Rassegna stampa su
Habermas e "Il futuro della natura umana: i rischi di una genetica liberale"
(Vittorio Bertolini [ * ] - Febbraio 2003 - upda.gif (933 byte)[6 marzo 2003] : vai all'aggiornamento)


habermas.jpg (5108 byte)
Jürgen Habermas

"Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale" (Einaudi, pp. 125, 14,00 euro), una raccolta di saggi di Jürgen Habermas, è l’ennesima espressione di una cultura neoumanistica, ancorata ad una concezione scientifica, oppure significa un richiamo responsabile di fronte ai rischi dell’ingegneria genetica?

Scrive Umberto Folena, Biogenetici & integrati, Avvenire, 8 novembre 2002:

«Liberale è la genetica "regolata dalla legge della domanda e dell'offerta", che se lasciata a se stessa, alle proprie voglie, alle proprie convenienze, potrebbe innescare un "filone generazionale di azioni di cui nessuno sarà chiamato a rispondere"».

«Habermas non sembra amare l'espressione "ingegneria genetica". Preferisce parlare genericamente di tecnologie; o del futuribile - e ripugnante - "shopping in the genetic supermarket": "Queste tecnologie - annota nel "Poscritto" steso dopo l'11 settembre 2001, a cui dedica alcune pagine - produrranno senz'altro interferenze sconvolgenti nel nesso delle generazioni"».

Si vedano anche:

Nel commento di G. E. Rusconi, "Etica e natura, la sfida di Habermas", La Stampa, 15 novembre 2002:

«Il lavoro di Habermas è innanzitutto guidato dalla preoccupazione per una genetica cosidetta "liberale", nel senso di guidata esclusivamente dai meccanismi del mercato della salute e dalle opzioni insindacabili di genitori interessati alla programmazione della prole secondo i propri desideri. Questa genetica "positiva", manipolatoria, costruttivista, confondendo "artificiale" e "spontaneo", "naturalmente cresciuto" e "costruito in laboratorio", altera radicamente i principi dell'etica sulla quale si è costruita la nostra società democratica».

La recensione di Franca D’Agostini su Il Manifesto del 7 dicembre 2002, "Da Habermas, equivoci sulla vita", si svolge sul piano della critica filosofica, soffermandosi in particolare sul concetto di antropologia della natura umana:

«L'idea di fondo dell'autore è che la casualità della nascita deve essere in linea di principio preservata, deve cioè rimanere come lui dice «indisponibile». La modificazione genetica è legittima con scopi terapeutici, è cioè accettabile la cosiddetta genetica negativa, che toglie e scongiura le malattie ereditarie, non la genetica migliorativa e pianificante, o lo "shopping in the genetic supermarket"».

«Il liberalismo genetico espropria gli individui dell'eguaglianza casuale della nascita, genera un rapporto asimmetrico tra generazioni pianificatrici e generazioni pianificate, rende suscettibile di intervento decisionale ciò che dovrebbe essere supremamente indisponibile, ossia l'essere di un essere umano».

«Habermas rifiuta lo sdegno scandalizzato nei confronti del pragmatismo della scienza, e tuttavia mira a un recupero della tradizione; il suo procedimento consiste nell'elaborare i contenuti del pensiero pre-moderno e mitico che ispira la nostra tradizione all'interno di un programma di "autolegislazione democratica delle forme comunicative"».

Il testo di Habermas è stato anche al centro del convegno «Dialogo sulla vita umana», svoltosi nell’ultima settimana di gennaio ad Assisi e promosso dalla Fondazione Italianieuropei e dalla casa editrice Einaudi. «Una levata di scudi. E, all’opposto, una difesa appassionata. A 73 anni il filosofo tedesco Jürgen Habermas, divide come non mai», scrive Roberto Zuccolini nel Corriere della Sera del 31 gennaio, "Disputa su Habermas, convertito alla bioetica":

«Per dare un’idea dei toni assunti dal dibattito basta pensare che una delle relazioni, quella di Demetrio Neri, dell’università di Messina, aveva nel titolo un significativo "contro Habermas". L’accusa è quella di essersi schierato contro la rivoluzione biologica in atto e di avere espresso "il massimo dell’astensionismo filosofico". Dello stesso tenore, citando o non citando direttamente il filosofo tedesco, altri interventi come quello del pioniere della fecondazione assistita in Italia, Carlo Flamigni e quello di Gilberto Corbellini dell’università La Sapienza: "Non alimentiamo nei cittadini la paura della scienza".
Ma altrettanti, sul fronte opposto, sono stati anche scienziati e politici scesi in campo in difesa di di Habermas. Primo fra tutti Giuliano Amato, suo grande lettore, e fermamente contrario alle sperimentazioni sugli embrioni.».

(8 febbraio 2003)

new.gif (896 byte)[6 marzo 2003] Aggiornamento del 6 marzo 2003

Il libro di Habermas, al di là dell’aspetto più propriamente filosofico sulla fondazione di un’etica post-metafisica, ha come presupposto che una genetica che si affidi alle opzioni interessate dei genitori e ai meccanismi del mercato rischia di alterare l’eguaglianza casuale della natalità, che per il filosofo tedesco è la garanzia su cui si fonda la responsabilità dell’individuo nei confronti della società..

Preceduto da una intervista all’Espresso del 19 settembre, "Enrico Pedemonte intervista Jürgen Habermas", riportata sul sito della Einaudi (dove è anche riportata la quarta di copertina), il libro di Habermas ha suscitato oltre agli articoli sulla stampa quotidiana sopra indicati anche quello di Fabio Bacchini (Unità, 28 settembre 2002) "I dadi genetici...e quelli della vita" e quello di Gilberto Corbellini "Liberi grazie alla genetica" (Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2003).

Corbellini critica le tesi di Habermas sotto diversi aspetti, da quello terminologico a quello storico e filosofico, e in particolare si sofferma sul fatto che:

«La possibilità di modificare le predisposizioni a livello genetico non limiterebbe affatto la libertà; a meno di non abbracciare il determinismo genetico a cui tutti dicono di non credere. In realtà, rispetto alle aspettative di partenza accrescerebbe le opportunità di scelta per coloro che venissero dotati di qualche predisposizione genetica per tratti migliorativi».

A sua volta Bacchini, sulla stessa lunghezza d’onda di Corbellini, scrive:

«Sinceramente, il relativismo e lo scetticismo di Habermas sono eccessivi, e fuorvianti. Così come pensiamo che il miglioramento delle menti umane fornito dall'istruzione sia una cosa positiva e utile, dovremmo pensare che il miglioramento delle menti umane fornito dalla manipolazione genetica positiva sia una cosa positiva e utile».

_________________________
[*]Vittorio Bertolini (right-sfondochiaro.gif (838 byte)Scheda biografica) collabora con la Fondazione Giannino Bassetti
--- Back ---

Questa pagina appartiene al sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>
This page belongs to the Giannino Bassetti Foundation Web Site: <www.fondazionebassetti.org>