Corriere della Sera, 29 aprile 2004

L'etichetta è intelligente e controlla la nostra vita

di Beppe Severgnini

Allarme del garante: radiofrequenze e chip sotto pelle consentono di ricostruire ogni mossa

«Etichette intelligenti» che rendono possibile il controllo delle persone attraverso i prodotti. «Tecniche di localizzazione» che utilizzano chip sotto la pelle. Il garante per la riservatezza, Stefano Rodotà, si dice preoccupato.

Le nuove tecnologie non sono dannose, ma vanno discusse

Il resto degli italiani è invece tranquillissimo. L'unica «tecnologia delle radiofrequenze» che ci interessa è quella del cellulare. Se c'è campo, ci dichiariamo soddisfatti. Un'affermazione paradossale? No, purtroppo. Le società moderne si preoccupano degli attacchi esterni e plateali (terroristi, assassini seriali, avvelenatori), e ignorano quelli interni e silenziosi, che possono non essere meno pericolosi.

NON DANNOSE - Le nuove tecnologie non sono dannose, anzi è vero il contrario: ma vanno accettate e discusse una ad una. Chi pensa di comprarsi l’avvenire all’ingrosso, stia tranquillo: nel pacco è nascosta qualche fregatura. Certo: questo esame richiede pazienza, e non è facile. Conosco scienziati che si fidano più della coscienza professionale della categoria che dell’emotività di massa: e citano, come esempio, il dibattito sugli organismi geneticamente modificati (Ogm). Non sono d’accordo (e cito, come esempio, i tentativi di clonazione umana). Ma se fossi costretto a scegliere tra la decisione di uno scienziato e quella dell’industria che lo finanzia, non avrei dubbi. Mi fiderei di chi non vuole vendermi nulla. Bisogna evitare il luddismo e l’allarmismo. Però è bene che lo ficchiamo in testa: chi ha cattive intenzioni, oggi, conta sulla nostra pigrizia e sul nostro disinteresse (non vale solo per la tecnologia e il commercio: è una vecchia astuzia del potere). Non so se le «etichette intelligenti» che sostituiranno i codici a barre - ricordate? qualche anno fa sembravano il marchio della modernità - siano davvero intelligenti o piuttosto stupide. A certe condizioni, probabilmente, sono utili. Per rintracciare alcuni medicinali, ad esempio. Ma è bene sapere che consentiranno anche di localizzare il malato che li usa.

COMPROMESSO - Questo potrebbe essere un compromesso accettabile: tocca a noi decidere. Ma è accettabile - per usare le parole di Rodotà - che «il corpo umano possa essere predisposto per essere seguito e localizzato permanentemente»? Non parliamo di braccialetti elettronici - prototecnologia! - ma della possibilità di inserire sotto la pelle un chip che permette la localizzazione, magari di persone rapite, criminali o detenuti in libertà provvisoria. Ci va bene? D’accordo. Ma ripeto: siamo noi a dover capire e approvare le novità. Non qualcuno che sorride dentro una pubblicità. Il futuro è una motocicletta: eccitante, ma bisogna guidarla, altrimenti si rischia di andare a sbattere. Gli americani, in genere, lo fanno. Ma ogni tanto si distraggono, e la moto va avanti da sola. Così sembra, almeno: in effetti, qualcuno alla guida c’è sempre. «Una società Usa - ha raccontato ieri il garante - ha presentato il servizio VeriPay: un chip sotto la pelle funzionerà come una carta di credito, rendendo più veloci i pagamenti». Grande idea! Non potremo più dire d’aver dimenticato a casa il portafoglio. Ma quando scade, il rinnovo si farà in banca o in anestesia locale?