa 70 tonnellate di bronzo. Il monumento non fu mai realizzato, ma negli appunti e nei disegni che ci sono pervenuti possiamo osservare la complessità del processo di fusione ideato da Leonardo nel quale occorreva coniugare in maniera bilanciata problemi di carattere estetico, considerazioni statiche, capacità organizzativa e, in primo luogo, una forte carica di innovazione tecnica. Gli studi di Leonardo per realizzare la fusione del cavallo, gli unici in nostro possesso, si presentano come una serie disarticolata di annotazioni grafiche e verbali nelle quali vengono esplorate diverse soluzioni alternative che testimoniano l'intenzione di Leonardo, primo esempio nel Rinascimento, di realizzare la fusione attraverso il metodo indiretto. In questo modo si sarebbe ottenuto un getto più sottile e di spessore omogeneo che avrebbe consentito di realizzare un monumento autoportante privo dell'armatura interna di sostegno. A questo scopo Leonardo sviluppa un processo di costruzione della forma di fusione che si avvicina molto al metodo odierno del "calco a tasselli", nel quale il nucleo di fusione riproduce esattamente la conformazione anatomica del modello. La particolarità del metodo ideato da Leonardo consiste nell'utilizzo dei tasselli usati per il calco del modello anche per la costruzione della forma esterna. In questo modo era possibile costruire la forma di fusione a pezzi che, dopo essere stati ricotti per espellere ogni residuo di umidità, utilizzando macchine appositamente progettate per questo scopo, venivano trasportati all'interno della fossa di fusione e assemblati insieme. Leonardo era intenzionato a realizzare la colata in verticale con la forma capovolta, in modo da utilizzare le zampe come camini per la fuoriuscita dei gas prodotti durante la fusione. Tuttavia, egli si rese conto che il livello della falda freatica del territorio milanese non consentiva il completo interramento della forma senza immergerla nell'acqua mettendo così a serio rischio la riuscita della fusione. Per ovviare a questo problema Leonardo prese in considerazione l'idea di realizzare la colata con la forma posta nella fossa in orizzontale. L'enorme quantitatiyo di bronzo necessario per realizzare la colata richiedeva un impianto a forni multipli che dovevano essere aperti secondo una logica programmata. Per dare il consenso all'apertura dei forni Leonardo aveva progettato dei sensori di polvere pirica che, posti in comunicazione con l'intercapedine della forma a livelli determinati, una volta raggiunti dal bronzo fuso, si incendiano e attraverso un canale sfogano all'esterno il prodotto della combustione, dando così il segnale per l'apertura del forno successivo. Purtroppo Leonardo non ebbe la possibilità di mettere alla prova il metodo di fusione da lui elaborato. Nel 1494, la discesa in Italia delle truppe di Carlo VIII, fece cambiare le priorità del Moro il quale, sentendosi minacciato dai francesi, destinò il bronzo raccolto per la fusione del monumento alla produzione di artiglierie. Da questo momento iniziò per Leonardo un lungo periodo di attesa che si concluse con il definitivo abbandono del progetto, quando, nel settembre del 1499, le truppe di Luigi XII occuparono Milano mettendo fine al regime degli Sforza. Il colosso di argilla, che per anni era stato ammirato dai milanesi, fu distrutto a colpi di balestra.