Il Sole 24 Ore del 9 giugno 2005
Lavori truccati a causa di conflitti di interesse
di Federico Mereta

La storia della moderna medicina è ricca di episodi legati alla
pubblicazione di risultati clinici su riviste scientifiche che poi
hanno dovuto essere rivisitati e corretti, mettendo in luce conflitti
di interesse o vere e proprie "falsificazioni" dei dati presentati.
Uno degli argomenti più trattati è sicuramente quello relativo agli
effetti del fumo di sigaretta, fattore di rischio per diverse forme
tumorali e malattie cardiovascolari, ma considerato addirittura
elemento "positivo" per il benessere nell'immediato dopoguerra. 
Poi sono arrivati i primi studi epidemiologici: agli inizi degli anni
'50 Sir Richard Doll ha pubblicato sul "British Medical Journal" le
prime correlazioni tra fumo e tumore al polmone. Queste e altre
indagini statistiche hanno portato al rapporto del Surgeon General
degli Usa nel 1964 e alla definitiva dimostrazione dell'azione nociva
dei componenti del fumo e della nicotina nell'indurre dipendenza.
Tuttavia il problema del conflitto di interessi per i ricercatori in
questo settore è rimasto anche negli anni più recenti, tanto che, come
pubblicato su "Jama" nel 1998, nei lavori prodotti dagli autori degli
articoli finanziati dall'industria del tabacco esisteva una
probabilità maggiore di concludere la ricerca con una sostanziale
assoluzione del fumo passivo per l'organismo umano di circa 88 volte
maggiore rispetto a quanto emergeva negli studi indipendenti. Ma non
esiste solamente il conflitto di interessi. Di recente, infatti sono
stati scoperti studi clinici che, per ottenere la necessaria
significatività statistica che nasce solo da una sufficiente
numerosità del campione considerato, vedono incrementare senza 
motivo il numero dei pazienti valutati. Uno dei più recenti esempi ha 
riguardato uno studio apparso sul prestigioso "New England Journal of 
Medicine", relativo a una ricerca condotta su un numero elevatissimo
di donne per dimostrare l'efficacia di un farmaco nel trattamento
adiuvante del tumore alla mammella. A fronte di un arruolamento che
doveva prevedere quasi 17mila pazienti, ne sono state invece reclutate
poco meno di ll mila. In particolare ha fatto scalpore il caso,
studiato dall'Office for research integrity (Ori), che ha interessato
99 donne inserite nello studio poi apparso sulla rivista. 
Tutto è legato a un medico dell'Ospedale Saint Luc di Montreal che ha 
falsificato i dati relativi alle pazienti, inserite nello studio
multicentrico "National surgical adjuvant breast project". Quali i
motivi di questa alterazione dei dati? In qualche caso erano state
modificate le date dell'intervento per asportare il tumore mammario,
insieme a quelle delle biopsie necessarie per testare la tipologia
della neoplasia, allo scopo di inserire nell'indagine pazienti che non
presentavano le caratteristiche cliniche richieste dal protocollo
d'ammissione al trial. In altri casi non era stato chiesto il consenso
informato necessario per aderire allo studio. Infine, tre donne
arruolate nell'indagine erano state trattate con farmaci
potenzialmente nocivi per il cuore pur presentando una situazione
cardiaca di partenza che non consentiva la partecipazione all'indagine
stessa, da cui dovevano essere escluse.