Corriere della Sera - 12 maggio 2005
Topo con cervello umano, la nuova chimera
di Massimo Gaggi

Un topo col cervello di un uomo. Non è un incubo notturno popolato di
mostri né la chimera della mitologia greca, un animale con la testa di 
leone, il corpo di capra e la coda di serpente. E' Il risultato di un 
esperimento non ancora effettuato ma ormai quasi pronto al quale lavora 
lo scienziato californiano Irving Weissman: un esperto di cellule 
staminali di fama mondiale che per questa via spera di individuare cure
alle malattie cerebrali degenerative, dall' Alzheimer al Parkinson. Gli
incroci biologici tra animali e uomo non sono certo una novità. I 
progressi della medicina e delle biotecnologie aprono di continuo nuovi
orizzonti e spingono gli scienziati a varcare una frontiera dopo 
l'altra: molte persone vivono da anni avendo nel cuore valvole 
prelevate da maiali; a Reno, in Nevada, sono state fatte nascere pecore
che hanno un fegato composto per metà da cellule umane; e cellule umane
sono state usate con successo, due anni fa a Shanghai, per fertilizzare
ovociti di coniglio. L'anno scorso, in Minnesota sono stati creati 
maiali con sangue umano. Ognuno di questi esperimenti ha suscitato 
dubbi etici. Ma con l'esperimento di Weissman si arriva alle porte del 
l'ultima frontiera: la possibilità sia pure remota - di dare vita ad un
animale che si comporta come un uomo. Fino al punto di avere coscienza 
di sé. Esperimenti simili in Italia non sono possibili anche per i 
limiti legislativi alla ricerca scientifica sugli embrioni: è il tema 
di uno dei quattro quesiti referendari. Negli Stati Uniti, invece, 
questi studi sono legittimi: Bush si rifiuta di finanziarli con denaro 
pubblico ma non li ha proibiti. Con l'audacia dei nuovi programmi di 
ricerca cresce anche la determinazione degli oppositori: non solo 
personaggi mossi da considerazioni religiose, ma anche uomini di 
scienza come l'economista Jeremy Rifkin che ha tentato (senza successo)
di brevettare il processo di integrazione tra cellule umane e animali 
con l'unico obiettivo di vietare per vent'anni la produzione di chimere
da parte di qualunque soggetto che operi sotto il tetto della 
legislazione americana. "Gli scienziati - protesta Rifkin dai 
teleschermi della Cbs - continuano a spiegarci che così cercano di 
curare molte malattie. E' ora di dirgli che nessuno ha consegnato loro 
un assegno in bianco". Weissman reagisce stizzito ("non sono uno 
scienziato pazzo") ma sa bene che le sue ricerche sollevano dubbi 
legittimi. Proprio per questo, in assenza di regole federali, nel 
febbraio scorso ha chiesto al comitato etico di Stanford, la sua 
università, fino a che punto poteva spingersi con le sperimentazioni. 
Weissman ha già impiantato cellule umane, ma in una quota non superiore
all'l%, nel cervello di centinaia di topi. Nessuno si era preoccupato 
più di tanto, anche perché i topi hanno continuato tranquillamente a 
comportarsi da topi. Ora il brusco risveglio: davanti ad esperimenti 
molto più radicali, si scopre che il vuoto lasciato dalle autorità 
federali è stato riempito da università e enti di ricerca, ognuno dei 
quali, però, si dà un diverso codice etico. Così Cynthia Cohen, esperto
di bioetica e membro della commissione del governo canadese che ha 
deciso di vietare la produzione di chimere, cerca di spingere nella 
stessa direzione anche la Georgetown University di Washington, l'ateneo
americano nel quale insegna. Stanford ha dato invece via libera a 
Weissman, pur fissando alcuni paletti. Per la Cohen "mescolando gameti 
dell'uomo e di animali si riduce la dignità umana". Gli esperti 
californiani ritengono invece che valga la pena di correre qualche 
rischio, se ciò può servire a individuare una terapia per malattie oggi
considerate incurabili. Ma timori e dubbi li seguono sempre: "Il 
centauro si sta allontanando dalla stallo più di quanto la gente 
immagini", commenta Henry Greely, professore di bioetica e presidente 
della commissione di Stanford. Subito dopo, nel silenzio del governo 
federale, è scesa in campo l'Accademia nazionale delle Scienze che ha 
voluto formulare direttive - non giuridicamente vincolanti ma 
significative data l'autorevolezza riconosciuta all'organismo - 
omogenee per tutto il Paese. Ma nemmeno l'Accademia ha vietato 
esperimenti che utilizzano embrioni e la creazione di chimere. Chiede 
però che gli interventi di laboratorio sugli embrioni non vadano avanti
per più di 14 giorni, che nessuno cerchi di clonare l'uomo, che 
l'impianto di cellule umane nel cervello di un topo venga interrotto 
dopo un certo periodo: l'animale verrà ucciso e la materia cerebrale 
sezionata per vedere come si sta sviluppando. Se il cervello va 
assumendo sembianze umane, se si crea una corteccia cerebrale, gli 
esperimenti dovranno essere definitivamente abbandonati. Altrimenti se 
ne potranno tentare di nuovi, ma controllando in continuazione che nel 
comportamento dei topi non spunti qualche caratteristica "umana". Il 
rischio è remoto - pur impiantando cellule e neuroni tutti di natura 
umana, il cervello del topo rimane di struttura e dimensioni totalmente
diverse - ma la sola idea che una coscienza umana possa essere 
intrappolata nel corpo di una cavia suscita un'angoscia enorme. "Stiamo
entrando in un territorio biologico inesplorato", ammette William 
Cheshire, neurologo della Mayo Clinic. Difficilmente si tornerà 
indietro anche perché queste chimere, oltre ad essere la chiave per 
sconfiggere molte malattie, possono diventare fabbriche di "pezzi di 
ricambio" per l'uomo. Nuovi orizzonti e nuovi quesiti etici: gli uomini
che accetteranno trapianti in serie diventeranno più giovani dei loro 
figli che hanno scelto invece di non forzare la natura? Che ne sarà 
della definizione delle specie animali come l'abbiamo conosciuta fino 
ad oggi? Mentre in America il 55% della popolazione continua a non 
credere alla teoria di Darwin dell'evoluzione, la cui validità 
scientifica viene apertamente contestata dalla destra politica e 
religiosa, la scienza è già alle porte di un'era post-darwiniana. 
"Stiamo andando verso un mondo nel quale le specie non esisteranno 
più", scrive sulla rivista Technology Review il fisico Freeman Dyson. 
"L'ingegneria genetica ci darà un'esplosione di biodiversità. Disegnare
il genoma potrà diventare perfino una nuova forma di arte, una sorta di
pittura creativa".