Il Sole 24 Ore - 22 febbraio 2005

La medicina non insegua l’immortalità

Cifre folli per finanziare progetti spesso insensati. Dirottiamole
verso l’equità sociale

Di Armando Massarenti

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E’ decisamente controcorrente il messaggio che Danie1 Callahan -- 75
anni, padre della bioetica e fondatore dell’Hastings Center -- ha
lanciato ieri all'Università Cattolica di Milano. Non per lo slogan
che lo riassume, «la medicina non insegua l’immortalità», certamente
condivisibile, ma per i controversi argomenti morali. economici e
scientifici che ne ha derivato, suscitando Una  discussione pubblica
in Cattolica, seguita da un dibattito ancor più franco e acceso nel
seminario tenutosi nel pomeriggio alla Fondazione Bassetti.

E’ giusto finanziare con 3 miliardi di dollari la ricerca sulle
staminali? Non ci sono altre priorità? Finanziare la scuola, per
esempio, o promuovere campagne di prevenzione? I "pazienti" diventano
sempre più "esigenti" perché è la medicina stessa a instillare in
loro sogni ambiziosi e irrealistici. Dobbiamo promuovere piuttosto
una "medicina sostenibile", che sappia porre un freno alla propria
stessa crescita identificando scopi ragionevoli e fermandosi no
appena li ha raggiunti.

La medicina attuale, americana soprattutto, si dà scopi "infiniti"
sottraendo risorse ad attività socialmente più utili. Perché non
diminuire i finanziamenti per la cura delle patologie acute e
aumentare invece quelli destinati alla prevenzione e a campagne
educative mirate, intese a promuovere stili di vita corretti più
funzionali alla salute? Evitare il fumo, favorire 1'esercizio fisico,
1'istruzione, il miglioramento dell'ambiente, l'aumento di posti di
lavoro, l’equità sociale. E perché non va1utare i farmaci nuovi,
oltre che per la loro sicurezza, anche per il loro impatto economico?

Una ricetta che ha connotati dirigistici. Almeno questa è stata la
critica più frequente che gli è stata rivolta. Marco Vitale ha
dichiarato senza mezzi termini che le ricette di Callahan gli
ricordano da vicino quelle del fascismo, esprimendosi anche contro lo
stile paternalistico che sta assumendo la gestione pubblica della
sanità in Italia. Sebastiano Maffettone ha criticato la vaghezza
della nozione di «medicina sostenibile». Per Giulio Giorello la
storia dell'inno­vazione insegna che gli alti costi iniziali si
trasformano poi in benefici per ampie fasce di popolazio­ne a costi
minori.

Ma Piero Bassetti, in difesa di Callahan, ha ricordato che i servizi
sanitari obbediscono a logiche diverse da quelle del mercato. Per
Cesare Catananti (direttore sanitario del Gemelli di Roma) e Giuseppe
Remuzzi (coordinatore ricerche del Negri di Bergamo) i problemi
sollevati da. Callahan sono reali. «Nel 2050 la Sanità costituirà il
40-50% del Pil di uno Stato Occidentale». Le soluzioni però non sono
semplici. La sua proposta non convince ma ha avuto il pregio di
sollevare una discussione di altissimo livello.